[MI156] Io, Gabibbo

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Il mio commento

Traccia di mezzogiorno, i colori. 

(Io ho scelto il rosso)


La velina mora si infila il cappotto ed esce a passo svelto. Ha un appuntamento galante con l’attaccante della Juventus.
O forse è un terzino?
Non ricordo.
Me l’ha detto durante le prove, ma non la stavo ascoltando.
Da quanto tempo non ascolto una velina?
Ne ho viste così tante passare per di qua.
Saluto chi è rimasto ed entro nel camerino.
Solita routine.
Accendo lo stereo e mando i suoni di cerniere zip che si aprono.
Mi distendo sul divano e attendo che tutti vadano via.
Di solito in un quarto d’ora non c’è più nessuno.
Ho le mani giunte sul petto e fisso il soffitto.
Ultimamente mi capita molto spesso di pensare a cosa accadrebbe se mi rivelassi.
Sarà che gli anni passano e tutti questi stratagemmi mi hanno stancato.
Ma come reagirebbe la gente?
La stampa e il web impazzirebbero. Migliaia di meme. Migliaia di articoli con il titolo a effetto: “Il Gabibbo non è un pupazzo! È reale!” oppure “Il Gabibbo è un alieno. Per anni sotto i nostri occhi e non lo avevamo capito!” o ancora “Gabibbo: minacce spaziali a ora di cena per gli italiani.”.
Sarebbe il delirio.
Probabilmente mi verrebbe a cercare la CIA.
Mi interrogherebbero per sapere dove sono i miei simili.
Dio, potrebbero persino uccidermi e sezionarmi.
Studierebbero il mio sangue, il mio DNA.
Mi alzo di scatto.
Ogni volta che faccio questi pensieri, mi inquieto, perché in un modo o nell’alto arrivo sempre al momento in cui la CIA mi rapisce e mi seziona.
Eppure quando sono arrivato qui, trentuno anni fa, sono stato sincero.
Ho raccontato tutto di me. Di chi ero davvero.
Di me che perdo il controllo della navicella.
Dello schianto notturno in un terreno fra Cernusco sul Naviglio e Cologno Monzese.
Della camminata in cerca di aiuto, verso le prime luci che vedo in lontananza.
Di me che apro la porta sul retro degli studi e capito nella riunione notturna degli autori del programma.
«Sono Gabibbo del pianeta Belandi, nella galassia Besughi e vengo in pace» dico, attivando il mio traduttore universale.
E loro giù a ridere come matti.
«Figa, che voce assurda» grida uno e il giro di risate ricomincia.
Poi si rifanno seri e un altro mi si avvicina: «Non lo so chi ti abbia mandato, ma abbiamo cercato per mesi una mascotte per il programma e tu sei perfetto. Semplicemente perfetto. Cominciamo tra una settimana.»
Sono seduto davanti allo specchio adesso e guardo il mio riflesso, incastonato in una cornice di decine di lampadine.
Penso a quel primo incontro e alla fortuna che ho avuto. Se quelli avessero capito davvero chi stavano assumendo, se le bottiglie di vino sul tavolo fossero state più piene, non so cosa mi sarebbe accaduto.
Solo nei giorni successivi ho capito che questo pianeta non aveva mai avuto incontri con altri esseri alieni, che ero il primo a mettere piede qui.
«Il primo e l’ultimo» dico con la voce amara.
I miei pensieri sono venuti fuori dalla bocca, perché ormai in testa, seppure sia bella grossa, non c’era più spazio.
Mi concedo un sospiro e spengo la registrazione delle cerniere zip.
Negli studi regna il silenzio. Posso tornare a casa.
 
Passo sempre davanti al punto in cui la mia navicella ha impattato il terreno. Mi aiuta a non dimenticare chi sono. Da dove vengo.
Quella notte ho usato il mio Dimensionatore a Propulsori per rimpicciolire i rottami e portarli via.
Speravo di ricomporla, di rimettere insieme qualcosa che mi potesse far lasciare la Terra. Ma non c’è stato modo.
Poi il programma è cominciato.
Mi bastava parlare, per far ridere la gente.
«Belandi!» e le facce si contraevano e si arrossavano.
«Besughi!» e le lacrime venivano fuori, a fiumi.
Il nome del mio pianeta e della mia galassia non avevano mai fatto ridere nessuno, ma gli umani li trovavano irresistibili e io, beh, mi divertivo.
Cominciava a piacermi questo posto.
E così passarono i giorni e i mesi. E infine gli anni.
Trentuno per l’esattezza. Quella che era stata una fuga adolescenziale dalle responsabilità, dai miei doveri di principe e futuro regnante del pianeta Belandi, è diventata la mia vita qui. Un’altra vita. Una vita che mai avrei immaginato. Che dopo tanti, forse troppi, anni chiede il conto.
Perché questa sera, mentre guido verso casa, mi sto facendo delle domande.
Mi sto chiedendo se davvero ne sia valsa la pena.
Mentre aspetto che il semaforo diventi verde, con il vento che mi solletica il gomito poggiato sul finestrino aperto.
«Oh, il Gabibbo! C’è il Gabibbo! Oh, Gabibbo ci facciamo un selfie?»
Due ragazzi corrono verso la mia macchina, con lo smartphone già pronto all’uso.
Lancio un rapido sguardo al finestrino retrovisore: nessuno in arrivo. Poi un’occhiata al semaforo, ancora rosso.
Posso concederglielo.
«Besughi, un bell’autoscatto!» dico, cercando di mettere nella voce almeno la metà dell’entusiasmo che vedo sulle loro facce.
Quelli sorridono e si mettono in posa, quindi cliccano sullo schermo per lo scatto.
 
«Svegliati»
Apro prima l’occhio sinistro, quindi il destro.
È tutto sfocato.
Sfocato e rosso.
«D-dove s-sono?» farfuglio.
«Belandi» mi risponde una voce e per la prima volta in trentun anni la parola non viene seguita da risate.
«M-madre?» azzardo, ma adesso le immagini sono più delineate e dissipano ogni dubbio.
«V-voi siete ancora v-viva» dico e un sincero fiotto di felicità mi inonda il petto.
Le mie parole non generano alcuna risposta, quindi decido di parlare di nuovo: «Io… Come mi avete…»
«Abbiamo scandagliato ogni angolo dell’universo. Non c’è stato un singolo giorno in cui non abbia pianto la tua scomparsa. Poi la terribile scoperta di qualche giorno fa. Giullare su un pianeta di primati involuti. Vorrei non averti pianto. Vorrei poter recuperare ogni lacrima. Tu hai disonorato i tuoi simili. Hai disonorato noi, la tua famiglia. La famiglia reale.»
Sono in piedi. Le parole di mia madre mi colpiscono il cuore e lo trafiggono, lasciando ferite sanguinanti. Siamo nella mia vecchia stanza di quando ero ragazzo. Tutto è rimasto uguale: il letto rosso, il materasso rosso, le coperte e le lenzuola rosse, l’orologio rosso, la tv rossa, le finestre che danno sul fiume di sangue, che scorre lungo tutto il perimetro del palazzo reale.
Non solo la mia stanza. Anche Belandi è rimasto come l’avevo lasciato. Monocromatico e spietato.
«Dov’è mio padre? Ditemelo, per cortesia» chiedo d’un tratto.
«Gobibba non ha retto al dolore. Il suo unico figlio ed erede ridotto a maschera. A figurante teatrale.»
«No, madre. No, vi prego. Non può essere.»
Sento di non poter sopportare oltre e due lacrime rosse mi rigano le guance.
«Dov’è?» urlo e lei non rompe il silenzio. Si limita a indicarmi con il muso la Torre del Sacrificio, il simbolo del potere della mia famiglia.
Non mi serve altro.
Comincio a correre e salgo ogni scalino rosso con la consapevolezza che troverò un cadavere al mio arrivo.
Il cadavere di mio padre, re di Belandi.
«Divino Gobibba!»
Davanti a me c’è l’essere che mi ha generato. Ed è disteso sul pavimento rosso.
«Perché?» mi chiede, con la voce che è un sibilo appena percettibile.
«Padre!» urlo e gli metto una mano sul petto. Il suo cuore si sta fermando.
I suoi grandi occhi mi fissano. Esigono una spiegazione.
«Non volevo passare i miei giorni a sgozzare guerrieri e a tenere vivo il Fiume del Controllo con il loro sangue. Non ero pronto.»
«E ora?» si limita a chiedermi. A differenza della venerata madre, egli non mi giudica. Vuole solo assicurarsi che il corso del Fiume del Controllo rimanga abbondante, come fece suo padre Gibabbo prima di lui e suo nonno Gobabbi prima ancora. E tutti i nostri antenati da quando la nostra famiglia regna su Belandi.
«Ora sono pronto, padre» dico.
«Che entrino gli sfidanti!» urla con le ultime forze, quindi spira tra le mie braccia.
«Per Battenar!» strilla il mio primo avversario, con un grido di battaglia che onora il pianeta da cui proviene.
Io mi rendo conto di non averlo un grido di battaglia.
Poi l’illuminazione.
«Le veline!» urlo con quanto fiato ho in gola e gli strappo la testa dal resto del corpo, versando le sue interiora nel Fiume del Controllo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Loscrittoreincolore wrote: Che dopo tanti, forse troppi, anni chiede il conto
Besughi, @Loscrittoreincolore ! Trovata davvero geniale :) Un racconto dalle molte sfaccettature: ironico, triste, surreale. La prima parte mi ha fatto proprio ridere. L'idea che il Gabibbo possa essere un alieno, precipitato per errore durante una fuga giovanile dalle responsabilità, è davvero forte ahah. Scritto molto bene, peraltro. Tutto molto chiaro.
La seconda parte pure mi è piaciuta molto. Un po' più malinconica, hai reso molto bene la sensazione di tristezza del Gabibbo (oh, mica facile: un personaggio che siamo abituati a vedere come allegro, goliardico, qui mi è parso sotto tutta un'altra luce. Complimenti, davvero).
La terza parte, il ritorno a casa, con tutti quei Gobibba, Gibabbo, e via dicendo: si torna sull'ironico, e ci sta tutto. L'unica cosa, è che non sono certo di aver compreso il finale. In pratica Gabibbo è stato richiamato all'ovile per affrontare i rivali e prendere il posto del padre? Ho capito bene? Ma e perché non l'hanno richiamato prima? Hanno atteso che il padre fosse vecchio? Ecco, forse il finale poteva essere meno conciso (ma forse a te non interessava narrare degli scontri tra Gabibbo e avversari)
Cmq a parte questo, il racconto mi è piaciuto molto, l'ho trovato originale, c'era un mucchio di rosso, scritto molto bene. Ottimo, insomma :) bravo
Ciao
 

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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@Loscrittoreincolore, mi è piaciuto molto! E lo dico da persona che detesta certa televisione e che se capita su Striscia la notizia cambia canale all'istante.  :D Però sono anche amante della fantascienza in tutte le sue espressioni, quindi l'idea di un Gabibbo alieno mi piace molto (mi è venuto in mente Ford Prefect della Guida galattica per autostoppisti, ma è un dettaglio secondario), e forse lo rende un po' meno spiacevole ai miei occhi. 
Niente da eccepire, lo stile iniziale, con questo insieme di frasi brevi, mi dà l'idea di un flusso di pensieri a scatti, tipico di una persona stanca del proprio essere, e il ritorno sul pianeta, con tutto questo rosso ovunque, è disturbante al punto giusto. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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m.q.s. wrote: Besughi, @Loscrittoreincolore ! Trovata davvero geniale :) Un racconto dalle molte sfaccettature: ironico, triste, surreale. La prima parte mi ha fatto proprio ridere. L'idea che il Gabibbo possa essere un alieno, precipitato per errore durante una fuga giovanile dalle responsabilità, è davvero forte ahah. Scritto molto bene, peraltro. Tutto molto chiaro.
La seconda parte pure mi è piaciuta molto. Un po' più malinconica, hai reso molto bene la sensazione di tristezza del Gabibbo (oh, mica facile: un personaggio che siamo abituati a vedere come allegro, goliardico, qui mi è parso sotto tutta un'altra luce. Complimenti, davvero).
La terza parte, il ritorno a casa, con tutti quei Gobibba, Gibabbo, e via dicendo: si torna sull'ironico, e ci sta tutto. L'unica cosa, è che non sono certo di aver compreso il finale. In pratica Gabibbo è stato richiamato all'ovile per affrontare i rivali e prendere il posto del padre? Ho capito bene? Ma e perché non l'hanno richiamato prima? Hanno atteso che il padre fosse vecchio? Ecco, forse il finale poteva essere meno conciso (ma forse a te non interessava narrare degli scontri tra Gabibbo e avversari)
Cmq a parte questo, il racconto mi è piaciuto molto, l'ho trovato originale, c'era un mucchio di rosso, scritto molto bene. Ottimo, insomma :) bravo
Ciao
 
Ciao! Grazie per il passaggio e il commento! Felice tu abbia colto tutto quello che intendevo e sì, gli abitanti di Belandi hanno cercato il principe perduto per anni e quando l'hanno ritrovato l'hanno riportato a casa, perché il padre era troppo vecchio e doveva essere sostituito. La concisione è dovuta solo al fatto che avevo finito i caratteri 😂 felice di averti divertito! Era l'obiettivo principale 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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pale star wrote: @Loscrittoreincolore, mi è piaciuto molto! E lo dico da persona che detesta certa televisione e che se capita su Striscia la notizia cambia canale all'istante.  :D Però sono anche amante della fantascienza in tutte le sue espressioni, quindi l'idea di un Gabibbo alieno mi piace molto (mi è venuto in mente Ford Prefect della Guida galattica per autostoppisti, ma è un dettaglio secondario), e forse lo rende un po' meno spiacevole ai miei occhi. 
Niente da eccepire, lo stile iniziale, con questo insieme di frasi brevi, mi dà l'idea di un flusso di pensieri a scatti, tipico di una persona stanca del proprio essere, e il ritorno sul pianeta, con tutto questo rosso ovunque, è disturbante al punto giusto. 
Ciao! Grazie anche a te per passaggio e commento! Felicissimo che ti sia piaciuto e, cavolo! Se mi citi la Guida vado in brodo di giuggiole, perché è sicuramente un punto di riferimento per me! P.S. Odio profondo anche da parte mia per Striscia e tutti i servizi stucchevoli, quindi il primo obiettivo era proprio quello di farmi andare in simpatia l'odiato Gabibbo :D grazie ancora per il passaggio e il commento <3

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Ma sei un pazzo  :asd: mi è piaciuto un sacco! Forse te l'ho già detto, ma questo stile comico che riprende elementi della cultura pop italiana mi ricorda "Non è successo niente", immagino conoscerai. Parlando del Gabibbo, pensavo avresti tirato fuori anche l'oscuro mistero della Gabibba, ma forse è meglio così  :P
Loscrittoreincolore wrote: Io mi rendo conto di non averlo un grido di battaglia.
Poi l’illuminazione.
«Le veline!» urlo con quanto fiato ho in gola e gli strappo la testa dal resto del corpo, versando le sue interiora nel Fiume del Controllo.
Ho snoffato irl. Fantastico :D

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Mina wrote: Ma sei un pazzo  :asd: mi è piaciuto un sacco! Forse te l'ho già detto, ma questo stile comico che riprende elementi della cultura pop italiana mi ricorda "Non è successo niente", immagino conoscerai. Parlando del Gabibbo, pensavo avresti tirato fuori anche l'oscuro mistero della Gabibba, ma forse è meglio così  :P Ho snoffato irl. Fantastico :D
Non è successo niente è un punto di riferimento! Vero fenomeno! Grazie infinitamente per il paragone 💙 felicissimo che ti sia piaciuto questo esperimento 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Mina wrote: Ma sei un pazzo  :asd: mi è piaciuto un sacco! Forse te l'ho già detto, ma questo stile comico che riprende elementi della cultura pop italiana mi ricorda "Non è successo niente", immagino conoscerai. Parlando del Gabibbo, pensavo avresti tirato fuori anche l'oscuro mistero della Gabibba, ma forse è meglio così  :P Ho snoffato irl. Fantastico :D
P.S.: il mistero della Gabibba scoperto da Yotobi era troppo dark anche per il pianeta Belandi 😂💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Ricordo con piacere i vari racconti ambientati a Scalcapignazzo, e qui ho ritrovato la stessa vena che ti caratterizza.

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Poldo wrote: Ricordo con piacere i vari racconti ambientati a Scalcapignazzo, e qui ho ritrovato la stessa vena che ti caratterizza.
Scalciapignazzo 💙 pensavo qualche giorno fa a scrivere qualche nuova cosa in merito! Che bello che tu abbia un buon ricordo, caro! E felice che tu abbia ritrovato qui quella stessa verve 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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M.T. wrote: Davvero un racconto originale. Ironico, malinconico e mi vien da dire un pio' pirandelliano. Una prova molto, molto buona.
Ciao! Su pirandelliano mi commuovo! Grazie infinitamente per il passaggio e il commento 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Poeta Zaza wrote: @Loscrittoreincolore   :)

Sei una miniera inesauribile di idee, che divertono e fanno pensare... Bravo!
Ma grazie, carissima! Grazie davvero 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Ciao @Loscrittoreincolore,
Non avrei mai pensato al Gabibbo come tema per il rosso... Ma tu sei lo scrittore incolore e con te non ci si annoia mai. Declinazione della traccia assolutamente originale per un racconto ben scritto e simpatico.
Anche se gli alieni che parlano in genovese fatico a figurarmeli!
Ciao!

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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ivalibri wrote: Ciao @Loscrittoreincolore,
Non avrei mai pensato al Gabibbo come tema per il rosso... Ma tu sei lo scrittore incolore e con te non ci si annoia mai. Declinazione della traccia assolutamente originale per un racconto ben scritto e simpatico.
Anche se gli alieni che parlano in genovese fatico a figurarmeli!
Ciao!
Genova con il porto ha visite ogni giorno da tutto il mondo, e chissà anche da altri 😂 
Felice che ti sia piaciuto il testo, cara 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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ciao @Loscrittoreincolore ci vorrebbe mezzora per farti un commento come meriti..sei il maestro nel tuo genere... (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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bestseller2020 wrote: ciao @Loscrittoreincolore ci vorrebbe mezzora per farti un commento come meriti..sei il maestro nel tuo genere... (y)
Ma grazie! Infinitamente 💙 troppo gentile! 💙

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Sempre i miei complimenti @Loscrittoreincolore per l'originalità e la scrittura. Inevitabilmente il mio pensiero è andato alla figura reale celata dal gabibbo: un attore che forse ha sacrificato la sua carriera artistica dietro quella maschera e che una volta morto è stato sostituito. Da questo punto di vista traspare la stessa malinconia dal tuo racconto per il personaggio. Bello.

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Kasimiro wrote: Sempre i miei complimenti @Loscrittoreincolore per l'originalità e la scrittura. Inevitabilmente il mio pensiero è andato alla figura reale celata dal gabibbo: un attore che forse ha sacrificato la sua carriera artistica dietro quella maschera e che una volta morto è stato sostituito. Da questo punto di vista traspare la stessa malinconia dal tuo racconto per il personaggio. Bello.
Mentre scrivevo ho fatto il tuo stesso pensiero e sono andato a leggermi la biografia. Davvero un uomo cancellato dal suo stesso personaggio. Incredibile.
Grazie per passaggio e commento 💙 felice che ti sia piaciuto!

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Ciao @Loscrittoreincolore  e bravo e complimenti per l'idea originale.
Mi ha molto divertito questo inusuale Gabibbo, una maschera apparentemente nata per far ridere gli altri ma in realtà, come le maschere del circo, i pagliacci, con una grande sofferenza interiore. Certo, qui è una sofferenza "aliena", ma è sempre una sofferenza.
Il fatto che poi ritorni alle sue origini e in un certo senso crudeli usanze cerimoniali nel pianeta d'origine non smonta per niente la costruzione anzi; per me usare una delle innumerevoli parole insulse della nostra civiltà, "veline", come grido di battaglia in grado di annientare uno sfidante sacrificale in un pianeta alieno è stata un'idea davvero portentosa e dissacrante. C'è materiale in abbondanza per ulteriori sviluppi in questo senso a mio parere.
Secondo me hai trovato, ma non da ora, una nuova vena letteraria. Coltivala. È bellissima.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI156] Io, Gabibbo

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Loscrittoreincolore wrote: Sun Oct 17, 2021 8:22 pmOgni volta che faccio questi pensieri, mi inquieto, perché in un modo o nell’alto arrivo sempre al momento in cui la CIA mi rapisce e mi seziona.
:asd: Potrà sembrare strano, ma non ho mai visto il Gabibbo all'opera (cioè, so che esiste, so che ha un capoccione rosso, però non l'ho mai sentito parlare): nonostante ciò, le sue tragicomiche vicende mi hanno divertito molto. Tu, Mattia, dovresti fare l'autore televisivo... hai forse un grembiulino di Eta Beta da cui attingi le tue strepitose idee? 
Grazie, @Loscrittoreincolore!
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