[MI156] Varechina rosso fuoco

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Traccia di Mezzogiorno: "Colori primari".



Ho due grandi paure nella vita: la più grande è bere varechina al posto dell'acqua. Ho paura di accorgermi dell'errore mortifero solo mentre il liquido sta scorrendo nell'esofago, quando sputare o tentare di vomitare risulterebbe del tutto inutile. 
Mi spiego meglio.
Il mio timore non è quello di aprire un flacone di varechina e versarlo nel bicchiere: questo si chiamerebbe suicidio. Ho proprio paura che qualcuno mi versi della varechina per sbaglio: non so, un barista distratto, un'amica alterata. 
Può capitare. Anzi, è capitato. Il fatto che sia capitato lo rende possibile, e non è detto che non succeda di nuovo a me. Nonostante io metta in atto ogni precauzione – osservare attentamente che il barista prenda l'acqua dal rubinetto; aspettare che l'amica beva prima di me –, la paura rimane inalterata. 
Guardo con orrore alla consapevolezza della morte che incombe, mentre, ignara, mando giù una sorsata di varechina. Ammesso che io riesca a sputare un po' del liquido e a limitare i danni, il percepire il mio esofago e la mucosa gastrica pieni di lesioni e ulcere mi farebbe stare così male che di certo impazzirei. Non so se nella realtà succederebbe davvero tutto quello che temo; so solo che immagino con lucida chiarezza il tubo – attraverso il quale scende ciò che ingeriamo – mentre si spappola, separando così per sempre la gola dallo stomaco, e lo stomaco stesso fondersi e dilatarsi in un eccesso di pustole violacee e maleodoranti, fino a scomparire inglobato dal fegato e dalla milza. 
Anche la lingua si scioglierebbe alle fiamme subdole dell'acido e colerebbe giù nel ventre: non più attraverso l'esofago, ormai liquefatto, ma, come da una cloaca, a grumi informi verso l'impasto purpureo degli organi in poltiglia.
Il cuore, poco a poco, cesserebbe di battere: non prima, però, di aver accelerato vertiginosamente il suo movimento ritmico, tanto da darmi l'impressione di fuoriuscire dalla bocca. E sarebbe impresa facile, dal momento che la via, non più ostruita dall'esofago e dalla lingua, risulterebbe oltremodo agevole da percorrere. 
Lo vedo, lo visualizzo: il cuore che si stacca con prepotenza dalle arterie e schizza su, abbandonando il comodo luogo che occupa di solito nella gabbia toracica. Schizza su: incontra il buco della gola, vi si infila ruotando su sé stesso, si adagia sulla base della bocca, ormai priva di lingua. 
Mi troverei, pertanto, col cuore in mezzo ai denti, forse non ancora morta ma di certo sul punto di spirare. So che tenterei, in un lacrimoso sussulto, di non sputare il mio cuore, stringendo le labbra per tenerlo dentro; non vorrei mai e poi mai vederlo rotolare al di fuori di me, nella terra già intrisa di sangue, solo perché non sono stata abbastanza attenta a serrare i denti come si deve.
Questi, dunque, sono i motivi per cui sono sempre molto vigile quando mi accingo a bere.
 
Se la prima paura che mi possiede è grande, la seconda è senz'altro più insidiosa e invalidante. Temo, difatti, che un ago mi si infili in qualche parte del corpo senza che io me ne accorga e, un po' alla volta, raggiunga il cuore, provocandomi la morte. 
Una volta nell'organo, so che l'ago mi causerebbe un dolore così acuto da farmi gridare giorno e notte. Nessuno, però, capirebbe il motivo, neppure i medici degli ospedali. L'ago, difatti, una volta penetrato nella cute e imboccata una vena qualsiasi, risulterebbe del tutto invisibile; il buchetto d'entrata, dopo aver prodotto la fuoriuscita di una stilla di sangue, si richiuderebbe quasi all'istante e nessuno sarebbe testimone della tragedia in atto. 
Quanto tempo può impiegare un ago ad arrivare fino al cuore? A occhio potrei dire un giorno intero, ma non è detto che non ci metta una settimana. 
In questo momento, ad esempio, non mi sentirei di escludere del tutto che un ago, infilatosi nel mio corpo chissà come, stia pacificamente nuotando verso il cuore attraverso il liquido rosso che ci sostiene. Potrebbero mancare soltanto pochi minuti alla mia morte. 
E infatti ecco il dolore, lo sento: una fitta orrenda, per la quale porto la mano al petto, carezzandolo con furia e poi schiacciandolo, quasi a voler spegnere il fuoco. Ma il movimento repentino della mano sul petto, ne sono certa, avrà fatto innervosire l'ago, che ora si muoverà senza posa e in ogni direzione, crivellando di colpi acuti l'organo cavo e ancora pulsante. 
E il sangue uscirà dappertutto, trasborderà da vene e arterie e arriverà agli occhi, alle orecchie, alle narici, alla bocca: affogherò nel liquido vermiglio, col cuore bucherellato e sfinito.
La mia vita, però, non sarà passata invano: studieranno i miei resti, li sottoporranno ad autopsia, e sono certa che qualcuno dotato di spirito d'acribia comprenderà la causa del decesso e la renderà pubblica, proteggendo in questo modo milioni di altre vite da una morte così terribile e ingiusta.
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Ciao @Ippolita ,
mamma mia, che trip! La descrizione degli effetti di una possibile ingestione di varechina al posto dell'acqua sembra uscita da un trattato di medicina legale :) Scherzi a parte, una descrizione molto precisa, viva, che non lascia nulla al caso. Però, cavolo, che amiche sbadate deve avere, la protagonista, perché possa esserci il rischio che le versino varechina al posto dell'acqua? Forse meglio cambiare compagnie eheh. 
La seconda fobia è pure qualcosa di spaventoso. Anche io, da piccolo, temevo che un ago potesse spezzarsi e che percorresse il corpo fino a raggiungere il cuore. Agghiacciante.
Il racconto è scritto molto bene, come di consueto. Solo non sono sicuro di aver colto il riferimento al colore primario.
Brava
Ciao

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Beh, per alimentare le angosce della tua protagonista posso raccontarti una storia vera.
Tempo fa, durante l'estate, la mia consorte, (qui @Cicciuzza) teneva sul comodino una bottiglietta di ammoniaca contro le punture di zanzara. Sullo stesso comodino aveva anche la bottiglietta di acqua minerale. Quello che è successo te lo lascio immaginare. Per fortuna tutto si è risolto con una ustione alla bocca, ma poteva andare peggio.

Il tuo racconto è ben scritto; forse ti è rimasta nella penna un po' della traccia sulla fobia dello scorso MI. Più che un racconto sembra un monologo, la confidenza delle proprie paure.

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Bentrovato, @m.q.s.
Che piacere incontrarti qui. 
Mi fa piacere se il trip è stato di tuo gradimento. Riguardo al colore, più che il titolo speravo lo suggerisse la presenza di sangue, vene, arterie, cuore, fegato, milza, insomma delle interiora: ho cercato di rendere un'atmosfera il più possibile "rossa". Se non si capisce vuol dire che ho fallito!  :asd:
Grazie mille per il commento, sei sempre gentilissimo.
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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@Ippolita intanto grazie, perché attraverso questo racconto ho scoperto la parola acribia che, garantisco, non conoscevo.
A me è piaciuto molto il modo che hai scelto di riferirti al colore primario. E' vero che è facile associare il rosso al colore del sangue, ma forse è meno immediato pensare anche a tutto ciò che è legato a esso, quindi secondo me sei andata più in profondità (in tutti i sensi   :lol: ) e il risultato è che mi sono immaginata a percorrere tutto il corpo umano insieme a questi "simpatici" corpi estranei (fanno vedere cose simili in certi telefilm di ambito medico, tipo Dr. House, o in certi episodi di CSI per descrivere la dinamica di un omicidio). Insomma, mi è piaciuto questo modo di vedere il rosso non intorno a noi, ma dentro di noi che poi, ribaltando la prospettiva, diventa anche un modo di sentire di più la vita. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Poldo ha scritto: Quello che è successo te lo lascio immaginare
Che brividi...
Poldo ha scritto: lun ott 18, 2021 5:27 pmforse ti è rimasta nella penna un po' della traccia sulla fobia dello scorso MI
Sì, verissimo! Me ne sono accorta dopo. Si vede che non aver potuto partecipare mi ha lasciato la voglia.
Poldo ha scritto: lun ott 18, 2021 5:27 pmPiù che un racconto sembra un monologo, la confidenza delle proprie paure.
Vero anche questo. Ci sono volte in cui l'idea che mi viene non riesce a incanalarsi nella struttura del racconto canonico e assume una configurazione a flusso. Spero di non aver sbagliato a pubblicarlo lo stesso. 
Inutile aggiungere che le paure sono inventate, e ambientate in un habitat che dovrebbe creare un'"atmosfera rossa".  

Mille grazie per le tue osservazioni e per aver condiviso il vostro ricordo, @Poldo.
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Ippolita ha scritto: o due grandi paure nella vita
Ciao Ippolita, hai descritto magistralmente la distruzione degli organi (anch'io temo la varechina e, da quando è stata notizia da telegiornale, al bar prendo il primo sorso d'acqua sempre con cautela). Racconto che "racconta" di fobie in modo originale,  puntando sulla concreta liquefazione della materia piuttosto che sul lato psicologico, acchiappando il lettore interiormente (e non è una metafora). Bravissima. È stato un macabro piacere leggerti. 😍😍

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Ciao @Ippolita 
mi è venuta la pelle d'oca a leggere e si che di sangue ne ho visto e respirato...
Più degli effetti devastanti della varecchina mi ha impressionato il modo in cui la si possa ingurgitare; certo anche per sbaglio (ma bisogna stare attenti) ma anche al bar, come è successo sentendo alcune cronache.
Io al bar ci andavo a volte per un caffè ma in questi ultimi tempi ho lasciato completamente perdere e  finita l'attuale situazione mentale mondiale credo che in alcuni non ci metterò più piede lo stesso in quanto in certe menti la follia attuata a comando non svanirà mai più...
Idem per la spilla che avanza nel cuore, da brividi.
Melius est solum bibere quam cum stultorum hominum  consortio.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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@Ippolita ciao...  queste sono fobie che si adattavano bene al MI passato... Fobia è uguale a mania, che equivale a essere maniaci.. :P

Comunque avrei voluto consolare la tua protagonista dicendole che la sola ingestione della varechina non scioglie le budella, in quanto già lo stomaco è in grado di reggere acidi peggiori. Alla morte purtroppo si arriva ed è terribile. In effetti è successa questa cosa e me la ricordo bene di un tizio che il barista gli versò della varechina al posto dell'acqua. In generale trovo questo racconto in linea con la tua solita estrosità..  :P ciao a presto...
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Loscrittoreincolore ha scritto: Sai da incolore ci tengo
:asd: mi pare giusto! 
Grazie mille, Mattia!
ITG ha scritto: passavo di qui per caso.
Nello! Che bella sorpresa! Guarda che ci manchi: non devi passare per caso, ma fermarti e partecipare.  ;)

Grazie infinite per le gentilissime parole e per averci raccontato l'episodio di tuo nonno, che mi auguro non abbia avuto niente altro oltre il mal di pancia.
Grazie ancora, @ITG
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Complimenti @Ippolita un crescendo incalzante raccontato magistralmente. Sembrano quasi due racconti distinti, le due paure, che li vedrei anche staccati. Forse nella seconda, avendo già condotto il lettore verso le sensazioni derivanti da una possibile ingestione di varechina, c'è meno attesa ed entri subito nel fulcro. 
Molto coinvolgenti. 
Letto con passione e apprensione. 
Ippolita ha scritto: Anche la lingua si scioglierebbe alle fiamme subdole dell'acido e colerebbe giù nel ventre: non
Forse è un dettaglio insignificante, ma la varechina, dai miei trascorsi di chimica, dovrebbe essere una sostanza basica, ugualmente ustionante ma opposta all'acido.
Ciao alla prossima

Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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pale star ha scritto: che poi, ribaltando la prospettiva, diventa anche un modo di sentire di più la vita.
Grazie, @pale star, per il tuo gentile commento!   :)
Poeta Zaza ha scritto: Scritto con abile ironia e acribia vomitevole.
Mille grazie, Mariangela!  :D
Adel J. Pellitteri ha scritto: (anch'io temo la varechina e, da quando è stata notizia da telegiornale, al bar prendo il primo sorso d'acqua sempre con cautela)
Non so se è un fatto accaduto più di una volta, ma mi auguro con tutto il cuore di no: ricordo un trafiletto di parecchi anni fa sul giornale, che mi è rimasto impresso e domenica è tornato a galla.   
Adel J. Pellitteri ha scritto: puntando sulla concreta liquefazione della materia piuttosto che sul lato psicologico, acchiappando il lettore interiormente (e non è una metafora)
Grazie per le tue osservazioni sempre puntuali e acute, Adelaide.    :love:
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Alberto Tosciri ha scritto: mi è venuta la pelle d'oca a leggere e si che di sangue ne ho visto e respirato
:D ohoh, non può che farmi piacere! Grazie per il commento, @Alberto Tosciri.
bestseller2020 ha scritto: queste sono fobie che si adattavano bene al MI passato....
 Hai ragione... mi era rimasta la voglia, ed è venuto fuori un miscuglio! Grazie per essere passato, @bestseller2020
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Re: [MI156] Varechina rosso fuoco

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Kasimiro ha scritto: Forse è un dettaglio insignificante, ma la varechina, dai miei trascorsi di chimica, dovrebbe essere una sostanza basica, ugualmente ustionante ma opposta all'acido.
Hai perfettamente ragione, @Kasimiro... me lo ha fatto notare un figlio a cui ho chiesto di leggere il racconto, che non mi convinceva del tutto. Come prima cosa mi ha detto: "Mamma, la varechina non è un acido, ma il contrario". 
Ormai avevo inviato, e ho sperato che l'errore non inficiasse troppo il brano.
Ti ringrazio moltissimo, pertanto, dell'attenzione con cui hai letto e le parole di lode (immeritate).
Un caro saluto!
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