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by Elisa Audino
Cara @Ippolita, è un po' che sono assente, il tempo diventa sempre più risicato, ma mi piace tornare qui ogni tanto e cercare di leggere e leggervi. È stato un piacere ritrovarti in cantina, questa volta, la tua capacità di usare le pareti domestiche per farne ironia, senso, dissacrare in modo del tutto elegante o fermare il tempo, come in questo caso, è sempre quello che di più amo. E in questo caso la poesia, che ha un suono e immagini solide, fa clic e acquisisce senso con il titolo: incantesimo raro e colpo da maestra.
La guida, il sangue tra le cosce, che scendono. Scendono dove? In cantina, perché la cantina? Dove siamo? Dio, se solo quella cantilena meccanica la smettesse di parlare, allora chi è qui a visitare il Colosseo potrebbe sentire, potrebbe vedere, potrebbe fare diventare ora quel che è stato e percepire l'orrore e le grida. Dai, non riuscite ancora a vederli, a sentirli? Dimenticate chi siete, toglietevi ogni artificio e se sentite il sangue, le mascelle scendere in gola, non è niente, in confronto, perché qui siamo al macello e ci si scanna. E che quel sangue ora possiate raccoglierlo tra i piedi: è vostro, umanità carente.
Distanze/E quindi ce ne andremo/senza poterci salutare