Re: Le stelle mi prendono a sbèrle
2Le onomatopee e il registro quasi scherzoso non celano il messaggio serio e dolente della poesia. Sai bene che l'infinito è difficile da spiegare, e ancor più il desiderio d'infinito: crei dunque una modalità tutta tua, molto simpatica e intelligente, in cui l'io lirico tesse un accordo col destinatario, il quale sa benissimo che il tono scanzonato serve a non mostrare per intero l'affanno che provoca l'aver a che fare con l'assoluto.
Le stelle non prendono a sberle tutti, ma solo chi se lo merita: uno schiaffo sonoro è indispensabile per aprire il cuore e la mente al mistero in cui siamo immersi.
Ad esso, come sottolinei, appartiene anche l'arte, e quindi l'uomo che la crea: siamo mistero a noi stessi.
Dopo questa esperienza travolgente, in cui "sentiamo" l'assoluto, il corpo è esausto e si affloscia come un sacco. La surrealtà che crei si adatta bene al tema che esprimi.
Insomma: mi sei piaciuto anche in questa poesia.
Accenterei il "che" dopo "sognatori" perché mi pare abbia valenza causale; preferisco la prima versione alla seconda; "sberle" puoi scriverlo senza accento.
Grazie, @Ton, e un saluto.
Le stelle non prendono a sberle tutti, ma solo chi se lo merita: uno schiaffo sonoro è indispensabile per aprire il cuore e la mente al mistero in cui siamo immersi.
Ad esso, come sottolinei, appartiene anche l'arte, e quindi l'uomo che la crea: siamo mistero a noi stessi.
Dopo questa esperienza travolgente, in cui "sentiamo" l'assoluto, il corpo è esausto e si affloscia come un sacco. La surrealtà che crei si adatta bene al tema che esprimi.
Insomma: mi sei piaciuto anche in questa poesia.
Accenterei il "che" dopo "sognatori" perché mi pare abbia valenza causale; preferisco la prima versione alla seconda; "sberle" puoi scriverlo senza accento.
Grazie, @Ton, e un saluto.
Re: Le stelle mi prendono a sbèrle
3@Ippolita grazie mille
mi fa piacere che ti sia arrivato il senso "nascosto" della cosa

Re: Le stelle mi prendono a sbèrle
4Ciao @Ton
un pugno dalle stelle, tutte e nessuna. Volgere lo sguardo in alto è importante. Ancor di più non fermarsi sul dito. Proseguire su tutte le strade.
Insignificanti dei ci riconosceranno come polvere. E nulla più siamo.
Confonderci col magma che effonde. Lasciare residui di noi su nel cielo ed affogare nella mota blanda che ne rimane. Immagine atroce di qualcosa che ha colpito nel segno come un becero meteorite disgregatosi nell'atmosfera.
A volte siamo pregni di mistero e non riusciamo a scorgere noi stessi nel fumo. Allora ci soccorre l'ironia. Pungente e calda. La pantera.
Ci soffermiamo a scattare una fotografia dell'augusto felino dimenticandoci di correre.
Alla fine ne siamo divorati e questo fa male.
Lo struggimento degli avvoltoi accorsi troppo tardi alla cena del venerdì. Frammenti di ironia sono sparsi sulla tavola. Protetti da mille onomatopee, fulgide e indelebili. Il sale della terra non morde queste sponde. Anzi. Le trascura ammantandole del furore morente di una rima che non fu. Dolore.
Eppure piccoli frammenti di vita si evincono dal tuo componimento.
Dolce e velato dolore. Ancora.
Ma reso nel modo giusto.
Grazie per aver condiviso.
Atlab
un pugno dalle stelle, tutte e nessuna. Volgere lo sguardo in alto è importante. Ancor di più non fermarsi sul dito. Proseguire su tutte le strade.
Insignificanti dei ci riconosceranno come polvere. E nulla più siamo.
Confonderci col magma che effonde. Lasciare residui di noi su nel cielo ed affogare nella mota blanda che ne rimane. Immagine atroce di qualcosa che ha colpito nel segno come un becero meteorite disgregatosi nell'atmosfera.
A volte siamo pregni di mistero e non riusciamo a scorgere noi stessi nel fumo. Allora ci soccorre l'ironia. Pungente e calda. La pantera.
Ci soffermiamo a scattare una fotografia dell'augusto felino dimenticandoci di correre.
Alla fine ne siamo divorati e questo fa male.
Lo struggimento degli avvoltoi accorsi troppo tardi alla cena del venerdì. Frammenti di ironia sono sparsi sulla tavola. Protetti da mille onomatopee, fulgide e indelebili. Il sale della terra non morde queste sponde. Anzi. Le trascura ammantandole del furore morente di una rima che non fu. Dolore.
Eppure piccoli frammenti di vita si evincono dal tuo componimento.
Dolce e velato dolore. Ancora.
Ma reso nel modo giusto.
Grazie per aver condiviso.
Atlab
Re: Le stelle mi prendono a sbèrle
5@Atlab the Alchemist Sono un po' perplesso dal trovare un commento di gran lunga migliore del post a cui è riferito. Grazie a te per averlo condiviso!
Re: Le stelle mi prendono a sbèrle
6ciao @Ton . Da un avvocato serio può uscire anche una poesia seria 
Alzo il mento e PAM!
Le stelle mi prendono a sbèrle
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Per forza! le stelle stanno molto in alto, bisogna alzare il mento verso il cielo. Verso dalla azione dinamica. Questo PAM è codificato? te lo chiedo perché si usa anche SBENG- CIAFF-. Dovrei andare a guardare nello Zanichelli o guardare in qualche sentenza dove il colpito ha descritto una sonora sbèrla.
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non ci capisco niente
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questa frase mi fa capire che non capisci il perché delle tue disavventure; dimmi se colgo il senso. Alla fine ce la prendiamo sempre con le stelle, il cielo, le costellazioni.
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E sono aria che
respira la terra tutta
con affanno
E sono luce che
ustiona l'ombra
dei saggi
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Qui il taglio è decisamente diverso. Se da un lato si sentivi escluso dal contesto stellato, qui pare che tu ti senta in sintonia con gli elementi, ponendoti addirittura al centro del mondo: persino i saggi svaniscono di fronte alla tua luminosità. Mi pare di vedere una ribellione al fato.
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Vortica il cielo carillon
S'inabissa in un Van Gogh
Ia mia faccia sconfina e si scontorna
E si confonde
Col creato.
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Qui ti dai decisamente alla poesia scherzosa
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PAM! Svegliate i sognatori,
che il cielo cade in ginocchio
e il magma si rovescia fuori di me
che sono un sacco.
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In definitiva, mi pare di cogliere il tuo disappunto. Bisogna essere con i piedi ben piantati sul piano realistico e lasciar perdere i sogni, con annesse stelle. Credere nelle stelle non è utile, anzi, si finisce di prendere delle sonore sbèrle. Molto ironico e freddo, quasi una deformazione professionale..
Shalon @Ton

Alzo il mento e PAM!
Le stelle mi prendono a sbèrle
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Per forza! le stelle stanno molto in alto, bisogna alzare il mento verso il cielo. Verso dalla azione dinamica. Questo PAM è codificato? te lo chiedo perché si usa anche SBENG- CIAFF-. Dovrei andare a guardare nello Zanichelli o guardare in qualche sentenza dove il colpito ha descritto una sonora sbèrla.
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non ci capisco niente
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questa frase mi fa capire che non capisci il perché delle tue disavventure; dimmi se colgo il senso. Alla fine ce la prendiamo sempre con le stelle, il cielo, le costellazioni.
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E sono aria che
respira la terra tutta
con affanno
E sono luce che
ustiona l'ombra
dei saggi
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Qui il taglio è decisamente diverso. Se da un lato si sentivi escluso dal contesto stellato, qui pare che tu ti senta in sintonia con gli elementi, ponendoti addirittura al centro del mondo: persino i saggi svaniscono di fronte alla tua luminosità. Mi pare di vedere una ribellione al fato.
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Vortica il cielo carillon
S'inabissa in un Van Gogh
Ia mia faccia sconfina e si scontorna
E si confonde
Col creato.
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Qui ti dai decisamente alla poesia scherzosa
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PAM! Svegliate i sognatori,
che il cielo cade in ginocchio
e il magma si rovescia fuori di me
che sono un sacco.
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In definitiva, mi pare di cogliere il tuo disappunto. Bisogna essere con i piedi ben piantati sul piano realistico e lasciar perdere i sogni, con annesse stelle. Credere nelle stelle non è utile, anzi, si finisce di prendere delle sonore sbèrle. Molto ironico e freddo, quasi una deformazione professionale..
Shalon @Ton
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio