Egr. direttore,
da ormai tre anni attendo invano il trasferimento, e come me, solo nel mio circondario, altri trenta colleghi manutentori di sistemi di ossigenazione e climatizzazione. Fummo selezionati come pionieri del Progetto Enea, con tanto di nota di encomio dell’On. Taylor, e messi in congedo in vista della imminente partenza. Ci indussero a vendere la casa e le proprietà, perché di lì a poco ci avrebbero assegnato l’alloggio. Mi sottoposi, con moglie e figli, al programma di allenamento. Poi: mesi di silenzio.
Continuai a percepire lo stipendio per un anno, dopodiché si chiusero i rubinetti. Chiesi di poter tornare al lavoro, nell’attesa che, a livello burocratico, qualcosa si sbloccasse, ma nulla. Mi risposero che dovevo tenermi pronto. Intanto, come avremmo mangiato? Il ministero sembrava e sembra non preoccuparsene.
Dopo un anno e mezzo abbiamo avuto notizia, da canali non ufficiali, che il problema riguardava le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi: pare che ci siano stati ricorsi, ma a noi nessuno ha detto niente. Ci siamo rivolti a un avvocato, ma peggio che andar di notte: ci ha detto che per far causa si sarebbero persi altri dieci anni, si rischiava solo di allungare ulteriormente i tempi, e data l’apocalisse imminente non era interessato a lucrarci su, rifiutava il mandato.
Dieci anni! Come è noto, tra un anno scadrà il termine inizialmente programmato per il trasferimento dell’intera popolazione mondiale su Proxima Adelphia; lo stesso On. Professor Taylor ha stimato che le condizioni del pianeta, tra non più di due anni, non consentiranno la prosecuzione della vita. E meno male che dovevamo essere i pionieri!
Non mi rimane che denunciare pubblicamente, nella speranza che anche gli organi di informazione conservino interesse nella prosecuzione dell’umanità.
In fede,
Marcello Priscio, operaio specializzato.
Priscio rilesse ancora tre volte: la grammatica sembrava a posto. Quindi spinse su invia, spedendo il messaggio a un centinaio circa di indirizzi mail.
da ormai tre anni attendo invano il trasferimento, e come me, solo nel mio circondario, altri trenta colleghi manutentori di sistemi di ossigenazione e climatizzazione. Fummo selezionati come pionieri del Progetto Enea, con tanto di nota di encomio dell’On. Taylor, e messi in congedo in vista della imminente partenza. Ci indussero a vendere la casa e le proprietà, perché di lì a poco ci avrebbero assegnato l’alloggio. Mi sottoposi, con moglie e figli, al programma di allenamento. Poi: mesi di silenzio.
Continuai a percepire lo stipendio per un anno, dopodiché si chiusero i rubinetti. Chiesi di poter tornare al lavoro, nell’attesa che, a livello burocratico, qualcosa si sbloccasse, ma nulla. Mi risposero che dovevo tenermi pronto. Intanto, come avremmo mangiato? Il ministero sembrava e sembra non preoccuparsene.
Dopo un anno e mezzo abbiamo avuto notizia, da canali non ufficiali, che il problema riguardava le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi: pare che ci siano stati ricorsi, ma a noi nessuno ha detto niente. Ci siamo rivolti a un avvocato, ma peggio che andar di notte: ci ha detto che per far causa si sarebbero persi altri dieci anni, si rischiava solo di allungare ulteriormente i tempi, e data l’apocalisse imminente non era interessato a lucrarci su, rifiutava il mandato.
Dieci anni! Come è noto, tra un anno scadrà il termine inizialmente programmato per il trasferimento dell’intera popolazione mondiale su Proxima Adelphia; lo stesso On. Professor Taylor ha stimato che le condizioni del pianeta, tra non più di due anni, non consentiranno la prosecuzione della vita. E meno male che dovevamo essere i pionieri!
Non mi rimane che denunciare pubblicamente, nella speranza che anche gli organi di informazione conservino interesse nella prosecuzione dell’umanità.
In fede,
Marcello Priscio, operaio specializzato.
Priscio rilesse ancora tre volte: la grammatica sembrava a posto. Quindi spinse su invia, spedendo il messaggio a un centinaio circa di indirizzi mail.
Battozzi, grasso caporedattore de La gente!, se ne stava gambe sulla scrivania e sguardo per aria. Tamburellava sulle ginocchia con la penna stiloquantica. Aperta, nella schermata olografica, la lettera di tal Marcello Priscio.
Quante lettere del genere erano arrivate, solo nell’ultimo mese? Decine? Centinaia? E allora, perché mai quella gli dava da pensare, lo interessava?
«Ma certo, porca vacca!», esclamò, cadendo quasi dalla poltrona per il sobbalzo. «Maria! Maria, vieni nel mio ufficio, e chiama il cameramen!».
Quante lettere del genere erano arrivate, solo nell’ultimo mese? Decine? Centinaia? E allora, perché mai quella gli dava da pensare, lo interessava?
«Ma certo, porca vacca!», esclamò, cadendo quasi dalla poltrona per il sobbalzo. «Maria! Maria, vieni nel mio ufficio, e chiama il cameramen!».
«Sei un incompetente! Inserisci il lampeggiante e plana, diamine, è mezzanotte passata!». Tre minuti netti per portarlo dalla villetta di Ostia sino al Gran Palazzo della Nuova Terra, nel centro storico dell’Eur: un record. Ma il sottosegretario Massella, coi collaboratori, era un tiranno. «Aspetta qui, e se si avvicinano i vigili fagli vedere il bollino. Non rompessero!».
I piantoni, all’ingresso, lo salutarono battendo lo stivale. Ormai era di casa.
«Ancora lei? Ma lo sa che ora è?! Ma voi mi volete vedere rinchiuso in una camera psicotronica!».
«Eccellenza, mi deve scusare», disse Massella, «è questione della massima urgenza e serietà!».
Il Ministro per la transizione planetaria, l’On. Prof. Pasquale Taylor, chinò il capo e abbassò le spalle, come un pupazzo ad aria che si sgonfia. Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare quella carcia? Non poteva godersi i suoi tre premi Nobel, il Senato a vita, i quattro nipotini? Non poteva rimanersene al comodo nei libri di storia come l’inventore delle onde spingioniche?
«Che c’è, ancora?».
«I principi qatarioti. Dobbiamo metterli dopo dei farmacisti, ma prima delle guardie svizzere».
«Ma… ma… ma che cazzo!»
«Eh, lo so, lo so, ma niente principi niente piropolpato di gommolo per i reattori».
«E sia! Insomma, procedete».
«Vanno riscritte ancora le liste per gli alloggi popolari».
«Ma porco…».
«E c’è dell’altro. La Lega Intergalattica… Insomma gli indigeni Adelphiani… Dicono: “prima i residenti”, non vogliono che gli alloggi vadano alla manodopera terrestre prima che alle famiglie del luogo».
«Ma sono i nostri alloggi! Gli abbiamo regalato i ghiacciai dell’intero Antartide perché ce li facessero edificare! Sarebbero morti tutti! Tutti!».
«Eh, lo so, ma senza la Lega non ci sono i numeri».
Taylor porto lo sguardo stanco al finestrone, e poi lo alzò verso le stelle. «Quanto mi state sul cazzo!», mormorò, vedendole brillare.
I piantoni, all’ingresso, lo salutarono battendo lo stivale. Ormai era di casa.
«Ancora lei? Ma lo sa che ora è?! Ma voi mi volete vedere rinchiuso in una camera psicotronica!».
«Eccellenza, mi deve scusare», disse Massella, «è questione della massima urgenza e serietà!».
Il Ministro per la transizione planetaria, l’On. Prof. Pasquale Taylor, chinò il capo e abbassò le spalle, come un pupazzo ad aria che si sgonfia. Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare quella carcia? Non poteva godersi i suoi tre premi Nobel, il Senato a vita, i quattro nipotini? Non poteva rimanersene al comodo nei libri di storia come l’inventore delle onde spingioniche?
«Che c’è, ancora?».
«I principi qatarioti. Dobbiamo metterli dopo dei farmacisti, ma prima delle guardie svizzere».
«Ma… ma… ma che cazzo!»
«Eh, lo so, lo so, ma niente principi niente piropolpato di gommolo per i reattori».
«E sia! Insomma, procedete».
«Vanno riscritte ancora le liste per gli alloggi popolari».
«Ma porco…».
«E c’è dell’altro. La Lega Intergalattica… Insomma gli indigeni Adelphiani… Dicono: “prima i residenti”, non vogliono che gli alloggi vadano alla manodopera terrestre prima che alle famiglie del luogo».
«Ma sono i nostri alloggi! Gli abbiamo regalato i ghiacciai dell’intero Antartide perché ce li facessero edificare! Sarebbero morti tutti! Tutti!».
«Eh, lo so, ma senza la Lega non ci sono i numeri».
Taylor porto lo sguardo stanco al finestrone, e poi lo alzò verso le stelle. «Quanto mi state sul cazzo!», mormorò, vedendole brillare.
Gli avevano fatto cambiare il maglione. «Niente righine che in olovisione disturbano», gli avevano detto, e poi lo avevano preso e sballottato da un camerino all’altro, coprendolo di cipria e mettendogli i bigodini. Ora Priscio attendeva nel parcheggio del Gran Palazzo della Nuova Terra, all’interno di un furgoncino a lievitazione magnetica. «…E non si dimentichi la battuta!», gli avevano detto.
Aveva già terminato due settimane enigmistiche, quando il portellone si aprì all’improvviso, e lui si trovò muso a muso con il volto austero e rugoso dell’On. Taylor.
«Aaaah!», fece.
Il caporedattore Battozzi, a favor di camera, incalzava il Ministro: «Ascolti! Ascolti cosa ha da dirle questo concittadino!».
Priscio balbettò: «P-professore, quale onore!».
Battozzi lo fulminò con lo sguardo.
E allora lui attaccò: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e! A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i! Nessuno si salva dal suolo-o!».
Tutt’intorno, schiamazzi.
Aveva già terminato due settimane enigmistiche, quando il portellone si aprì all’improvviso, e lui si trovò muso a muso con il volto austero e rugoso dell’On. Taylor.
«Aaaah!», fece.
Il caporedattore Battozzi, a favor di camera, incalzava il Ministro: «Ascolti! Ascolti cosa ha da dirle questo concittadino!».
Priscio balbettò: «P-professore, quale onore!».
Battozzi lo fulminò con lo sguardo.
E allora lui attaccò: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e! A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i! Nessuno si salva dal suolo-o!».
Tutt’intorno, schiamazzi.
«Quella poi si condona, tranquillo», insisteva Massella allo psicofono cellulare, «piuttosto, che hai usato il ghiaccio antartico per le piscine non si deve sapere. Almeno fin quando non riusciamo a silurare il rompicazzo».
«Va bene, ma il posto per mia cognata l’hai trovato o no? Mia moglie mi sta facendo una testa così, vuole che parta con noi con la navicella delle 10.40», fece Battozzi.
«Sì, però, comprendi pure me! E che cavolo! Al massimo ritarderà un paio di giorni. Ma tu hai capito che ancora non siamo riusciti a piazzare il presidente della Mauritania?!».
«Ma chi se l’è mai cacata la Mauritania?! Ma per favore!».
Massella chiuse la comunicazione irritato. Quel Battozzi era a briglia sciolta. Però era bravo, eccome se era bravo.
«Va bene, ma il posto per mia cognata l’hai trovato o no? Mia moglie mi sta facendo una testa così, vuole che parta con noi con la navicella delle 10.40», fece Battozzi.
«Sì, però, comprendi pure me! E che cavolo! Al massimo ritarderà un paio di giorni. Ma tu hai capito che ancora non siamo riusciti a piazzare il presidente della Mauritania?!».
«Ma chi se l’è mai cacata la Mauritania?! Ma per favore!».
Massella chiuse la comunicazione irritato. Quel Battozzi era a briglia sciolta. Però era bravo, eccome se era bravo.
«Papà, papà, sei in olovisione!», fece Michelino Priscio.
Era proprio lui. E come era venuto bene, bello riccioluto!
In verità, si ricordava fosse andata diversamente; ma era talmente confuso, e il servizio talmente eloquente: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e!», gridava lui. Taylor, per tuta risposta, dava in escandescenze.
«A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i!», scandiva Priscio.
E il professore: «Voi non potete venire […] Io esigo […] Vivere su Proxima Adelfia!».
Era proprio lui. E come era venuto bene, bello riccioluto!
In verità, si ricordava fosse andata diversamente; ma era talmente confuso, e il servizio talmente eloquente: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e!», gridava lui. Taylor, per tuta risposta, dava in escandescenze.
«A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i!», scandiva Priscio.
E il professore: «Voi non potete venire […] Io esigo […] Vivere su Proxima Adelfia!».
LA GENTE!
quotidiano fondato dalla gente
IL PROFESSORE GETTA LA MASCHERA
I rumors danno ormai per scontate le dimissioni del ministro Taylor, potrebbero arrivare sulla scrivania del Presidente già nel primo pomeriggio, tant’è che già circola il nome del suo…quotidiano fondato dalla gente
IL PROFESSORE GETTA LA MASCHERA
Da Historia Cosmi, di Pulsar il Vecchio
[…] La stirpe terrestre si estinse tra il 34PzJack – anno di collasso del pianeta Terra – e il 34PzKappa, anno a cui risalgono le ultime testimonianze dell’esistenza di colonie umane su Proxima Adelphia. Le cause vanno senz’altro rinvenute nell’inefficiente distribuzione della forza lavoro. Tra le categorie trasbordate sul nuovo pianeta (in modo più o meno legale) figurarono: governanti d’ogni dove, direttori di testate giornalistiche con familiari più o meno prossimi, principi qatarioti, il presidente della Mauritania, farmacisti, influencer, guardie svizzere e la soubrette nota col nome di Kaleidoscopika. Categorie molto importanti per il proseguimento della stirpe, come quella dei manutentori di sistemi di ossigenazione e climatizzazione, rimasero bloccate sulla morente Terra a causa di un contenzioso riguardante le graduatorie per l’assegnazione dei nuovi alloggi popolari. La presenza dei farmacisti, ad ogni modo, fece sì che il lento spegnersi fosse dolce […]