Re: [MI147] La casa vuota

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@ivalibri ciao!
Vi siete messi tutti d'accordo per scrivere pezzi toccanti sui traslochi? Forse questo tema evoca malinconia e nel tuo caso una vera e propria tragedia, ma va bene per carità.
Già il titolo contribuisce a presagire un senso di mancanza, con il vuoto non sempre colmabile, ma sono abituata a parlare anche di vuoto fertile, da cui poter fecondare nuove speranze.
Il dramma che vive la donna e la sorella è ben espresso, come dice @Almissima sarebbe superfluo precisare il motivo per cui il padre della bimba va via, ci basta sapere l'impatto sulle protagoniste.
Nella notte ciò che più le faceva paura erano gli spazi spogli delle stanze, immaginava sua sorella vagare in un luogo simile, vuoto e freddo come l'acqua in cui l'aveva ritrovata. Intravide l'interno della camera da letto matrimoniale, il profilo dell'unico armadio, la rete del letto, scarna come uno scheletro. Chiuse la porta, decisa a escludere quello spazio pregno di morte dal resto della casa.
Ti ho citato il passaggio che ho amato di più, soprattutto per la figura dello scheletro che mi porta subito alla mente un immaginario di morte che la protagonista decide di escludere dai suoi pensieri con un semplice ma efficace gesto di chiudere la porta. Molto ben descritto.

Brava!

Re: [MI147] La casa vuota

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La triste vicenda di una puerpera, già psicologicamente fragile e disturbata, che non regge lo stress da maternità, fino al gesto estremo.
La sorella porta le sue valigie e il suo amore che, con la piccola, andranno a riempire la casa vuota.

Una storia toccante, nel tuo brillante stile di scrittura. Piaciuta, @ivalibri :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI147] La casa vuota

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Bella storia @ivalibri seppure, così tragica e commovente.
Claudia comprese che se la sua presenza aveva spinto Orsela nelle profondità del lago avrebbe invece aiutato lei a tenersi a galla.
Bella questa frase che grava di una enorme responsabilità quel corpicino ma, spero davvero tanto che poi Claudia comprenda che nessuno mai doverebbe avere una scusa per vivere o morire.
Mi è piaciuta davvero molto (y)

Re: [MI147] La casa vuota

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Ciao @ivalibri, come sempre leggerti è un piacere. 
Solo una cosa mi ha disorientata: 
ivalibri ha scritto: Claudia guardava il faccino di Sonia, mentre Orsela si metteva la giacca. Era la prima volta, da quando era nata sua figlia, che la vedeva vestita. Aveva passato le settimane dopo il parto in camicia da notte e vestaglia. I capelli spettinati e il viso struccato, in una lunga convalescenza.
In questo passaggio mi è poco chiaro chi veda vestita chi, non capivo se Orsola fosse addirittura la madre di Claudia o di Sonia. Dopo il dialogo il dubbio si è sciolto, mi è piaciuto il tono che hai tenuto nel racconto e la conclusione tragica ma con una noticina di speranza. 

Re: [MI147] La casa vuota

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Ciao @Edu
grazie del passaggio e dello zak suggerito (ho sempre paura che non si capisca quello che scrivo!).
Grazie @@Monica (eh, eh, finalmente ti si può taggare..)
hai ragione a questo MI ha prevalso la tristezza, in cui io comunque sguazzo a mio agio!
Ciao @Kasimiro, grazie!
Ciao @Garrula e grazie per avermi segnalato la parte non chiara (in effetti avevo il dubbio che non si capisse bene e cercherò di modificare l'introduzione ai personaggi..)
Ciao @paolasenzalai e grazie a te per il tuo gradito commento!
Ciao @bestseller2020, ti confesso che ho una vera e propria passione per i flashback e li metto un po' dappertutto come il prezzemolo...
Grazie a tutti!

Re: [MI147] La casa vuota

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Cara @ivalibri 

ho trovato questo racconto l’una vera perla narrativa.

Come sempre non entro, poiché ne sono incapace, nel dettaglio della correttezza sintatica e grammaticale del tuo scritto, che per la verità, non mi pare abbia granché bisogno di note critiche, nel caso sranno altri lettori più qualificati a evidenziartele.

Nel merito della storia raccontata invece dirò che la trovo emozionante, pervasa di una tenerezza struggente, pur narrando un evento così drammatico.
E’ questa la grande forza narrativa del racconto: questo tuo passo calmo nel descrivere tutta la tensione interiore della voce narrante.
Compi un lavoro di analisi introspettiva minuta delle sensazioni del personaggio nelle diverse scansioni temporali in cui vive la storia: l’antefatto del dramma, dove nessuno riesce a cogliere i segni del dramma che sta per compersi, dove ogni azione in apparenza banalmente normale, prende il sapore di una profezia non compresa, anzi quei segni vengono equivocati attribuendogli una valenza positiva.
Solo dopo lo sventurato evento, si comprende quale fosse il vero valore e significato di quelle azioni e di quelle ultime parole.
La casa deserta, spoglia di arredi ci da tutto il sapore e il phatos di un luogo che abbia visto compersi una tragedia devastante per lo stato d’animo di chi è sopravvissuto.
Questo si riflette nell’incertezza dei gesti, nel non saper come riappropriarsi degli spazi e delle cose.
Hai reso con grande capacità narrativa l’orrore del ritrovamento della sorella da parte della protagonista, efficace la resa della situazione descritta nella sua crudezza: fatta di sorpresa, increduluità e ripugnanza per una scoperta tanto terribile e crudele.

Tutto nel racconto ci comunica la sensazione disarmata di chi ha perso una parte vitale della propria esistenza, ci sembra di avvertire quella sensazione di freddo e di stranimento in cui si cade davati alla morta violenta di chi ci caro.
Mi pare di cogliere che non ci troviamo unicamente davati al problema di una grave depressione post-parto, ma che questa si sia aggiunta a una situazione di profonda crisi matrimoniale della sorella.
Questo non è espresso chiaramente nel racconto, ma l’accenno per cui non ci sia stato necessità di andare per vie legali col cognato della protagonista, inoltre il fatto che la bambina sia stata affidata alla zia, me lko ha fatto sospettare.

E infine questa piccola creutura innocente, che si affaccia alla vita bisognosa solo di cibo, cure e amore, completamente, come è giusto che sia, ignara del dramma di cui fa parte.
Ma che proprio per questo, rappresenta una speranza di salvezza e una promessa di nuova vita.

Complimenti, bella prova!

A presto rileggerti in nuove cose altrettanto intense e apprezzabili.
Buone cose amica mia :)

Re: [MI147] La casa vuota

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Ciao @ivalibri . Bel racconto! Ti faccio solo alcune osservazioni, che però in realtà son più di gusto mio che altro. 
ivalibri ha scritto: Non aveva capito che quello era il momento di fermarla.
Io eviterei di inserire questa frase. Che Orsela se ne stia andando lo abbiamo intuito, forse lo sappiamo già, ma non è una cosa che svelerei a questo modo ecco, ma che lascerei in sospeso. Rivelandola così si toglie forza a tutto quello che viene dopo, secondo me. 
ivalibri ha scritto: Trascinò le sue valigie

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Toglierei il pronome possessivo. C'è solo lei, è ovvio che le valigie sono sue. [/font]
ivalibri ha scritto: La piccola iniziò a piangere. Claudia andò in cucina a preparare il latte. Scaldò l'acqua e la mischiò al latte in polvere. Si sedette a gambe incrociate sul suo letto improvvisato e diede il biberon a sua nipote. Quando finì di mangiare la stese accanto a lei, come avrebbe fatto una madre. Si addormentarono insieme.
Qui forse accorcerei, usando un'ellissi. Claudia va in cucina a preparare il latte, e poi la ritroviamo in salotto che nutre la bambina. Se sta preparando il latte sappiamo cosa ha fatto, e forse questa sequela di azioni, per quanto particolareggiata, appesantisce un po' il racconto senza, di contro, dare colore alla storia. Se proprio voi aggiungerei una sola azione ma connotata sensorialmente. Claudia controlla il calore del latte con un dito e si scotta?


Molto bella la scena del recupero del corpo della sorella dal lago. 

In generale stavo pensando: perché non provi a ingarbugliare un po' l'intreccio. prese così singolarmente le scene vanno bene, però forse c'è modo di rendere il complesso più interessante. Ad esempio, potresti provare a cominciare con lei che entra nella casa, la "scopre", e poi infili il loro dialogo come un flashback. Questo darebbe un filo di suspense [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]in più: perché questa donna si sta trasferendo in una casa vuota con una bambina? Cosa è successo? [/font]
ivalibri ha scritto: , e Claudia comprese che se la sua presenza aveva spinto Orsela nelle profondità del lago avrebbe invece aiutato lei a tenersi a galla.
A me questo finale non fa impazzire, mi fermerei alla frase prima, col respiro che riempie il silenzio, e lascerei che sia il lettore a  decidere quale sarà il proseguio della vita di queste persone. Aprendo la porta di questo finale stai chiudendo tutte le altre, e quindi, secondo me, mutilando un po' la libertà del lettore. 
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