Traccia 1: L'abito fa il monaco?
Rolando aveva la colazione fatta al bar che andava su è giù. Non era riuscito a digerire quella brioche alla crema, consumata assieme al solito bianco della casa.
“Porca troia! Con quale merda l’hanno fatta sta cazzo di brioche!” Si ripeteva, tenendo la mano sullo stomaco, che forse due dita in gola per cacciarne tutto quanto non fosse da sottovalutare.
Ma benché avesse lo stomaco in subbuglio cercò di riassumere il piano elaborato ben due mesi prima, assieme ai due amici per la pelle Diego e Attilio. Il primo aveva procurato le tre divise da carabiniere, sottraendole dal magazzino degli abiti di scena della azienda in cui lavorava, e che forniva servizi vari a qualsiasi produzione cinematografica di Cinecittà. Aveva sottratto anche le palette per l’alt, una mitraglietta M12 Beretta adattata alle norme di sicurezza. Il secondo, Attilio, aveva lavorato sodo per avere le informazioni sugli spostamenti mensili del furgone blindato della Mondialpol. Lui aveva tra le sue frequentazioni un amico che ci lavorava dentro e che spesso si rivolgeva a lui per qualche dose di coca. Rolando guardò i due amici vestiti in uniforme e tra sé pensò: “vestiti a questo modo non sembrano neanche i due furfanti che sono, speriamo bene che non facciano cazzate. Fin qui ci siamo. Il posto di blocco è fatto. Tutto sta andando secondo i piani.”
Il furgone dei soldi si fece ben visibile a circa ottocento metri. Attilio prese il centro della carreggiata e impugnò la paletta per stoppare il mezzo. Diego, a distanza di dieci metri, si mise in mostra impugnando l’M12. Rolando rimase vicino all’auto di servizio con le mani dietro la schiena.
Il furgone era preceduto da un autobus pieno di viaggiatori, dentro il quale, alla guida, vi era un cinquantenne mezzo assonnato. Quando fu vicino alla distanza di circa trecento metri dal posto di blocco, l’uomo vide in ritardo la paletta dell’alt e frenò bruscamente, tanto ché perse il controllo del pesante mezzo che scivolò giù per la scarpata, ribaltandosi varie volte. Il furgone blindato inchiodò in mezzo alla strada e a pochi metri dai rapinatori in uniforme. I tre rimasero senza parole nel assistere alla scena che si realizzava di fronte a loro. I tre vigilantes erano scesi dal furgone per prestare soccorso alla gente ferita e avevano chiesto il loro intervento. “Fanculo, il nostro piano va a puttane” esclamò Diego. Rolando prese l’iniziativa e disse ai due di seguirlo. Si diresse verso il furgone, rendendosi conto che avevano lasciato le chiavi nel quadro. I tre si guardarono increduli: il blindato era nelle loro mani. “Che facciamo?” chiese Attilio. “E che vorresti fare?” rispose Diego. “Ragazzi, questa volta niente buchi sotto il pavimento del cavò. Niente buchi con la fiamma ossidrica. Questa volta sarà una rapina senza buco!” esclamò glaciale Rolando. I due rimasero per un attimo senza parole, ma poi capirono. “ Ah Ah Ah! Come le ciambelle senza buco.”
I tre salirono sul blindato e se la diedero alla fuga sotto gli occhi attoniti dei vigilantes e dei superstiti della sciagura.
[MI182] Non tutte le rapine escono col buco
1Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio