[MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Traccia di mezzogiorno: storie di traslochi

Egr. direttore,
da ormai tre anni attendo invano il trasferimento, e come me, solo nel mio circondario, altri trenta colleghi manutentori di sistemi di ossigenazione e climatizzazione. Fummo selezionati come pionieri del
Progetto Enea, con tanto di nota di encomio dell’On. Taylor, e messi in congedo in vista della imminente partenza. Ci indussero a vendere la casa e le proprietà, perché di lì a poco ci avrebbero assegnato l’alloggio. Mi sottoposi, con moglie e figli, al programma di allenamento. Poi: mesi di silenzio.
Continuai a percepire lo stipendio per un anno, dopodiché si chiusero i rubinetti. Chiesi di poter tornare al lavoro, nell’attesa che, a livello burocratico, qualcosa si sbloccasse, ma nulla. Mi risposero che dovevo tenermi pronto. Intanto, come avremmo mangiato? Il ministero sembrava e sembra non preoccuparsene.
Dopo un anno e mezzo abbiamo avuto notizia, da canali non ufficiali, che il problema riguardava le graduatorie per l’assegnazione degli alloggi: pare che ci siano stati ricorsi, ma a noi nessuno ha detto niente. Ci siamo rivolti a un avvocato, ma peggio che andar di notte: ci ha detto che per far causa si sarebbero persi altri dieci anni, si rischiava solo di allungare ulteriormente i tempi, e data l’apocalisse imminente non era interessato a lucrarci su, rifiutava il mandato.
Dieci anni! Come è noto, tra un anno scadrà il termine inizialmente programmato per il trasferimento dell’intera popolazione mondiale su Proxima Adelphia; lo stesso On. Professor Taylor ha stimato che le condizioni del pianeta, tra non più di due anni, non consentiranno la prosecuzione della vita. E meno male che dovevamo essere i pionieri!
Non mi rimane che denunciare pubblicamente, nella speranza che anche gli organi di informazione conservino interesse nella prosecuzione dell’umanità.
In fede,
Marcello Priscio, operaio specializzato.


Priscio rilesse ancora tre volte: la grammatica sembrava a posto. Quindi spinse su invia, spedendo il messaggio a un centinaio circa di indirizzi mail.


Battozzi, grasso caporedattore de La gente!, se ne stava gambe sulla scrivania e sguardo per aria. Tamburellava sulle ginocchia con la penna stiloquantica. Aperta, nella schermata olografica, la lettera di tal Marcello Priscio.
Quante lettere del genere erano arrivate, solo nell’ultimo mese? Decine? Centinaia? E allora, perché mai quella gli dava da pensare, lo interessava?
«Ma certo, porca vacca!», esclamò, cadendo quasi dalla poltrona per il sobbalzo. «Maria! Maria, vieni nel mio ufficio, e chiama il cameramen!».


«Sei un incompetente! Inserisci il lampeggiante e plana, diamine, è mezzanotte passata!». Tre minuti netti per portarlo dalla villetta di Ostia sino al Gran Palazzo della Nuova Terra, nel centro storico dell’Eur: un record. Ma il sottosegretario Massella, coi collaboratori, era un tiranno. «Aspetta qui, e se si avvicinano i vigili fagli vedere il bollino. Non rompessero!».
I piantoni, all’ingresso, lo salutarono battendo lo stivale. Ormai era di casa.
«Ancora lei? Ma lo sa che ora è?! Ma voi mi volete vedere rinchiuso in una camera psicotronica!».
«Eccellenza, mi deve scusare», disse Massella, «è questione della massima urgenza e serietà!».
Il Ministro per la transizione planetaria, l’On. Prof. Pasquale Taylor, chinò il capo e abbassò le spalle, come un pupazzo ad aria che si sgonfia. Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare quella carcia? Non poteva godersi i suoi tre premi Nobel, il Senato a vita, i quattro nipotini? Non poteva rimanersene al comodo nei libri di storia come l’inventore delle onde spingioniche?
«Che c’è, ancora?».
«I principi qatarioti. Dobbiamo metterli dopo dei farmacisti, ma prima delle guardie svizzere».
«Ma… ma… ma che cazzo!»
«Eh, lo so, lo so, ma niente principi niente piropolpato di gommolo per i reattori».
«E sia! Insomma, procedete».
«Vanno riscritte ancora le liste per gli alloggi popolari».
«Ma porco…».
«E c’è dell’altro. La Lega Intergalattica… Insomma gli indigeni Adelphiani… Dicono: “prima i residenti”, non vogliono che gli alloggi vadano alla manodopera terrestre prima che alle famiglie del luogo».
«Ma sono i nostri alloggi! Gli abbiamo regalato i ghiacciai dell’intero Antartide perché ce li facessero edificare! Sarebbero morti tutti! Tutti!».
«Eh, lo so, ma senza la Lega non ci sono i numeri».
Taylor porto lo sguardo stanco al finestrone, e poi lo alzò verso le stelle. «Quanto mi state sul cazzo!», mormorò, vedendole brillare.


Gli avevano fatto cambiare il maglione. «Niente righine che in olovisione disturbano», gli avevano detto, e poi lo avevano preso e sballottato da un camerino all’altro, coprendolo di cipria e mettendogli i bigodini. Ora Priscio attendeva nel parcheggio del Gran Palazzo della Nuova Terra, all’interno di un furgoncino a lievitazione magnetica. «…E non si dimentichi la battuta!», gli avevano detto.
Aveva già terminato due settimane enigmistiche, quando il portellone si aprì all’improvviso, e lui si trovò muso a muso con il volto austero e rugoso dell’On. Taylor.
«Aaaah!», fece.
Il caporedattore Battozzi, a favor di camera, incalzava il Ministro: «Ascolti! Ascolti cosa ha da dirle questo concittadino!».
Priscio balbettò: «P-professore, quale onore!».
Battozzi lo fulminò con lo sguardo.
E allora lui attaccò: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e! A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i! Nessuno si salva dal suolo-o!».
Tutt’intorno, schiamazzi.


«Quella poi si condona, tranquillo», insisteva Massella allo psicofono cellulare, «piuttosto, che hai usato il ghiaccio antartico per le piscine non si deve sapere. Almeno fin quando non riusciamo a silurare il rompicazzo».
«Va bene, ma il posto per mia cognata l’hai trovato o no? Mia moglie mi sta facendo una testa così, vuole che parta con noi con la navicella delle 10.40», fece Battozzi.
«Sì, però, comprendi pure me! E che cavolo! Al massimo ritarderà un paio di giorni. Ma tu hai capito che ancora non siamo riusciti a piazzare il presidente della Mauritania?!».
«Ma chi se l’è mai cacata la Mauritania?! Ma per favore!».
Massella chiuse la comunicazione irritato. Quel Battozzi era a briglia sciolta. Però era bravo, eccome se era bravo.

«Papà, papà, sei in olovisione!», fece Michelino Priscio.
Era proprio lui. E come era venuto bene, bello riccioluto!
In verità, si ricordava fosse andata diversamente; ma era talmente confuso, e il servizio talmente eloquente: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e!», gridava lui. Taylor, per tuta risposta, dava in escandescenze.
«A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i!», scandiva Priscio.
E il professore: «Voi non potete venire […] Io esigo […] Vivere su Proxima Adelfia!».


LA GENTE!
quotidiano fondato dalla gente


IL PROFESSORE GETTA LA MASCHERA
I rumors danno ormai per scontate le dimissioni del ministro Taylor, potrebbero arrivare sulla scrivania del Presidente già nel primo pomeriggio, tant’è che già circola il nome del suo…


Da Historia Cosmi, di Pulsar il Vecchio
[…] La stirpe terrestre si estinse tra il 34PzJack – anno di collasso del pianeta Terra – e il 34PzKappa, anno a cui risalgono le ultime testimonianze dell’esistenza di colonie umane su Proxima Adelphia. Le cause vanno senz’altro rinvenute nell’inefficiente distribuzione della forza lavoro. Tra le categorie trasbordate sul nuovo pianeta (in modo più o meno legale) figurarono: governanti d’ogni dove, direttori di testate giornalistiche con familiari più o meno prossimi, principi qatarioti, il presidente della Mauritania, farmacisti, influencer, guardie svizzere e la soubrette nota col nome di Kaleidoscopika. Categorie molto importanti per il proseguimento della stirpe, come quella dei manutentori di sistemi di ossigenazione e climatizzazione, rimasero bloccate sulla morente Terra a causa di un contenzioso riguardante le graduatorie per l’assegnazione dei nuovi alloggi popolari. La presenza dei farmacisti, ad ogni modo, fece sì che il lento spegnersi fosse dolce […]
Ultima modifica di Edu il dom mar 28, 2021 10:58 pm, modificato 4 volte in totale.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Beh, le parti di testo che alla fine risultano centrate, immaginatele giustificate... io alzo bandiera bianca sperando nell'intervento salvifico della kastaff... Faccio anche presente che magari con quegli
nel testo supera i caratteri, ma senza ne è al di sotto, e ora corro a commentare
Ultima modifica di Edu il dom mar 28, 2021 11:00 pm, modificato 1 volta in totale.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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«Maria! Maria, vieni nel mio ufficio, e chiama il cameramen!».

"cameraman"

Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare quella carcia?

"Carica"

@Edu, idea di partenza ottima, il racconto sarebbe solo divertente se quanto messo alla berlina non fosse più che vero, purtroppo applicabile anche a circostanze drammatiche, ma reali, come la pandemia in atto. Non ci resta che sperare nei famacisti.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Ciao @Edu ,
bel racconto, divertente e arguto. I chiari i riferimenti alla campagna vaccinale ne fanno anche un bel pezzo di satira. Mi piace come hai suddiviso il testo, lo rende molto vivace. Unica perplessità:
allora lui attaccò: «Non ci fate campare, ma non ci fate andare-e! A voi gli alloggi e noi gli allocchi-i! Nessuno si salva dal suolo-o!».

Questo modo di gridare o di parlare con l'ultima vocale ripetuta che vuol dire? (magari è qualcosa di evidente ma io non l'ho capita). La ripeti più volte nel testo, boh.
Ma il sottosegretario Massella sarebbe Mastella?
Piaciuto!

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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@Edu pollice in su come diresti tu (ho fatto anche la rima, residuo di poesie poetiche :P)
Non ho molto di intelligente da dire, quindi dirò semplicemente che ho gradito il racconto trovandolo attuale e satirico il giusto senza troppo esagerare che si sa il troppo storpia.
Anche io non ho capito l'ultima vocale ripetuta, è un'esagerazione per enfatizzare il concetto di gridare? Io un tratto così lo uso per i balbuzienti, ma si sa il mondo è bello perché è avariato, ops vario.
Vabbè vado a commentare gli altri che tu sei già bravo di tuo e non hai bisogno delle mie sciocchezze.
Au revoir. :rosa:

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Fantastico! @Edu. Racconti del genere trovano sempre il mio plauso, di gran godimento. Certo, è un po' scombinato ma, d'altronde, impossibile che non lo fosse.
Mi ha stupito che Roma sia di nuovo al centro del Mondo, forse un grande ritorno?
Farei un unico appunto. Non so... eviterei di nominare la Mauritania per non incappare in fraintendimenti. Perchè non nominare a questo punto uno stato del Risiko come la Jacuzia, il Kamchatka o i territori del Nord Ovest?
Una mia curiosità personale (non si sa mai un domani). Quanto tempo ci vuole per arrivare a Proxima Adelphia?
Attento, qualcuno potrebbe ricavarci una serie a tua insaputa.
Ad ogni modo, complimenti!

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Caro @Edu, leggerti per me è sempre un'avventura, so solo che non morirò, per il resto... tutto può accadere e lo metto sempre in conto.
Racconto surreale, psichedelico, psicotropo e altre parole con la pi.
Vorrei tanto farmi un giro nel tuo cervello. Secondo me Mirabilandia, a confronto, è una giostrina sgangherata.
Ciao Edu.  <3
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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Che emozione: provo il nuovo editor!
Ciao @Edu , il racconto mi è piaciuto, soprattutto l'idea di partenza, i cui riferimenti alla situazione attuale sono puramente casuali xD  però, siccome se non rompessi le scatole non sarei io, l'ho trovato un po' pesante, no, piuttosto un po' lungo e ridondante in certi punti. A partire dalla lettera iniziale, che secondo me fa un po' troppo riassunto della situazione di partenza per i lettori. Invece di riepilogare tutto ciò che è successo, avrebbe potuto accennarlo in modo più naturale (non lo so, un esempio scemo: "dopo tante promesse, l'aver lasciato il lavoro su vostro consiglio, un anno e mezzo di allenamenti eccetera, ancora non si sa nulla del nostro trasferimento. problemi nella graduatoria, ci hanno detto... " l'esempio fa schifo, ma serve proprio come esempio, accennare alle cose necessarie in una lettera di protesta e sollecito delle promesse incompiute, ma senza una spiegazione estesa che serve al lettore ma non ai destinatari della lettera che sanno già tutto o quasi.)

Ho trovato un po' troppo anche il sovraccarico di bustarelle, magagne, raccomandazioni, eccetera, non dico che stroppino però secondo me un paio in meno non sarebbero state un male male.

Un'altra cosa che mi ha stonato un po' è l'inverosimile prospettiva che il trasferimento interplanetario dell'umanità sia affidato a organi istituzionali italiani. O fai che sia solo il trasferimento della popolazione italiana, in ballo e okay, però poi non regge l'estinzione finale di tutta l'umanità; o allora forse sarebbe più "credibile" (con molte virgolette, dato il contesto narrativo :D ) se si trattasse di organi di governo internazionale: ONU, UE, Governo federale pangeico o quant'altro potresti inventare.
@Edu ha scritto:Ma chi glielo aveva fatto fare di accettare quella carcia?
ti è scappato un refuso: carica

Insomma, ovviamente prendi le mie osservazioni con tutti i benefici del dubbio, il fatto che sia io a essere un'esosa rompimaglioni e che nessuno condivida il mio punto di vista è assai probabile :)
La morale della storia è perfetta, e ahimè credibile, di malaffare e malapolitica ci estingueremo, e il finale con la chicca del dolce spegnersi grazie ai farmacisti è splendido.
:ciaociao:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI147] La classe operaia non va nello spazio

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paolasenzalai ha scritto: altre parole con la pi.
Le cose che iniziano con la P sono le migliori, concordo ;-)

@Bef concordo su tutta la linea. In primis sul concetto di fondo, ma questo l'ha ben individuato anche @Macleobond sin dal primo momento, che l'idea di partenza ci sta ed è buona, l'esecuzione molto meno. Del resto ho dovuto scriverla di fretta e furia. Magari la riscriverò stravolgendola. Detto ciò, secondo me, fermo restando che la lettera iniziale può e deve essere snellita, c'è un po' un equivoco: è una lettera non alle istituzioni, ma di denuncia ai giornali, perciò ci sta che ricapitoli l'avvenuto. Che poi si può trovare un altro espediente meno spigonistico è un altro paio di maniche. Ma io l'idea la riuserei scrivendo proprio qualcosa di diverso,magari con un registro serio facendo emergere il lato comico/amaro per contrasto... vabbé, non basta una vita per scrivere quello che si vorrebbe (in realtà per fare le cose in generale), ma credo che non sia un problema solo mio. A presto :-)
Scrittore maledetto due volte
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