[CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Pacco n° 13: L'incipit
Come pupazzi caricati a molla


Il cielo si rischiarò all’improvviso e le stelle nella volta celeste si spensero a una a una. Mentre si aprivano le imposte della taverna, il lattaio transitò con il suo carretto tirato da una coppia di asini e rivolse un saluto al fabbro, già impegnato nella sua fucina.
Maria si chinò sulla mangiatoia e Gesù sollevò il capo verso di lei. A Manuel sfuggì un “Oh” di meraviglia; era la prima volta che vedeva un presepio meccanico.

Il presepe era stato portato in paese da una compagnia di giostrai e artisti ambulanti che lo avevano sistemato nella piazza del mercato per le festività del Natale. La gente guardava incuriosita e anche Manuel si era fermato, bighellonando qua e là.
Gli sembrava di vedere un paese in miniatura, con strade e case, pastori che portavano il gregge, contadini, osti, carrettieri e una piccola grotta con il bambino Gesù e i suoi genitori, circondati dagli angeli che muovevano le ali.
─ Come fanno a muoversi? Sono di legno! ─ domandò Manuel a un uomo che stava seduto nei paraggi riparando una statuina.
─ Oh! Non è difficile. Li costruisco da sempre!
─ E come?
─ Vedi ─ disse facendogli vedere una statuina aperta di dietro ─ Bastano alcuni giri di chiavetta sulle spalle e all’interno girano queste ruote  dentate grandi, che fanno girare le piccole, che spostano le levette, muovono le funicelle collegate alle braccia, alle gambe, alle teste e i personaggi si muovono. Ti piace?
─ Moltissimo! E non si vede niente! È tutto nascosto dentro le persone!
─ Eh, certo!
─ Anche gli uomini veri hanno quelle ruote dentro?
L’uomo guardò Manuel ridendo bonario sotto i baffi ─ Non dovrebbero ─ rispose. ─ Gli uomini nascono senza ruote dentate e meccanismi, camminano, fanno delle cose, pensano da soli e molti vivono così per sempre e sono felici  perché fanno quello che vogliono. Altri, durante la loro vita, si mettono dentro da soli tante ruote dentate, grandi e piccole un poco alla volta, e a un certo punto non riescono più a muoversi da soli: hanno bisogno di qualcuno che gli giri la chiavetta per continuare a camminare, fare delle cose, pensare. Se nessuno li carica non si muovono, non fanno niente. Nemmeno spostano una sedia per passare se non glielo dice un altro di farlo, ci inciampano sopra e cadono.
─ Ma è una cosa un po’ stupida, mi sembra!
─ Molto stupida, Manuel. Anche perché lo hanno voluto loro.
─ Come sai il mio nome?
─ Ti dirò la verità: io conosco il nome di tutti i bambini che spostano le sedie quando le hanno davanti.
─ Io faccio davvero così! A casa e anche a scuola!
─ Lo so.
Manuel si mise a pensare. Quell’uomo gli incuteva fiducia, sembrava leggere nei suoi pensieri.
─ Come ti chiami? ─ gli chiese fiducioso.
L’uomo fece un gesto a indicare tutto quello che li circondava.
─ … E sono sempre io… ─ disse guardando pensieroso.
─ E dove vivi?
─ Ovunque.
─ Come Dio? O come gli zingari?
L’uomo rise. ─ Fantastico Manuel! Questa non me l’avevano ancora detta! È bello respirare come gli uomini!
─ E dimmi signore: perché gli uomini si mettono dentro quelle ruote per muoversi?
─ Bada bene: non tutti. Quelli che lo fanno è perché non hanno mai imparato e non vogliono imparare a fare qualcosa da soli, nemmeno se ne hanno la possibilità. Non solo per camminare: hanno bisogno sempre di qualcuno che gli dice come vestirsi, cosa comprare, cosa mangiare, quale idea seguire, quale altra no. Hanno bisogno di qualcuno che gli dice cosa pensare, cosa credere, cosa è bene dire e non dire. E loro fanno come gli viene detto, come le ruote che si sono messi dentro un poco alla volta gli permettono di fare.
─ Perché lo fanno?
─ Perché secondo loro è più comodo vivere così.
─ Chi gli gira la chiavetta?
─ Quelli che comandano.
Manuel si mise a pensare. Poi disse: ─ Non metterò ruote dentate dentro di me, nessuno mi girerà la chiavetta. A me piace fare solo quello che voglio.
─ Mi piacciono i bambini che pensano così.
─ Però devo obbedire a mia mamma e mio papà. Forse ho anche io delle ruote dentro?
─ No carino. Bisogna ascoltare i buoni genitori per essere in grado di cavarsela da soli nella vita. Quelli non sono ruote che ti fanno muovere: sono comportamenti da imitare, anche migliorando i loro consigli, perché da genitori buoni nascono figli buoni che perfezionano sempre le cose che hanno imparato da loro.
─ Ah, bene! Cosa vuol dire?
─ Che mestiere fa il tuo papà?
─ È un bravo muratore! Ha costruito case bellissime! Anche le strade! ─ disse Manuel entusiasta, con un gran sorriso e allargando le braccia.
─ Ti piace fare il muratore?
─ Costruire è bello. Ma vorrei fare di più da grande.
─ Ecco vedi? Se hai la passione di costruire che ti ha dato tuo padre vorrai fare di più. Potrai studiare e diventare un grande architetto, se lo vorrai.
─ Ah, ecco! Adesso ho capito! Grazie. Mi piace molto il tuo presepio, però mi dispiace che gli uomini non sanno muoversi da soli!
L’uomo annuì. ─ Un'altra cosa, Manuel.
─ Dimmi.
─ Quando un giorno lascerai il tuo paese per andare in città, ricordati sempre dell’esempio dei tuoi genitori e ricorda anche l’incontro di questo giorno.
─ Non me lo dimenticherò. Grazie signore.

Passarono gli anni e quando Manuel fu grande lasciò il paese e andò in città per continuare i suoi studi, promettendo di ritornare quando sarebbe stato qualcuno.
Ma nella scuola entrò quasi subito in contrasto su come veniva data l’istruzione, come se fosse un dogma sia sacro che laico, unico e indiscutibile. E lui voleva invece porre domande, discutere, controribattere. Non si trovò bene. Abbandonò la scuola. Non poté proseguire negli studi di architettura, pur essendone capace ma non avendo i titoli che servivano.  Si aggirava infreddolito nella città illuminata per il Natale, ma lui non vedeva niente, non voleva tornare sconfitto al suo paese. Girovagò cercando un lavoro senza riuscirci e si ritrovò sbandato a mendicare nelle strade e dormire sotto i ponti. Suo malgrado e senza aver fatto nulla di male fu fermato dalla polizia. Capitò da un commissario che, intuendo che non proveniva dal mondo dei ladri, gli pose due alternative: finire in galera, dove si sarebbe perso per sempre, o arruolarsi nell’esercito imperiale, dove avrebbe avuto qualche possibilità di vivere meglio. Manuel guardò quell’uomo dall’aspetto gioviale per quanto severo e se lo immaginò placido a casa sua sotto l’albero di Natale, con sua moglie e i suoi bambini. Per un attimo lo invidiò mentre firmava il modulo di arruolamento.

All’inizio fu messo nelle cucine del suo reggimento, lavorando assieme ad altri come uno schiavo tutto il giorno, finendo per puzzare di olio rancido e di fritto da lontano, tanto che tutti lo scansavano.
La cucina sembrava l’inferno in terra, scura e lurida, con i superiori corrotti e ladri che urlavano e punivano ad ogni minima mancanza. Si accorse che i responsabili rubavano viveri e materiali di pulizia per venderli al mercato e ricavarne profitto personale: erano la causa di tutto quel disordine che nascondevano con la disciplina. Si organizzò con alcuni soldati per dirottare  viveri e  materiali in luoghi sicuri e nascosti, per poterli utilizzare. Il vitto e la pulizia migliorarono, i superiori non capivano perché, ma siccome andava a loro favore non approfondirono i motivi. Un giorno lo misero al lavoro in sostituzione del cuoco e cucinò in maniera magistrale gli scarti che venivano dati ai soldati. In poco tempo si sparse la voce che nella mensa truppa si mangiava come in trattoria.
Il colonnello comandante volle accertarsene e si recò in incognito nella mensa.
Constatò che era vero e volle conoscere il cuoco. Poiché era evidente che dalla venuta del soldato Manuel quella sorta di luogo di pena era diventato un posto desiderabile, si convinse che  era un ragazzo con delle doti organizzative e meritava di meglio. Lo fece entrare a una scuola sottufficiali.
Manuel si mise d’impegno e nel giro di un anno riuscì a diventare sergente.

Fu trasferito nello stesso reggimento da cui proveniva e il comandante, non avendolo dimenticato e riconoscendo la sua onestà lo mandò a lavorare nel casermaggio, alquanto fatiscente e compromesso dalla corruzione. Pur dipendendo da ufficiali Manuel, con l’ausilio dei soldati che sapeva motivare prima di comandare, riorganizzò quel settore. Le officine dei mezzi furono rifornite di pezzi di ricambio prima dirottati altrove per essere venduti, i mezzi divennero tutti efficienti e operativi. I soldati ebbero divise e stivali nuovi, le loro camerate furono imbiancate a calce, spuntarono brande nuove, materassi puliti con lana cardata di fresco, coperte calde e pulite, bagni e docce efficienti, acqua calda tutti i giorni, materiale di pulizia in abbondanza. I corpi di guardia in caserma e quelli isolati furono dotati di cucine e riscaldamento, i servizi divennero meno gravosi. Avanzarono fondi per tinteggiare tutte le camerate, gli uffici e le facciate dei battaglioni, nonché pavimentare a nuovo il piazzale d’armi. Il comandante ricevette un encomio solenne e una citazione di merito da parte dell’imperatore  in persona, che era venuto per una cerimonia, lodando l’aspetto florido della caserma e dei suoi soldati nei minimi particolari.
Il comandante si rese conto che il merito era dello spirito organizzativo di Manuel, ma non poteva ammetterlo per non squalificare sé stesso e i suoi ufficiali perciò pensò bene di premiare Manuel raccomandandolo per un corso ufficiali e al contempo allontanandolo.

Manuel entrò dunque in un’accademia dove andavano i figli dei nobili e dell’alta borghesia. La sua misera provenienza sociale e il suo basso grado militare erano invisi ai cadetti che si coalizzarono per farlo cacciare. Era in uso che gli allievi ufficiali che accumulavano un certo numero di note di demerito, superato un certo limite dovevano essere espulsi con disonore. Queste note consistevano nel verificare la prontezza di memoria e la dedizione dei cadetti, in ogni momento della giornata e con le domande più improbabili e assurde. Manuel memorizzò tutte le domande che avrebbero potuto fargli e tutte le risposte. Nessuno sapeva che aveva una memoria di ferro, ricordava tutto, era una cosa naturale per lui. Quando lo fermavano nel bel mezzo del piazzale mettendolo sull’attenti e gli chiedevano quante mattonelle ci fossero nel marciapiede principale del 147° battaglione cadetti ufficiali lui diceva il numero esatto. E quante nel marciapiede nord? Lui lo sapeva. Nel marciapiede sud? Lo sapeva. I nomi dei comandanti della scuola dai primordi a oggi? Li sapeva. E anche le loro biografie. I nomi dei cadetti primi classificati degli ultimi cinquant’anni? Li sapeva. Quanti fucili per compagnia? Li sapeva. I numeri di matricola delle armi? Li sapeva. I nomi di ogni singolo pezzo di ogni singola arma? Li sapeva. I nomi degli allievi del corso suddivisi per plotoni? Li conosceva tutti. La loro provenienza? La sapeva.

Non gli riscontrarono mai un errore, non fu possibile assegnarli neanche una nota di demerito. Nemmeno quando svolgeva i servizi, sempre impeccabile. Nemmeno quando doveva pulire le camerate. Passando la mano guantata di bianco non si riusciva a trovare un granello di polvere sui pavimenti, sugli infissi delle finestre, delle porte, sui vetri, sulle scale. Interrogato alle lezioni sapeva ripetere parola per parola quanto era stato detto, sapeva spiegare e sintetizzare il senso di quanto aveva memorizzato. Conosceva i regolamenti a memoria,  pur non condividendoli. Questo non lo entusiasmava, ma era in grado di non palesarlo pur rendendosi conto di aver accettato di mettersi dentro le prime ruote dentate per adeguarsi a quanto gli stava intorno. Diceva a sé stesso di esserne consapevole, di averlo fatto per non sprofondare e andava avanti. Lo fece così bene che non se ne accorse nessuno. Alla fine l’obbedienza cieca avrebbe potuto risultare un’arma a doppio taglio, pensò. Bisognava vedere dove avrebbe colpito. Un giorno si credette di coglierlo in fallo almeno con due note di demerito perché elencò un fucile in meno nell’armeria e una mattonella in meno davanti all’ingresso del battaglione.
Ma lui espose al cadetto anziano che lo interrogava:
─ Signore! Il fucile in meno è in riparazione in armeria; la mattonella in meno si è spezzata per la caduta del fucile. Signore! Il fucile appartiene a voi, signore! Siete caduto due giorni fa durante le prove di parata, signore!
Essendo un battaglione di cadetti ogni loro passo era registrato e documentato. Nessuno poteva negarlo.

Manuel, non è il caso di dirlo, fu il primo del suo corso. Dentro di sé non ne fu fiero però: era stato fin troppo facile ingannare i suoi simili, fingere di essere come loro, simulare che non avrebbe preso nessuna iniziativa se non codificata, esaminata, approvata. Divenne tenente.  Fu mandato a prestare servizio in varie località dell’impero. Negli anni percorse tutti i gradi con obbedienza, dedizione e onore ma, per quanto venisse encomiato e lodato ci si rese ben presto conto che era  famigerato per trascendere gli ordini. Non che li trascurasse o non eseguisse, tuttaltro: andava oltre il dovuto e questo,  pur creando problemi e imbarazzi, non gli poteva essere imputato.
Se gli ordinavano di sgominare predatori e ribelli che abbondavano nell’impero andava oltre: non li uccideva, li catturava tutti e li consegnava alle galere, quando invece gli si chiedeva fra le righe di sterminarli, affinché non pesassero sulle tasche dei contribuenti.
Badava sempre che i suoi soldati mangiassero bene, fossero puliti e indossassero divise nuove e in ordine.
Ai colleghi che lo rimproveravano di queste sue eccessive attenzioni rispondeva che se si vuole conquistare un impero è necessario un esercito ben vestito e ben nutrito. Era la dottrina di alcuni dittatori del passato, ma a lui non interessavano dittatori e potere. Si intestardiva nel suo compito, cercava di andare sempre al cuore delle cose, trasformava gli ordini adattandoli ai suoi pensieri e desideri, per sentirsi libero. Era Natale. Ma non era felice.

Passarono altri anni. Un giorno, ormai diventato colonnello, per toglierselo di mezzo perché c’era il serio rischio che diventasse generale e poi capo di stato maggiore, gli assegnarono il compito di risalire il corso inesplorato del fiume a Sud dell’impero per sgominare i nativi ostili che non volevano assoggettarsi. Gli diedero il comando di un reggimento rinforzato e partì con una piccola flottiglia di navi cariche di soldati, armi e vettovaglie.
Passarono alcuni anni senza notizie. L’esercito mandò una spedizione di ricerca lungo il fiume. Quando lo risalirono non furono attaccati dai nativi, anzi:  trovarono cittadine e paesi, non capanne come si aspettavano. Entrarono nelle piazze e si stupirono, essendo il periodo di Natale, di trovare dappertutto alberi decorati con frutti, pani e statuette,  piccoli presepi con rudimentali congegni che muovevano i personaggi. Venivano accolti ovunque festosamente. L’esercito chiese di parlare con il loro capo e gli dissero che era un re, il colonnello Manuel. Non aveva combattuto contro nessuno, aveva messo a disposizione dei nativi le sue attrezzature  insegnando loro a costruire case, sistemi fognari, dighe, serbatoi per l’acqua. Aveva insegnato a coltivare, a scrivere, a credere in Dio. Sotto la sua guida i suoi soldati erano diventati dei maestri, ingegneri, muratori, istruttori. I nativi non erano più nemici, ardevano dal desiderio di collaborare con l'impero,  pensavano che ci fossero altri  come il colonnello Manuel e i suoi soldati. Ma si sbagliavano.
I reggimenti allertati e mandati in soccorso penetrarono facilmente nei territori dei nativi pacificati e civilizzati e li sterminarono.
Manuel fu incarcerato. Quando, davanti al plotone d’esecuzione, gli fu chiesto quale fosse il suo ultimo desiderio lui, osservando con tristezza i morti, le rovine intorno, il presepio distrutto all'angolo del piazzale, con un sorriso sprezzante si staccò le spalline da colonnello  e le gettò scuotendo il capo come a dire: Tanto è inutile che ve lo dica. Procedete. Come pupazzi caricati a molla.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pm─ Come ti chiami? ─ gli chiese fiducioso.
L’uomo fece un gesto a indicare tutto quello che li circondava.
─ … E sono sempre io… ─ disse guardando pensieroso.
─ E dove vivi?
─ Ovunque.
─ Come Dio? O come gli zingari?
Alberto, spiegami perché l'uomo non dice come si chiama al bambino. Non me lo spiego.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pme il comandante, non avendolo dimenticato e riconoscendo la sua onestà virgola  lo mandò a lavorare nel
per chiudere l'inciso
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmPur dipendendo da ufficiali virgola Manuel, con l’ausilio dei soldati che sapeva motivare
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmIl comandante si rese conto che il merito era dello spirito organizzativo di Manuel, ma non poteva ammetterlo per non squalificare sé stesso e i suoi ufficiali punto e virgola perciò pensò bene di premiare Manuel raccomandandolo per un corso ufficiali e al contempo allontanandolo.
ti è sfuggita l'indicazione della pausa 
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmFu trasferito nello stesso reggimento da cui proveniva e il comandante, non avendolo dimenticato e riconoscendo la sua onestà lo mandò a lavorare nel casermaggio, alquanto fatiscente e compromesso dalla corruzione. Pur dipendendo da ufficiali Manuel, con l’ausilio dei soldati che sapeva motivare prima di comandare, riorganizzò quel settore. Le officine dei mezzi furono rifornite di pezzi di ricambio prima dirottati altrove per essere venduti, i mezzi divennero tutti efficienti e operativi. I soldati ebbero divise e stivali nuovi, le loro camerate furono imbiancate a calce, spuntarono brande nuove, materassi puliti con lana cardata di fresco, coperte calde e pulite, bagni e docce efficienti, acqua calda tutti i giorni, materiale di pulizia in abbondanza. I corpi di guardia in caserma e quelli isolati furono dotati di cucine e riscaldamento, i servizi divennero meno gravosi. Avanzarono fondi per tinteggiare tutte le camerate, gli uffici e le facciate dei battaglioni, nonché pavimentare a nuovo il piazzale d’armi. Il comandante ricevette un encomio solenne e una citazione di merito da parte dell’imperatore  in persona, che era venuto per una cerimonia, lodando l’aspetto florido della caserma e dei suoi soldati nei minimi particolari.
La perfezione del tutto mi pare esagerata. E anche il fatto che tra i soldati non ci fossero lavativi incalliti o invidiosi tali da mettergli i bastoni tra le ruote. Nemmeno cinque o sei?
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmManuel memorizzò tutte le domande che avrebbero potuto fargli e tutte le risposte. Nessuno sapeva che aveva una memoria di ferro, ricordava tutto, era una cosa naturale per lui. Quando lo fermavano nel bel mezzo del piazzale mettendolo sull’attenti e gli chiedevano quante mattonelle ci fossero nel marciapiede principale del 147° battaglione cadetti ufficiali lui diceva il numero esatto. E quante nel marciapiede nord? Lui lo sapeva. Nel marciapiede sud? Lo sapeva. I nomi dei comandanti della scuola dai primordi a oggi? Li sapeva. E anche le loro biografie. I nomi dei cadetti primi classificati degli ultimi cinquant’anni? Li sapeva. Quanti fucili per compagnia? Li sapeva. I numeri di matricola delle armi? Li sapeva. I nomi di ogni singolo pezzo di ogni singola arma? Li sapeva. I nomi degli allievi del corso suddivisi per plotoni? Li conosceva tutti. La loro provenienza? La sapeva.
Un'altra eccezionalità del Nostro che mi pare fuori dalle righe. Nessuno può essere così perfetto in tutto quello che fa.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmL’esercito mandò una spedizione di ricerca lungo il fiume. Quando lo risalirono non furono attaccati dai nativi, anzi:  trovarono cittadine e paesi, non capanne come si aspettavano. Entrarono nelle piazze e si stupirono, essendo il periodo di Natale, di trovare dappertutto alberi decorati con frutti, pani e statuette,  piccoli presepi con rudimentali congegni che muovevano i personaggi. Venivano accolti ovunque festosamente. L’esercito chiese di parlare con il loro capo e gli dissero che era un re, il colonnello Manuel. Non aveva combattuto contro nessuno, aveva messo a disposizione dei nativi le sue attrezzature  insegnando loro a costruire case, sistemi fognari, dighe, serbatoi per l’acqua. Aveva insegnato a coltivare, a scrivere, a credere in Dio. Sotto la sua guida i suoi soldati erano diventati dei maestri, ingegneri, muratori, istruttori. I nativi non erano più nemici, ardevano dal desiderio di collaborare con l'impero,  pensavano che ci fossero altri  come il colonnello Manuel e i suoi soldati. Ma si sbagliavano.
I reggimenti allertati e mandati in soccorso penetrarono facilmente nei territori dei nativi pacificati e civilizzati e li sterminarono.
Questo epilogo diventa l'apice dell'opera di Manuel. Lui, senza macchia e senza difetti, dà prova del suo senso di umanità, di conoscenza degli uomini, disciplina e tattica di comando, riuscendo a far crescere un paese vero da capannne e fogne all'aperto. E abitanti lieti di viverci grazie al loro lavoro e alle speranze sul futuro che avevano conquistato.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmManuel fu incarcerato. Quando, davanti al plotone d’esecuzione gli fu chiesto quale fosse il suo ultimo desiderio lui, osservando con tristezza i morti, le rovine intorno, il presepio distrutto all'angolo del piazzale, con un sorriso sprezzante si staccò le spalline da colonnello  e le gettò scuotendo il capo come a dire: Tanto è inutile che ve lo dica. Procedete. Come pupazzi caricati a molla.
Triste racconto, con finale del tutto all'opposto delle premesse...
Scritto benissimo, però... @Alberto Tosciri , secondo me sbagli nella tua convizione personale, oggi trasposta di fatto in un racconto-tipo, che, su due fronti, il bene sia tutto da una parte e il male sia tutto dall'altro.
Ogni individuo ha quote di bene e quote di male, ha pecche sull'animo e slanci altruistici. 
Ecco, non devi pontificare troppo, se ti interessa il mio parere da amica di penna.  :)

Mai più avrei immaginato di leggere questa storia, dopo averne scorto l'incipit che copio sotto:  ;)
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmIl cielo si rischiarò all’improvviso e le stelle nella volta celeste si spensero a una a una. Mentre si aprivano le imposte della taverna, il lattaio transitò con il suo carretto tirato da una coppia di asini e rivolse un saluto al fabbro, già impegnato nella sua fucina.
Maria si chinò sulla mangiatoia e Gesù sollevò il capo verso di lei. A Manuel sfuggì un “Oh” di meraviglia; era la prima volta che vedeva un presepio meccanico.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Alberto Tosciri 

Come pupazzi caricati a molla
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Interessante titolo: è già tutto un programma...

Il cielo si rischiarò all’improvviso e le stelle nella volta celeste si spensero a una a una. Mentre si aprivano le imposte della taverna, il lattaio transitò con il suo carretto tirato da una coppia di asini e rivolse un saluto al fabbro, già impegnato nella sua fucina.
Maria si chinò sulla mangiatoia e Gesù sollevò il capo verso di lei. A Manuel sfuggì un “Oh” di meraviglia; era la prima volta che vedeva un presepio meccanico.

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Ti è capitato un incipit particolare, a mio parere. Vediamo cosa ne tiri fuori. :D
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─ Moltissimo! E non si vede niente! È tutto nascosto dentro le persone!
─ Eh, certo!
─ Anche gli uomini veri hanno quelle ruote dentro?
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Questa appare una variante al "Uomo meccanismo" come "Uomo dentro all'ingranaggio", sottile differenza...
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, e a un certo punto non riescono più a muoversi da soli: hanno bisogno di qualcuno che gli giri la chiavetta per continuare a camminare, fare delle cose, pensare. Se nessuno li carica non si muovono, non fanno niente. Nemmeno spostano una sedia per passare se non glielo dice un altro di farlo, ci inciampano sopra e cadono.
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In questa prima parte ci vedo il grande insegnamento di Eric Fromm, in "Fuga dalla libertà"
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Ma nella scuola entrò quasi subito in contrasto su come veniva data l’istruzione, come se fosse un dogma sia sacro che laico, unico e indiscutibile. E lui voleva invece porre domande, discutere, controribattere.
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Ecco le incognite dell'insegnamento. Dogmi su dogmi. Però non è dappertutto così. 
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. Capitò da un commissario che, intuendo che non proveniva dal mondo dei ladri, gli pose due alternative: finire in galera, dove si sarebbe perso per sempre, o arruolarsi nell’esercito imperiale, dove avrebbe avuto qualche possibilità di vivere meglio. Manuel guardò quell’uomo dall’aspetto gioviale per quanto severo e se lo immaginò placido a casa sua sotto l’albero di Natale, con sua moglie e i suoi bambini. Per un attimo lo invidiò mentre firmava il modulo di arruolamento.
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Con queste parti in neretto ti segnalo questo dubbio: in che epoca ci troviamo? Va bene che la storia appare avvolta da un'aurea fantastica, però l'istituzione dei "Commissariati" appare di epoca recente, in contrasto con quella più retrograda degli Imperi.
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 L’esercito mandò una spedizione di ricerca lungo il fiume. 
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 Non aveva combattuto contro nessuno, aveva messo a disposizione dei nativi le sue attrezzature  insegnando loro a costruire case, sistemi fognari, dighe, serbatoi per l’acqua. Aveva insegnato a coltivare, a scrivere, a credere in Dio. Sotto la sua guida i suoi soldati erano diventati dei maestri, ingegneri, muratori, istruttori. I nativi non erano più nemici, ardevano dal desiderio di collaborare con l'impero,  pensavano che ci fossero altri  come il colonnello Manuel e i suoi soldati. Ma si sbagliavano.
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I reggimenti allertati e mandati in soccorso penetrarono facilmente nei territori dei nativi pacificati e civilizzati e li sterminarono.
Manuel fu incarcerato. Quando, davanti al plotone d’esecuzione, gli fu chiesto quale fosse il suo ultimo desiderio lui, osservando con tristezza i morti, le rovine intorno, il presepio distrutto all'angolo del piazzale, con un sorriso sprezzante si staccò le spalline da colonnello  e le gettò scuotendo il capo come a dire: Tanto è inutile che ve lo dica. Procedete. Come pupazzi caricati a molla.
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Che bel finale, Alberto. Questo racconto sarebbe la storia al contrario del genere umano e delle sue pazze voglie di potere e di dominare. Mi fai pensare ai conquistadores semmai fosse andata in quel modo. Se al posto dei vari Cortes e Pizzarro (ma non solo) ci fossero stati tanti uomini come Manuel. Poi pensiamo ai nostri romani, agli inglesi, al mondo occidentale. Già vedo un mondo meraviglioso, terre come l'Africa, l'America latina, abitate da popoli floridi che contribuiscono a mantenere la pace e il benessere nel sistema globale. Un occidente che sarebbe stato un bravo maestro e alleato di tutti i popoli del mondo. Ma è solo un nostro sogno. Una occasione mancata. Una utopia di noi sognatori. A parte tutto questo, credo che @Poeta Zaza abbia espresso giustamente un pensiero condivisibile, parlando che l'uomo non è tutto male, ma neanche bene. Io che ho coniato il "principio percentualistico del bene e del male" tanto caro persino al Messia, credo che, evidenza a cui bisogna inchinarsi, purtroppo la forza del male ha tale potenza da alienare quel minimo, a volte forte, senso di giustizia che sta dentro di noi. Ciao e Buon anno, sperando che la nostra disillusione mai ci abbandoni! meglio stare in campana! 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Poeta Zaza
Poeta Zaza wrote: Wed Jan 01, 2025 9:42 pmAlberto, spiegami perché l'uomo non dice come si chiama al bambino. Non me lo spiego.
Beh, ho iniziato la risposta dell’uomo misterioso mettendo dei puntini di sospensione, come se potesse aver detto qualcosa prima, ma ho lasciato incerto, non volevo dare un nome all’uomo, che non è comunque un uomo qualsiasi.
Esseri superiori che si sono palesati agli uomini non sempre hanno ritenuto opportuno palesarsi apertamente.
Dio lo fece con Mosè, c’era un motivo, ma Giacobbe lottò con un uomo sconosciuto, forse un angelo, senza sapere che aveva lottato con Dio.
Poeta Zaza wrote: Wed Jan 01, 2025 9:42 pmLa perfezione del tutto mi pare esagerata. E anche il fatto che tra i soldati non ci fossero lavativi incalliti o invidiosi tali da mettergli i bastoni tra le ruote. Nemmeno cinque o sei?
Giusta osservazione. Avevo bisogno di più spazio per spiegare approfonditamente come la cosa meritava, secondo me.
In ogni situazione degradata se compare un leader tutto cambia. Hai presente quei film western dove lo sceriffo solitario e onesto che deve compiere una missione e ha bisogno di uomini, nomina a forza vicesceriffi che sono i peggiori elementi della cittadina? E che poi saranno proprio loro ad aiutarlo senza tradirlo, combattendo anche contro i loro vecchi amici? Intendevo qualcosa del genere, fa parte della natura umana questo comportamento.
Poeta Zaza wrote: Wed Jan 01, 2025 9:42 pmUn'altra eccezionalità del Nostro che mi pare fuori dalle righe. Nessuno può essere così perfetto in tutto quello che fa.
È possibile, credimi. Ho conosciuto qualcuno del genere e io ero quasi come lui. Non c’è niente di straordinario, si tratta di svariate tecniche per memorizzare, ma bisogna esercitarsi a lungo e con costanza per poter applicare questi metodi antichissimi. Ricalcano i loci ciceroniani, hai presente?
Da ragazzino mi divertivo a stupire i miei compagni che mi scrivevano cento nomi a casaccio (ma potevano anche essere mille e più, non c’è limite). Io, dopo averli letti sapevo ripeterli dal primo all’ultimo, dall’ultimo al primo e in ordine numerico casuale.
Da militare ricordavo tutti i numeri di targa delle macchine militari e civili che passavano davanti alla porta carraia dove svolgevo il servizio e li trascrivevo con comodo mentre mi riposavo. E così via per svariate applicazioni. Niente di straordinario, solo tecnica e applicazione. È un ottimo sistema per memorizzare vocaboli e verbi più usati di una lingua straniera, l’ho usato anche per l’arabo. Sono capace di farlo ancora, se mi ci metto, ma non mi interessa più.
Poeta Zaza wrote: Wed Jan 01, 2025 9:42 pmTriste racconto, con finale del tutto all'opposto delle premesse...
Scritto benissimo, però... @Alberto Tosciri , secondo me sbagli nella tua convizione personale, oggi trasposta di fatto in un racconto-tipo, che, su due fronti, il bene sia tutto da una parte e il male sia tutto dall'altro.
Ogni individuo ha quote di bene e quote di male, ha pecche sull'animo e slanci altruistici. 
Ecco, non devi pontificare troppo, se ti interessa il mio parere da amica di penna.  :)
Difficile che io scriva qualcosa di allegro, per quanto l’abbia pure fatto nel WD.
Nel passato ho forse “pontificato” come dici, ma non ho mai preteso che quello che dicevo fosse la verità assoluta. Era la mia verità, quella conforme alla mia natura, nella quale io volevo vivere e credere e non volevo cambiarla con le verità degli altri. Esprimevo il mio pensiero. Tutto qui.
Io non ho da dire o insegnare niente a nessuno.
Accetto sempre volentieri il tuo parere e i tuoi consigli e ti ringrazio. :)
Poeta Zaza wrote: Wed Jan 01, 2025 9:42 pmMai più avrei immaginato di leggere questa storia, dopo averne scorto l'incipit che copio sotto: 
Non sono capace di scrivere una zuccherosa storia di Natale, ma volendo potrei impegnarmi, ricordando un’epoca in cui ero felice. Da ogni incipit che è stato messo si possono ricavare almeno cento storie diverse, Se poi variamo i punti di osservazione dei personaggi, le storie aumentano.
Grazie del commento  :)


Ciao @bestseller2020
bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pmTi è capitato un incipit particolare, a mio parere. Vediamo cosa ne tiri fuori.
Come ho detto a @Poeta Zaza , un qualunque incipit non sarebbe stato un problema per me.
bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pmQuesta appare una variante al "Uomo meccanismo" come "Uomo dentro all'ingranaggio", sottile differenza...
Sottile, ma con infiniti rimandi. Pensa a Tempi Moderni di Chaplin.

bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pme a un certo punto non riescono più a muoversi da soli: hanno bisogno di qualcuno che gli giri la chiavetta per continuare a camminare, fare delle cose, pensare. Se nessuno li carica non si muovono, non fanno niente. Nemmeno spostano una sedia per passare se non glielo dice un altro di farlo, ci inciampano sopra e cadono.
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In questa prima parte ci vedo il grande insegnamento di Eric Fromm, in "Fuga dalla libertà"
Ci ho pensato. L’uomo è sempre solo, ha paura, ha bisogno di un sostegno. Possono essere altri uomini, forme di potere, religioni. Il tutto addormenta la paura del mondo, ma talvolta non è sufficiente nemmeno questo per tutti. Prima o poi qualcuno si risveglia.
bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pmMa nella scuola entrò quasi subito in contrasto su come veniva data l’istruzione, come se fosse un dogma sia sacro che laico, unico e indiscutibile. E lui voleva invece porre domande, discutere, controribattere.
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Ecco le incognite dell'insegnamento. Dogmi su dogmi. Però non è dappertutto così. 

Bisogna avere paura dei dogmi mielosi travestiti da libertà spirituale.

bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pmCapitò da un commissario che, intuendo che non proveniva dal mondo dei ladri, gli pose due alternative: finire in galera, dove si sarebbe perso per sempre, o arruolarsi nell’esercito imperiale, dove avrebbe avuto qualche possibilità di vivere meglio. Manuel guardò quell’uomo dall’aspetto gioviale per quanto severo e se lo immaginò placido a casa sua sotto l’albero di Natale, con sua moglie e i suoi bambini. Per un attimo lo invidiò mentre firmava il modulo di arruolamento.
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Con queste parti in neretto ti segnalo questo dubbio: in che epoca ci troviamo? Va bene che la storia appare avvolta da un'aurea fantastica, però l'istituzione dei "Commissariati" appare di epoca recente, in contrasto con quella più retrograda degli Imperi.
Mi aspettavo questa domanda. È un’epoca di fantasia, una sorta di proseguimento del mondo latino, anche con influenze recenti circa le cariche. Non ho potuto approfondire, sono rimasto sul generico.
bestseller2020 wrote: Thu Jan 02, 2025 12:39 pmMi fai pensare ai conquistadores semmai fosse andata in quel modo. Se al posto dei vari Cortes e Pizzarro (ma non solo) ci fossero stati tanti uomini come Manuel. Poi pensiamo ai nostri romani, agli inglesi, al mondo occidentale. Già vedo un mondo meraviglioso, terre come l'Africa, l'America latina, abitate da popoli floridi che contribuiscono a mantenere la pace e il benessere nel sistema globale. Un occidente che sarebbe stato un bravo maestro e alleato di tutti i popoli del mondo. Ma è solo un nostro sogno. Una occasione mancata. Una utopia di noi sognatori. A parte tutto questo, credo che @Poeta Zaza abbia espresso giustamente un pensiero condivisibile, parlando che l'uomo non è tutto male, ma neanche bene. Io che ho coniato il "principio percentualistico del bene e del male" tanto caro persino al Messia, credo che, evidenza a cui bisogna inchinarsi, purtroppo la forza del male ha tale potenza da alienare quel minimo, a volte forte, senso di giustizia che sta dentro di noi. Ciao e Buon anno, sperando che la nostra disillusione mai ci abbandoni! meglio stare in campana! 
Sì, anche ai Conquistadores. Grazie a loro e alla distruzione e al saccheggio di civiltà che hanno perpetuato nelle Americhe (in compagnia di altri), la nostra civiltà è rimasta indietro nel progresso di almeno cinquecento anni.
Condivido sull’utopia di noi sognatori. E visionari.
Interessante il tuo principio percentualistico del bene e del male. Mi ricorda alcuni pensieri di S.Agostino e di Martin Luther. Per non parlare di Calvino.
Non vale la pena darsi troppo da fare da una parte o dall’altra, visto come vanno le cose nel mondo. Alla fine tutti, buoni, pseudo buoni e cattivi stanno tutti bene.
Propendo per un sano isolazionismo.
Grazie del commento  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

5
Mi risulta difficile un commento perché c’è una frattura fra in dialogo iniziale e il resto. Il dialogo è ben scritto con l’unico difetto dell’eccessiva tesi pedagogica esplicitata (per me non è un difetto da poco), mentre tutto il resto (due terzi) è una lunga serie di asserti sul fatto che è successo così e poi cosà, e il protagonista ha fatto questo e poi quello. Infilare, uno dietro l’altro, questi asserti, deprime il ritmo necessario a un racconto, alla lunga diventa noioso, non consente di disegnare uno spessore dei personaggi, utile per creare empatia nel lettore. Non c’è drammaticità, non si arriva mai a un climax, perché non c’è alcuna parte drammatica, descrittiva, dialogica… Solo una sequenza di questo e quello durante il quale ci viene detto che il protagonista esegue azioni mirabolanti, costruisce, organizza, fa e disfà in maniera quasi sovrannaturale. C’è poi da dire che in alcuni tratti si palesano ingenuità, elementi didascalici, elementi accessori non necessari. La tesi di fondo (i potenti sono stronzi) è troppo esplicita. Fior di letteratura del Novecento italiano è stata molto politicizzata senza il bisogno di essere così esplicita. Finale piatto e senza sorprese.

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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@Alberto Tosciri , anch'io come @bezzicante ho trovato buona la prima parte, ma lunga e priva di veri scatti narrativi la seconda. Pur apprezzando il finale, il tuo racconto non mi ha raggiunto come lettore. Inoltre, tutta la bravura e l'impeccabilità del tuo personaggio, quasi da psicopatico, risulta eccessivamente irreale. In sintesi trovo il racconto scollato e troppo raccontato. 
Perdonami, ciao e alla prossima.
Auguri di buon anno.

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @bezzicante

Non posso che darti pienamente ragione e ti ringrazio per avermi fatto notare tutte le pecche, innumerevoli.
bezzicante wrote: Fri Jan 03, 2025 12:48 pmIl dialogo è ben scritto con l’unico difetto dell’eccessiva tesi pedagogica esplicitata (per me non è un difetto da poco), mentre tutto il resto (due terzi) è una lunga serie di asserti sul fatto che è successo così e poi cosà, e il protagonista ha fatto questo e poi quello. Infilare, uno dietro l’altro, questi asserti, deprime il ritmo necessario a un racconto, alla lunga diventa noioso, non consente di disegnare uno spessore dei personaggi, utile per creare empatia nel lettore.
Sì, lo riconosco. Mi sono ispirato a Pinocchio, dimenticando che è passato del tempo da come si pensava allora. Il burattino veniva continuamente redarguito dal padre, dalla fata, dal grillo parlante che a vivere secondo i suoi intenti, seguendo i vari Lucignoli, sarebbe finito in galera o all’ospedale.
Oggi invece personaggi così cavalcano l’onda del successo e fanno un sacco di soldi.
bezzicante wrote: Fri Jan 03, 2025 12:48 pmuna sequenza di questo e quello durante il quale ci viene detto che il protagonista esegue azioni mirabolanti, costruisce, organizza, fa e disfà in maniera quasi sovrannaturale.
Vero, vero. Avrei dovuto descrivere l’interiorità dei personaggi e anche l’ambientazione. Spesso l’ho fatto, non ora.
bezzicante wrote: Fri Jan 03, 2025 12:48 pmingenuità, elementi didascalici, elementi accessori non necessari.
Sì. Mi piace dilungarmi in spiegazioni non necessarie.
Amo il minimalismo ma non sempre, ne faccio ammenda.
bezzicante wrote: Fri Jan 03, 2025 12:48 pmLa tesi di fondo (i potenti sono stronzi) è troppo esplicita. Fior di letteratura del Novecento italiano è stata molto politicizzata senza il bisogno di essere così esplicita.
Questo un tempo lo dicevo anche più chiaro in passato, con altre parole, e nei potenti ci mettevo anche i morti di fame che riuscivano ad andare al potere e affamavano la povera gente.  Questo non piaceva a qualcuno e corroborava ancora di più le mie sensazioni sulla società. Poi ho smesso di dirlo apertamente perché mi davano del reazionario e qualcuno mi segnalava. La società è un gregge e non alza mai la testa, ( cit. titolo romanzo:  Il gregge alza la testa, di John Brunner)
Comunque anche senza essere potenti molti uomini si avvicinano  alla tua definizione.
bezzicante wrote: Fri Jan 03, 2025 12:48 pmFinale piatto e senza sorprese.
Un’epopea di una fantastica inutilità. La storia della mia vita.
Ti ringrazio @bezzicante mi hai dato tanti spunti su cui riflettere e approfondire.


Ciao @Adel J. Pellitteri

Come anche detto a @bezzicante concordo con il tuo giudizio.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Jan 03, 2025 3:59 pmInoltre, tutta la bravura e l'impeccabilità del tuo personaggio, quasi da psicopatico,
Eppure gli psicologi militari mi hanno sempre detto che nonostante tutto quello che avevo passato potevo vivere, avevo il diritto di vivere nella società civile, un giorno. Forse sbagliavano e non me ne sono accorto...
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Jan 03, 2025 3:59 pmrisulta eccessivamente irreale.
Se parli della facilità nel ricordare qui ti contraddico, perché so bene di cosa sto parlando…
Fin da quando lessi da ragazzino i metodi che usava Cicerone per memorizzare le sue arringhe (che non leggeva mai, ricordava a memoria, utilizzando i "famosi" (ma non conosciuti da tutti) “loci ciceroniani) ho voluto approfondire per conto mio nel tempo. Ricordare una sequenza lunga quanto vuoi di nomi o numeri, anche in ordine sparso, per me è sempre stata una passeggiata utilizzando quei metodi e innumerevoli altri a compendio.
Però non s’imparano i metodi dall’oggi al domani. Ci vuole costanza, dedizione, esercizio.
Oggi sono arrugginito. Ho lasciato perdere, come molti altri bei sogni della gioventù.

Se parli dell’organizzazione e del lavoro logistico… a parte l’aiuto ai nativi di terre ostili che non ho mai fatto, di tutto il resto ho esperienza del mio passato, non sto a farti un elenco di tutto che sarebbe oltremodo noioso. Quello che sembra irreale oggi un tempo era la norma e non solo nella vita militare.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Jan 03, 2025 3:59 pmIn sintesi trovo il racconto scollato e troppo raccontato. 
Questo sì. Mi sarebbe piaciuto scrivere un romanzo breve per metterci dentro molto di più.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Jan 03, 2025 3:59 pmPerdonami, ciao e alla prossima.
Ma scherzi? Il tuo come gli altri giudizi, anche negativi, sono per me fonte di apprendimento continuo. Altrimenti non parteciperei a questi contest.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Jan 03, 2025 3:59 pmAuguri di buon anno.
Auguri di buon anno anche a te.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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  wrote:Alberto Tosciri
Il cielo si rischiarò all’improvviso e le stelle nella volta celeste si spensero a una a una. Mentre si aprivano le imposte della taverna, il lattaio transitò con il suo carretto tirato da una coppia di asini e rivolse un saluto al fabbro, già impegnato nella sua fucina.
Maria si chinò sulla mangiatoia e Gesù sollevò il capo verso di lei. A Manuel sfuggì un “Oh” di meraviglia; era la prima volta che vedeva un presepio meccanico.
Lo volevo io questo! Acc… Che sfortuna!
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pm domandò Manuel a un uomo che stava seduto nei paraggi riparando una statuina.
Domandò all'uomo che stava riparando…No ce ne sono tanti, credo, di uomini che stanno svolgendo quell'azione.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmdisse facendogli vedere una statuina aperta di dietro
La forma più corretta e chiara, se posso consigliarti sarebbe: gli fece vedere. I gerundi non mi piacciono. Lo avevo già detto? Una millantina di volte, mi sa. :sorrisoidiota: 
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmGli uomini nascono senza ruote dentate e meccanismi, camminano, fanno delle cose, pensano da soli e molti vivono così per sempre e sono felici  perché fanno quello che vogliono. Altri, durante la loro vita, si mettono dentro da soli tante ruote dentate, grandi e piccole un poco alla volta, e a un certo punto non riescono più a muoversi da soli: hanno bisogno di qualcuno che gli giri la chiavetta per continuare a camminare, fare delle cose, pensare. Se nessuno li carica non si muovono, non fanno niente. Nemmeno spostano una sedia per passare se non glielo dice un altro di farlo, ci inciampano sopra e cadono.
  Una bella lezione, Alberto, in una favola ci sta, però le favole devono piacere ai bambini e le lezioni si sa, ai bambini non piacciono per niente.
La storia è molto bella, ogni aspetto della favola vive in se stessa, nel testo, ma la comunicazione e la condivisione ideale del messaggio manca un pochino di coerenza.
Esistono le metafore, le azioni anche burrascose e al limite della realtà per insegnare qualcosa ai bambini.
Se la tua storia avesse visto cadere e poi rialzarsi il protagonista più e più volte, imparando dai propri errori, alla fine ci sarebbe dispiaciuto per lui, invece no, io almeno ho pensato che sì, Manuel era sicuramente eccezionale ma alla fine sembrava solo voler dimostrare a se stesso quel che valeva.
Bisogna viverci con quelli che si lasciano mettere le rotelle, per capire.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmPassarono altri anni. Un giorno, ormai diventato colonnello, per toglierselo di mezzo perché c’era il serio rischio che diventasse generale e poi capo di stato
   Ecco di cosa parlo, chi empatizza con uno che vince sempre? Perfino i suoi colleghi non vedono l'ora di toglierlo di mezzo.
Un bambino potrebbe ammirare la sua intelligenza, ma non la sua finzione di mettersi le ruote apposta e fregare tutti.
Io ho capito benissimo il messaggio e sono d'accordo con te, molta gente va in giro con le rotelle, alcuni consapevoli, altri meno, da adulti si può cambiare fare scelte diverse ma come lo spieghi ai bambini? Coi bambini le cose sono molto diverse.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmQuando lo risalirono non furono attaccati dai nativi, anzi:  trovarono cittadine e paesi, non capanne come si aspettavano. Entrarono nelle piazze e si stupirono, essendo il periodo di Natale, di trovare dappertutto alberi decorati con frutti, pani e statuette,  piccoli presepi con rudimentali congegni che muovevano i personaggi. Venivano accolti ovunque festosamente. L’esercito chiese di parlare con il loro capo e gli dissero che era un re, il colonnello Manuel. Non aveva combattuto contro nessuno, aveva messo a disposizione dei nativi le sue attrezzature  insegnando loro a costruire case, sistemi fognari, dighe, serbatoi per l’acqua. Aveva insegnato a coltivare, a scrivere, a credere in Dio. Sotto la sua guida i suoi soldati erano diventati dei maestri, ingegneri, muratori, istruttori. I nativi non erano più nemici, ardevano dal desiderio di collaborare con l'impero,  pensavano che ci fossero altri  come il colonnello Manuel e i suoi soldati. Ma si sbagliavano.
I reggimenti allertati e mandati in soccorso penetrarono facilmente nei territori dei nativi pacificati e civilizzati e li sterminarono.
Manuel fu incarcerato.
Quando, davanti al plotone d’esecuzione, gli fu chiesto quale fosse il suo ultimo desiderio lui, osservando con tristezza i morti, le rovine intorno, il presepio distrutto all'angolo del piazzale, con un sorriso sprezzante si staccò le spalline da colonnello  e le gettò scuotendo il capo come a dire: Tanto è inutile che ve lo dica. Procedete. Come pupazzi caricati a molla.
E infatti i nativi vengono sterminati, come bambini non istruiti, bambini che non hanno capito del tutto il messaggio che Manuel gli aveva voluto portare, o che Manuel non ha saputo spiegare.
Ai bambini puoi dare spunti, ma devono arrivarci da soli, fare sbagli, cadere, sbagliare ancora e cadere di nuovo. 
Devi scusarmi, ma il fatto che gli hai fatto conquistare, sia pure pacificamente, i nativi mi ha fatto pensare davvero molto.
Cosa si vuole insegnare davvero in questa storia? Tu forse volevi che arrivasse il messaggio: pensate con la testa, informatevi, siate curiosi e ribelli, non accontentatevi di quello che vi raccontano, eviscerate le notizie, non fermatevi alle apparenze… Ma io non ho amato Manuel dall'inizio, quelli come lui finiscono male se non conoscono i propri limiti.
Uno per tutti, Il Che: ha combattuto, ha studiato, ha portato le sue idee, ha costruito scuole, ha sbagliato e si è rialzato ma alla fine lo hanno ammazzato. Tutto bellissimo ma perché non si fermano prima quelli così? Quelli come Manuel e il Che... Io credo di saperlo, ma non lo dico qui.

Scusami, stavolta la digressione macigno l'ho fatta io. Il fatto è che tu scrivi cose davvero profonde dove la discussione sana e costruttiva è d'obbligo. Chiedo scusa ancora e mi defilo.

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Albascura
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmLo volevo io questo! Acc… Che sfortuna!
Qualunque incipit va bene per iniziare una storia; è solo un’impalcatura su cui lavorare, sei tu che devi scolpire la statua, dipingere una tela.

Ho trovato giuste le tue notazioni e non chiedermi se puoi consigliarmi: devi consigliarmi. Non pensare che io sia chissà cosa.
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmUna bella lezione, Alberto, in una favola ci sta, però le favole devono piacere ai bambini e le lezioni si sa, ai bambini non piacciono per niente.
Sì, anche questo è vero, le lezioni non sempre piacciono ai bambini. Al limite Manuel ha dimostrato curiosità per il sistema delle ruote dentate rapportate al movimento, al pensiero degli uomini veri.
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pm
   Ecco di cosa parlo, chi empatizza con uno che vince sempre? Perfino i suoi colleghi non vedono l'ora di toglierlo di mezzo.
Un bambino potrebbe ammirare la sua intelligenza, ma non la sua finzione di mettersi le ruote apposta e fregare tutti.
Io ho capito benissimo il messaggio e sono d'accordo con te, molta gente va in giro con le rotelle, alcuni consapevoli, altri meno, da adulti si può cambiare fare scelte diverse ma come lo spieghi ai bambini? Coi bambini le cose sono molto diverse.
Vero. Non si empatizza con uno che vince sempre. Se lo si fa è solo per ricavarne un tornaconto.
Ai bambini non è facile spiegare, specie se chi spiega ha dimenticato di essere stato un bambino anche lui.

Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmE infatti i nativi vengono sterminati, come bambini non istruiti, bambini che non hanno capito del tutto il messaggio che Manuel gli aveva voluto portare, o che Manuel non ha saputo spiegare.
Non ho potuto approfondire in poco spazio, sarebbe bello avere il dono di una sintesi estrema ma la sintesi spesso tralascia gli antefatti e questi sono necessari.

Poiché nei personaggi che “libero” nei racconti ci metto anche qualcosa del mio carattere, posso dirti che a Manuel non interessa primeggiare, insegnare qualcosa o avere discepoli. Quando nella sua vita vede qualcosa che a suo giudizio funziona male, cerca di “aggiustarla”, senza tornaconti e anzi, andando anche in perdita.

Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmCosa si vuole insegnare davvero in questa storia? Tu forse volevi che arrivasse il messaggio: pensate con la testa, informatevi, siate curiosi e ribelli, non accontentatevi di quello che vi raccontano, eviscerate le notizie, non fermatevi alle apparenze…
Nessun insegnamento, è solo un modo di vivere, di stare al mondo, di fare qualcosa. C’è chi conquista nazioni e popoli depredando e uccidendo, c’è chi non ha interesse a farlo, come Manuel, che vuole essere d’aiuto, ma senza prevaricazioni, senza ambizioni di guadagno. Perdendo anche. Per questo comportamento ci dovrebbe essere un motivo, un nome, ma io non lo conosco; forse solo la soddisfazione di aver aiutato qualcuno a stare meglio.

Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmMa io non ho amato Manuel dall'inizio, quelli come lui finiscono male se non conoscono i propri limiti.
Uno per tutti, Il Che: ha combattuto, ha studiato, ha portato le sue idee, ha costruito scuole, ha sbagliato e si è rialzato ma alla fine lo hanno ammazzato. Tutto bellissimo ma perché non si fermano prima quelli così? 
L’esempio che fai del Che può andare, è stata un’epopea assieme a Fidel, come potrebbero andare anche altri uomini che hanno imposto, con la forza, le loro idee di società e chi non le accoglieva a braccia aperte non finiva bene.
Ho paura di fare dei torti o dire cose che non piacciono; giusto per non fare torti alle sensibilità di nessuno fra questi personaggi potrei metterci Cesare, Attila, Napoleone, Mussolini, Hitler, Mao, Stalin, Lenin…

Manuel a confronto è un poveretto, non ha nessun potere né velleità, nessuna aspirazione, solo capacità tecniche che ha coltivato meglio di altri, come un artigiano che fabbrica opere di buona fattura.
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmIl Che: ha combattuto, ha studiato, ha portato le sue idee, ha costruito scuole, ha sbagliato e si è rialzato ma alla fine lo hanno ammazzato. Tutto bellissimo ma perché non si fermano prima quelli così? Quelli come Manuel e il Che... Io credo di saperlo, ma non lo dico qui.
Un detestabile proverbio italiano dice che per certa gente comandare è meglio che fare altre cose...
Ecco perché certa gente non si ferma prima. In questa gente che non si ferma  ci metto gli affamatori di popolo e  coloro che abbattono gli affamatori di popolo.
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmMa io non ho amato Manuel dall'inizio, quelli come lui finiscono male se non conoscono i propri limiti.
Certo: un uomo così non si può amare
Albascura wrote: Sat Jan 04, 2025 8:25 pmScusami, stavolta la digressione macigno l'ho fatta io. Il fatto è che tu scrivi cose davvero profonde dove la discussione sana e costruttiva è d'obbligo. Chiedo scusa ancora e mi defilo.
Oh... ma in un sito di scrittura le digressioni sull'argomento dovrebbero essere di casa...

Per la "profondità" ti ringrazio, ma non credo di avere questa capacità, nemmeno questa ambizione a dire il vero, che porterebbe troppe responsabilità e si finisce per sbagliare. La mia è solo una certa consapevolezza delle difficoltà del vivere, e ci sono tante difficoltà, tanti dolori che si sono affrontati e che si presentano.
Dicono che i dolori bisogna superarli. Facile a dirsi.
Io non ho mai superato niente. L’unica cura che seguo è camminare per chilometri in riva al mare d’inverno.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmL’unica cura che seguo è camminare per chilometri in riva al mare d’inverno.
Che grande fortuna! Io devo fare almeno 41/42 chilometri in macchina, solo per vederlo. Poi d'inverno pure pure, ma d'estate lascio stare!
Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmNon ho potuto approfondire in poco spazio, sarebbe bello avere il dono di una sintesi estrema ma la sintesi spesso tralascia gli antefatti e questi sono necessar
 Immagino e comprendo, scrivere con il limite dei caratteri richiede sempre qualche sacrificio di una buona parte delle idee che ci vengono in mente.
Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmNessun insegnamento, è solo un modo di vivere, di stare al mondo, di fare qualcosa. C’è chi conquista nazioni e popoli depredando e uccidendo, c’è chi non ha interesse a farlo, come Manuel, che vuole essere d’aiuto, ma senza prevaricazioni, senza ambizioni di guadagno. Perdendo anche. Per questo comportamento ci dovrebbe essere un motivo, un nome, ma io non lo conosco; forse solo la soddisfazione di aver aiutato qualcuno a stare meglio.
Come non essere d'accordo con te? Però leggendo a me il tuo pensiero è arrivato distorto. Colpa mia, forse ho dei pregiudizi.
Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmHo paura di fare dei torti o dire cose che non piacciono; giusto per non fare torti alle sensibilità di nessuno fra questi personaggi potrei metterci Cesare, Attila, Napoleone, Mussolini, Hitler, Mao, Stalin, Lenin…
 Quelli che citi, secondo me, non fanno al caso. Che Guevara e Manuel fanno parte di quelli che si spingono oltre cercando di imporre buone idee senza riconoscere i propri limiti. Loro tentano di rimodellare la realtà secondo il loro ideale a dispetto di una realtà che non potrà mai cambiare, almeno non nel in cui hanno cercato di farlo. Ce ne sono di famosi e famose ma non li cito. Potrei davvero fare torti alla sensibilità di qualcuno.
Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmIn questa gente che non si ferma  ci metto gli affamatori di popolo e  coloro che abbattono gli affamatori di popolo.
Questi non si fermeranno mai, ma non sono in buona fede e presi dal delirio di fare del bene.
Alberto Tosciri wrote: Sun Jan 05, 2025 1:44 pmPoiché nei personaggi che “libero” nei racconti ci metto anche qualcosa del mio carattere, posso dirti che a Manuel non interessa primeggiare, insegnare qualcosa o avere discepoli. Quando nella sua vita vede qualcosa che a suo giudizio funziona male, cerca di “aggiustarla”, senza tornaconti e anzi, andando anche in perdita.
 Infatti perde la vita. È questo il limite che certe bravissime persone non dovrebbero superare. E non perderci, nell'essere come Manuel o il Che. Dare anche meno, ammettere che oltre non si può andare e lasciare gli altri sbagliare, sbattere la testa sui propri errori per poter imparare. 

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Alberto Tosciri piacere di risentirti.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pm─ Vedi ─ disse facendogli vedere una statuina aperta di dietro ─ Bastano alcuni giri di chiavetta sulle spalle e all’interno girano queste ruote  dentate grandi, che fanno girare le piccole, che spostano le levette, muovono le funicelle collegate alle braccia, alle gambe, alle teste e i personaggi si muovono. Ti piace?
Sei pratico di presepi meccanici? Anche a me hanno sempre affascinato. Da come lo descrivi sembra una carica come quella di vecchi giochi che facevano muovere figure di latta. Poi però bisogna ricaricarla ogni volta quando finisce?

La prima parte la trovo la più intrigante. Una sorta di parabola sull'uomo, sulla sua coscienza, sull'agire o non agire nel mondo. Un maestro che spiega la vita a un bambino. L'idea è interessante. Poi il discorso sulla famiglia, i genitori, il comportamento, mi è sembrato meno di largo respiro, un po' più rigido. Credo sia molto labile la soglia di definizione di un padre buono e di uno meno buono. Ma entriamo in un tunnel profondo.
La parte dell'esperienza nell'esercito forse si dilunga senza mostrare particolari evoluzioni simboliche. Il concetto è chiaro fin dalle prime battute. Ma immagino che da conoscitore della materia hai voluto dare una resoconto dettagliato dei passaggi. Che comunque leggo sempre con interesse.
Il finale è senza speranza. Il messaggio che trasmetti non è edificante. Pur con tutta la buona volontà dell'individuo nel trovare armonia, solidarietà, cooperazione, alla fine andrà a sbattere contro chi ha tutt'altri interessi. Non so perché ma mi è venuta in mente un'intervista a re Umberto II di Savoia. Uno pensa alla vita da re sfarzosa e di lusso. Invece sentendolo mi è venuta una gran tristezza. La sua giornata era scandita come quelle di un convento di clausura. Le stesse cose, rituali si ripetevano tutti i giorni a ore diverse senza la possibilità di fare altro. Solo andare al bar a prendere un caffè, per dire la cosa più stupida.
Ma se vogliamo trovare anche un messaggio positivo è proprio nell'esperienza pur breve che Manuel è riuscito a trasmettere con i nativi. Considerata la relatività del tempo possono bastare anche solo pochi attimi di vita vissuti al pieno delle possibilità per riscattare un'intera vita di sofferenze e soprusi.
A presto

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Kasimiro , è un piacere anche per me risentirti.

Kasimiro wrote: Mon Jan 06, 2025 6:27 pmSei pratico di presepi meccanici? Anche a me hanno sempre affascinato. Da come lo descrivi sembra una carica come quella di vecchi giochi che facevano muovere figure di latta. Poi però bisogna ricaricarla ogni volta quando finisce?
A dire il vero non sono pratico, però piacciono anche a me. Ho visto dei documentari, letto qualcosa. Io ho immaginato fosse possibile andare oltre, con statuette di legno cave all’interno con delle ruote dentate e marchingegni a carica manuale che le facessero muovere per un certo tempo, permettendo loro di fare determinati movimenti fino ad esaurimento della carica.

Hai ragione sulla seconda parte del racconto, il dilungarsi dell’uomo in una sorta di moralismo non è molto consono a una fiaba, è rigido, didattico.
Idem per l’esperienza di Manuel nell’esercito dove pure adattandosi alla perfezione cercava comunque di seguire il suo istinto di brava persona che pur eseguendo gli ordini, adeguandosi,  non era un “cieco esecutore di ordini”, non si adagiava o copriva le spalle con essi ma si faceva carico delle sue  idee e delle sue azioni. Fino a pagarne le estreme conseguenze.
L’apoteosi di Manuel è la sua esperienza con i nativi, considerata mera ribellione dall’esercito.
Un po’ come il colonnello Kurtz – Marlon Brando nel film Apocalypse Now.
Epopea dei nativi, in entrambi i casi, assolutamente fantastica. Sarebbe bello scriverne ancora.

A risentirci
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Quando ha inziato a risalire il fiume ho penato a un misto fra Fitzcarraldo e Apoclipse Now...
Peró la fine mi ha ammazzato, speravo che almeno reincontrasse l'uomo senza nome.

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Almissima wrote: Tue Jan 07, 2025 8:21 pmQuando ha inziato a risalire il fiume ho penato a un misto fra Fitzcarraldo e Apoclipse Now...
Peró la fine mi ha ammazzato, speravo che almeno reincontrasse l'uomo senza nome.
Fitzcarraldo... non è un film: è un epopea, un capolavoro, come Apocalipse Now...
Non sarebbe stato male nel mio piccolo racconto che Manuel reincontrasse l'uomo senza nome... se riscrivo il tutto sotto forma di romanzo (...) potrebbe accadere 
Kasimiro wrote: Tue Jan 07, 2025 8:44 pm
Avevo proprio pensato anch'io alla stessa cosa. Fantastico film!
Ogni volta che  rivedo  Apocalipse Now ci trovo sempre cose nuove...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @Alberto Tosciri 
come sempre, ho letto con gran piacere la tua storia.
Alberto Tosciri wrote: Wed Jan 01, 2025 8:27 pmPassarono altri anni. Un giorno, ormai diventato colonnello, per toglierselo di mezzo perché c’era il serio rischio che diventasse generale e poi capo di stato maggiore, gli assegnarono il compito di risalire il corso inesplorato del fiume a Sud dell’impero per sgominare i nativi ostili che non volevano assoggettarsi.
Un generale o un capo di stato maggiore dotato di buonsenso e cuore! Giammai… ma il tuo Manuel è duro e puro dall’inizio alla fine riesce sempre a fare il bene e portare pace anziché guerra e sterminio. Ma questo non servirà a salvarlo dagli “uomini caricati a molla” che obbediscono senza porsi domande e senza dimostrare empatia o umanità. Una “favola”  che non trova un lieto fine e che, col finale, riporta tutto a una dimensione reale. Come se, per il tempo della lettura ci si fosse davvero creduto alla possibilità che i “Manuel” potessero davvero esistere e poi arriva la doccia fredda e il risveglio dall’utopia. Oddio, per l’idea che mi sono fatta leggendo altri tuoi scritti, sono sicura che anche in questo caso ci sia qualche elemento (o più) autobiografico. Non si possono descrivere così bene certe situazioni se non si sono provate sulla propria pelle. 
Molto bella e suggestiva la descrizione iniziale che si aggancia ottimamente all’incipit.
Tanti cari auguri.

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @@Monica
grazie per le tue belle parole.
@Monica wrote: Wed Jan 08, 2025 5:09 pmcome sempre, ho letto con gran piacere la tua storia.
Quando mi dicono così, per me è come aver già vinto un'importante premio di letteratura.
@Monica wrote: Wed Jan 08, 2025 5:09 pmOddio, per l’idea che mi sono fatta leggendo altri tuoi scritti, sono sicura che anche in questo caso ci sia qualche elemento (o più) autobiografico. Non si possono descrivere così bene certe situazioni se non si sono provate sulla propria pelle. 
Si, qualcosa c'è, inserita in punta di piedi in vari episodi della vita di Manuel. A parte risalire il fiume dei nativi. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao, @Alberto Tosciri
Stavolta commentarti è più difficile del solito. Avevo pensato di rinunciare, ma poi l’ho vista coma una vigliaccata e quindi ci provo.
Premetto che, a mio parere, non si dovrebbe valutare un’opera per la consonanza con il contenuto, quanto piuttosto per l’efficacia del rapporto tra forma e sostanza.
Un’analisi tecnica dunque, invece che un giudizio di merito.
Sotto questo aspetto, il tuo racconto, al netto di refusi e pulci varie che ti hanno già fatto notare, e di cui ti sei accorto pure tu, procede in modo ondivago in cerca di un focus che giunge tardivo.
In apertura troviamo il dialogo col vecchio che propone come valore principe dell’esistenza la libertà di pensiero fondata sulla consapevolezza, cosa che il ragazzino fa subito sua.
Focus interessante e, da quel punto in poi, ci si aspetterebbe che Manuel approcci il mondo con occhio vivido, dato che non c’è consapevolezza senza conoscenza, e che da questa scaturisca poi la comprensione della meravigliosa complessità che palpita nell’universo.
Invece no. Quello che impegna Manuel con tutte le sue forze è sopravvivere al conflitto tra individualità e omologazione.
Altro focus interessante ma che, orfano del primo, se ne va per i fatti suoi col risultato di appiattire storia e personaggio nella mera sequenza di azioni ed eventi.
Eventi che trovano nel tragico epilogo il terzo e ultimo focus, probabilmente il più potente: la solitudine.
Ora, da quanto hai più volte affermato, è facile dedurre che ti identifichi profondamente con tali aspetti del vivere, che li abbia sperimentati dolorosamente sulla tua pelle. Questo ne spiega la persistenza nei tuoi racconti e nulla osta, non è questa la sede per discuterne, l’ho premesso all’inizio.
Tuttavia, nuclei tematici così complessi richiedono riflessione attenta, ma soprattutto scelte decise, che ne mettano in luce la profondità.
A maggior ragione se si lavora sotto il tetto dei sedicimila caratteri di un contest.
A rileggerti, caro Alberto 
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... ataccia-2/
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063556664392
https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [CN24] Come pupazzi caricati a molla

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Ciao @aladicorvo



Mi sto accorgendo che comincio a essere una discreta scocciatura come elemento da commentare. Dovrò rivedere i miei piani, anche qui. Ti do ragione, riconosco che hai ragione tu e anche altri che mi hanno commentato, oggi come in passato.
Sono uno che si lamenta sempre per il poco spazio concesso in termini di caratteri. Devo smetterla. Certo, in teoria chi sa scrivere sa creare un’opera anche in due righe; il problema è che bisogna saper scrivere, sintetizzare le proprie idee e io, oltre a non essere in grado, ho sempre rifiutato questo approccio minimalista in scrittura.
Sono testone, inutile che mi nasconda. Sono io che non funziono.
Il mio ideale di stile di racconto, di scrittura in genere, è Verga, Capuana, Pirandello, D’Annunzio, Buzzati, Pavese, Bufalino, Fenoglio, Sciascia, Silone, Pasolini… non faccio tutto l’elenco, ce ne sono moltissimi che ammiro e che anche adesso mi guardano attoniti dalla mia libreria e che considero irraggiungibili. Ammiro la loro composta lunghezza nello scrivere.
Non amo essere confinato.
Ok: ho fatto il mio solito show strappalacrime e cattura cuori. Mi limiterò in futuro.

Ritornando allo specifico: non sono capace, non amo, detesto tagliare il superfluo e anche l’essenziale. Preferisco aggiustarlo, perfezionarlo nei limiti del possibile ma non per ridurlo a una sciarada da Settimana Enigmistica, a cui sono affezionato tra l’altro.
Non amo giocare con le parole. Chiaramente nel mondo odierno questo non va bene, ma io non amo questo mondo e nemmeno il suo gioco.  Cerco di adattarmi per rientrare nei contest  per illudermi di far parte anche io di qualcosa, ma non ci riesco, mi scopro quasi sempre.
Gli esercizi vanno bene: 8000, 16.000, 40.000 caratteri. Ma sono esercizi, addestramenti che dovrebbero servire a volare, non a continuare a stare ventre a terra, anno dopo anno.

Al Liceo Artistico un mio vecchio professore mi diceva sempre che gli esercizi schematici, meccanici, le proporzioni geometriche per delineare le misure del volto umano, di una mano, di un piede, bisognava ripeterli infinite volte e, acquisita la comprensione di ogni tratto, librarsi nel rappresentare  al loro interno, far nascere un vero volto, una vera mano, un vero piede, con tutte le sue forme, ombre, profondità carnali e, nel caso del viso umano, rappresentare l’anima.
Non aveva senso ripetere come scolaretti, all’infinito, gli esercizi schematici, dopo bisognava andare oltre.

Per me un personaggio sulla carta non è un formato standard da confezionare. Conosco i vari dogmi di scuole e manuali di scrittura, ne ho frequentato un paio nel passato e poi studiato per conto mio. Conosco il viaggio dell’eroe e i suoi punti fissi, come caselli d’autostrada che bisogna passare. Io non ci voglio passare, esco dalle strade laterali, secondarie. Il mondo è più bello fuori del percorso autostradale. Non amo che il personaggio sia chiamato da un mentore, che abbia dubbi, che sia affiancato, che inizi il viaggio, incontri ostacoli, combatta, vinca, si illumini… non amo questo.
Amo chi comincia un percorso e strada facendo, capendo, magari cambia idea e ne intraprende un altro non calcolato, anche contrario, imprevedibile. Un uomo non è una macchina.

Il personaggio Manuel  non è un uomo perfetto, non ha le capacità né l’intenzione di migliorare il mondo. Ha buona memoria e volontà, certo è diverso dagli altri, ma non saprei dire se migliore o peggiore, si giudica a seconda del proprio sentire.
La sua vita è una sequenza di azioni e di eventi, senz’altro. Potevo approfondire, ma dovevo rientrare nella sciarada enigmistica calcolata. Difficile. Non impossibile ma per me difficile, penoso.
La vita di Manuel è di una fantastica ordinaria squallidità, un tantino eroica e deprimente, come la vita di Oblomov.
Potrei parlarne metaforicamente per ore, giorni, ma sintetizzando salta tutto ed emergono soltanto le varie cuspidi del ghiacciaio sommerso. Dovrebbero dare una vaga idea del personaggio, della storia, ma non sempre è possibile; almeno non per me.
Per ogni periodo di questo racconto, come anche di altri che ho scritto, ritengo, sono convinto, lo so, che si potevano trattare in capitoli. Mesi, anni di lavoro, ne valeva la pena, ne vale sempre la pena. Ma la vita non è eterna.
Non amo la sintesi, cerco di adattarmi, ma non sempre riesco.

Vedi: per me la scrittura potrebbe essere paragonata a un piacevole banchetto dove si brinda non sempre a quello che è stato ma anche e soprattutto a quello che avrebbe potuto essere.

A rileggerti con piacere e grazie.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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