Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

76
Sineddoche wrote: Credo che tu abbia un'idea molto ristretta di patriarcato, quindi non riesci a ricondurvi molto di ciò che accade. Il maschio viene abituato a considerare con vergogna il fallimento,
Credo invece che l'idea che ne hai tu sia molto antiquata: Roba trita e ritrita da decenni di femminismo becereo che odia il genere maschile. Ci vuole una buona dose di discernimento per separare concetti sviluppati su un unico binario. Ho ricordi terribili degli anni settanta ottanta, non mi sono mai identificata femminista. Nonostante sia d'accordo con te, i diritti devono essere equiparati, ci sono moltissime cose da migliorare, ma ci vogliono argomenti e soluzioni pratiche, le chiacchiere di alcune pseudofemministe servono a niente.

I maschi e le femmine nascono col loro patrimonio genetico e tutto il loro essere si dirige d'istinto verso le peculiarità specifiche del proprio genere.
Di solito i bambini sia neonati che nella scuola materna vengono accuditi in prevalenza da donne, i padri contribuiscono nell'educazione anche  nei giochi e attività più o meno adatte ai maschi, Calcio, pesca, ciclismo …la madre si occupa delle bambine allo stesso modo e comunque per istinto i bambini seguono il modello genitore.
Ora un padre fallito, un debole che beve, e picchia sua moglie, quali turbe emotive lascia a suo figlio? Le stesse che un padre narcisista, pieno di sé e che trascura i bisogni familiari? Sicuro che sono circa la stessa cosa, ci saranno anche altri esempi di padri insani, ma bisogna vedere quali di questi atteggiamenti vengono direttamente" imposti" dal sistema che tu reputi patriarcale.
La vergogna del fallimento, non è prerogativa dei maschi, non sono solo i padri a trasmettere questa idea, ci sono anche madri che si impuntano sulla realizzazione del figlio maschio, motivo di vanto e di affermazione personale che si instaura nella mente della madre. Fatti un giro sui social. Tra i gruppi scolastici, parla del più e del meno con le mamme, Ne sentirai e ne vedrai delle belle. 
I propri figli sono assolutamente dei miti, non perché i maschi devono essere virili e lo debbano dimostrare, come tu ritieni, no, NON SI ACCETTANO FALLIMENTI solo per affermare lo status sociale di quella determinata famiglia e farne una bandiera da sventolare. 
L'unico dilemma, dei genitori di oggi,  è mostrare l'immagine di famiglia perfetta.
 E cosi torniamo alla tecnologia senza controllo.
  
 

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

77
Albascura wrote: I maschi e le femmine nascono col loro patrimonio genetico e tutto il loro essere si dirige d'istinto verso le peculiarità specifiche del proprio genere
Mi spiace, non è così. 
Decenni di studi socio-antropologici hanno dimostrato che le differenze comportamentali tra i generi sono dovute quasi esclusivamente ai condizionamenti socio-educativi.
Non bisogna confondere sesso biologico (questo sì, genetico) e genere (sociale). 

Re: Invito alla riflessione sulle responsabilità del patriarcato nella violenza di genere

80
@Marcello  Quella di Marcello è una precisazione sensata. Un racconto è un racconto. È narrativa, chi legge narrativa la interpreta come vuole. Quando leggo Rosso Malpelo certo viene da mettersi a urlare per la rabbia, per la sorte di quel povero ragazzino disgraziato. Ma la novella l'ha scritta Verga, che era un barone, con tanto di nobili palazzi tra Catania e Vizzini. A proposito, palazzo Verga a Vizzini è in vendita per una cifra quasi simbolica. Quando leggo Rosso Malpelo devo forse informarmi sulla posizione sociale dell'autore? Non giudico l'autore, ma l'opera.
Se si devono giudicare invece fatti reali e persone reali la questione è diversa prudenza è invece d'obbligo, come la necessaria compassione. 
Insomma non si può trattare allo stesso modo la novella del Verga Rosso Malpelo e la storia vera di un ipotetico ma reale Rosso Malpelo. 
Detto questo. Il patriarcato, non amo impiccarmi alle parole o ai concetti. La discriminazione di genere, che brutto termine, invece è la prima forma di sopraffazione inventata dall'Uomo che col suo genere ha infatti usurpato la definizione di specie. Specie umana, Uomo, Homo sapiens e via discorrendo, mica donna, eh? La sopraffazione del maschio sulla femmina dura forse dall'intera vita della specie Homo e a mio avviso è causata dal dimorfismo sessuale tipico della specie umana. Mi spiego. Di solito i maschi nei mammiferi sono più grandi delle femmine, ma non tanto più grandi da poterle sopraffare. Un cane femmina è più piccolo dell'analogo maschio, ma non così tanto. Nei felini lo stesso, in quasi tutte le specie, tranne che per l'uomo. 
Per il genere Homo il dimorfismo è tanto accentuato da aver generato questo effetto. Viene da chiedersi perché ciò sia avvenuto. Mah?
Quindi che fare? La strada è perciò in salita, care donne. Dovete lavorare di più, studiare di più, impegnarvi di più, lottare di più. Ma dal punto di vista normativo la parità è ormai totale, basta conservare ciò che è stato acquisito. Rimane la pratica. Le disguaglianze economiche e sociali spesso si sommano a quelle di genere, e là nascono i casi più eclatanti di violenza. Gli uomini sono violenti perché se lo possono permettere. Non permetteteglielo, imparate a difendervi.
Da vecchio comunista credo che le diseguaglianze siano il vero cancro dell'umanità e vadano combattute sempre e tutte, comprese quelle di genere. Proprio a cominciare da quella, dal primo esempio di sopraffazione e alienazione.  Mettere fine alle diseguaglianze non significa andare verso la conformità, ma consentire a tutti di formarsi in modo cooperativo e non competitivo. 
Se posso, care donne. non siate competitive con gli uomini è proprio quello il tranello verso cui vi attirano. Siate compassionevoli e aiutate chi è in difficoltà, non continuate a replicare gli errori degli uomini. Non comportatevi da liberti, ma da donne libere e forti. La sorellanza poi è un elemento non secondario nel raggiungere l'uguaglianza.   

Return to “Agorà”