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Re: [Lab13] Empatia transgenerazionale

Poeta Zaza ha scritto: ma peerché hai tralasciato, in questo contesto, i pensieri di una persona di un'altra epoca? Non dovrebbero riempire la mente della protagonista?
Oh, ma certamente! Perdonami, mi ero perso il punto del tuo commento allora. È come dici tu, e comprendo l'origine della perplessità. Se definiamo "interessante" qualcosa di lontano dall'esperienza quotidiana, allora per la protagonista è sicuramente più interessante la mummia della hostess, poiché più lontana nel tempo; inoltre, è più lontana anche a livello di stile di morte: probabilmente il corpo della hostess non verrà conservato in tal modo, né quello della protagonista, mentre quello della mummia sì, quindi perché?
Tuttavia, quel passaggio è per esporre - forse in maniera un po' prolissa - il potere della protagonista, la connessione, che funziona indifferentemente con vivi e morti, e dipende dalla contingenza: per cui, al museo è con la mummia, in aereo con la hostess. È per questo che ha bisogno di tornare di fronte alla mummia. I personaggi si chiedono comunque se tale contingenza sia superabile, e per questo i ricercatori le chiedono di provare la psicografia: probabilmente la scrittura aiuta ad astrarre in sufficienza. La struttura narrativa su cui si basa tutto questo è a dir poco scheletrica, quindi capisco perché affidarsi a essa e non altro possa confondere :asd: spero di aver chiarito il dubbio, e grazie ancora!

Re: [Lab13] Empatia transgenerazionale

Grazie mille a tutti del tempo che avete dedicato a questa cosa complessa e cervellotica :asd: e lo dico con tantissimo affetto, sia per chi ha approcciato la lettura in maniera più razionale, sia per chi ha cercato di connettere a livello emotivo.
@Monica ha scritto: Onestamente non so se ho colto qualcosa di giusto, me lo dirai tu.
Nelle mie intenzioni, forse non del tutto; ma in generale, sì, è giusto perché ogni interpretazione è valida, e mi piace
Modea72 ha scritto: Perché inserisci il mito di Arance? Mi sfugge.
Gioco di parole con il mestiere della web designer; in fondo, tutti i ragni sono disegnatori di tele
Modea72 ha scritto: Termine che non conoscevo, adoro imparare nuove parole quando leggo, ma non ho capito cosa intendi inserendolo qui.
Riferendomi a solo un paio di millenni col termine di "eoni" faccio un'iperbole; inoltre, "strani eoni" è un rimando ai versi "That is not dead which can eternal lie, and with strange aeons even death may die"
Modea72 ha scritto: In sintesi, metto in conto che sia anche un mio limite. Le introspezioni le ho apprezzate, il genere fantastico non l'ho trovato, ma di sicuro perché non ho capito nulla io del testo.
Se vorrà spiegarmi, mi farebbe piacere.
Non c'è molto da capire. Non lo dico con superbia, è veramente complesso spiegare, qui. Sono tante sensazioni ed emozioni diverse... I punti cardine sono l'empatia e la psicografia. Mi dispiace se questo flusso di parole è riuscito a trasmetterti poco
Kasimiro ha scritto: Ciao @Mina metti sempre a dura prova il lettore, almeno me, e questo è un bene. Ho provato a leggere il tuo racconto ieri sera ma non è stato facile. Mi impuntavo su alcuni passaggi e non ne venivo fuori.
Finalmente al mattino, con la mente fresca, l'ho riletta e ho apprezzato.
Gradisco moltissimo le tue parole e ti ringrazio. Forse un punto chiave su cui posso lavorare è questo, rendere meno complesso il modo in cui voglio far arrivare queste cose a chi legge
Kasimiro ha scritto: Un abbraccio anche da parte mia.

A rileggerti
A presto :D
Poeta Zaza ha scritto: Resta comunque la mia sorpresa nell'averti visto sprecare tanti caratteri sui pensieri e sulla fine immaginata dell'hostess, anziché sui possibili pensieri di un soggetto più vecchio di millenni! E di sicuro maggiore interesse!
L'interesse è relativo, hanno moltissimo da raccontare tutte le persone, passate presenti future; ci vuole una certa maturità per comprenderlo e amare incondizionatamente il prossimo :) 
bestseller2020 ha scritto: Ma credo che un racconto non debba creare una storia da risolvere, ma risolvere una storia. Non so se mi spiego.
Assolutamente sì, molto chiaro e puntuale, e ti ringrazio di cuore per gli spunti di riflessione utilissimi
Alberto Tosciri ha scritto: Una cosa che non mi piace è l’atteggiamento goliardico dei gruppi di archeologi e archeologhe, con tutto il corollario di specialisti intorno, spesso di matrice anglosassone. Mi infastidiscono i loro wow, i loro sorrisi, il loro entusiasmo quando trovano una mummia, che per loro è soltanto un reperto archeologico da esaminare e catalogare assieme a manufatti e statue, come confutazione dei loro studi e delle loro teorie.
Per me è meraviglia per un altro lato della stessa realtà, il piacere della scoperta non prescinde obbligatoriamente dal rispetto, e il loro è comunque un approccio alla realtà interessante. Bene avere presente a sé stessi quel che non piace, è responsabilità, ma il rischio è arrivare a identificare nemici laddove ci sono radici profondamente diverse, ma altrettanto valide
Alberto Tosciri ha scritto: Ammiriamo i monumenti, ma dovremmo pensare al sudore e al sangue costati, alla vita di chi li ha costruiti, di chi ci è vissuto, come ci è vissuto, non come turisti di passaggio ma come esseri umani cercando di entrare nel corpo, nei sentimenti, nell’anima degli uomini di cui abbiamo trovato i resti. 
Questo approccio con i monumenti mi colpisce moltissimo e lo condivido. Potremmo dire che laddove l'uomo ha lasciato traccia e intenzione, ci sono storie e vite struggenti che vale la pena conoscere
Alberto Tosciri ha scritto: Dico “cominciato” perché ad approfondire dovresti prepararti a riscrivere  La Recherche du temps perdu.  Dal ricordo di un biscotto offerto con il te, Proust ricostruisce una vita e un’epoca. Può sembrare un discorso lugubre questa ossessione sui morti, questo voler “entrare” nei morti ma qualcosa del genere diceva anche Montaigne nei suoi Saggi: “Chi insegnerà agli uomini a morire, insegnerà loro a vivere”.
Entrambi riferimenti che apprezzo tantissimo. Oltre a passaggi isolati, prima o poi so che dovrò prendere il coraggio e la pazienza di leggere per intero La ricerca del tempo perduto. Tuttavia, conoscendomi, credo di dover ancora maturare un pochino...
Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 01, 2024 3:08 pmCredo anche io così e ne ho timore perché il solo crederlo, pensarlo, puo’  far sì che questo accada. È solo una mia supposizione, non credo in universi distanti anni luce, pianeti ruotanti nel vuoto e omini verdi.
Come mai timore? Non è meraviglioso seguire il vento?
Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 01, 2024 3:08 pmSe approfondisco  non se ne esce più. Sono già abbastanza strano e noioso.
Non sei noioso :)
Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 01, 2024 3:08 pmConosco un po'...
È un buon metodo, serve anche per tentare se non di scacciare almeno allontanare i propri demoni, che si materializzano in incubi.
Certe cose non si possono dimenticare, anche se non si sono vissute direttamente. È la prerogativa e la condanna di alcuni uomini. Non me ne intendo e non so se ci sia una memoria ancestrale o genetica, un inconscio collettivo junghiano, ma io provo come un senso di liberazione quando scrivo robaccia di guerra o ambientata in condizioni estreme; alla fine mi sento esausto, ma poi riesco a trovare un po' di serenità, anche a dormire tranquillo.
Comprendo bene... Per me è la magia della scrittura, ed è così anche quando scrivo per me stesso le pagine del mio diario personale. Mettere a parole emozioni mie o non mie è stancante, ma mi fa stare bene
Alberto Tosciri ha scritto: mer mag 01, 2024 3:08 pmInsomma, come faccio quasi sempre con tutti mi scuso per questo mio commento (correggo raramente tempi verbali, refusi e virgole, essendo io il primo che avrebbe bisogno di correzioni).
Amo dilungarmi negli infiniti meandri dei particolari e tu, come fai spesso, hai fornito materiale per interi cicli di romanzi, spunti e riflessioni.
Hai ottime idee e ottimi modi di rappresentarle, a mio modestissimo parere.
Ti ringrazio tantissimo, e sono contento di essere riuscito a raggiungerti :)
Areeanna ha scritto: mer mag 01, 2024 8:01 pmInsomma, il messaggio è meraviglioso e nel complesso veicolato bene, ma avrei preferito un primo piano sul tema centrale, anziché un "campo lungo".
Ti ringrazio di cuore per l'analisi assolutamente puntuale e ti do ragione. In questo caso, il gioco della psicografia ha reso nebulosa la narrazione, e non ho voluto pulire intenzionalmente per mantenerlo più autentico; anche questo stile particolare fa parte del tema, al di là dell'empatia forse. Di certo diverte per un racconto, di più non so dire :asd: 
Bardo96 ha scritto: gio mag 02, 2024 10:57 amMi è piaciuto molto come lo hai introdotto e sopratutto come a lei paia del tutto normale e naturale questa sua capacità.
Così come un bambino che vede i fantasmi da quando è nato non si pone domande sul fatto se sia normale o meno
Bardo96 ha scritto: gio mag 02, 2024 10:57 amMagari potresti provare a descriverla un pochino più nel dettaglio, perché dal racconto non mi è molto chiaro, ma potrei essere io, se dialoga con la mummia, ne vede sprazzi del passato o altro che non mi viene in mente.
L'elemento fantastico è rimasto inspiegato, potrebbe anche trattarsi di una cosa perfettamente plausibile; è quello spazio del fantastico che tanto mi piace, quello che può essere trascinato nel nostro mondo, perché alla fine la meraviglia per la realtà la possiamo avere anche per le cose fantastiche e assurde che tuttavia sono per noi reali

[Lab13] Empatia transgenerazionale

Genere fantastico
Tema: partenze

Empatia transgenerazionale

Partire. Non voglio partire, ma devo. Che scelta ho? È peggio perdere controllo su quello che faccio o su quello che voglio fare? E che importanza ha, alla fine? Qualsiasi risposta troverò in fondo al mio cuore, il futuro non può cambiare, e che io prenda o meno questo aereo è già successo, solo che ancora non lo so. Almeno c'è qualcuno che lo sa? Un essere onnisciente a noi invisibile? Vorrei fargli un paio di domande, ma le uniche persone con cui potrò interagire, tra poche ore, saranno giovani ricercatori con moltissime domande e pochissime risposte.
Forse avrei dovuto imparare a dire di no più spesso, chissà. A me non è mai importato granché di antropologia, faccio la web designer, come una piccola Aracne, ed ero là semplicemente in vacanza. Faceva un caldo infernale ed era il pomeriggio dell'ultimo giorno e io e i miei amici, senza sapere cosa fare, ci siamo infilati nei musei universitari. Fabio doveva aver letto qualcosa a riguardo su una guida turistica; ne valse la pena, non erano niente male. Fu lì che successe l'incidente che, come un domino invisibile, mi ha portato qui a prendere questo aereo.
Carta d'imbarco, carta d'identità, eccole qui, e prima che me ne accorgo sono nel corridoio che porta al velivolo. Posso ancora cambiare idea? Certo, posso sempre. La domanda è: sono ancora in tempo per far sì che questo cambio di sentimenti abbia un impatto significativo sulla realtà? Nessuno lo sa, tranne l’intelligenza invisibile e onnisciente. Che poi, che vuol dire significativo? E che vuol dire realtà? Nel momento in cui io mi sento in un certo modo, quella è già la mia realtà che muta forma, anche se da fuori non si nota. Troppo tardi per cambiare idea, l'istante in cui la decisione porta a conseguenza e chiude vie alle proprie spalle; vittima degli eventi, forse.
Non sapevo che un museo potesse esporre pubblicamente una tale collezione di mummie fino all'istante che me la sono trovata davanti. Mi concentrai su uno di loro. Erano passati più di duemila anni da quando era stato un essere umano, ma lo vedevo benissimo e soprattutto lo sentivo: era come me. Mi vedevo in quella mummia, ma non so dire se anche ella si vedesse in me. Era come... Ah, non so come spiegarlo. Strano, solo questo. Cos'è peggio, venire divorati dagli avvoltoi o avere il proprio corpo conservato ed esposto col passare di strani eoni? Venire dimenticati, o diventare un simbolo? Venire capiti, o venire usati?
Qualunque sia la spiegazione, io mi persi in quelle orbite vuote, come negli occhi pieni di vita di un amato. Non poteva sussurrare nulla da duemila anni, ma sapevo che aveva avuto segreti e pettegolezzi che aveva bisbigliato agli amici, che aveva confessato ai figli una sera che aveva esagerato un po’ troppo col vino. Quella mummia immortalata alla soglia dell'eternità aveva avuto una vita mondana. Anche perché quale vita non lo è? Quale santo non ha mai avuto un fulminante episodio di diarrea, o non ha mai fatto finta di capire cosa stesse dicendo l'interlocutore perché si vergognava di non avere ancora capito dopo la terza volta che ha chiesto “cosa?”, o qualunque fosse l'equivalente di “cosa?” e “eh?” nella lingua parlata nel luogo e nel tempo esperiti da suddetto santo? Non c'è modo di capire se qualcuno sia stato un santo o un demonio, solo dalla mummia.
La connessione tra ogni persona, da qui a duemila anni nel passato o nel futuro, dà le vertigini. Rimasi indietro, mentre i miei amici andavano avanti a vedere le altre teche del museo, e presi ad ansimare con affanno, immobile davanti alla mummia, circondato da altre mummie. Una folla di universi umani fossilizzati. Da star male. Cosa che feci, in effetti. Non intenzionalmente, chiaro; anche se, a dire il vero, cos'è l'intenzione?
Fu cosa di pochi istanti, ma, per l'attacco di panico che seguì quando i miei amici mi vennero a soccorrere assieme a quella coppia di sposini giapponesi, dovemmo uscire dal museo e mi portarono a bere una bibita fresca. Ero scossa, perciò non mi resi conto dell'occhio silenzioso della videocamera di sorveglianza puntata verso le mummie. Non credo che fosse lì per riprendere il momento in cui si sarebbero alzate a camminare di nuovo, ma non ne sono più così sicura. In fondo, non ci sarebbe nulla di fantastico in un morto che cammina, sarebbe solo una persona, e perderebbe quella caratteristica che lo distingue dal resto di entità simili, cioè quella di essere morto. Una pera che ha l'aspetto, la consistenza, l'odore e il sapore di una mela non è un frutto magico, è solo una mela.
Il pilota biascica parole incomprensibili dagli altoparlanti mentre mi stringo nel posto troppo stretto, mi allaccio la cintura e mi è capitato un posto tra un bambino che strilla e un vecchio con la flatulenza. Non è questo a essere grottesco, sono gli occhi della hostess. Cosa sta accadendo in quella testa mentre mostra come gonfiare il giubbotto salvagente? Cosa farà, una volta staccato il turno di lavoro? Non è poi così importante, non la sta guardando nessuno. Però succede che lo fa, il suo lavoro. Succede perché non può succedere altrimenti e tutto ciò è fantastico. Cosa farà una volta morta? Lei niente, ma lei in senso lato, cosa farà? Qualcuno che lo sa ci deve essere, un essere onnisciente e invisibile. Cerco di figurarmi come la sua coscienza lascerà questo mondo ma non riesco proprio a immaginarmelo. Quali saranno i suoi ultimi pensieri? Cosa ne faranno poi del suo corpo? Chi? E quando è nata qual è la prima cosa che ha visto? Cosa ha pensato del primo odore annusato? Cosa ha pensato sua madre quando ha visto per la prima volta quegli occhi, ora annoiati dal proprio lavoro, allora incastonati nella testa di un neonato che scopriva una nuova realtà? Sono quasi tentata di alzarmi a chiederlo, ma sono abbastanza sicura che neanche lei lo sappia. E allora, chissà da quanti anni non si chiede quale sia il proprio dinosauro preferito.
Li trovo ad aspettarmi già fuori dall'aeroporto, sono venuti a prendermi in auto. Ricordo la mia confusione quando ho ricevuto la loro telefonata. Non ne capii granché, ma a quanto pare era stata una serie di coincidenze in apparenza senza significato ma che portano verso l'unico inevitabile canale del fato. Il custode stava staccando il proprio turno e, nel farlo, si è messo a chiacchierare col collega, e ha accennato l'episodio del mio svenimento. Uno dei ricercatori che passava di lì per caso ha sentito il tutto e ha chiesto di poter vedere la ripresa della videocamera di sorveglianza.
Ed è così che sono finita in questa... non lo so, questa cosa. È un progetto di ricerca interdipartimentale sulla tanatologia. Non ho mai avuto esperienze pre-morte, però; è vero, a volte sogno di morire, ma questo che c'entra? Proprio non capisco, ma volevano me, tra i soggetti dello studio. L'alloggio è gratuito, i pasti calmierati, e posso comunque portare avanti il mio lavoro di web designer, quindi perché no?
Mi si presentano, stringo mani, guardo occhi che guardano i miei e sorridono, sento nomi e ripeto il mio nome per presentarmi e ripeto i loro nomi per provare a non dimenticarli. Dove sono stata, mi chiedono. In che senso? Mi metto sulla difensiva; come sanno del legame? Pensano che io sia una pazza che stringe legami con gente morta da duemila anni? Ma per piacere; non sono partita per questo, ma loro mi chiedono dove sono andata in quel momento. Ed è solo naturale, no? Insomma, è soffocante sia stare in una folla sui mezzi pubblici, sia essere circondati da morti. Presente o passato poco importa, sono comunque tutti esseri con sogni e passioni. Quella signora seduta in metropolitana, che legge il giornale, il viso rugoso corrucciato: qual è l'amore più struggente che ha mai provato? Quella mummia avvolta in un panno: qual era stato il suo passatempo, nei pomeriggi noiosi e solitari?
Ma non è così immediato ricreare quel sentimento, dovrebbero saperlo, così come ogni sentimento unico, positivo o negativo o neutro, è irripetibile una volta provato dai mondi isolati dei vivi e dei morti e delle persone che nasceranno; provo a spiegarlo, ma non trovo parole adatte, nonostante tutta la sensibilità di antropologi e psicologi, giovani ricercatori con una passione sconfinata per la tanatologia.
Prova la psicografia, dicono allora, che è poi quello che sto facendo in questo momento, queste parole non destinate a essere lette. Viene usata anche in parapsicologia: che sia un gruppo di ciarlatani, allora? Ma no, perché l'università dovrebbe finanziare una ricerca del genere? Va be’, non importa. Finito questo esercizio di psicografia mi riporteranno al museo, e allora sì che potrò risperimentare il legame di duemila anni. Queste parole non portano nulla con sé e con ogni probabilità finiranno con semplicità all'intelligenza invisibile e onnisciente, ma non le leggerà perché le avrà già lette quando ancora il tempo non esisteva. Io ora sono qui e sto per andare. Dove mi porterà, quella mummia? Dov'è ella adesso, al di fuori del museo? Ho fatto bene a venire qui? Faccio bene ad andare dove quel legame mi porta? Senza paura, posso seguire il fato.

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