[MI188] Da uno all'altro - Traccia di mezzogiorno n.1 - "Perché?"

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“Perché?” disse Claudia, l’espressione che non ammetteva obbiezioni.
Lo sapeva, ne era certo. Non gli aveva chiesto ne il dove, ne il come, ne con chi. Dunque, sapeva tutto, lo aveva visto, oppure aveva mandato qualcuno che potesse tenerlo d’occhio. Sandro aveva il sospetto che lei lo avesse sempre saputo, ma ora era una certezza disegnata sul volto della moglie.
“Il perché” ripeté impassibile Claudia, per assicurarsi che avesse capito, voleva una risposta. Sandro aveva capito, eccome. Quel Perché era l’unica tessera mancante nella ricostruzione della moglie, il motivo del suo tradimento.
“Perché tu sei un diamante grezzo ed io un pezzo di carbone ardente” avrebbe voluto rispondergli. Ma non aveva voglia di discuterne ancora. Ancora e ancora, come altre innumerevoli volte. Claudia era brillante, intuitiva, capace, sensibile, suadente. Non aveva qualità che Sandro non desiderasse, ogni cosa in lei era un’intensa attrattiva per lui.
Ma era proprio un diamante grezzo, incapace di lasciare scaturire quel gran potenziale. Il suo valore illimitato era pareggiabile solo dall’incompiutezza delle azioni sospese. Infatti, aveva insegnato per anni con passione, ma non col trasporto che avrebbe potuto contaminare una giovane mente. Aveva frequentato centinaia di corsi, per buona parte interessanti, ma non aveva mai scritto un solo articolo innovativo, restituito al mondo una scoperta. Era la donna più affascinante del collegio insegnanti, ma lui era l’unico a cui aveva dato piena confidenza. Da quando erano diventati una coppia, lo coccolava, era la più affettuosa delle creature, oltre che il suo rifugio di tenerezza.
Però il sesso no, quello lo rifiutava. Erano sposati da poco meno di un anno e l’unica notte d’intesa sessuale era stata quella di nozze.
Sandro era di tutt’altra pasta. Molto meno dotato, meno istruito, meno tutto. Non vedeva l’ora di bruciarsi, in ogni esperienza. Anche lui era insegnate, ma gli interessava la pratica, spingeva sulla passione oltre che sulla nozione, non aveva alcuna remora ad invitare gli studenti all’errore. E lo stesso valeva in amore e nel sesso. Per lui contava solo accendersi di passione, più di tutto il resto. Malgrado le loro diversità, si erano comunque attratti, conosciuti, accasati e giurati di starsi accanto, come sapessero entrambi che fosse l’unica cosa giusta, contro ogni pronostico.
La famiglia di Claudia non approvava il loro rapporto, per questo lei se n’era allontanata, solo per stare con lui. Lei sosteneva che avevano assistito al matrimonio, ma lui era certo di non averli visti, neppure all’ultimo banco in chiesa.
Sandro aveva dentro qualcosa, che il negarsi di Claudia non poteva sopire. Ogni volta che lui la provocava, le accarezzava le spalle, le sussurrava all’orecchio i suoi desideri, non aveva alcun sentore del diniego della moglie. Per questo il rifiuto, che inesorabilmente arrivava, bruciava come una sberla.
All’inizio gli sembrava d’impazzire, come se il suo intero universo collassasse in quell’istante. Lei era il suo universo. Alla rabbia delle prime volte era seguito il tentativo di comprensione, alla comprensione la rassegnazione. Si era rifugiato per un certo periodo in un mondo di masturbazione e fantasie. Il desiderio però, quello continuava a bruciare.
Per questo erano iniziate le fughe. Così le chiamava e questo erano, fughe dal distacco. C’era stata Margherita, la figlia del commercialista. Poi Adele, l’adolescente ormai donna che gli aveva dato ripetizioni alle medie. Certe volte non ricordava il loro nome, o non lo voleva sapere. Mai una volta aveva tradito Claudia con la stessa donna, come se questo potesse bastare per lenire senza ferire. Ma ne aveva bisogno, di ognuna di loro. Erano le supplenti del suo grande amore grezzo.
“lo hai capito il mio perché?” gli chiese ancora Claudia, distogliendo gli occhi dalla strada, serrando le lunghe dita sul volante della Peugeot. Lo osservava, come da tanto non faceva. Claudia aveva uno sguardo che non si stancava mai, poteva osservarti per ore, cogliendo tutto. Per questo Sandro aveva sempre saputo che lei sapeva.
“Guarda la strada per favore” le aveva intimato, rimandando ancora. Che senso aveva risponderle? Lei lo doveva sapere che il suo negarsi era la causa. Davvero non lo riteneva un motivo sufficiente? Se lo voleva sentir dire?
Persisteva nel fissarlo. “Che stai facendo? Vuoi che ci schiantiamo? Vuoi che…” le aveva intimato. Le parole gli erano mancate, aveva riconosciuto quello sguardo. Era diverso, ma lo stesso. Era lo sguardo del gatto di Francesca, che il giorno prima era rimasto a fissarli tutto il tempo, mentre si rotolavano tra le lenzuola madide. Non conosceva quel micio, ma era bizzarro.
Gli tornò alla mente un altro attimo in cui aveva sentito un peso simile in uno sguardo. Qualche giorno prima, quando, a fine esame, aveva scambiato un buon voto con un numero di telefono, quello dell’esaminanda volenterosa. Mentre usciva dall’aula aveva sentito un fruscio, una lucertola che si muoveva rapida verso di lui, si era fermata a guardarlo per qualche secondo. Mai vista una lucertola così sfrontata. Poi era schizzata via di nuovo, tra le crepe del muro.
Un clacson lo riportò in auto. “Claudia! Vuoi farci ammazzare?” strillo. Lei spostò lo sguardo sulla carreggiata, con tranquillità. Ormai erano quasi fermi, stava parcheggiando.
A Sandro tornarono alla mente le volte che aveva avuto la sensazione che un angelo custode vegliasse su di lui, spesso proprio quando lui stesso stava guidando. Come quella volta che un’ape era entrata dal finestrino, costringendolo ad accostare, proprio qualche istante prima che s’infilasse in un sottopasso allagato. Oppure la volta che si era perso nella nebbia bassa e uno stormo di uccelli aveva richiamato la sua attenzione sul campanile di un paesino vicino. Aveva saputo dove andare. Perché pensava a quelle coincidenze proprio ora?
Poi ancora un clacson, più isterico e prolungato, in rapido avvicinamento dal lato della sua portiera. Sentì il rombo di un motore potente che non si sarebbe fermato e si protese verso Claudia per proteggerla dallo schianto imminente. La Peugeot rotolò tre volte su sé stessa, giù verso l’argine del canale.

Commozione celebrale, per entrambi. Nessun’altro edema, contusione, taglio o graffio. Le cinture e l’airbag avevano fatto il loro lavoro. Solo che avevano entrambi battuto la testa, non si sa dove.
Anche la prognosi sembrava buona: il mal di testa sarebbe passato in poche settimane, se si fossero dati il tempo prezioso del recupero. L’assicurazione del vecchietto al volante della Ford Taunus anni Settanta avrebbe coperto il costo delle cure necessarie.
I giorni passarono lenti. Erano convalescenti sotto lo stesso tetto, ma non volevano riprendere la discussione iniziata in auto, fino a quando non si fossero rimessi. Così ognuno cercò di distrarsi con qualche passione personale, che non lo affaticasse. Quelle di Claudia erano più varie e solitarie. A lui piacevano i momenti assieme, ma si prendeva anche i suoi personali. E poi c’era il desiderio, il tarlo che non lo mollava mai.
Forse era sesso dipendente, ma gli pareva improbabile. Quella era roba da stella del cinema o da ragazzo più figo del liceo, non da professorino di provincia come un altro.
Appena fu certo che Claudia fosse impegnata in giardino per un certo periodo, finalmente solo, si era messo comodo in soggiorno. Aveva iniziato canticchiando Lucio, prima solo il motivetto, poi anche con le parole “Mi son steso sul divano, ho chiuso un poco gli occhi, e con dolcezza è partita la mia mano”. Languì per un poco nell’indecisione della fantasia erotica che voleva concedersi. L’eccitazione si accese appena gli balenò in testa il flash del suo viso ansimante. Carla, con i capelli raccolti, una divisa da medico del pronto soccorso, come quello in cui erano stati pochi giorni prima. Le gote di lei erano accese mentre si muoveva su di lui, il suo profumo inconfondibile. Immaginò i propri polpastrelli, che scorrevano tra la pelle e l’elastico in vita di Claudia, scostando così il pantalone a scoprire la natica tesa e lucida di sudore.
Ora era nella trance dell’eccitazione, vivida, che si condensava in un miele inebriante. Ancora e ancora cresceva, la sua coscienza si staccava da lui, man mano che si avvicinava al culmine. Poi accadde qualcosa che non gli era mai capitato. Un salto. Ma non un salto fisico, qualcosa che lo risucchiava e lo proiettava altrove.
Ricadde nell’occhio vitreo di un gufo, proprio mentre si svegliava dal sonno diurno. Poteva vedere ogni dettaglio sul prato sottostante, sentiva il vento che avrebbe potuto cavalcare, appena fosse iniziata la caccia notturna. Spiegò le ali e il timore di buttarsi giù dal ramo gli provocò un sussulto sufficiente per un altro balzo.
Ora era nel fiumiciattolo, quello a fianco del loro giardino. Attraverso la torbida trasparenza della corrente poteva scorgere le lanterne verdi, ancora spente, a cadenza regolare. Balzò fuori dall’acqua e intravide Claudia china sui tulipani, prima di reimmergersi e nuotare verso il fondo.
Che diavolo stava succedendo? Era impazzito? Di certo masturbarsi non gli aveva mai fatto quest’effetto allucinogeno. Pensò a una conseguenza della commozione celebrale.
Ma non ci fu il tempo per congetture. Un altro tuffo, verso l’alto. Riposava nelle nuvole, qualche chilometro più su, sopra la sua città che andava verso il crepuscolo. Con la medesima leggerezza, precipitò giù, nella fila operosa di centinaia di formiche, allineate lungo l’asfalto ancora bollente. Camminava, dietro le altre, seguita da una sorella identica. Percepì persino quella fratellanza impossibile da sentire tra gli uomini, quella di una colonia che agiva come un Uno. Poi la vibrazione di un terremoto, come mai in vita sua. Era il tosaerba di Marco, il vicino.
Un elastico invisibile proiettò la sua coscienza nella tartaruga che tenevano nell’acquario, accanto alla finestra. Vide Claudia che si avvicinava, rientrando verso casa, con le sue movenze irresistibili. La vide fermarsi incredula sulla soglia della porta finestra. La tartaruga ondeggiò la testa, indirizzandola nella direzione dello sguardo di sua moglie.
Allora lo vide, vide se stesso, a pochi metri di distanza. Aveva lo sguardo catatonico, fisso al muro, e ancora la mano nelle mutande, che si muoveva ritmicamente. Che diavolo era? Un trip da fungo allucinogeno? Mai provata una tale esperienza extracorporea.
Claudia entrò nella stanza, dalla teca la tartaruga sentì il suo profumo. Guardò il marito sul divano, in quello stato, ma non sembrò allarmarsi. “Fai qualcosa! Aiutami” pensò Sandro nella testa di tartaruga. Claudia si guardò intorno, senza panico. Non stava cercando un telefono per chiamare l’ambulanza. Stava cercando una conferma.
Poi incrociò lo sguardo della tartaruga. Quello di Claudia non si stancava mai, coglieva tutto.
Gli sorrise, ma tornò subito seria. “Non so spiegarmi il motivo per cui adesso sia tu, a possedere il mio dono” e concluse “Ma ora sono certa che tu abbia compreso il mio perché”.

Lei e Claudia erano così legate.
Lo erano state, indissolubilmente, sino a circa un anno prima. Poi qualcosa si era guastato, non si erano più fidate l’una dell’altra. Le cose erano cominciate a cambiare quando Sandro, il collega, aveva fatto capolino nella vita sospesa di Claudia. Lei gli aveva dato uno spiraglio, un soffio di vita attraverso la sua coltre di ben conservata immobilità, e lui ne aveva colto l’assoluta bellezza.
Nessuno in famiglia era d’accordo riguardo al loro rapporto. Sandro non c’entrava nulla con loro, era troppo comune, troppo distante dalla loro intima identità. Soprattutto considerando quanto era potente il suo dono, solo un altro come loro avrebbe capito Claudia. Era lei la più dotata di tutta la famiglia, sin dalla pubertà. Per lei era così facile, le bastava eccitarsi sessualmente e già volava.
Per gli altri era diverso, molto più instabile. Per il padre serviva ferirsi, il dolore di un taglio o una puntura, focalizzato in un punto del corpo. Per Diana era il soffocare. Poteva migrare solo dopo qualche minuto immersa in piscina, oppure con un cuscino sul viso. Il gioco poteva durare solo quel minuto di sospiro mancato.
Mentre Claudia si avvicinava a Sandro, incontro dopo incontro, si allontanava da lei. Diana si sentiva impotente, anche se era ancora la sua unica confidente.
Sandro sembrava trovare le parole giuste, per far breccia, per smuoverla, farla sentire la donna più dotata di tutta l’università. Di tutto il mondo. E Claudia ne era sempre più certa: non avrebbe mai usato il suo dono per stargli appresso, non avrebbe fondato il loro rapporto sul sospetto. Solo mistero e fiducia, questo professava.
Che panzane! Diana era convinta del contrario: se tutte le persone al mondo fossero state capaci di quel che facevano quelli come loro, nessuno avrebbe più avuto l’ardire di agire contro la propria morale.
Claudia non voleva neppure che Sandro venisse a sapere della sua natura, temeva che non l’avrebbe capito, che se ne sarebbe sentito minacciato. Aveva continuato ad usare il suo dono potente, anche dopo averlo conosciuto, era la sua parte più autentica. Ma non lo impiegava quando era fisicamente con lui.
Questo aveva un caro prezzo: non si sarebbe mai potuta eccitare fino in fondo, in sua presenza. Quanto avrebbe voluto! Almeno quanto Sandro stesso. Ma resisteva, come fosse l’unico antidoto al loro essere diversi.
Però Diana non era Claudia, lei poteva spiare chi le pareva, anche Sandro. Quando lo aveva fatto, si era resa conto che il ragazzo aveva tutte le più buone intenzioni, ma che soffriva di quella lontananza carnale con la donna di cui si era innamorato. Prima del matrimonio, aveva provato a parlarne con Claudia, ma lei non voleva sapere nulla della sua vita lontano dai loro incontri. La fiducia, solo a questo si affidava.
Ora, invece, non voleva proprio più parlare con lei, di nessun argomento. Non c’era stato un vero evento scatenante. Ma la ritrosia di Claudia era cominciata subito dopo quei primi favori, che lei stessa aveva chiesto a Diana. Sostituirsi a lei, ecco cosa si era spinta a domandarle. Fare quello che lei non poteva.
Diana aveva accettato con piacere, Sandro le piaceva molto. Nell’ombra, si sarebbe rimpiazzata a lei ogni volta che gliel’avrebbe chiesto, assicurandosi che lui non se ne potesse accorgere.
Durò per tutto il fidanzamento. Poi Claudia le chiese di farlo un’ultima volta, la notte delle nozze.
Così, dopo la cerimonia e la festa, si erano scambiate d’abito. Che pazza era a rinunciare a tutto questo, pensava Diana. Sandro era un amante attento, appassionato, dotato nel far godere le ragazze. Quella notte era così brillo ed innamorato, che l’aveva presa a letto, in doccia, persino sul tavolo della colazione, senza mai accorgersi che la novella moglie non era con loro. S’era appuntato al petto ben cinque medagliette in una notte.
Eppure, questo ultimo regalo di nozze aveva dato inizio al definitivo allontanamento di Claudia. Sia da Sandro, che da Diana.
Almeno di Sandro sembrava fidarsi, ma la consumava il sentire la delusione del marito, ogni volta che era costretta ad allontanarsi da lui.
Diana, dal canto suo continuava a vegliare su di lui, senza che fosse Claudia a chiederglielo. Senza neppure poterle parlare, visto che ora si rifiutava anche solo di incontrarla.
Manteneva fede alla promessa di non incontrarlo più di persona. Lo osservava attraverso le sue brevi migrazioni, talvolta derubando altre donne di momenti nell’amplesso. Lo avrebbe potuto fare anche Claudia, ma era così testarda nella sua convinzione.
Diana sapeva che non potevano continuare così, quella tensione irrisolta li avrebbe distrutti. Andavano sparigliate le carte. Per questo Diana era stata ospite dell’occhio e nella coscienza di un vecchietto alla guida di una possente auto anni Settanta. Per poi lasciarlo innocentemente, senza memoria dello schianto.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Perché? Perché, nonostante tutto, Claudia restava per sempre la sua rassomigliante sorella maggiore.

Re: [MI188] Da uno all'altro - Traccia di mezzogiorno n.1 - "Perché?"

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Artemis wrote: Non gli aveva chiesto ne il dove, ne il come, ne con chi. 
Artemis wrote: “Il perché” ripeté impassibile Claudia, per assicurarsi che avesse capito, voleva una risposta. 
Mi permetto di suggerirti (se ho capito il concetto) questa versione:

Il ripetuto "Perché?" di Claudia, apposta per assicurarsi che lui avesse capito, pretendeva una risposta. 

Artemis wrote: Perché tu sei un diamante grezzo ed io un pezzo di carbone ardente” avrebbe voluto rispondergli risponderle.
Artemis wrote: Il suo valore illimitato era pareggiabile solo dall’incompiutezza delle azioni sospese. 
Pensandoci sopra, è una frase piena di significato: a me è piaciuta!
Artemis wrote: Infatti, aveva insegnato per anni con passione, ma non col trasporto che avrebbe potuto contaminare una giovane mente. 
Penso che tu abbia sbagliato verbo qui sopra: contaminare significa corrompere e non sembra quello che volessi dire. Vero?
Artemis wrote: Anche lui era insegnate,
Piccolo refuso sfuggito
Artemis wrote: non aveva alcuna remora ad invitare gli studenti all’errore
Avresti dovuto aggiungere "pur di sperimentare".
Artemis wrote: Sandro aveva dentro qualcosa, che il negarsi di Claudia non poteva sopire. Ogni volta che lui la provocava, le accarezzava le spalle, le sussurrava all’orecchio i suoi desideri, non aveva alcun sentore del diniego della moglie. Per questo il rifiuto, che inesorabilmente arrivava, bruciava come una sberla.
All’inizio gli sembrava d’impazzire, come se il suo intero universo collassasse in quell’istante. Lei era il suo universo. Alla rabbia delle prime volte era seguito il tentativo di comprensione, alla comprensione la rassegnazione. Si era rifugiato per un certo periodo in un mondo di masturbazione e fantasie. Il desiderio però, quello continuava a bruciare.
Una cosa mi sembra stonare. Sandro non ha ottenuto spiegazioni del comportamento di Claudia. Non è possibile che non le abbia "pretese".
La domanda del lettore è: Perché lei si nega, nonostante lo abbia sposato?
Artemis wrote: Vuoi farci ammazzare?” strillo.
altro piccolo refuso sfuggito
Artemis wrote: Nessun’altro edema, contusione,
senza l'apostrofo
Artemis wrote: Ora era nella trance dell’eccitazione, vivida, che si condensava in un miele inebriante. Ancora e ancora cresceva, la sua coscienza si staccava da lui, man mano che si avvicinava al culmine. Poi accadde qualcosa che non gli era mai capitato. Un salto. Ma non un salto fisico, qualcosa che lo risucchiava e lo proiettava altrove.
Ricadde nell’occhio vitreo di un gufo, proprio mentre si svegliava dal sonno diurno. Poteva vedere ogni dettaglio sul prato sottostante, sentiva il vento che avrebbe potuto cavalcare, appena fosse iniziata la caccia notturna. Spiegò le ali e il timore di buttarsi giù dal ramo gli provocò un sussulto sufficiente per un altro balzo.
Qui fai fare un bel salto al lettore, con questo cambio di prospettiva!   :libro:
Artemis wrote: Spiegò le ali e il timore di buttarsi giù dal ramo gli provocò un sussulto sufficiente per un altro balzo.
Ora era nel fiumiciattolo, quello a fianco del loro giardino. Attraverso la torbida trasparenza della corrente poteva scorgere le lanterne verdi, ancora spente, a cadenza regolare. Balzò fuori dall’acqua e intravide Claudia china sui tulipani, prima di reimmergersi e nuotare verso il fondo.
Però, passi dalle ali del gufo a lui nel fiumiciattolo (che, dovresti fare capire meglio, forse) è tornato nei suoi panni.
Artemis wrote: Con la medesima leggerezza, precipitò giù, nella fila operosa di centinaia di formiche, allineate lungo l’asfalto ancora bollente. Camminava, dietro le altre, seguita da una sorella identica. Percepì persino quella fratellanza impossibile da sentire tra gli uomini, quella di una colonia che agiva come un Uno. 
Qui diventa una formica operaia: ok.
Artemis wrote: Un elastico invisibile proiettò la sua coscienza nella tartaruga che tenevano nell’acquario, accanto alla finestra. Vide Claudia che si avvicinava, rientrando verso casa, con le sue movenze irresistibili. La vide fermarsi incredula sulla soglia della porta finestra. La tartaruga ondeggiò la testa, indirizzandola nella direzione dello sguardo di sua moglie.
Allora lo vide, vide se stesso, a pochi metri di distanza. Aveva lo sguardo catatonico, fisso al muro, e ancora la mano nelle mutande, che si muoveva ritmicamente. Che diavolo era? Un trip da fungo allucinogeno? Mai provata una tale esperienza extracorporea.
Claudia entrò nella stanza, dalla teca la tartaruga sentì il suo profumo. Guardò il marito sul divano, in quello stato, ma non sembrò allarmarsi. “Fai qualcosa! Aiutami” pensò Sandro nella testa di tartaruga. Claudia si guardò intorno, senza panico. Non stava cercando un telefono per chiamare l’ambulanza. Stava cercando una conferma.
Poi incrociò lo sguardo della tartaruga. Quello di Claudia non si stancava mai, coglieva tutto.
Gli sorrise, ma tornò subito seria. “Non so spiegarmi il motivo per cui adesso sia tu, a possedere il mio dono” e concluse “Ma ora sono certa che tu abbia compreso il mio perché”.
Questo periodo dell'immedesimarsi nella tartaruga e nell'essere sorpreso a masturbarsi dalla moglie che gli fa quella rivelazione mi è poco chiaro.

Artemis wrote: Claudia non voleva neppure che Sandro venisse a sapere della sua natura, temeva che non l’avrebbe capito, che se ne sarebbe sentito minacciato. Aveva continuato ad usare il suo dono potente, anche dopo averlo conosciuto, era la sua parte più autentica. Ma non lo impiegava quando era fisicamente con lui.
Questo aveva un caro prezzo: non si sarebbe mai potuta eccitare fino in fondo, in sua presenza. Quanto avrebbe voluto! Almeno quanto Sandro stesso. Ma resisteva, come fosse l’unico antidoto al loro essere diversi.
Però Diana non era Claudia, lei poteva spiare chi le pareva, anche Sandro. Quando lo aveva fatto, si era resa conto che il ragazzo aveva tutte le più buone intenzioni, ma che soffriva di quella lontananza carnale con la donna di cui si era innamorato. Prima del matrimonio, aveva provato a parlarne con Claudia, ma lei non voleva sapere nulla della sua vita lontano dai loro incontri. La fiducia, solo a questo si affidava.
Ora, invece, non voleva proprio più parlare con lei, di nessun argomento. Non c’era stato un vero evento scatenante. Ma la ritrosia di Claudia era cominciata subito dopo quei primi favori, che lei stessa aveva chiesto a Diana. Sostituirsi a lei, ecco cosa si era spinta a domandarle. Fare quello che lei non poteva.
Diana aveva accettato con piacere, Sandro le piaceva molto. Nell’ombra, si sarebbe rimpiazzata a lei ogni volta che gliel’avrebbe chiesto, assicurandosi che lui non se ne potesse accorgere.
Ed ecco, pian piano, la rivelazione di queste due persone, Claudia e Diana, moglie e cognata di Sandro, dalla natura particolare e dagli impulsi 
sessuali fuori della norma. Mah! Mi sembrano due racconti in uno. 

Che dirti, @Artemis ? Ci ho trovato un po' di "pesantezza" nella seconda parte del tuo brano. 

Comunque, grazie di esserci e spero che ti siano utili i miei suggerimenti. :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI188] Da uno all'altro - Traccia di mezzogiorno n.1 - "Perché?"

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@Artemis 
L'idea di questo racconto é molto potente e si esprime per lo piú nella prima parte.
Prepara il lettore a questo scontro fra due mondi molto diversi.
Sandro é caratterizzato molto bene, mentre Claudia rimane defilata. È facile mettersi nei panni di Sandro, traditore per disperazione, molto meno facile é capire Claudia.
Cosa sarebbe successo se lei fosse lasciata andare davvero con Sandro? Quale era il pericolo cosí grande se non essere scoperta nella sua natura leggermente sopranaturale?
Claudia sceglie di cedere il passo alla sorella Diana e inizia cosí un triangolo amoroso di cui Sandro nulla sa. Una situazione che Claudia non riesce a sopportare. 
Per quanto la trama di questo racconto sia davvero avvincente con il passaggio dei poteri da Claudia a Sandro alla fine, perde un po' il ritmo per la poca caratterizzazione di Claudia. Sarebbe importante sapere perché Claudia voleva a tutti costi Sandro, tanto da chiedere alla sorella di sostituirla. Cosa é cambiato per farla allontanare da Diana. Ma soprattutto perché Diana ha scelto di essere la causa del passaggio dei poteri fra i due. Cosí come anche il ben descritto viaggio extracorporeo di Sandro, non risolve davvero la situazione fra i due. Per quanto Claudia lo riconosca subito nella tartaruga, non sapremo mai se Sandro sará in grado di tornare nel proprio corpo, Se Claudia lo aiuterá e se infine i due riusciranno davvero ad avere un amplesso oppure se Sandro continuerá ad amare Claudia rimanendo tartaruga.
In ogni caso il ritmo della scrittura mi é molto piaciuto, le descrizioni mi hanno portato via e coinvolto e vorrei tanto sapere come va a finire.
Tutto questo dal racconto non emerge davvero, e mi rimane l'idea che faccia parte di un progetto piú grande, come se fosse un episodio di una storia molto piú complessa e ampia

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