“NO EAP” ma editing a pagamento: è editoria a pagamento?

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Ho inviato un manoscritto a una casa editrice che si definisce “no EAP” anche sul sito, senza margini interpretativi. 
Dopo l’invio, ho ricevuto una mail che conferma la ricezione, indica 5-6 mesi per il responso e specifica che, in caso di interesse, produrranno una scheda di valutazione con proposta di pubblicazione ed eventuale editing. 
La stessa email afferma che non richiedono contributi o acquisto copie, ma aggiunge che, se necessario, proporranno un editing svolto dai loro “esperti” a un prezzo “calmierato” tra 0,80 e 2,50 euro a cartella; in alternativa, l’editing potrebbe essere affidato dall’autore a un professionista esterno, purché rispetti le loro direttive editoriali.

Ho risposto che non sono interessata a forme di editoria a pagamento e che, dal mio punto di vista, porre l’editing a carico dell’autore configura comunque una pratica EAP, anche in assenza di contributi o obblighi di acquisto copie. Nella risposta successiva, l’editore ha ribadito che posso provvedere esternamente seguendo le loro linee.

Vorrei capire se la community considera questo modello una forma di EAP: l’editore si presenta come “no EAP”, ma sposta il costo dell’editing sull’autore, interno o esterno che sia. 
Mi chiedo inoltre come una casa editrice possa assumersi la responsabilità editoriale affidando l’editing all’autore o a un suo professionista, limitandosi a “direttive”, per poi apporre il marchio in copertina come garante della cura editoriale. 
È legittimo e deontologicamente corretto? 
Dal vostro punto di vista, quando l’editing è posto a carico dell’autore, anche se definito “facoltativo” o “calmierato”, si tratta di EAP oppure rientra in un modello ibrido accettabile? 

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Dal mio punto di vista ogni qualvolta un rappresentante della filiera editoriale chiede soldi all'autore, è editoria a pagamento, che sia una CE o un'agenzia letteraria che propone un editing.
Se questi due agenti sono interessati, sempre dal mio punto di vista, devono farsi carico di tutto. Contrariamente, sono interessati solo al guadagno alle spese dell'autore.

Dal mio punto di vista la situazione è semplice: una CE, o un agente letterario, è un imprenditore che deve assumersi il rischio di impresa perché crede nel progetto che un cliente propone. È l'imprenditore che deve pagare te per lo sfruttamento del prodotto, che sia perché lo pubblica o perché lo rappresenta. Tutto il resto per me è deviazione dal mercato.
Chiediti: se il guadagno lo fanno con me, che spinta avranno a cercare il guadagno per le vie della vendita, che è letteralmente il loro lavoro?

L'unica via etica per chiedere soldi all'autore è quando le entità di servizi editoriali siano ben distinte da quelle di rappresentanza o CE, ovvero io sono un libero professionista che vende servizi e basta. Non pubblicazioni, non rappresentanza. Lì ognuno deciderà per sé se investire o meno denaro, ma secondo me rimane comunque in investimento inutile. Se l'opera è valida, e qualcuno ci crede, sono operazioni che si sobbarcano CE e agenti di rappresentanza vera, e che non devono essere a carico dell'autore.

Gli unici soldi sensati che un autore dovrebbe sborsare, sempre dal mio punto di vista, sono per la formazione: l'acquisto di manuali di scrittura, in italiano e in inglese, sono un esborso economico ma dal grande risultato. Se proprio uno si vuole affidare a costosissimi corsi (e secondo me sempre organizzati da entità separate e da operatori che sono solo scuole di scrittura, per evitare conflitto di interessi) che quantomeno siamo molto tecnici e pratici e non "artistoidi" e fumosi.

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Per la Legge sul diritto d'Autore, l'editore è tenuto ad assumersi tutti i costi relativi alla pubblicazione, compresi l'editing del manoscritto, la grafica e impaginazione, la stampa, la promozione. 
Un editore non dovrebbe vendere servizi a pagamento, ma assumersi in toto il rischio d'impresa, come qualsiasi azienda.
Chiedere all'autore di partecipare ai costi, non è contemplato dalla LdA, per cui qualsiasi escamotage è una forma indiretta di EAP. Alcuni editori sono convinti che basti non chiedere all'autore l'acquisto delle copie, per non essere a pagamento. Tuttavia la legge è abbastanza chiara in questo, benché alcuni cerchino di "interpretarla" a proprio modo. Ma per come è strutturata, lascia pochi margini interpretativi, così come sono pochi quegli articoli che lasciano la gestione di alcuni aspetti all'accordo delle parti. Mentre diritti e doveri di entrambe sono esattamente normati.
Aleide wrote: Wed Oct 01, 2025 8:18 amun editing svolto dai loro “esperti” a un prezzo “calmierato” tra 0,80 e 2,50 euro a cartella;
Che sono gli standard di mercato di agenzie e singoli professionisti, per cui di calmierato c'è ben poco.
Black01 wrote: Wed Oct 01, 2025 8:46 amcorsi (e secondo me sempre organizzati da entità separate e da operatori che sono solo scuole di scrittura
Le quali, molte, volte, pur essendo entità giuridicamente separate, sono in stretta collaborazione con le CE, tanto che alcuni dei docenti sono editor interni alle CE o editori stessi, che tengono seminari e master class.

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Sì, è vero. Infatti, sempre per stretta opinione personale, diffido e invito a farlo, di quelle situazioni. 
Nulla può essere più utile (e più economico) che una bella collezione di manuali di scrittura, lettura attenta e studio degli stessi, grande spirito autocritico e occhio al mercato. Alla fine, se uno vuole scrivere bene, e per bene intendo con piglio interessante per il lettore, per me quella è la via. Pazienza e lettura. Poi, concorsi, auto pubblicazione attraverso piattaforme e similari sono un ottimo modo per far notare l'appetibilità del proprio lavoro. O agenzie letterarie che non chiedono contributi né per leggere, né per servizi successivi, ma solo la percentuale su eventuali vendite 

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Esatto @Black01, personalmente credo che, se proprio si vuole investire in qualcosa, sia meglio un buon editing. Ma solo se si pubblica in self, se si sceglie la via dei concorsi, o si vuole qualche chance in più prima di presentarsi a CE o agenzie.
Chi scrive spesso non si rende conto di alcuni passaggi complessi o inutili, così come di alcune carenze narrative che andrebbero approfondite (oltre a refusi di cui l'occhio non si accorge più).
Chi scrive si affeziona al testo e considera irrinunciabili anche parti che potrebbero tranquillamente essere eliminate. Per cui l'occhio di un professionista esterno può sempre essere utile.

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D'accordissimo sul fatto che in questo caso si tratti di EAP, senza se e senza ma. Un'annotazione per quanto riguarda scuole e manuali di scrittura: possono essere utili, a patto che alla base esista il talento dell'autore, cosa che non può essere insegnata, ma deve essere innata. Personalmente, più che leggere manuali, dedicherei il  tempo a leggere libri. Leggendo autori di talento, assorbiamo stili e abilità diverse che, filtrati dalle nostre esperienze, si riflettono in maniera positiva nella nostra scrittura.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: “NO EAP” ma editing a pagamento: è editoria a pagamento?

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D'accordo anche io @ElleryQ: la casistica suggerita da te rientra anche per me nella spesa lecita. Se uno auto pubblica (o vuole massimizzare un risultato a un concorso) assume anche il ruolo dell'imprenditore (perché avrà i guadagni diretti e totali dalle sue vendite e le royalties pulite, o il peso dell'insuccesso) e a quel punto, se vuole e ne ha le possibilità, non c'è nulla di male a pagare un editor freelance o una agenzia di servizi editoriali (e basta). Aggiungo anche che sia lecito pagare un redattore o grafico e così via, sempre in caso di self. Basta scegliere il professionista giusto, e a quel punto diventa anche un'occasione formativa.
Aggiungo un tassello alla riflessione: credo che forse, alla lunga e una volta che ci si è sgrezzati, si possa fare anche a meno però di queste cose, soprattutto se si acquisiscono competenze trasversali... a patto però che si sia molto autocritici o si abbiano dei buoni lettori beta e, in caso di interesse da parte di CE, sempre aperti a rivedere la propria opera in accordo alle loro esigenze commerciali.

D'accordo anche con @Cheguevara: non esiste autore che prima non sia un vorace ed eclettico lettore. Leggere, leggere tanto è la base da cui partire, e la caratteristica da mantenere.

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A pagamento e fine.
Ricordiamoci che il termine NOEaP era stato coniato con un valido intento ma non è mai stato ufficialmente riconosciuto dalle istituzioni, solo adottato.
Ma come tale non protegge o legittima perché non ci sono verifiche se non quelle degli autori stessi quando ricevono i contratti.
Per cui chiunque potrebbe usarlo e proporre, con una scusa o l'altra, un servizio a pagamento.

Non da ultimo qualche mese fa mi ero imbattuto in una live dove era scoppiato un caso identico a quello descritto qui, NOEaP ma facevano pagare i costi di editing all'autore sostenendo giustificazioni assurde e dimostrando di non conoscere il mondo editoriale. Scontato dire che si concluse con un nulla di fatto se non una misera figura della quale dovrebbe esistere traccia online
Rivista Piegàmi
256 Edizioni

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Cheguevara wrote: Wed Oct 01, 2025 11:02 am D'accordissimo sul fatto che in questo caso si tratti di EAP, senza se e senza ma. Un'annotazione per quanto riguarda scuole e manuali di scrittura: possono essere utili, a patto che alla base esista il talento dell'autore, cosa che non può essere insegnata, ma deve essere innata. Personalmente, più che leggere manuali, dedicherei il  tempo a leggere libri. Leggendo autori di talento, assorbiamo stili e abilità diverse che, filtrati dalle nostre esperienze, si riflettono in maniera positiva nella nostra scrittura.
D'accordo su tutto, con una piccola differenza sul talento "innato". Credo che il cosiddetto talento sia in pratica una forma di intelligenza. Non esattamente quella che si valuta con il QI, ma soprattutto quelle parti che non possono essere misurate e che comprendono caratteristiche come la fantasia, l'immaginazione, la sensibilità, il senso dell'umorismo e del ritmo musicale, e altro ancora. Siccome è noto che l'intelligenza dell'individuo dipende solo in parte dal suo patrimonio genetico (quindi innato), ma anche dallo sviluppo che avviene durante la crescita in base agli stimoli che riceve. Secondo molti studi, se sufficientemente stimolata, la crescita dell'intelligenza può proseguire anche un po' oltre l'età della crescita corporea, fino a circa 25 o forse 30 anni di età. (Poi inizia un inevitabile declino, che può essere lento se si continua ad esercitare l'intelletto sufficientemente, molto più veloce in caso di malattie degenerative o gravi tossicofilie). Quindi, una persona ancora  giovane, anche se ha poco talento, potrebbe ancora accrescerlo. Leggendo autori di talento, certamente; ma anche con stimoli derivanti dalle altre arti, dallo studio delle scienze, dalle esperienze di vita.
(Per la cronaca, io giovane non sono, quindi se il talento non ce l'ho, non l'avrò mai).

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@Stefano R  Ciò che io intendo per talento è qualcosa di più empirico. Per me uno scrittore di talento è in grado di coinvolgere il lettore, tenerlo incollato alle pagine, generare in lui un senso di mancanza quando il libro è finito. Innato, per me, significa non costruito, almeno come base. Di sicuro con l'esperienza di vita e con la lettura si può migliorare e sfruttare meglio il talento, a patto che esista in partenza. Io la vedo così e, come chiunque, posso sbagliarmi.
Mario Izzi
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Re: “NO EAP” ma editing a pagamento: è editoria a pagamento?

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effeti wrote:Non da ultimo qualche mese fa mi ero imbattuto in una live dove era scoppiato un caso identico a quello descritto qui, NOEaP ma facevano pagare i costi di editing all'autore sostenendo giustificazioni assurde e dimostrando di non conoscere il mondo editoriale. Scontato dire che si concluse con un nulla di fatto se non una misera figura della quale dovrebbe esistere traccia online.

Mi piacerebbe tanto vederla.

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Aleide wrote: Wed Oct 01, 2025 8:18 amVorrei capire se la community considera questo modello una forma di EAP: l’editore si presenta come “no EAP”, ma sposta il costo dell’editing sull’autore, interno o esterno che sia. 
Come ti hanno già detto, no, non si può considerare no eap: il costo dell'editing e quant'altro è a carico dell'editore.
Detto ciò, rifletterei invece su un'altra cosa, cioè che tanti micro editori chiamano editing la semplice correzione di bozze (magari inaccurata anche quella), quindi uno potrebbe pensare a fare un editing per conto proprio, in vista di un self-publishing o solo per presentare il proprio libro al meglio a concorsi e CE (sapendo che poi uscirà così come viene mandato). Ovviamente questa è una scelta che spetta all'autore, non certo all'editore.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: “NO EAP” ma editing a pagamento: è editoria a pagamento?

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@effeti
Ho visto il video e sono rimasta sconcertata dal modo in cui l'editore presenta il pagamento dell'editing da parte degli autori come una prassi universale e necessaria per la sopravvivenza delle case editrici. Afferma che tutte le realtà editoriali operano in questo modo, altrimenti rischierebbero la chiusura: mi chiedo se stia mentendo consapevolmente o se sia genuinamente convinto di questa narrazione.


Ciò che mi colpisce di più è il suo tentativo di minimizzare il problema, sostenendo che l'editing sia facoltativo. 
Come sottolinea giustamente @Silverwillow, quale autore serio rinuncerebbe a un intervento professionale sul proprio manoscritto? 
Personalmente, non potrei mai pubblicare un testo senza uno sguardo esterno e qualificato: l'editing non è un lusso, ma un passaggio essenziale per garantire qualità e credibilità.

Inoltre, ora che sto entrando in questo mondo, mi sto rendendo conto che il problema di fondo potrebbe risiedere nella scarsa consapevolezza editoriale di molti aspiranti scrittori, spesso accompagnata da una certa presunzione e mancanza di umiltà. Questo li espone a rischi, creando opportunità per le case editrici a pagamento che sfruttano l'ambizione di pubblicare, senza che si comprenda pienamente il valore reale di un servizio professionale.

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Aleide wrote: Thu Oct 02, 2025 8:23 amHo visto il video e sono rimasta sconcertata dal modo in cui l'editore presenta il pagamento dell'editing da parte degli autori come una prassi universale e necessaria per la sopravvivenza delle case editrici. Afferma che tutte le realtà editoriali operano in questo modo, altrimenti rischierebbero la chiusura: mi chiedo se stia mentendo consapevolmente o se sia genuinamente convinto di questa narrazione.
L'ho appena visto anch'io. E credo che la risposta sia: entrambe le cose. Sta mentendo consapevolmente e nel frattempo si è convinto che questa sia la narrazione giusta, perché se l'è raccontata per autoassolversi e quindi convincere gli altri di essere etico e nel giusto.
Un editore onesto, e su questo forum ce ne sono (pochi ma ci sono e partecipano appena possono, rispondendo con chiarezza), sa benissimo che ha dei costi e sa quali saranno già dal momento stesso in cui avvia l'attività. Se una CE vuole restare onesta e far quadrare i conti (in più avere il suo giusto guadagno, altrimenti per cosa si avvia a fare un'attività commerciale?) le basta essere più selettiva e formulare un piano editoriale con pochi titoli su cui concentrarsi. Editing, impaginazione, grafica, stampa, promozione, pagamento royalties, riesce a farli benissimo senza andare in perdita e guadagnandoci. 
Certo, all'inizio non sarà semplice e la sola attività editoriale potrebbe non essere sufficiente al sostentamento dell'editore, ma puntando su titoli e autori di qualità (anche esordienti o emergenti) può crescere poco per volta.

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Aleide wrote: Thu Oct 02, 2025 8:23 am Personalmente, non potrei mai pubblicare un testo senza uno sguardo esterno e qualificato: l'editing non è un lusso, ma un passaggio essenziale per garantire qualità e credibilità.
Concordo.
Io lavoro come editor, ma vorrei e mi aspetto comunque un editing da parte della CE prima della pubblicazione.
Probabilmente il mio testo non avrà le stesse lacune di un aspirante autore privo delle mie competenze, ma una valutazione esterna è sempre necessaria, per tutti. È facile vedere i difetti altrui, ma è abbastanza difficile intercettare i propri, soprattutto quando il testo diventa troppo familiare a causa delle continue riletture.

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@ElleryQ Il problema di base è che una CE, come qualsiasi altra impresa, dovrebbe nascere con la dotazione di un capitale proprio, che non può limitarsi a 1 euro, come avviene per le srls nella cui forma tecnica sorgono la maggior parte di micro case editrici. Invece tantissime nascono senza capitali da rischiare, pubblicano una marea di titoli senza selezione, senza editing e correzione di bozze, senza pagare le royalties e neanche l'IVA e l'IRPEG. Distribuiscono col sistema print on demand, incassando per ogni copia venduta prima che venga stampata e contano sul fatto che ogni autore, in media, una ventina di copie le piazzerà a parenti e amici. La sede legale sarà in uno scantinato o, nella migliore delle ipotesi, presso il domicilio dell'amministratore o di un socio. Il gioco andrà avanti per tre o quattro anni, fino all'inevitabile fallimento, in genere dovuto a debiti con il fisco, dei quali la società risponde col capitale sociale di 1 euro, o anche alla chiusura spontanea. Dopo la chiusura una nuova ragione sociale, e si ricomincia. Non tutti, ma molti operano così, e un modo abbastanza affidabile di individuarli è considerare i tempi di risposta agli invii spontanei e il numero di pubblicazioni mensili: se la risposta arriva dopo qualche giorno vuol dire che non c'è selezione, e se si superano le due pubblicazioni al mese vuol dire che non c'è niente di tutto il resto. Lo dico in base a esperienze dirette. 
Mario Izzi
Sopravvissuti
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Ciao sono un'autrice di libri per l'infanzia, ho lavorato solo con l'estero, ma ora ho scritto un romanzo più adulto fantasy un po' dark e cercavo un'agenzia in Italia che non mi chiedesse soldi per leggerlo. Qualcuna che collabori con le big... perchè alla piccole ci arrivo senza problemi.

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