[CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Prequel di "Zia Astoria" di @Almissima

Titolo: Il figlio del lago



San Pietro dei Castagni, aprile 1980

Astoria Pianceroni curava le sue begonie come  fossero l’ultima cosa sacra rimasta al mondo. Le dita sfioravano i petali, morbidi come seta e fragili come sogni spezzati. L’aria era fresca, già intrisa dell’odore  umido della terra smossa e del calabrone che le ronzò accanto al viso: un ronzio breve, feroce, quasi un avvertimento.
─ Via, stronzetto peloso, ─ sibilò con un gesto stanco della mano.
─ È troppo presto per morire punzecchiata.
Aveva quarant’anni, un’età che a San Pietro dei Castagni sembrava già un’intera vita, compressa in un matrimonio che si trascinava. Ma lei andava avanti, specie adesso che era incinta, con il ventre che appena si intravedeva sotto il vestito leggero.
Tre mesi di verità silenziose, un piccolo battito nascosto dentro di lei. Dodici settimane durante le quali aveva continuato a versare tè alle vedove, a posare fiori freschi sulla tomba della madre, a indossare quel sorriso tagliente che tutti leggevano come arroganza.
Ma era solo disperazione, travestita da sguaiatezza.
Astoria era stanca. Più di quanto volesse ammettere. E anche spaventata, come un gatto davanti a una finestra chiusa.

Negli ultimi mesi, Reginaldo,  suo marito, era cambiato. Più silenzioso, ma non più sereno. Passava ore seduto in cortile, a fissare il nulla, le mani sempre in movimento, come in cerca di un pensiero da afferrare. Astoria lo spiava da dietro le tende. Tra loro restavano solo sguardi sfuggenti, frasi mai dette, una tregua provvisoria.
Una mattina, mentre tagliava le estremità secche delle begonie, lui uscì sul terrazzo con una tazzina di caffè.
─ Hai voglia di fare una passeggiata? ─ Chiese lei, senza voltarsi.
─ Non molto.
─ Vieni lo stesso. Devo parlarti di una cosa.

Camminavano lungo la cresta del Monte Castagno, dove l’aria profumava di resina e  foglie secche. Il vento portava sussurri di segreti. I ramoscelli scricchiolavano come pensieri spezzati.
─ Devo dirti una cosa, ─ disse Astoria, inspirando a fondo.
─ Anche io, ─ rispose Reginaldo, e lei si bloccò.
─ Ma tu prima, ─ continuò lui, goffo, con quel tremito che aveva solo chi nasconde un uragano dentro. ─ Io non so più chi sei. Ti muovi come se fossi altrove da mesi. E io… io non ci sto più dentro a questa cosa.
─ Quale cosa?
─ Qualunque cosa tu stia per dirmi.
Lei abbassò lo sguardo. Poi lo fissò.
─ Sono incinta.
Reginaldo deglutì. Il mondo per lui divenne enorme. Poi si ritrasse, fino a svanire.
Meditò a lungo. Sussurrò: ─ Di me?
─ Hai sempre detto che non sono una santa. Non come tua sorella Gertrude, che si è chiusa in quel convento a Perugia.
Il silenzio che seguì era così denso che sembrava capace di spaccare le rocce. Poi, come una tempesta improvvisa, arrivarono le urla, gli insulti. Mani che cercavano di colpire, che inseguivano appigli o forse colpe. Lui  ansimava, gli occhi fuori dalle orbite, picchiando Astoria alla cieca. Un piede scivolò, la roccia umida lo tradì. Cadde, inghiottito dalla vegetazione sottostante.
Astoria rimase pietrificata in quel momento sospeso. Il cuore che batteva a scatti, le mani graffiate, sporche della resina appiccicosa degli alberi.
Poi, con gesto tremante, si sistemò i capelli, raccolse la sua borsa di pelle e iniziò a scendere lungo il sentiero. A dare l’allarme.
Si stabilì che era stato un incidente. Reginaldo era scivolato sul crinale e si era rotto l’osso del collo. Astoria non pianse al funerale. Non ancora. Lo fece a casa, quando mise l’acqua sul fuoco e scelse la tazza col disegno del limone, quella che teneva per i giorni di pioggia e nebbia.

I giorni seguenti furono un impasto di suoni ovattati e volti in controluce. Le vedove del paese vennero a trovarla; la Gina le portò un dolce e le accarezzò la mano. Il prete parlò di “prova divina”, il maresciallo, pensieroso, fece domande senza volere risposte.
Il tempo si sfilacciava come vecchia stoffa. Astoria si rifugiava nel giardino, le mani nella terra. La sera leggeva una pagina di un libro qualsiasi. Ogni tanto, parlava al bambino che cresceva in lei.

Era cominciato qualche mese prima. Era andata a trovare una sua amica che aveva una casa al lago San Pietro. Reginaldo l’aveva lasciata partire con indifferenza.
Lì aveva conosciuto Gualtiero Marchetti, che tutti chiamavano il Professore, con quella reverenza che nei paesi si riserva a chi sa parlare senza bestemmiare. Ma era davvero un professore: insegnava letteratura a Bologna. Aveva una piccola casa in riva al lago, dove veniva a passare le vacanze. In quel periodo si trovava lì per una villeggiatura “di riflessione”, così l’aveva definita al bar del paese, dopo una burrascosa separazione dalla moglie. Gualtiero  aveva i capelli lunghi e grigi raccolti all’indietro con un nastrino nero, una voce calda e mani da pianista. Uno di quegli uomini che sanno guardarti e farti sentire trasparente e, allo stesso tempo, nuda.
Astoria l’aveva notato la prima volta al mercato, intento a scegliere delle ciliegie con la stessa attenzione con cui si valuta una reliquia.
─ Attento, ─ gli aveva detto sottovoce, ─ quelle di sinistra sono sciacquate con l’acqua piovana. Quelle di destra con la saliva della signora che le vende.
Lui aveva riso, divertito. Sottovoce aveva risposto: ─ Mi piacciono entrambe le opzioni. Ma preferirei la tua saliva.
Dopo tre giorni stavano facendo colazione insieme, e dopo una settimana dormivano nella stessa camera, nella sua casa. Gualtiero non amava parlare del suo passato. Diceva che le parole migliori sono quelle scritte e già pubblicate. Parlava del mondo, dell’arte, di come il vero amore sia una parentesi mai chiusa.
Ad Astoria bastava. Nessuna domanda, nessun futuro da pianificare. Solo mattine di caffè lungo, pane caldo, marmellata di prugne, e pomeriggi e notti tra le lenzuola fresche, con il profumo del lago che entrava dalle finestre.
Quando scoprì di essere incinta, Gualtiero era già partito da un pezzo. Poi l’incidente di Reginaldo.
Lei conosceva l’indirizzo di Gualtiero a Bologna. Salì in treno con una cartella piena di esami medici e una frase da dire in faccia:
 ─ Ti ho scelto come padre.
Lui, con un accenno di sorriso, estrasse un libro dalla sua libreria. Lo sfogliò con cura.
─ Un’edizione rara questa, sai.
─ Hai capito cosa ho detto?
─ Sì. Vedi: sono come te, Astoria.
Parlarono tutto il giorno. Poi andarono a letto.
La proposta di Astoria, davanti al caffè, era semplice: ─ Intestami la casa sul lago. Se lo fai, non ci saranno conseguenze. Non cercherò un cognome per il bambino. Non reclamerò paternità. Ma se non lo fai… potrei pentirmi della mia discrezione.
Gualtiero era troppo intelligente per chiamarla ricattatrice. E forse, dentro di sé, sapeva che lei aveva già fatto abbastanza da sola. Firmò.
In attesa del disbrigo delle pratiche, le diede dei soldi e Astoria si trasferì provvisoriamente sulla riviera ligure. Era libera, non doveva rendere conto a nessuno.
Ma fu proprio in un albergo sul mare, a Loano, che prese la decisione più difficile della sua vita.
Scrisse una lettera. Al fratello Dario, architetto, sposato con Nerina, senza figli:
Caro Dario,
ti scrivo con le mani che tremano e il cuore che va a scatti. Ho bisogno di chiederti qualcosa che non avrei mai immaginato. Sto per avere un figlio. Non cercare spiegazioni ora, non ce n’è una sola. Il padre non può esserci, e io non sono adatta.
So che tu e Nerina non potete averne. So anche che siete due persone che saprebbero amare questo bambino.
Io non sono fatta per crescerlo. Ma voglio che viva, voglio proteggerlo. Se vorrete accoglierlo, vi sarò vicina. Non come madre. Sarò una zia.
Se accettate, venite a Loano…
Un abbraccio.
Astoria

Dario arrivò a Loano con Nerina. Lei indossava un abito premaman troppo largo, a fiori, che le cadeva addosso come un lenzuolo stanco. Nessuno parlò. Si abbracciarono piangendo.
Qualche tempo dopo, in ospedale, Astoria partorì un maschio.
─ Luca, ─ disse Dario con voce commossa. ─ Si chiamerà Luca.
Il giorno delle dimissioni, sola nella stanza, Astoria si chinò sulla culla.
─ Mi dispiace, ─ sussurrò, di non saperti amare come meriti. Ma giuro che ti proteggerò da lontano, finché avrò fiato.
Il neonato starnutì. Lei sorrise, poggiandogli le labbra sulle guance.
─ Già stanco di me? Hai preso da tua madre, allora.

San Pietro dei Castagni accolse il ritorno della famiglia di Dario Pianceroni con un sorriso stiracchiato.
Nerina si chiuse in casa per sei settimane, “debolezza post-parto”, dicevano.
Con la casa sul lago intestata a lei, anche Astoria tornò a San Pietro, alla sua vita di sempre, alle sue conserve, alle sue begonie. Ricami. Messe. Voci che correvano come ombre. Occhi di uomini e donne dietro le persiane che osservavano i suoi strani andirivieni nelle vie del paese.

Passarono gli anni. Dario si arrangiava con lavori a progetto, mentre la sua casa cadeva a pezzi, come i suoi sogni. Luca cresceva sereno, ignaro.
Astoria, che vedeva crepe nei muri e nelle persone, un giorno propose: ─ Vi compro la casa. È piccola e umida. Dario: non hai testa né soldi per sistemarla. Io ho da parte qualcosa. Voi potrete trasferirvi nella casetta del lago per qualche mese, e poi vi aiuto a cercare altro.
Dario, orgoglioso ma stanco, accettò.
Un giorno Astoria andò a trovarli in compagnia di Gualtiero. Lui si era rimesso in sesto ed era venuto per rivedere il lago e la casa, senza sapere che vi avrebbe trovato una famiglia intera.
Astoria lo presentò come un vecchio amico, un professore, ─ ormai in pensione ─ aggiunse bonariamente lui.
Gualtiero restò qualche giorno. Vide Nerina giocare con Luca, Dario prenderlo in braccio, Astoria seguirlo da lontano con lo sguardo lucido. Lui lo guardava con un’ombra lieve sul volto. Quando se ne andò, regalò a Luca una valigetta costosa, di legno, piena di matite, pennarelli e acquarelli. Indugiò di piacere nel vedere la felicità del bambino, e Luca ignorò che quello sconosciuto e la zia Astoria fossero i suoi veri genitori.

E così, pezzo dopo pezzo, Astoria si costruì il proprio regno segreto: due case, conti in ordine, e tutto all’insaputa del paese, che continuava a vederla come “la vedova-zitella un po’ eccentrica che sapeva tutto di tutti.
Il primo investimento arrivò grazie a un cliente: un ingegnere vedovo, affezionato alla sua compagnia e molto, molto generoso.
─ Non sono tipo da regalare fiori, ─ le disse. ─ Ma posso insegnarti qualcosa sui titoli di stato.
Astoria imparò in fretta: BOT, BTP, conti vincolati, e la magia dell’interesse composto, come religione.
Un paio d’anni dopo, il conto saliva oltre le centinaia di migliaia. Nessun vizio. Nessuna distrazione.
Solo Astoria, la sua casa al lago, le sue conserve, le sue begonie e la sua vita spiata attraverso le persiane.
Col tempo, nel paese aumentarono i mormorii. Oltre alla sua disponibilità, ormai un’istituzione, su come potesse vivere in maniera agiata, e per tanti anni, senza un lavoro “normale”. Benvoluta da tutti, dal parroco, dal farmacista, dal maresciallo, da padri di famiglia irreprensibili. Le bigotte mormoravano in gruppo, salvo zittirsi al suo passaggio e fare a gara per salutarla cordialmente. Astoria aveva fatto della sua vita una storia non raccontabile. Una di quelle che si sussurrano, ma mai si scrivono. E lei, da vera maestra della discrezione, non negava mai. Non confermava. Non spiegava. Solo sorrideva.
E profumava di arancia e zenzero.
Quel profumo che piaceva tanto a Luca, suo figlio, che ogni tanto Dario e Nerina le affidavano nella casa al lago. In fondo era giusto che conoscesse sua zia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Almissima wrote: Sun Aug 17, 2025 8:04 pm@Alberto Tosciri 
Io sono commossa per la delicatezza con cui hai tratteggiato Astoria. Da caricatura forzata di un paese un po' cosí, l'hai trasformata in una donna vera.
Grazie
Bè, anche questo tuo commento mi ha commosso, oltre che farmi piacere. 
Penso che tutti i personaggi,  uomini e donne, nella vita reale ma anche in quella letteraria, abbiano dentro di loro, come dicevano i preti del buon tempo antico: "una scintilla di divino". Bisogna scovarla questa scintilla, valorizzarla, farla emergere affinchè si veda e se ne apprezzi la luce.
Grazie a te.
Poeta Zaza wrote: Sun Aug 17, 2025 8:30 pm@Alberto Tosciri   :)

Complimenti per come hai saputo delineare una figura femminile non di specchiate virtù, con delicatezza e rispetto. Un degno prequel 
del racconto di @Almissima 
Grazie @Poeta Zaza. Sempre gentile.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Ciao @Alberto Tosciri, come ogni volta è difficile fare un commento vista la qualità dei tuoi racconti. Provo, comunque, a lasciare qualche pensiero utile.

Il tuo prequel è molto diverso dal racconto di @Almissima; ovvio che siamo persone differenti, ma in questo caso c'è davvero tanta differenza. Il racconto di Almissima - molto bello (e divertente!) - verte più sugli equivoci, sulla sorpresa, su qualcosa che viene ampliato in questo prequel. Notevole anche il fatto che hai ampliato molto ogni punto del racconto originale. Tra l'altro per Astoria hai tratteggiato una personalità profonda, in un mare di introspezione dove le immagini si fondono ai pensieri (una cosa che mi piace molto). Forse un po' leggera qui
Alberto Tosciri wrote: Fri Aug 15, 2025 4:11 pm─ Hai sempre detto che non sono una santa. Non come tua sorella Gertrude, che si è chiusa in quel convento a Perugia.
ma magari perché è quasi una risposta scontata. In quel "hai sempre detto che non sono una santa", credo che il marito sapesse delle libertà che si prendesse la moglie (diciamo così), cosa che gli ha causato il successivo raptus.
Comunque niente da aggiungere, le descrizioni e la narrazione sono poesia come in tanti altri tuoi racconti. :libro: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Ciao e grazie del commento @bwv582
bwv582 wrote: Mon Aug 18, 2025 9:40 amCiao @Alberto Tosciri, come ogni volta è difficile fare un commento vista la qualità dei tuoi racconti. Provo, comunque, a lasciare qualche pensiero utile.
No ti prego: non dirmi queste cose. Forse riesco a scrivere in modo accettabile ogni tanto, ma ho sempre bisogno di commenti e consigli.
bwv582 wrote: Mon Aug 18, 2025 9:40 amIl tuo prequel è molto diverso dal racconto di @Almissima;
Sì, ho dovuto analizzare a fondo il racconto di Almissima, in quanto trattava temi che di solito io non tratto. Però è stato molto istruttivo per me: ho dovuto immaginare luoghi, personaggi, situazioni molto diversi dai miei soliti.

bwv582 wrote: Mon Aug 18, 2025 9:40 am─ Hai sempre detto che non sono una santa. Non come tua sorella Gertrude, che si è chiusa in quel convento a Perugia.

In quel "hai sempre detto che non sono una santa", credo che il marito sapesse delle libertà che si prendesse la moglie (diciamo così), cosa che gli ha causato il successivo raptus.
Il fatto della sorella di Reginaldo, che è suora a Perugia, l’ho messo un po’ come contraltare rispetto alla vita che, effettivamente, conduceva Astoria e della quale il marito doveva essere al corrente. Da qui il suo nervosismo e l’esplosione d’ira alla notizia della gravidanza della moglie che, aveva intuito perfettamente, non era dovuta a lui.

Devo dire, lo dirò anche ad @Almissima, che per me è stato molto bello e interessante cimentarmi in questo prequel alla sua storia.
Una nuova esperienza per me.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Ciao @Alberto Tosciri 

La scelta di parlare della vita di Astoria partendo da quando era giovane, era la più logica. Cosa mai si poteva scrivere dopo la sua morte? Si poteva, eccome. Ma partire dalla fine e ricostruendo il passato è sempre un utile esercizio.  :D

Benché sia più di taglio romanzesco, il tuo prequel, vedo che hai mantenuto le caratteristiche caratteriali della protagonista. Certamente il personaggio di Astoria era più attraente di quello di Luca, figura che tu inserisci come infante. Tutto ruota su di lei, quindi, senza ulteriori coprotagonisti. 

Nel racconto di @Almissima Astoria è dipinta in modo più colorito.. Tu ne fai una donna combattuta più dal suo carattere che dalle vicissitudini. Una donna che decide di fuorviare la sua vita, di scaricare la zavorra. Che decide lei per la sua vita. In fin dei conti, una donna che vuole emanciparsi. Costruisce bene la sua posizione e tiene a bada il comune pensare della gente. Una storia moderna, potrei dire.
Per la trama usi la strada lasciata da Alma, e non ti inventi nulla. Una struttura semplice e non contorta, facile da capire e da leggere.

Mi è piaciuta questa frase tra le tante:
Alberto Tosciri wrote: Fri Aug 15, 2025 4:11 pmil maresciallo, pensieroso, fece domande senza volere risposte.
La saggezza dei carabinieri di paese... Ciao a presto (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CE 2025] Il figlio del lago - Prequel di Zia Astoria

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Ti ringrazio @bestseller2020
bestseller2020 wrote: Mon Aug 18, 2025 7:27 pmNel racconto di @Almissima Astoria è dipinta in modo più colorito.. Tu ne fai una donna combattuta più dal suo carattere che dalle vicissitudini.
Questo mi ha sempre affascinato nei personaggi. Però entrano in gioco anche le modalità di vita, il contesto in cui si trovano.
bestseller2020 wrote: Mon Aug 18, 2025 7:27 pmPer la trama usi la strada lasciata da Alma, e non ti inventi nulla. Una struttura semplice e non contorta, facile da capire e da leggere.
Ti confesso che volevo prendere una "brutta" piega. Nel senso che avevo ben presente che Gertrude era il nome della monaca di Monza dei Promessi Sposi... Ma ne sarebbe uscito un fantareligioso pseudo gotico, blandamente, pericolosamente erotico, da castigo di Santa Inquisizione, che avrebbe inorridito parecchi  rivoluzionari da operetta.
bestseller2020 wrote: Mon Aug 18, 2025 7:27 pm La saggezza dei carabinieri di paese... Ciao a presto (y)
una volta, una volta. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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