[MI 163] Una sneaker nel cielo

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Traccia di mezzanotte: amputazioni


“Pum!”
La vide volare nel cielo; sembrava aver messo le ali e sparì in lontananza verso la sfera aranciata.
Le piccole sneakers, ora con qualche macchiolina rossa, erano la cosa più bella che avesse ricevuto in tutta la sua vita: donate, forse dal cielo, e ora ritornate lassù, anzi ritornata.
Marika non pianse neanche, a differenza del suo compagno di giochi che si dileguò in un istante, prese un bastone e a saltelli, come una gazzella impaurita, ritornò verso casa lasciando una piccola scia a sua insaputa che, a differenza di pollicino la cui meta di partenza era tanto ambita, non avrebbe mai voluto vedere e nemmeno ritornare, su quei drammatici passi.
Si accorse, nel faticoso rientro, di una nube di fumo che proveniva dai paraggi del suo piccolo villaggio. Una nebbia sempre più densa e irrespirabile la fece stramazzare a terra. Ma prima che il suo gracile corpo toccasse il suolo fu sollevata misteriosamente, La foschia iniziò a diradarsi e percepì la sensazione di rivederla, stagliata all'orizzonte verso l'imbrunire.
Si sa che i bambini abbiano sempre avuto il desiderio di volare; e quel sogno infranto le dava almeno un piccolo sollievo: immaginare una parte di sé tra uno stormo di oche migranti o di qualunque altro volatile. E se poi fosse finita in pasto agli avvoltoi, forse il destino si sarebbe compiuto.
Per anni non ha avuto il coraggio di abbassare il capo sulla parte sinistra del corpo, fino a quando le regalarono un altro paio di sneakers. Allora nel suo sguardo riapparve il sorriso e fu felice di ammirarle, sgargianti e scintillanti, con quel profumo di gomma orientale, anche se quella sinistra poteva rimanere dello stesso numero per tutta la vita. E quella corsa straziante, saltellante, di alcuni anni prima, si trasformò in un'elegante, fluttuante movimento di gazzella che corre libera nella savana, e che l'avrebbe portata un giorno, al gradino più alto di quello speciale evento a cinque cerchi.

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ciao @Kasimiro  
una storia piccola piccola ma piena di emozioni.
A parte un perplessità che ho avuto in questo punto
Kasimiro wrote: Marika non pianse neanche, a differenza del suo compagno di giochi che si dileguò in un istante, prese un bastone e a saltelli, come una gazzella impaurita, ritornò verso casa lasciando una piccola scia a sua insaputa che, a differenza di pollicino la cui meta d
Si, il sangue doveva essere davvero molto, immaginare una bambina in quelle condizioni che si alza si metta a cercare un bastone e torni a casa è stato difficile.
 Nell'insieme della storia fa lo stesso un bell'effetto, anche come hai descritto il momento in cui perde i sensi è davvero bellissimo. La scarpetta che vola, lei che sviene, il bambino che fugge, lei sul suo letto che non vuole gurdare in basso, sono scene che resteranno dentrodi me, come se avessi visto il film. Meraviglioso, quando questo accade.

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Alba359 wrote: Si, il sangue doveva essere davvero molto, immaginare una bambina in quelle condizioni che si alza si metta a cercare un bastone e torni a casa è stato difficile.
Ciao @Alba359, forse ho un po' esagerato, ma mi sono immaginato quel momento che, quando si supera la soglia del dolore, non si sente più nulla.
Anni fa mi fu rimasta impressa l'intervista a un giapponese sopravvissuto alla bomba di Hiroshima. Venne praticamente investito dall'ondata di calore, di non so di quante migliaia di gradi, che gli sciolse completamente la pelle da tutto il corpo. Tornò camminando tranquillamente a casa dicendo di sentire un po' di calore sulla schiena. Le pene dell'inferno le subì nei mesi successivi ma riuscì a sopravvivere e a raccontarle.
Grazie delle bellissime parole

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Kasimiro wrote:  anche se quella sinistra poteva rimanere dello stesso numero per tutta la vita. 
Ecco, basta, già questa immagine è di una potenza assoluta.
Caspita @Kasimiro , complimenti. In una realtà in cui spesso si tende a esagerare con le parole, tu hai infilato una storia cortissima ma sferzante e immediata. Non c'era bisogno di aggiungere altre parole, hai spiegato in modo netto sia la drammaticità del trauma che l'accettazione lenta e la vittoria. 
Giusto un'inezia. 
Kasimiro wrote: Si sa che i bambini abbiano sempre avuto il desiderio di volare;
Io avrei detto "si sa che i bambini hanno", ma è proprio un dettaglio.
Tanti messaggi in poche parole, davvero bello. 
(io tra l'altro giro quasi sempre in sneakers)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Caro @Kasimiro,
un racconto formato mignon, che della omonima pasticceria mantiene intatte tutte le piacevolezze: sapori, fragranze e colori sono concentrati per il gusto di chi legge. 
Si tratta di una storia vera? Lo sia oppure no, ti va tutto il merito di una narrazione dinamica e concentratissima. 
Mi permetto ora un'analisi puntuale del brano, che ho letto con molta attenzione.
Un saluto e grazie!
Kasimiro wrote: Sun Feb 20, 2022 11:57 pmMarika non pianse neanche, a differenza del suo compagno di giochi che si dileguò in un istante, prese un bastone e a saltelli, come una gazzella impaurita, ritornò verso casa lasciando una piccola scia a sua insaputa
Dopo "istante" ci vedrei bene un punto e virgola, altrimenti c'è il rischio che il passato remoto "prese", anziché a Marika, venga attribuito al "compagno di giochi" in virtù del relativo "che".
Kasimiro wrote: Sun Feb 20, 2022 11:57 pmritornò verso casa lasciando una piccola scia a sua insaputa che, a differenza di pollicino la cui meta di partenza era tanto ambita, non avrebbe mai voluto vedere e nemmeno ritornare, su quei drammatici passi.
Ho segnato in nero sia i due relativi sia le due locuzioni che si ripetono identici in poche righe. Il passo qui sopra, in particolare, presenta una criticità che ti segnalo: il "che" è riferito, a rigor di logica, a "scia", e infatti la frase seguente "non avrebbe mai voluto vedere" lo conferma. Quello che viene dopo, però, fa saltare la costruzione. Dovremmo infatti scrivere, per mantenere "scia" come complemento (non più oggetto, però), nel seguente modo: "... (scia) che non avrebbe mai voluto vedere e sulla quale (scia) non sarebbe mai voluto nemmeno ritornare".
Kasimiro wrote: Sun Feb 20, 2022 11:57 pmMa prima che il suo gracile corpo toccasse il suolo fu sollevata misteriosamente, La foschia iniziò a diradarsi e percepì la sensazione di rivederla, stagliata all'orizzonte verso l'imbrunire.
Nello stralcio qui sopra, nel punto segnato in nero, forse avevi previsto un punto fermo, come indica la lettera maiuscola. E infatti sarebbe preferibile alla virgola, anche se personalmente opterei per i due punti. Subito dopo ripeterei sia il nome della bambina prima di "percepì", sia il termine sneaker (o semplicemente "scarpa), troppo lontano per essere omesso: "... e Marika percepì la sensazione di rivedere la scarpa".
Kasimiro wrote: Sun Feb 20, 2022 11:57 pmSi sa che i bambini abbiano sempre avuto il desiderio di volare
"Si sa che i bambini hanno", oppure "Si dice che i bambini abbiano". Immagino che tu abbia cambiato la costruzione scrivendo e sia rimasta la scelta precedente.
Kasimiro wrote: Sun Feb 20, 2022 11:57 pmun'elegante, fluttuante movimento di gazzella che corre libera nella savana, e che l'avrebbe portata un giorno, al gradino più alto di quello speciale evento a cinque cerchi.
Qui sopra ti segnalo due refusi: "un elegante...movimento" senza apostrofo; no virgola dopo "giorno", oppure va inserita anche subito prima.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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ciao @Kasimiro . La traccia l'hai centrata assai. Vedo sempre la tua propensione a usare un registro quasi fiabesco anche se misto di elementi drammatici. Cosa fece perdere il piede a Marika? forse una bomba come quella che si presume sta mandando in fumo il suo paese? o magari una mina antiuomo? Nel racconto manca l'ambientazione o un fatto storico che colleghi il tutto. Capisco però che hai voluto fare un piccolo flash di una situazione di guerra e quindi va bene così! (y) per dimmi almeno cosa ti ha spinto a tale scelta che sono curioso (come sempre :D)
ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ippolita wrote: un racconto formato mignon, che della omonima pasticceria mantiene intatte tutte le piacevolezze: sapori, fragranze e colori sono concentrati per il gusto di chi legge. 
Queste me le segno!

Grazie @Ippolita per l'attenta lettura. I tuoi appunti sono ineccepibili.
Ippolita wrote: Nello stralcio qui sopra, nel punto segnato in nero, forse avevi previsto un punto fermo, come indica la lettera maiuscola. E infatti sarebbe preferibile alla virgola, anche se personalmente opterei per i due punti. Subito dopo ripeterei sia il nome della bambina prima di "percepì", sia il termine sneaker (o semplicemente "scarpa), troppo lontano per essere omesso: "... e Marika percepì la sensazione di rivedere la scarpa".
Anche questo è giusto, ci avevo pensato, ma non mi piaceva ripetere il nome e la scarpa. Una cosa di pelle. Ma mi rendo conto che solo con le sensazioni non si può essere corretti.
A proposito, vado a correggere.
Grazie ancora

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ciao @bestseller2020 sempre puntuale nei commenti. Il primo pensiero è stato di una mina antiuomo, a tal proposito ci sarebbe stato meglio un Bum che un Pum, che può sembrare più uno sparo.
La scelta di non contestualizzare il luogo dipende anche dal fatto che il mondo è disseminato di mine antiuomo, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Poi però cito una gazzella...che per associazione circoscrive il contesto, forse.
L'ho scritta di getto in serata. Ero partito da una filastrocca: cioè due bambini che giocavano canticchiando un motivetto, e inizialmente l'avevo scritto e dopo rimosso,  interrotti dall'esplosione. Poi il resto è venuto da sé. Saranno stati i venti di guerra?
A presto

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Un piccolo ma pregevole cammeo sulle mutilazioni causate dalla guerra ai bambini.

Emozioni,  sofferenza, coraggio e riscatto.

Un finale che rimanda alle para-olimpiadi:
Kasimiro wrote: E quella corsa straziante, saltellante, di alcuni anni prima, si trasformò in un'elegante, fluttuante movimento di gazzella che corre libera nella savana, e che l'avrebbe portata un giorno, al gradino più alto di quello speciale evento a cinque cerchi.
Bravo, @Kasimiro   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ottima interpretazione della traccia!
Che infinita tristezza, peró. L'ho sentita tutta dentro mista anche a quella rabbia che nasce dalle tragiche ingiustizie.
Complimenti!

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ciao  @Kasimiro
Il tuo racconto richiede una seconda lettura, almeno io ho sentito la necessità di rileggerlo. Devo dire che una volta chiarita l'immagine iniziale, ossia l'amputazione, il resto scorre via molto bene con immagini dense, poetiche e commoventi. 
Breve e intensissimo, non lascia certo indifferenti. 

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Ciao @Kasimiro 

Il tuo racconto mi ha colpito: c'è tutto un mondo doloroso, pur nella brevità dell'esposizione. Una brevità che accentua la drammaticità, come un articolo di cronaca in zona di guerra.
Ma mi ha colpito anche per un particolare drammatico che ha a che fare con la mia vita di un tempo. A quanto pare Marika è incappata in una mina antiuomo. Le conosco. Io nell'esercito ero stato addestrato anche a distinguerle, mappare e delimitare zone in cui erano posizionate mine. Non ne ho mai posizionato una vera per fortuna, ma essendo del Genio Guastatori dovevo saperlo fare, l'ho fatto solo con mine inerti da addestramento, in poligoni militari, per riconoscerle e disegnare mappe delle zone infestate da quei micidiali ordigni. Conosco i loro  effetti. Dovrebbero essere bandite da tutto il mondo assieme a tutte le armi.
Mi permetto di presentarti il trailer di un film intitolato "Land of Mine", una storia drammatica realmente accaduta alla fine della seconda Guerra Mondiale dove prigionieri tedeschi, dei ragazzini, davvero dei ragazzini, catturati con l'uniforme tedesca, furono costretti a sminare vasti tratti di coste in Danimarca, senza avere nessuna esperienza, frettolosamente addestrati, senza nessuna pietà. Morirono in tanti.
Ciao.

Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 163] Una sneaker nel cielo

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Mi ero dimenticato. Grazie @Poeta Zaza per le belle parole.
Grazie @Almissima, @ivalibri@Alberto Tosciri  per il piccolo grande segno che avete lasciato.
Commovente il trailer, mi piacerebbe vederlo senz'altro.
A presto
@

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