[MI157] Lighea

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Traccia di mezzogiorno 



Insegno greco in un liceo di Augusta. Alcuni giorni fa ricevetti una visita in classe dalla preside; entrò senza bussare e si piazzò nel mezzo dell'aula, una mano poggiata sulla coscia e l'altra sul petto, come se volesse intonare l'inno nazionale. 
Siccome stava con gli occhi chiusi e non parlava, feci cenno ai ragazzi di alzarsi in piedi: forse era successo qualcosa di grave ed era venuta ad avvertirci. Mi alzai anch'io e mi appoggiai alla cattedra, portando, per imitazione, una mano al petto. 
Intanto la fissavo e attendevo. Mi sembrava difatti irrispettoso chiederle per quale maledetto motivo era venuta a interrompere la lezione, proprio adesso che perfino Bunfanti mi stava ascoltando in silenzio. 
Non feci in tempo a maturare il mio fastidio che la preside spalancò gli occhi.
«Pieralli, sono qui per darle una notizia stre-pi-to-sa, una di quelle notizie che danno lustro a una scuola e riempiono di letizia chi, come me, ha l'onore e l'onere di esserne alla guida» disse, facendo scivolare con lentezza la mano dal petto alla pancia. 
La classe cominciò a gorgogliare.
«Ricorda, Pieralli, quel questionario del Ministero che impegnò svariate ore di lavoro a lei e i suoi colleghi? Lo sapeva che era collegato a una ricerca indetta dalla Comunità Europea, a sua volta connessa con uno studio d'importanza mondiale condotto dagli Stati Uniti? Gli Stati Uniti, non so se rendo l'idea!»
Eccome se ricordavo. A causa di quel questionario idiota avevo finito di correggere i compiti in classe alle quattro di mattina. Feci comunque un sorriso di approvazione. 
«Ebbene, non avevano specificato, di proposito, per non creare aspettative, che ci sarebbe stato un vincitore per ogni nazione coinvolta. Indovini chi è il vincitore per l'Italia, e sottolineo "l'Italia"?» 
Non avrei saputo rispondere, neppure sotto tortura. Quindi la guardai, implorandola in silenzio di dirmelo e lasciarmi spiegare l'aoristo, anche se ormai l'attenzione di Bunfanti era morta e sepolta. 
«È lei! Lei, Luigia Pieralli, la nostra grecista! La mite professoressa tutta casa e chiesa! Che trionfo per la nostra scuola, per Augusta, per la Sicilia e l'Italia tutta!»
La classe cominciò a battere le mani e si alzò in piedi al grido "viva la Pieralli!"; anche la preside, estasiata, batteva le mani e intanto saltellava. 
Poi fece un cenno per placare gli animi e proseguì: «E non è finita. Non solo, cara Luigia, volerà negli USA insieme agli altri vincitori per stringere la mano al Presidente, ma ha diritto a un premio fa-vo-lo-so. Non ho altre parole per descriverlo. Gli Stati Uniti hanno messo a punto una macchina futuristica. Lei e gli altri avrete il privilegio di essere i primi a testarla, e riempirete, a cose fatte, un altro questionario. Venga, venga con me, l'inviato ci aspetta in Presidenza, il macchinario è già pronto. Se è in pensiero per la classe, stia tranquilla, non rimarrà scoperta: arriverà a breve la collega d'inglese. Ragazzi, un "urrà!" per la Pieralli! Mi segua, veloce.»

Mi ritrovai nell'aula presidenziale, seduta di fronte a un elegantissimo signore che manovrava un aggeggio simile a una slot machine. A parte l'uomo e io, nella stanza non vi era nessuno. 
«Professoressa» disse lo sconosciuto senza salutare e neppure presentarsi «questa macchina è in grado di farle incontrare qualsiasi personaggio lei desideri delle favole, dei racconti, o della mitologia. Uno solo, però. Decida chi vuole e mi dica il nome. Si ricordi che potrà interagire e, volendo, anche toccare il prescelto.»
Pensai che mi stesse prendendo in giro, ma decisi di stare al gioco: la preside aveva detto alla classe, parlando di me, che ero "tutta casa e chiesa". Davo veramente l'impressione di essere, come dire, così monocroma? Un po' mi dispiaceva. Ecco l'occasione per dimostrare che potevo essere anche un tipo avventuroso. 
Osservai l'uomo davanti a me, rigido come un manichino, intento a riempire non so quali moduli, e pensai al mare, alla mia Sicilia, all'amato greco, e a Lighea. 
Lighea! Ecco chi avrei voluto incontrare. 
«Ho deciso. Il nome è Lighea, la sirena del racconto di Tomasi di Lampedusa. Ma davvero riuscirò a vederla?»
«Ah ah ah! Non solo a vederla, ma anche a toccarla, se vuole. Non ha sentito quello che ho detto poco fa? Allora, procediamo. Chiuda gli occhi e indossi questo casco. È leggero, non le darà fastidio. L'esperienza durerà dieci minuti del nostro tempo, ma a lei potrà sembrare che ne sia passato di più. Dipende da quanto, e da come, riuscirà a interagire con il soggetto. Pronti? Via.»

Non credevo che avrei davvero incontrato Lighea, eppure così fu. Non appena percepii un chiarore esterno aprii gli occhi, e quasi piansi.
Ero in mezzo al mare, in una minuscola barca di legno, e intorno a me la luce limpida del mattino si specchiava nell'acqua trasparente. Non un rumore, ma solo il rollio della barchetta. Provai a toccarla, certa che fosse impossibile, come nei sogni: invece le dita incontrarono piccoli frammenti di vernice che si staccavano dalle fibre umide del legno. 
Tremai un poco. Ricordavo alla perfezione, nel racconto, le piccole dita della sirena aggrapparsi alla barca, e il corpo flessuoso di quell'esserino famelico e amorale risalire dall'acqua salata. Ebbi paura, e mi toccai la testa: se avessi avuto ancora il casco, avrei di certo spinto qualche pulsante per tornare indietro. Ma sul capo avevo solo un cappello di cotone bianco e celeste, come l'aria intorno. Fu allora che vidi quelle dita sottili appoggiate al bordo, e a seguire gli occhi di madreperla e poi tutto il corpo, che in un guizzo leggero era entrato nell'imbarcazione. Mi fissava, con la schiena poggiata sul fondo e la lunga coda che baluginava al sole. Giovane, come nel racconto; deliziosa; con i seni piccoli e rosa, l'ombelico come un occhio profondo, il sorriso primordiale. Parlava greco, e intanto con le mani mi invitava a sedere accanto a lei. Ne fui intimorita e cominciai a remare verso riva, sempre più veloce, mentre lei, Lighea, cantava. Toccai terra e scesi di corsa, per raggiungere il paese, chiedere aiuto. Ma Lighea mi sorpassò muovendosi tra i sassi come un serpentello divertito; mi tagliò la strada e mi fece cadere. Provai a ragionare: parlava solo greco antico, quindi era quella la lingua in cui avrei potuto farmi capire. Ero supina sui sassi, e lei accanto a me, che cantava.
«Non conosci il mare, non sai cos'è la terra, né il cielo, né i baci... non t'invita alle sue danze Posidone, Calliope non ti carezza le guance...» Così cantava quella piccola belva, e intanto faceva rotolare da una mano all'altra i ciottoli bianchi e levigati.
E continuava: «Rosario mi amava, io lo amavo, così come ora amo te. Vuoi salvarti? Io sono qui per te...» Il suo sorriso era indifferente e infuocato come la lava che schizza fuori dal vulcano e sommerge gli uomini e le case. Mi voltai di scatto verso di lei e le afferrai il collo delicato: cominciai a stringere forte infilandole i pollici nella gola. Lei mi guardava divertita mentre con la bocca sillabava: «Non lo sai che sono immortale?». Lasciai la presa e rimasi supina, a guardare il cielo lucente. 
Lighea cantava degli amori tra gli uomini e le sue sorelle sirene, mentre con le piccole dita cercava la mia mano. Quando mi trovò e mi strinse, tra le lacrime mi venne in mente Bunfanti e la sua faccia tonda e brufolosa. Era stato attento a lezione, quel ragazzino svogliato.
Mi voltai verso Lighea, la baciai sul naso fresco di mare, nascosi il viso tra i suoi capelli e attesi, sorridendo, il suono della campanella.
Lighea è la protagonista dell'omonimo racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, la sirena che riempì per sempre la vita del classicista Rosario La Ciura.
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Re: [MI157] Lighea

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ciao @Ippolita . Ti trovo sotto un'altra veste, diversa da quella che sfoggi ogni volta. Questo racconto è melodico per certi aspetti e vi è un momento, quello in cui lei stringe il collo di Lighea, che mi fa pensare a un momento pulp. Questo è un elemento estraneo, considerato il resto.
Questa volta non sei stata anticonformista ma hai messo in campo anche quella parte dolce di te che ho visto nel racconto del sasso: te lo ricordi?
Anche come hai impostato lo scritto è decisamente ben inserito nel registro del racconto classico: trama e dialoghi. Benissimo. Forse la figura di Lighea non è resa con particolare enfasi, cosa che invece è rilevata nella protagonista: ma sono solo particolari. ciao è sempre un piacere.. :bacio:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI157] Lighea

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@Ippolita ciao!

Ottima prova Lighea! 
Mi è piaciuta molto la progressione dalla concretezza quotidiana (sbeffeggiata) dell'inizio al fluttuare onirico dell'ultima parte. Ho sentito vivo il bisogno finale della protagonista di lasciar andare il controllo sulla sua vita a favore dello scorrere del vento e ho galleggiato con lei sul mare piatto.
Ammetto di non aver letto (non ancora!) il racconto originale, per cui non so valutare il cambio di prospettiva su Lighea, ma, in fondo, cosa importa?
Complimenti
A rileggerti!
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Re: [MI157] Lighea

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@Ippolita  :)

Brava! Pur non conoscendo il personaggio che hai scelto, né il racconto di Tomasi di Lampedusa, mi è piaciuto lo stile e il contenuto 
del tuo. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI157] Lighea

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bestseller2020 wrote: Ti trovo sotto un'altra veste, diversa da quella che sfoggi ogni volta.
Che bello, non sono monocroma come Luigia.  ;) 
bestseller2020 wrote: quello in cui lei stringe il collo di Lighea, che mi fa pensare a un momento pulp
Lighea, nel racconto omonimo, rappresenta la ferinità della Vita. Luigia tenta di uccidere qualcosa che le fa paura, e si ritrae quando realizza che non è possibile eliminare dall'esistenza l'aspetto selvaggio. Hai ragione a dire che è "un elemento estraneo": un moto improvviso, che nasce e si esaurisce in un lampo.
bestseller2020 wrote: Mon Nov 01, 2021 10:43 amhai messo in campo anche quella parte dolce di te che ho visto nel racconto del sasso: te lo ricordi?
Come no! Era una poesia, in cui l'io lirico aveva un sasso come animaletto da compagnia. In realtà, e me ne rendo conto scrivendo, tendenzialmente sarei smielata, sentimentale, lacrimosa. Per questo mi piazzo sempre davanti argini massicci. A volte, però, un po' di melassa fuoriesce.
bestseller2020 wrote: Mon Nov 01, 2021 10:43 amForse la figura di Lighea non è resa con particolare enfasi
L'ho fatto di proposito, e ti ringrazio (e mi complimento) per essertene accorto. Lighea è talmente splendida e affascinante nel racconto che ho mantenuto qui un profilo basso.
bestseller2020 wrote: Mon Nov 01, 2021 10:43 amè sempre un piacere
Anche per me. Grazie, @bestseller2020.




 
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Re: [MI157] Lighea

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Ciao @Ippolita anche  la tua è stata una scelta coraggiosa, il racconto anche se famoso non è di quei libri che tutti bene o male abbiamo nel nostro bagaglio. 
Scrivi molto bene, la prof. Impacciata mi è piaciuta molto, lei che si ritrae dalla vita nella realtà come nella magia di quell’incontro . 
Mi hai messo la curiosità di leggere il racconto. Tutta l’umanità l’hai condensata nella professoressa, mentre Lighea sta a metà fra una figura salvatrice e una inquietante e diabolica , non so come sia in realtà nel racconto,  ma come ti ho detto provvederò a scoprirlo quanto prima!
Ciao a rileggerti 

Re: [MI157] Lighea

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Bellissimo!
Ho avuto paura della sirena, ho apprezzato la scelta della professoressa, che non credeva molto al premio.
Le sensazioni della prof nella barchetta, il vano tentativo di sfuggire, il canto della sirena, l'arrendersi, tutto questo l'ho provato anch'io.
Complimenti!

Re: [MI157] Lighea

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L wrote: Mon Nov 01, 2021 5:39 pmAmmetto di non aver letto (non ancora!) il racconto originale, per cui non so valutare il cambio di prospettiva su Lighea, ma, in fondo, cosa importa?
Grazie mille per i complimenti, sono felice davvero che il racconto ti sia piaciuto!
Riguardo al cambio di prospettiva, non l'ho adottato riguardo a Lighea, ma in relazione invece alla modalità con cui la protagonista si rapporta a lei, prendendo come punto di riferimento le indicazioni di @Alberto Tosciri: "In questo caso, nella mia traccia, dico che i personaggi letterari potrebbero essere diversi da come li abbiamo sempre visti (...) Possono reagire conformi alle nostre aspettative, a come i loro autori li hanno descritti, continuare il loro percorso o cambiarlo in base alla nostra influenza e rimanere come sono o cambiare in meglio o in peggio (...)".
Dunque, mentre nel racconto di Tomasi il professor Rosario si fonde con la sirena in un susseguirsi di giorni d'amore totalizzante, qui Luigia teme quei sussulti vitali e cerca di sottrarvisi. Nel finale, che ho lasciato piuttosto aperto, volevo far trapelare che il senso del dovere ha la meglio sulla donna (il suono della campanella: spero di esservi riuscita). 
Appena hai tempo e voglia, leggi il racconto: la figura di Lighea è indimenticabile (ma anche quella di Rosario). Grazie ancora per la tua gentilezza, @L'illusoillusore!
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Re: [MI157] Lighea

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Un racconto che ci fa vedere come una monocroma possa diventare policroma. Mi è piaciuto moltissimo il modo delicato in cui va avanti il testo. Questo incontro con la sirena tanto voluto e infine realizzato, con quella normale "ansia" di trovarsi di fronte a una creatura del genere, che la donna monocroma prova. Bella prova! 💙

Re: [MI157] Lighea

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Cicciuzza wrote: mentre Lighea sta a metà fra una figura salvatrice e una inquietante e diabolica , non so come sia in realtà nel racconto, ma come ti ho detto provvederò a scoprirlo quanto prima!
Grazie, @Cicciuzza! Mi fa tanto piacere che hai letto volentieri il racconto, e soprattutto che ti è venuta la voglia di conoscere Lighea (ci siamo incrociate: io ho Pastorale americana non so da quanto tempo nella pila dei "prossimi libri importantissimi da leggere", e questa, grazie a te, e la volta che lo acchiappo). E hai colto nel segno nel descrivere la sirena: Lighea è un piccolo dèmone ferino, tutta sensualità e istinto, che dona generosamente gioia e piacere.
Grazie ancora.
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Re: [MI157] Lighea

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@Ippolita Ciao, ho trovato il racconto suggestivo e onirico. Rendi molto bene l'elemento magico introdotto dalla sirena, che è giustamente estranea e straniante, e la reazione della protagonista alla vista della figura mitica mi è sembrata soltanto naturale, come ci possiamo sentire di fronte a una manifestazione tanto sublime del soprannaturale. Non ho mai letto i racconti di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ma dopo questo racconto prima o poi lo farò sicuramente. Grazie.
https://domenicosantoro.art.blog/

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