Fabioloneilboia ha scritto: @Wanderer guarda io pure sarei d'accordo, infatti come dicevo i miei conoscenti hanno comprato un numero di copie risibile dei miei libri, però la promozione sui social la fanno tutti. Su Facebook trovo continuamente pubblicità di grandi editori, ma anche di grandi autori. In questi giorni mi esce di continuo, per dirne una, la pubblicità del prossimo libro di Piergiorgio Pulixi, che di certo non è uno sconosciuto. Ed è proprio lui a farla, non la Feltrinelli.Che sia "proprio lui" a farla non sappiamo: spesso le pagine di autori già noti sono affidate a un social media manager più o meno affiliato all'editore o all'agenzia letteraria. Per il resto, le promozioni su Facebook funzionano bene soprattutto per chi è già conosciuto (cosa che rende più preciso anche il target). In questo caso, sono una PARTE della campagna promozionale. La parte fondamentale resta però la distribuzione capillare del libro sia nei punti vendita fisici che online, nonché le vetrine promozionali su quotidiani, emittenti televisive, ecc.. Senza questa interazione tra diversi canali secondo me non ci può essere una promozione efficace, ed è illusorio pensare di poter competere con un buon editore, senza disporre della sua ampia rete di contatti. Non è tanto una questione di modo che cambia, ovvero di canali "vecchi" (ad esempio un quotidiano) VS canali "nuovi" (Facebook o Amazon ads), ma una questione di differenziare i canali, contemplando sia i più tradizionali che i più nuovi.
Nel mio piccolo, posso riportare l'esperienza del libro che ho tradotto, e che l'editore aveva tutto l'interesse a promuovere, perché aveva investito nei diritti di traduzione (oltre che nella mia traduzione): l'ufficio stampa ha ottenuto articoli su quotidiani e riviste "tradizionali" (come Famiglia Cristiana, F magazine, Sentieri Selvaggi), ma anche su quotidiani online (LaRepubblica.it, HuffPost, ecc.) che intercettano più le nuove generazioni. Questi ultimi articoli vengono ovviamente condivisi su Facebook dalle pagine delle stesse testate, che hanno centinaia di migliaia di utenti, quindi i libri si promuovono da soli. Non mi risulta, invece, che l'editore abbia investito in Facebook ads, perché evidentemente non è per tutti gli editori (né gli autori) l'approccio privilegiato, e forse ci sono alcune fasce di lettori che non vedono nemmeno in termini positivi questo tipo di sponsorizzazione, divenuta sempre più molesta e spammante nel corso degli ultimi anni.