Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@Ton ciao. Scusami per non aver letto e commentato prima il tuo racconto.

Inizio col dirti che ho notato in molti scrittrici e scrittori del forum la tendenza a non individuare immediatamente l'oggetto del racconto, i personaggi, il tema. Sembra che gli 8000 caratteri spingano a velare la storia fino al giungere del denoument. Personalmente non amo questo espediente narrativo: nascondere gli elementi al lettore è un po' diverso dal "promettere" una svolta, rischia di venir meno il patto tra scrittrice/tore e lettrice/tore. Invece della sospensione del dubbio si verifica in me il ricorso alla pazienza. Siccome, però, mi rendo conto che sono moltissimi i racconti che hanno questo tipo di respiro, l'inadeguatezza è tutta mia e devo dire che nel tuo caso questa tendenza fa capolino ma scompare subito.

Ho apprezzato molto, moltissimo, le tue scelte lessicali. Ammirevole il pacing nei dialoghi e nel contrappunto discorsivo tra i personaggi, davvero ben riuscito.

Ci sono anche elementi di sapienza narrativa come in:
So che dovrei prendermi cura di Illa, e sarà così. Da domani. Ma Illa resterà sempre quella delle due che vede per prima, e so che quando ne avrà bisogno lo capirò troppo tardi.
Non una parola di troppo, non un aggettivo inutile, non periodi incassati e, soprattutto, una densità di contenuto su cui altri sbrodolerebbero per paragrafi.

Ho alcuni dubbi sul modo in cui usi la punteggiatura, nemmeno uno sulla frammentarietà del tuo stilema narrativo che trovo incisivo (mi riferisco più che altro alla scelta di un punto fermo o di un punto e virgola). Non so se e quanto hai approfondito Raymond Carver, ma qui ho trovato l'umanità piegata nel vento dell'esistenza. A differenza di Carver il tuo tessuto umano non è dimesso e remissivo, è una risposta forte e ha la sua bellezza.

Un ultmo cenno sull'uso del trattino finale in segno di sospensione (ho visto che altri l'hanno notato e ho visto la tua risposta). Nella mia esperienza è usato nelle sceneggiature, soprattutto negli spec script anglosassoni come interruzione del discorso.

Secondo questo utilizzo non lo collocherei dopo "Devo". Mentre nel passaggio che segue lo utilizzerei diversamente:
«Ma —»
«Non provare a rispondere, sai?» mi riprende mia madre. L’ombra della mia testa si fonde col vortice. Lo schiocco della guancia causa mormorii sommessi. «Torna subito a posto» aggiunge. «Ne riparliamo a funzione terminata.»

Il tuo racconto affronta un lutto, la ritualità che si è separata dal suo significato. Lo fa dalla prospettiva di un'anima che non è scalfta dall'usanza ed è aggrappato alla vita, è realistico e ben scritto. Avrei dato uno dei miei voti a te. Bravo.

Re: [Caronte] Non so scrivere con la luce accesa

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@T.D.J. Baw

Provo a interpretare dal mio punto di vista.
ho notato in molti scrittrici e scrittori del forum la tendenza a non individuare immediatamente l'oggetto del racconto, i personaggi, il tema. Sembra che gli 8000 caratteri spingano a velare la storia fino al giungere del denoument.
Credo sia un problema comune a molti aspiranti, soprattutto in un contest a tempo come questo in cui spesso non si ha tempo neanche di abbozzare una scaletta.

Concordo sulla differenza tra il nascondere e il promettere.
Non so se e quanto hai approfondito Raymond Carver
Probabilmente uno dei miei scrittori preferiti. Ho letto tutto credo.
l'uso del trattino finale ... negli spec script anglosassoni come interruzione del discorso.
Il dubbio mi è venuto. Direi allora che è più un residuo della mia italoamericanità che altro :P continuo a pensare che, se non si usa l'em dash appunto, non mi sembra ci sia altro modo nella lingua italiana di rappresentare graficamente un'interruzione netta e improvvisa di discorso. Senza voler tirare in ballo la semiotica, credo che l'em dash sia un segno abbastanza riproducibile/adattabile anche in italiano. Se il problema è solo l'abitudine del lettore, per lo meno.

Grazie mille per essere passato e per la disamina (attenta e utile) :P

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