Mi è piaciuto.
Il movente di Nico mi è sembrato tutt'altro che banale.
Ho apprezzato il tuo "sparigliare", rendendo Nico la vera vittima, nel momento in cui pareva destinato a completare la sua opera criminosa, o a soccombere, sì, ma nel tentativo di compierla (laddove tu avessi fatto vincere il bene). Insomma: mi aspettavo che il racconto finisse sul binario su cui lo vedevo incamminato, e invece no.
E il finale, pur tragico, mi ha piacevolmente sorpreso.
Buona l'intepretazione dell'indovinello.
Buoni gli supunti di humor vagamente nero ("...il ragioniere... no, quello no! Mi aveva anche sbagliato il 730!"). Insomma: quello era comunque spacciato

Mi sento di condividere l'idea di sviluppare il racconto approfondendo una lotta interiore di Davide. Ti sei già preparata la situazione: il suo ostentato machismo, la sua reazione esagerata all'avanche di Nico, fanno pensare a un conflitto irrisolto con cui lui può e deve scontrarsi: approfittane. Aprendo, nel finale, anche a un suo maggiore coinvolgimento emotivo per la fine dell'amico/potenziale amante mai voluto riconoscere (tutto ciò non necessariamente detto, ma lasciato intuire al lettore).
Chiudo con un apprezzamento su un dettaglio non secondario, con il quale hai caratterizzato bene il disagio di Nico e che, francamente, mi meraviglia nessuno abbia colto: fra tante prove perigliose cui si è sottoposto, spinto dalla sindrome che lo affliggeva, la più temibile, la più estrema, è stata la lettura dell'emergente Calleri
