Re: [MI149] A vent'anni, dietro una foglia

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Buon pomeriggio, Ippolita. 
Sono un utente nuovo del forum e mi imbatto nel mio primo commento di un racconto. Premetto che non sono né uno scrittore, né un esperto, né alcuna cosa si possa pensare. Sono un neofita in tutti i sensi e non mi sento esperto di alcunché. Provo ad "analizzare" il testo con i miei umili strumenti cognitivi, cercando di cogliere il senso di ciò che ho provato durante la lettura e di ciò che mi ha trasmesso, senza la pretesa di avanzare un giudizio "oggettivo".  
Ippolita wrote: Le foglie dei platani sul Lungotevere erano gialle e rosse, le ricordo bene. Una si sollevò col vento e venne a posarsi fra i tuoi capelli. 
Sono stato due minuti fermo su questa frase, cercando di assorbirla. La prima frase racconta delle foglie dei platani gialle e rosse, che suggeriscono la stagione autunnale e nel frattempo un ritmo narrativo disteso adatto ad una espressione sentimentale e "lirica" con la subordinata "le ricordo bene". L'immagine che si viene a formare nella mente è delicata: sembra di vedere la fotografia di un tramonto e l'idea della foglia che si posa tra i capelli è molto poetica. 
Ippolita wrote: Il sole del pomeriggio inoltrato increspava di luce l'acqua verde del fiume, e mi riempii come al solito di malinconia. A quell'ora, in ogni stagione, dovrei chiudermi in casa, non gironzolare insieme a una bella ragazza tra le foglie dorate e i bagliori.
Un'altra descrizione che si riaggancia alla frase di esordio, questa volta conclamando l'ora pomeridiana, la stagione e la luce sparsa d'intorno. La seconda frase riassume un po' le usanze del protagonista e mi trasmette un lieve senso di humour. 
Ippolita wrote: «Disegna sulla foglia gli occhi e la bocca e parliamoci così, ti va? Resto nascosta dietro. È un bel gioco!»
Ecco! Questo è un testo d'amore. Racconta in maniera distesa, accorata e lo fa attraverso il gioco. Qui sembra di avere una piccola ripresa del gioco d'amore dei due fidanzati (o ex che dir si voglia). Il lettore è lì immerso nella scena, perché lo stile crea una retorica sensoriale basata sulle immagini, ed anche sui suoni e le sensazioni. L'esperienza (mentale) che se ne trae è immersiva e coinvolgente.
Ippolita wrote: «Non è strano che facciano di continuo lo stesso movimento? Voglio dire: non fanno altro che correre, saltarsi addosso, ruotare su sè stessi, rosicchiare qualcosa, dimenare quella codaccia grassa. Dicono che sono intelligenti, i topi. Ma che fanno, nella vita, oltre a cercare il cibo e giocare ad acchiapparella?»
«E noi, in fondo, cosa facciamo? Non siamo mica tanto diversi, sai» provai a dirti, e raccolsi da terra la foglia con gli occhi e la bocca.
Mi piacciono i dialoghi tra i due personaggi. Nel raccontarsi, brevemente, sollevano questioni esistenziali di notevole spicco. Una domanda che si saranno già posti tutti. Mi rispecchio nel secondo personaggio che dice "non siamo mica tanto diversi" (dai topi). Mi risuona con una certa eco: spesso mi domando su cosa si fondano i valori consumistici della società. Molti animali considerati intelligenti vivono una vita naturale e lenta, mangiano, dormono, giocano. Cos'è che abbia costretto l'essere umano ad allontanarsi da tutto ciò, e in nome di che cosa, è un argomento di interesse storico, psicologico, antropologico, filosofico. In fondo, tolte le baracche del lavoro e delle canoniche otto o dodici ore lavorative (proibitive, ma reali), cosa ci resta se non gli affetti, lo svago, il gioco? Ridursi al semplice essere topi è una scelta infelice, ma non è molto lontana dalla società agricola. Ci troviamo nella società postindustriale, nell'era dell'informazione; ci siamo evoluti e continuiamo a farlo, e la questione su ciò che ci rende davvero felici viene risollevata. A volte invidio anche io il mio gatto: non deve fare nulla se non chiedere cibo e tornarsene agli affari propri. 
Ippolita wrote: «Non è un vero bacio, però! Ho sentito il sapore della foglia, non delle tue labbra.»
Ok, qui l'ho pensato più volte. Germi, germi, germi! Che schifo! Non lo avrei mai fatto e lo trovo poco romantico. Ma nel racconto, dove i germi non ci sono, è tutto molto lirico. Nella realtà, però, avrei utilizzato fiale di amuchina come l'acqua santa...
Ippolita wrote: A Roma, in fondo, non c'è niente, a parte i ruderi sparsi ovunque. Oh, scusa, non l'ho detto per offenderti, non ho nulla contro il tuo lavoro. Il fatto è che il passato mi annoia. Sono giovane, voto per il futuro. Ahahah, che cosa strana ho detto, sembra quasi uno slogan: "Io voto per il futuro". Non è simpatico come motto?»
Sono realmente di parte. Mi rispecchio pienamente nel personaggio e lo comprendo. Sono quasi le stesse parole, in salsa diversa, che avrei pensato nel vecchio me stesso di molti anni fa. 
Ippolita wrote: Se l'aria intorno è malinconica, e il fiume scorre lento verso il mare e i gabbiani stridono nel cielo rosa, e se è ottobre, o anche maggio, ed è il crepuscolo, e una famigliola di topi chiacchiera allegra intorno a un tavolo imbandito per la cena, e i genitori sorridono mentre ascoltano i figlioli parlare del loro futuro di topi astronauti o topi pompieri, se tutto, intorno, prende il colore della foglia del platano in autunno, allora anche i baci possono essere tristi.
Una frase lunga! Mi piace il modo con cui l'hai utilizzata. Spesso temo di utilizzare frasi troppo lunghe, e così il mio stile si è 'accorciato', evitando troppe subordinate, troppo diretto, troppo insipido, punteggiatura tagliente, messaggio chiaro, forte, ma sanguinario. Qui le virgole sono come nuvole, soffici, distese con i loro respiri, a creare una musicalità che si esprime malinconica e tocca le corde più profonde dell'animo. La metafora dei topi astronauti o topi pompieri mi fa sorridere e la retorica è di gran gusto, mi è rimasta impressa!
Ippolita wrote: Sei partita per gli Stati Uniti, anni dopo. Hai viaggiato, hai conosciuto tante persone, tante cose. Biologia l'hai lasciata perdere, non faceva per te. 
Ti ricordo dietro quella foglia, a vent'anni, con gli occhi ovali e la bocca a cuore.
I finali tristi dove gli amanti si lasciano mi fanno sentire sconcertato, abbandonato, e proprio non riesco ad accettarli. Mi ricorda i protagonisti del film di Lalaland: i due amanti che si lasciano perché l'altro deve inseguire i propri sogni. 
L'ultima frase è stata quella che mi ha fatto esclamare: "Cristo, è fottutamente bello!". 

Nel complesso il racconto è molto evocativo e si presenta come il prodotto di uno scrittore con anni di esperienza. è anche molto intimo e credo sia stato prodotto non a partire dalla fantasia ma da esperienze reali, perché penso che un testo così ben scritto possa essere soltanto il risultato di un vissuto concreto. 

I miei più calorosi complimenti per l'idea e la scrittura. Vedo in filigrana un coraggio da parte dell'autrice nella volontà di mettersi a nudo e scartavetrare gli strati più sottili del cuore.

è stato un piacere leggerti, Ippolita.
A presto,
Antonio.

Re: [MI149] A vent'anni, dietro una foglia

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@bonsaitales92

Gentilissimo Antonio, grazie per il tuo commento così ricco e stratificato. Il racconto non nasce da un vissuto concreto: però sono di Roma, e il Tevere è pieno di topi. Ciò non toglie una virgola, in ogni caso, al fascino delle passeggiate sotto i suoi platani. 
Sto leggendo con attenzione il tuo racconto, e presto riuscirò a commentarlo. 
Grazie ancora e un caro saluto.
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