Non credo che parteciperò a questo contest (come agli altri del resto), ma mi ha incuriosito il tema proposto.
Nel senso che non l'ho proprio compreso.
Cosa significa scrivere un racconto "originale"?
Io credo che ogni racconto scritto di nostro pugno sia di per sé un "originale", poiché possiede la nostra particolare e indelebile impronta.
Allora mi chiedo che significa scrivere un racconto a tema libero originale?
Bastava fermarsi a un "racconto a tema libero", o no?
L’originalità non è semplicemente “fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima” – questa è una definizione infantile e, in ultima analisi, impossibile in un mondo saturo di tracce umane.L’originalità profonda è la capacità di ricomporre elementi già esistenti in una configurazione che rivela una verità personale inedita, una prospettiva che prima era invisibile o inarticolata.
È l’arte di essere inevitabilmente se stessi in modo così radicale che, anche utilizzando materiali comuni (parole, immagini, suoni, gesti), il risultato porta un’impronta impossibile da confondere o da replicare autenticamente.
Alcuni livelli di originalità, dal più superficiale al più profondo:
- Originalità formale
Inventare una tecnica nuova (es. Picasso che spacca la prospettiva o Joyce che frantuma la sintassi). È visibile, spettacolare, ma spesso datata: ciò che sconvolse ieri oggi è accademia.
- Originalità di contenuto
Dire qualcosa che nessuno aveva osato dire (es. Nietzsche con “Dio è morto”, o Kafka con la burocrazia come incubo metafisico). Potente, ma rischia di diventare slogan o luogo comune una volta assimilata.
- Originalità esistenziale (la più rara)
Non si tratta di cosa dici o come lo dici, ma di chi sei mentre lo fai. È l’originalità di un van Gogh, di un Pasolini, di una Simone Weil: una voce che vibra a una frequenza unica perché proviene da una ferita, da una visione, da un rapporto col mondo che non è trasferibile. Anche se usassero le stesse 100 parole di sempre, le caricherebbero di un’energia che le rende irripetibili.
Nietzsche lo diceva meglio:
«Diventare ciò che si è».
L’originalità autentica non è invenzione ex nihilo, è fedeltà spietata al proprio demone interiore fino al punto in cui la tua necessità personale coincide con una necessità universale ancora senza nome.
In altre parole:
- La maggior parte delle persone copia.
- Alcuni inventano.
- Pochi diventano inevitabili.
Essere originali, nel senso profondo, significa raggiungere quel punto in cui, se tu non avessi esistito, una certa sfumatura del reale sarebbe rimasta per sempre muta.
È una responsabilità spaventosa, più che un merito.
Ed è l’unica cosa che, alla fine, lascia un graffio vero sul tempo.
Un saluto a tutti.