[CE2025] Un dono venuto dal bosco

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5 - Tramonto al castello


Con il tempo si era affezionato al proprio nome: Terentius. Gli evocava la figura di un personaggio importante del passato. Lo preferiva persino alla versione italianizzata, Terenzio, troppo comune.
Un nome unico, come si sentiva lui.
L'unico rammarico era non aver mai potuto chiedere ai genitori il perché di quella scelta: li aveva persi entrambi in un tragico incidente quando aveva solo tre anni.
Fu affidato agli zii, persone tutt'altro che affettuose. Avevano solo due grandi passioni: il gioco d'azzardo e la straordinaria capacità di sperperare l'eredità che i suoi genitori avevano lasciato per lui.

Erano gli anni delle scuole medie, una fase in cui si incontrano spesso compagni prepotenti il cui unico scopo è apparire più “fighi” degli altri.
Terentius subiva angherie quotidiane, soprattutto verbali. Le prese in giro più frequenti erano, ovviamente, riferite al suo nome:

Terentius vattelos a pigliares nel culos

Ridevano come idioti, convinti di essere spiritosi.
Fortunatamente, Terentius aveva un carattere forte. Lasciava che dicessero ciò che volevano senza battere ciglio, le loro cattiverie gli scivolavano addosso, anche se a volte lasciavano un'ombra di amarezza. La vera tristezza, però, era vedere lo squallore umano in cui vivevano i suoi persecutori.

Amava rifugiarsi nei boschi vicino a casa. Lì trovava pace e armonia, cullato dai suoni della natura.
Durante le vacanze estive intraprendeva lunghe camminate, all'interno della grande riserva naturale che si estendeva per chilometri, spesso rientrando solo a sera inoltrata. Tanto nessuno si preoccupava della sua assenza.

Un giorno si perse. Camminava da ore, ma non provava nessuna ansia. Una strana e piacevole sensazione lo avvolgeva.
Non volle usare il cellulare per orientarsi: decise di affidarsi solo al sole, al muschio sugli alberi e ai punti cardinali, come gli esploratori che aveva letto sui libri di storia.

E le sorprese non mancarono.
Dopo una lunga camminata, si trovò davanti una strada ciottolata, in leggera salita, fiancheggiata da filari di alberi. La pendenza aumentava gradualmente, finché, dopo qualche centinaio di metri, gli appare un imponente cancello in ferro battuto.
Oltre le sbarre, tra siepi scolpite e alberi dalle forme bizzarre, si intravedeva una struttura maestosa. La sagoma di una grande torre si stagliava nel cielo aranciato del tramonto.

Non poteva perdere l'occasione, estrasse il cellulare e scattò un selfie.
Il fatto che la giornata stesse per concludersi non lo turbava. I suoi zii non si sarebbero certo preoccupati. Spesso andava a dormire senza nemmeno vederli.
Solo un dubbio lo tormentava: Come torno a casa?
Fu però un dettaglio curioso a distoglierlo dai suoi pensieri: un campanello dorato, sotto il quale spiccava una targhetta con caratteri gotici:

Conte Dracula.

Un brivido. Per un attimo, pensò di essere finito in una macchina del tempo.
Non aveva molte alternative: restare lì da solo, oppure premere quel campanello misterioso.
Scelse la seconda.

Appena sfiorò il pulsante dorato, il cancello si aprì, silenziosamente.
Percorse il vialetto, un po' timoroso. Alla porta lo attendeva un signore elegante, vestito di nero, con guanti bianchi.

“Prego, si accomodi” disse con voce gentile.

Superata la soglia, si aspettava di trovare un ambiente lugubre, con arredi antichi, arazzi e candelabri.
Invece, fu accolto in un open space dai colori pastello. Luci soffuse ricreavano un'atmosfera accogliente. Al centro della stanza c'erano tappeti morbidi, scaffali pieni di libri e peluche ordinatamente disposti.
Sembrava una grande ludoteca.

Dalle scale scese un bambino molto pallido, con occhiaie profonde e pochi capelli. Indossava un grande pigiama zebrato.

“Ciao.”
“Ciao.”
“Io sono Luca”
“Piacere io sono Terentius”
“Che bel nome.”
“Sei il primo che lo dice. Hai sonno? Si vede.”
“A dire il vero mi sono appena svegliato.”

“Prego, la cena è servita” annunciò il maggiordomo.
Si sedettero a un tavolo imbandito solo per loro.
Nonostante fosse lì da poco, in un ambiente che avrebbe potuto trasmettere inquietudine, Terentius  si sentiva sorprendentemente a suo agio.
Arrivò il maggiordomo con un vassoio tondo con un grande coperchio a calotta. Terentius era un po' preoccupato, pensando si trattasse di qualche strano intruglio, viste le condizioni del bambino.

“Prego, a te l'onore” disse Luca.
Terentius non si fece pregare e sollevò il coperchio.
I suoi occhi brillarono come diamanti: quattro meravigliosi hamburger galleggiavano su un mare di patatine fritte.
“Wow!”
Non seppe aggiungere altro.

“Con questa cenetta ti rimetterai subito in sesto” farfugliò Terentius, con la bocca piena,  masticava e si leccava le dita sporche di salsa.
Mentre beveva una bibita dal gusto familiare, che non provava da anni, notò che il piccolo padrone di casa mangiava svogliatamente: il suo hamburger era morsicato a metà e abbandonato nel piatto.
Non volle insistere, per non metterlo in imbarazzo, ma gli pose un'altra domanda:

“E i tuoi genitori?”
“Non ci sono più, li ho persi quando ero piccolo. Mi hanno lasciato il castello. Gabriel si prende cura di me.”
“Anch'io ho perso i miei, ma a me è andata peggio. Gli zii mi hanno sempre trattato male. Qui sembra una favola.”
“Già...” rispose Luca abbassando lo sguardo. “Ti va di fermarti a dormire qui? Il paese più vicino è lontano e di notte si possono incontrare strane creature...”
“Lo credo bene” sorrise Terentius. “Allora, grazie dell'ospitalità. Domani, dopo aver riposato, mi piacerebbe visitare tutto il castello e i dintorni, dev'essere un posto incantevole.”
“Beh, vedremo...” rispose Luca, sempre con voce bassa.

Gabriel accompagnò il ragazzo nella camera per gli ospiti.
“Buonanotte signorino Terentius” si congedò il maggiordomo.
Pur essendo sfinito, non riusciva a prendere sonno. Sentiva dei strani rumori provenire dal piano inferiore. E poi quella scritta sul campanello...
Si girava e rigirava nel letto finché notò la porta della sua camera semiaperta, da cui filtrava una luce fioca.
Un colpo al cuore: vide la sagoma di un bambino ai piedi del letto.
“Chi è!” urlò.
“Sono Luca. Scusami se ti ho spaventato. Non ho sonno. Che ne dici se facciamo un giretto. C'è una splendida luna.”
“Va bene, anch'io non riesco a dormire.”

Uscirono nel giardino. Luca sembrava diverso: rinfrancato, pieno di energie. Indossava un giubbotto di pelle e parlava con tono più squillante. Terentius rimase alle sue spalle. Non si sa mai che all'improvviso cercasse di mordergli la giugulare.
“Ti capita spesso di non dormire di notte?” chiese Luca.
“Ogni tanto. E tu?”
“A me molto spesso.”
“Ti porto a trovare un amico” continuò il bambino.

Attraversarono il parco e si diressero dietro le mura dalla parte opposta all'ingresso.  Davanti a loro si apriva una tenuta immensa, illuminata dalla luna. Alberi maestosi si ergevano uno accanto all'altro, così alti che oltrepassavano le mura del castello.
Si fermarono su un prato. Luca si guardò attorno, poi gridò:
“Ugoooo!”
Dopo pochi istanti, un maestoso gufo si posò sulla sua spalla. Ora Terentius capiva il motivo di quel giubbotto.
“Ti presento Ugo.”
“Ma è bellissimo.”
Luca aprì il braccio e il gufo si appollaiò con grazia, ruotando la testa quasi a compiere un giro completo.
“Senti che morbide piume” disse invitandolo ad accarezzarlo.
“È vero, sono morbidissime. Ma come fai ad avere questo legame così forte?”
“Gabriel mi dice che mio padre era un falconiere e che aveva un rapporto speciale con i rapaci. Li teneva liberi, ma riusciva a comunicare con loro come se parlassero la stessa lingua. Devo aver ereditato questa sua capacità, e non solo questa...”
“Ma è fantastico, succede anche per i falchi?”
“Beh, coi falchi un po' meno. Di notte dormono.”
“Ah. Ma allora non li puoi vedere di giorno?”

Luca rimase in silenzio. In Terentius crebbe un senso di inquietudine.

“È per questo che ti fai chiamare Conte Dracula?” chiese senza troppi giri di parole.
“Già, non sopporto il sole. E, inoltre, mi nutro di sangue fresco tutte le notti. Però l'aglio e le croci non mi fanno nessun effetto. Anzi, la pizza alla marinara, con tanto aglio, è la mia preferita.”
“Mi stai prendendo in giro.”
“Allora la prossima notte potrai assistere di persona.”

La nottata volò via tra chiacchiere, risate e confidenze. Prima che arrivasse il nuovo giorno rientrarono.
Terentius non dormiva da più di ventiquattro ore e si abbandonò a un sonno profondo fino alla sera successiva.
Si svegliò affamato e trovò la tavola apparecchiata solo per lui. Mangiò con gusto tutto ciò che era stato preparato: polpette, salsicce, sformato di patate, frutta e un delizioso dolce ai lamponi.
“Luca la sta aspettando. Mi segua” disse Gabriel.
Ancora mezzo intontito. Terentius cercava di raccogliere i pensieri. Poi si ricordò di ciò che Luca aveva detto la sera prima: si nutriva di sangue fresco. Anche se pensava fosse uno scherzo, la curiosità era tanta.
“Prego, da questa parte” indicò una porta Gabriel.

Oltre la soglia, vide Luca sdraiato su un lettino, con dei tubicini infilati nel braccio, collegati a una sacca che conteneva un liquido rosso. Monitor accesi, un infermiere e un dottore supervisionavano la situazione.
L'ambiente aveva un odore pungente, simile a quello che ricordava quando era stato operato di appendicite.
Alla vista dell'amico, Luca sfoderò un sorriso che colpì Terentius dritto al cuore.
“A dopo” sussurrò il bambino. Terentius rispose con un cenno della mano.
“Prego, si accomodi di là in sala, ormai non manca molto” aggiunse Gabriel.

Terentius rimase in silenzio, ammutolito. Non capiva esattamente cosa avesse visto, ma qualcosa aveva intuito.
Fu Gabriel a rompere il silenzio:
“Deve sapere che il signorino Luca è una persona eccezionale, una vera rarità. Purtroppo, queste rarità, comprendono anche le sue malattie: una forma particolare di tumore del sangue, unita a una cronica anemia, lo costringe a ricevere trasfusioni ogni sera.”
“Non capisco... cosa significa?”
“Significa che il suo sangue non funziona. Ha bisogno di sostituirlo ogni  giorno con sangue  nuovo, per poter sopravvivere.”
“Nooo, mi dispiace tantissimo.”
“Come se non bastasse, soffre di un'altra patologia rarissima: una estrema sensibilità alla luce solare.”
“Cioè?”
“La sua pelle, a contatto con i raggi ultravioletti, subisce ustioni dolorose. È una condizione genetica ereditaria, di cui soffrivano anche i suoi genitori. Si dice che fossero legati anche da un grado di parentela, ma non ho mai saputo dettagli precisi. Questo spiegherebbe il comune tragico destino. Quando capirono che restava loro poco tempo, scelsero di andarsene via insieme, per porre fine alle sofferenze.”
“Li hai conosciuti i suoi genitori?”
“Certo. Persone amorevoli. Ho saputo che anche lei ha perso i genitori da piccolo.”
“Sì, ricordo solo il sorriso di mia madre che mi dava il bacio della buonanotte.”
“Si vede che questo luogo accomuna tutti. Anch'io persi i genitori da bambino e i miei tutori mi picchiavano di continuo. Scappai e vagai per mesi. Mi raccolsero nella foresta i genitori di Luca, all'epoca una giovane coppia. Devo a loro la vita. E promisi che l'avrei dedicata a loro.”

In quel momento, una voce familiare interruppe la conversazione.
“Ehi, voi due! Avete finito di chiacchierare? Stanotte mi sento proprio in forma. Andiamo a farci il nostro giretto?”
“Volentieri?” rispose Terentius, sorridendo.

Nei giorni a seguire un legame sempre più profondo unì il bambino e il ragazzo.
Luca non era mai stato così sereno nei suoi pochi anni di vita.
La presenza di Terentius fu come un dono dal cielo, o meglio, dal bosco. Quel bosco che entrambi  amavano esplorare nelle passeggiate notturne.
Terentius era come entrato in simbiosi con le abitudini di Luca. Scoprì che la notte pullulava di vita. Fece incontri con animali che non aveva mai visto dal vivo: tassi, faine, ricci, volpi, ghiri, cinghiali, cervi, rospi...
Rimase incantato dallo splendore delle lucciole, dal dolce frinire dei grilli e, naturalmente, dalla fantastica compagnia di Ugo.

L'estate stava per volgere al termine, volata via senza che se ne accorgessero.
Una sera, poco prima del risveglio abituale, Terentius fu destato da un bussare alla porta.
“Avanti! ” rispose ancora assonnato
Entrò Gabriel visibilmente agitato:
“Buonasera... o buongiorno... beh, non importa. Ha per caso visto il signorino Luca?”
“No, perchè?”
“Doveva fare la trasfusione, ma non lo troviamo da nessuna parte.”
“Sarà andato a fare un giro. Vedrai che tornerà.”
“In realtà manca da diverse ore, da prima del tramonto...”
“Oh! Allora andiamo subito a cercarlo.”
“Dobbiamo trovarlo, se non fa la trasfusione, il suo fisico si indebolirà in modo pericoloso.”

Cercarono ovunque: nell'immenso parco del castello e oltre. Camminarono per tutta la notte, ma di Luca nessuna traccia.
A un tratto, Terentius ebbe un'intuizione:
“Ho un'idea! Ugooo! Ugooo!” urlò a squarciagola.

Dopo alcuni minuti, un'ombra sorvolò le loro teste. Ugo, il grande gufo planava a mezz'aria. Poi riprese il volo in direzione del bosco.
“Seguiamolo, ci sta portando da lui.”
Si addentrarono tra maestose querce secolari dirigendosi verso un promontorio che dominava la vallata. 
Arrivati in cima, con il fiato corto, videro Ugo, fermo, accanto a una roccia sporgente.
Luca era lì, rannicchiato, con il volto rivolto all'orizzonte, dove il sole stava per sorgere. Sembrava dormisse.
Terentius e Gabriel rimasero immobili, in silenzio, mentre il cielo si tingeva delle prime luci del giorno.
Il grande gufo si alzò in volo e andò a posarsi sulla spalla di Terentius.
“Ahia!” gridò il ragazzo, sentendo gli artigli conficcarsi nella pelle.
Ugo li ritrasse subito per poi andare a posarsi sulla roccia. Accanto c'era il giubbotto di pelle, piegato con cura.
“Credo lo abbia lasciato per te” disse Gabriel.
Terentius lo prese e se lo infilò. Allungò il braccio e Ugo ritornò ad appollaiarsi con dolcezza.
Gabriel prese in braccio il piccolo corpo di Luca, e insieme tornarono verso il castello.

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ciao @Kasimiro, ero abituata alle tue fiabe, ai toni ironici, invece qui leggo una storia delicata, quasi commovente, ma sempre guidata da una brillante fantasia.
Bello il racconto, belli i personaggi, triste il finale.
Avevo il dubbio se il piccolo fosse o meno morto,a tu hai specificato che ha lasciato in eredità il giubbotto a Terenzius, quindi di certo la sua intenzione era indebolirsi al punto di morire. Perché? Proprio ora che aveva trovato un'anima affine.
Ha immaginato che con la fine dell'estate dovevano necessariamente separarsi per gli impegni scolastici del nuovo amico, che gli avrebbero reso impossibile il ritmo capovolto della veglia e del sonno?
Triste, in ogni caso, ma ti confesso che per me i lieto fine sono il più delle volte banali nei racconti, preferisco chiudere il libro e continuare a pensare ai risvolti, alle motivazioni.
Qualche pulce:
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amspesso rientrando solo a sera inoltrata. Tanto nessuno si preoccupava della sua assenza.
credo sia meglio una virgola o un punto e virgola al posto del punto, così da non iniziare la frase con "tanto".
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amLa pendenza aumentava gradualmente, finché, dopo qualche centinaio di metri, gli appare un imponente cancello in ferro battuto.
Refuso, gli "apparve".
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amNon poteva perdere l'occasione, estrasse il cellulare e scattò un selfie.
Il fatto che la giornata stesse per concludersi non lo turbava. I suoi zii non si sarebbero certo preoccupati. Spesso andava a dormire senza nemmeno vederli.
Solo un dubbio lo tormentava: Come torno a casa?
Ho il dubbio che tu abbia limato qualcosa. Il fatto che abbia tirato fuori il cellulare per farsi un selfie stona leggermente con tutta la storia, ma fornisce l'importante informazione che il cellulare sia perfettamente funzionante, quindi è poco credibile che poi si chieda come possa ritornare a casa. Forse avevi inserito la frase per farci scoprire che aveva il cellulare scarico, oppure senza campo?
Scusa ... sono rientrata in modifica, ho visto ora che faceva parte della traccia.  :arrossire:
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amMentre beveva una bibita dal gusto familiare, che non provava da anni,
Qui ho immaginato il sapore del sangue, un vago ricordo di bimbo che si succhia le ferite. Intendevi questo?

Ancora complimenti.
Alla prossima tappa.
<3

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Mi lascio perplessa il tuo racconto.
Da un lato lo trovo meraviglioso con la parte introduttiva che fa balenare una deriva horror e nel proseguo invece normalizza, anzi rende gradevole la situazione.
La lettura é fluida e gradevole, ma mi mancano un sacco di cose.
Terentius diventa l'erede di Luca? Perché?
Luca pone termine alla sua vita adesso che ah trovato qualcuno che gli fa compagnia?
Luca é un bambino eternamente giovane? Lo si deduce parzialmente dalla storia del maggiordomo.
E se c'è un passaggio di consegne fra i due avviene attraverso il gufo Ugo (di potteriana memoria)?

Quindi il tuo racconto mi piace, mi piace come lo hai scritto e di cosa hai scritto, ma l'ho vissuto come un meraviglioso maglione dal bordo sfilacciato e dai fili laschi. Per essere bello, bello, bello, a mio modesto avviso ci sarebbe da fare l'orlo.
Grazie

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ciao @Kasimiro e ben ritrovato.

Un racconto emotivamente potente, ben pensato e con un'ottima atmosfera, che riesce a toccare corde profonde con delicatezza.  Lo hai scritto bene, ben costruito e coerente, con una struttura narrativa solida.
 Inizia come una storia realistica e introspettiva, per poi virare dolcemente verso il fantastico, il favolistico,  secondo il tuo stile, come ami e sai fare molto bene, mantenendo sempre un tono malinconico ma delicato.
Inizi con l’identità del protagonista, Terentius e il suo contesto familiare e problematico. Ne so qualcosa di bambini bullizzati a scuola. Simpatizzo subito con Terentius,  è credibile, ben caratterizzato, e cresce durante la storia. Da ragazzo solo e ferito a compagno attento e protettivo.
Ho molto apprezzato la figura di Luca, una figura struggente, con un’umanità profonda nonostante (o grazie a) la sua condizione. È un bambino con una grande forza, una grande umanità.
Gabriel  è una figura di sostegno interessante, quasi archetipica, il servitore fedele e saggio sul quale si può fare affidamento, al di là e oltre i suoi compiti.
Ugo il gufo è un piccolo colpo di genio: funziona da legame emotivo e da elemento magico.
I personaggi secondari (gli zii, i compagni di scuola, i genitori) sono funzionali ma volutamente poco approfonditi: non è un difetto, vista la focalizzazione su Terentius e Luca.

Il racconto si sviluppa in crescendo, culminando nel finale emotivamente toccante.
L’equilibrio tra realismo e soprannaturale (malattia vs vampirismo) lo hai gestito bene, grazie anche a spiegazioni scientifiche circa la malattia di Luca; se poi non fossero spiegazioni ortodosse non ha nessuna importanza, è una favola, per quanto malinconica.
Penso di aver capito che alla fine Luca sceglie di morire rinunciando alla trasfusione di sangue giornaliera, però non lo dici chiaramente. Forse si salverà; questo è lasciato un po’ in sospeso. Mi piace pensare che si salverà, ad ogni modo, vista anche una certa “delicatezza” se così posso dire, con cui Gabriel lo prende in braccio per riportarlo al castello.
Il finale è poetico, malinconico,  sembra chiuda il cerchio. C’è pathos, ma senza cadere nel melodramma.

Hai usato un  linguaggio semplice e accessibile, adatto a tutti. Il tuo stile è diretto, arricchito da dettagli che danno colore alla narrazione. Io amo molto i dettagli, anche se devo sempre tagliare in sede di revisione perché, proprio amandoli, mi dilungo troppo. Ma non è il tuo caso. Un ottimo "dosaggio".
Hai usato bene i dialoghi per costruire i personaggi e far avanzare contemporaneamente la trama, cosa non sempre facile se non si ha una certa maestria unita a sensibilità. 
Mi sono piaciute le atmosfere, immagini vivide, il bosco, il castello, la strada ciottolata fiancheggiata dagli alberi, sembra di vederla, l'imponente cancello di ferro battuto che porta alla casa di Luca,  la notte.
Commovente l’atmosfera finale con Luca rannicchiato e il volto in direzione del sorgere del sole. Struggente.
Mi è piaciuto. Complimenti, Kasimiro.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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È come una favola moderna, @Kasimiro,   dolce e malinconica, che sa mescolare il mistero con la tenerezza. 
Terentius è un personaggio che conquista: fragile ma forte, silenzioso ma pieno di luce. Il suo nome antico diventa un simbolo di unicità, di resistenza, .
Luca, invece, è un piccolo principe della notte, con il suo castello, il suo gufo e la sua malattia che lo rende diverso, ma mai meno umano. La loro amicizia è pura, fatta di sguardi, di passeggiate sotto le stelle, di hamburger e confidenze. E quando arriva il momento più difficile, il racconto non cade nel dolore, ma lo trasforma in poesia.
Il finale è struggente. Il giubbotto lasciato con cura, Ugo che cambia compagno, il sole che sorge come un sipario che cala: tutto parla di amore, di memoria, di un legame che non si spezza.
È una storia che resta nel cuore. Grazie per averla condivisa.

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ciao @Kasimiro, e buon divertimento con il contest. Ho letto il racconto ieri, in pausa pranzo e, oltre a qualche lacrima sentita per questa storia, stavo quasi per venire qui a lasciare un post di complimenti. Poi ho deciso di rileggerlo con calma e cercare di lasciarti qualche spunto di discussione più utile.
Il racconto, infatti, è davvero potente, uno schiaffo ai nostri sentimenti ed è difficile non lasciarsi catturare dalle descrizioni, dall'amicizia tra i due protagonisti e da quel finale-non finale in cui accenni qualcosa che, tra le righe, comunque si capisce - il ragazzo decide di lasciarsi andare e lasciare la propria eredità "spirituale" all'amico.
Ti lascio, dunque, qualche spunto per qualcosa che non mi suona molto, ma si tratta di nei su una statua di Canova...

Il primo punto dove ho qualche dubbio è la storia iniziale di Terentius. Più che il singolo episodio, il carattere degli zii, ..., quasi che taglierei gran parte del pregresso perché, in fondo, me ne dimentico subito per come riesci a immergermi nel successivo incontro con l'altro ragazzo. Nel corso del racconto, di questa prima parte resta giusto il sapore di un'infanzia difficile e/o solitaria, senza troppi dettagli in più.

Il secondo punto è il fatto che lui si allontana per giorni e nessuno dice nulla. D'accordo questo punto
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amTanto nessuno si preoccupava della sua assenza.
però si tratta pur sempre di un ragazzo adolescente (parli delle medie al passato, ma per me siamo a inizio superiori) e qualcuno se ne sarebbe accorto della scomparsa. Se poi, tra i tanti problemi iniziali non dici nulla riguardo alle condizioni di vita - quindi a livello di vitto e alloggio Terentius se la passava bene - è ancora più strano il mancare qualche giorno senza che i suoi genitori adottivi se ne accorgessero. Però un puntiglio mio.

L'ultima cosa è il finale. Un finale come una carezza, la carezza di un addio, potrei dire.
Un finale che, però, lascia la domanda: perché decide di lasciarsi andare il ragazzo, ora che ha trovato un amico?
Ma la risposta può essere un sequel a questo racconto.  (y)

Per il resto, come detto, niente da aggiungere: un racconto emozionante, scritto bene, e su quanto detto ci si passa sopra, a impatto, mentre si sente scorrere una lacrimuccia a fine lettura. Ti ringrazio per averlo condiviso.  :libro:
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ringrazio tutti per la lettura, i commenti e l'apprezzamento .
@Modea72 @Almissima @Alberto Tosciri @Albascura @bwv582
Modea72 wrote: Thu Aug 07, 2025 12:22 pm  Qui ho immaginato il sapore del sangue, un vago ricordo di bimbo che si succhia le ferite. Intendevi questo?
Molto interessante ma non era il mio intento. Alludevo a una bibita che poteva aver bevuto Terentius quando ancora era con i genitori.
Mi era venuto in mente che anch'io nei primi anni di vita ero rimasto affascinato dal chinotto e poi l'ho riprovato molti anni dopo ricordandomi che da piccolo lo adoravo. Capisco che il senso forse non si coglie come lo intendevo io.

@Alberto Tosciri mi ricordo che proprio l'anno scorso nel contest estivo ci confidavamo le nostre esperienze sofferte del periodo scolastico. Inevitabile che poi rientra qualcosa anche nella nostra scrittura. 

@bwv582 giuste le tue osservazioni. Un bambino che scompare non passa inosservato. Terentius sparisce d'estate, perlomeno a scuola non lo cercano. E gli zii, pur essendo menefreghisti, dopo qualche giorno  avranno dato l'allarme. Conciliare questi dettagli con la storia favolistica era un'impresa ardua. In fondo il senso che volevo dare era che nessuno lo amava e di conseguenza nessuno lo aspettava.

Sul finale non posso esprimermi, nel caso dovesse esserci un sequel lascio il compito al successore.

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Che bello trovarti anche qui, @Kasimiro  :)

con questa favola, triste e dolce insieme, che parla di malattia, di solitudine, ma anche di empatia e di amicizia.

Ti consiglio di non mettere il punto, qui:
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 amConte Dracula.
E poi, il lettore si chiede dove si trovi il sangue per le trasfusioni al bambino:
Kasimiro wrote: Thu Aug 07, 2025 11:32 am“Significa che il suo sangue non funziona. Ha bisogno di sostituirlo ogni  giorno con sangue  nuovo, per poter sopravvivere.”
Comunque, una piacevole lettura, grazie @Kasimiro 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ciao @Kasimiro bello rivederti qui!

Anch'io ci stavo per cascare sull'indirizzo horror. Poi la genialata di quel cibo di vita per Luca, che non è come pensa Terentius, ma quel sangue che lo può tenere in vita. Un elemento moderno e attuale, infilato in un contesto leggendario, stravolto e rivisto come sai ben fare. Sei sempre una sorpresa. Ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CE2025] Un dono venuto dal bosco

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Ciao Kasimiro. Grazie della bella storia, commovente in diversi punti, misteriosa in altri.
Le storie in comune legano molto i personaggi e coinvolgono il lettore, come richiamassero qualcosa di possibile nell'impossibile. Se poi il fattore comune è il bosco, intesa come il richiamo della natura, non ci sono paragoni (Jack London insegna).
Mi piace il tuo modo di narrare asciutto, a coppie di frasi, lo adotto anche io. Ti consiglio di spezzare e intensificare qualche passaggio con frasi più articolate.
Ho una manciata di suggerimenti di forma:
-" finché, dopo qualche centinaio di metri, gli appare un imponente cancello in ferro battuto." Meglio "apparve un imponente"
-"Attraversarono il parco e si diressero dietro le mura dalla parte opposta all'ingresso" manca di punteggiatura.
Inoltre non mi sembrano chiari questi passaggi:
-"essere finito in una macchina del tempo." Quale è stato il balzo temporale?
-"Questo spiegherebbe il comune tragico destino. Quando capirono che restava loro poco tempo, scelsero di andarsene via insieme, per porre fine alle sofferenze.” quale tempo era poco? La malattia dell'insofferenza agli UV era terminale? Sarebbe peggiorata?

Come ti hanno già segnalato, non è chiaro neanche a me.perche Luca decida di suicidarsi proprio quando ha trovato un'anima affine. Nonostante resti in sospeso questa questione ( e a volte questo fa bene alle storie) , l'emozione è spinta avanti fino alla fine, quella dell'eredità.  Staremo a vedere dove il sequel porterà l'erede.

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