[Lab 14] Un amore di peso

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Non era più tornato, nemmeno per una vacanza, un fine settimana, mai. Le ferie lui le trascorreva oltreoceano: Seychelles, Mauritius, Bora Bora…
La Sicilia? Nemmeno a parlarne. Figuriamoci Palermo. Vent’anni prima l’aveva lasciata senza alcun rimpianto; quella volta il volo era atterrato al Malpensa puntuale insieme alla sua fortuna. Lo stage in un’importante azienda e poi la carriera in continua ascesa.
Sostituire il collega finito sotto i ferri non era previsto, l’incarico gli era stato imposto dalla sede centrale, e “santa pazienza due mesi passeranno in fretta”.
Durante il volo non aveva potuto fare a meno di ricordare gli amici di un tempo, abbandonati dopo pochi mesi perché “Milan l’è un gran Milan”.
Chissà quanto erano invecchiati Serafino, Anna, gli altri.
Immaginava Serafino con la “panza” ingrassato a furia di mangiare pane e panelle, gli altri all’apice della carriera di ortolano (per dirla alla milanese) a vendere frutta e verdura in qualche mercato rionale, e Anna? Già, Anna? Avrà messo su altri dieci o venti chili e sfornato tre figli con un marito calvo e balbuziente. Rise a quei pensieri.
Perché balbuziente?
Perché Anna metteva soggezione. Era bellissima con quella carnagione bruna, i capelli neri e gli occhi grandi; peccato fossero piccole le sue aspirazioni e importante il suo peso. Non per niente all’università la chiamavano la Venere botticella. Le sue rotondità non offuscavano la bellezza, ma di certo il fisico non rispecchiava i canoni preferiti da Sergio; lui, alto un metro e ottantaquattro, spalle larghe e da sempre con un fisico asciutto, l’aveva lasciata per incompatibilità di sogni e adiposità. Ci teneva a non venire deriso dagli amici, anche se le forme morbide di Anna lo avevano mandato in estasi quell’unica volta che avevano fatto l’amore.
Si erano amati, sì, e proprio per non rimanere incastrato, pochi giorni dopo si era aggrappato alle nuvole sorvolando l’Italia intera.

Giunto in azienda e fatte le presentazioni di rito con il personale, la segretaria del collega in malattia gli porse un discreto numero di autorizzazioni da firmare e una raccomandata ancora da aprire.
Era abituato a risolvere i problemi, gli arrivavano perlopiù con una raccomandata tipo quella. Infatti, con un linguaggio scarno, la Camera di Commercio di Palermo invitava il responsabile della Elios Distribuzioni a presentarsi con urgenza presso gli uffici di Via E. Amari n° 11 per riscontrate anomalie sui documenti societari. In calce un numero di telefono.
Come primo giorno niente male, pensò. L’idea di imbattersi nella burocrazia sicula non lo allettava. Era sicuro che i documenti fossero a posto; era cambiato il CAD ed era stato aumentato il capitale, tutto fatto in perfetta regola.
Inutile girarci intorno, da buon “milanese” amava liberarsi delle difficoltà prima possibile.
«Daniela, chiami e mi fissi un appuntamento, per favore.» Disse alla segretaria del collega in malattia.
La donna, sui quarant’anni, aveva i fianchi larghi, una montatura di occhiali antiquata e un abbigliamento alla Tataranni; fosse dipeso da lui l’avrebbe già mandata a casa.
Dopo circa un quarto d’ora Daniela gli comunicò che l’appuntamento era stato fissato per il venti del mese successivo.
Sergio la guardò sbalordito: «Fra più di un mese? Hanno scritto con urgenza e fissano l’appuntamento fra quaranta giorni?» 
«Mi riporti la raccomandata, per favore.» E si attaccò al telefono per risolvere la questione da sé.
La segretaria della dottoressa Modica, che curava la pratica, ribadì che non c’era altra possibilità.
Sergio insistette ma, nonostante sfoggiasse un marcato accento del nord, non ottenne nulla.
Non era abituato a ricevere porte in faccia, quindi decise di recarsi personalmente presso gli uffici di via Amari per risolvere la questione con rapidità.
La dottoressa Modica sembrava avere gli stessi impegni del Presidente Mattarella, pretendere di farsi ricevere era come ottenere un passaggio per la luna, facendo l’autostop. Pur di tenerlo buono lo avevano mandato da un ufficio all’altro, dal primo piano al terzo, dal terzo all’ammezzato, dall’ammezzato al quarto. Aveva fatto su e giù per due ore e alla fine, furibondo, si era dovuto arrendere.
Da quando in qua le donne in Sicilia hanno il potere di tenere fuori dalla porta il dirigente di un’azienda quotata in borsa e con filiali in mezzo mondo? Rosicava.
La porta gliel’aprirono dopo una settimana. La segretaria della dottoressa Modica lo avrebbe preso a calci sul didietro, si capiva benissimo.
Quando entrò nella stanza la dirigente non alzò nemmeno gli occhi, si scusò con fare educato ma non gentile; continuò a scarabocchiare la sua sigla su una pila di scartoffie e dopo un po’ disse: “si accomodi” riferendosi presumibilmente – visto che lui stava ancora in piedi – alla poltrona davanti la sua scrivania.
Ancora intenta a firmare, la donna disse «Come vede sono oberata di lavoro. Parlano tutti di inefficienza, invece è che il lavoro di 150 dipendenti lo devono espletare 63 unità. Le pare facile?»
Preso posto, Sergio si guardò intorno. Sull’attaccapanni vide una borsa Louis Vuitton e uno spolverino Barberis. Almeno è una donna che si veste civilmente, meditò.
Dopo due dozzine di firme e tre telefonate, la dottoressa Modica si tolse gli occhiali e, incrociate le mani sulla scrivania, fissò il dottor Sergio Li causi dritto in faccia. «Mi dic…» la frase le morì in bocca.
Sergio sgranò gli occhi. «Mmmm..a…» E riecco la balbuzie no urlò Sergio dentro di sé ancora la balbuzie no.
«Sergio!» Esclamò Anna ergendosi in tutta la sua morbida figura, «non avrei mai immaginato fossi tu quel rompi palle del milanese.» E scoppiò in una risata astiosa che Sergio definì fin troppo sincera.
Be’, Anna, effettivamente, non aveva motivo per essere felice dell’incontro, mentre Sergio non si aspettava affatto di vedere Anna con due o tre chili meno, vestita come Dio comanda e bella come il giorno in cui avevano fatto l’amore.
Anna guardò l’orologio «Santo cielo sono già le 12,00?! Ho un appuntamento con il Presidente della Regione, ti va se parliamo del tuo problema in macchina?»
Sergio non riusciva a spiccicare una parola, fece cenno di sì con la testa. Con la bocca mezzo spalancata sembrava un deficiente.
Un autista aprì lo sportello di un’auto blu.
«Dai, sali.» disse Anna picchiando con il palmo della sinistra il posto accanto a lei.
Sergio ubbidì. La sua ex non portava la fede, notò.
«Non perderò più di mezz’ora. Il tempo di rilasciare un’intervista congiunta con il Presidente e concedere qualche scatto ai fotografi, poi, se ti va, possiamo anche pranzare insieme.»
Sergio era del tutto spiazzato. Non sapeva da dove cominciare la conversazione. Rimembrare i tempi passati non gli sembrava opportuno, e partire in quarta con la pretesa di capire cosa diavolo significasse “anomalie sui documenti societari” lo reputava poco carino, considerato l’invito appena ricevuto.
Per parlare ci sarebbe stato tempo.
Le strade che via via percorrevano erano un tripudio di fiori, alberi di Jacaranda dall’intenso color violetto, bouquet di oleandri fucsia e bianchi, e buganvillee, grandi come ne aveva visti solo a Santorini, catturarono i suoi occhi e i suoi sensi. Tutto ciò che ricordava della città, quando ci viveva, erano i sacchi di immondizie accumulati agli angoli delle strade e lo strombazzare degli automobilisti, non ultimo il carnaio della spiaggia di Mondello in agosto e il colore torbido che prendeva quel tratto di mare in alta stagione. Tutte cose alle quali aveva rinunciato volentieri.

La “panza” la vide chiara e tonda, aveva il diametro di una forma di grana padano, ed era quella dell’onorevole Serafino Puglisi. Il vecchio amico lo salutò con calore, solo che, impedito dalla prominenza, l’abbraccio non riuscì un granché. Risero.
«Vi lascio soli a chiacchierare delle vostre vite.» Disse Anna e, rivolgendosi a Sergio, aggiunse: «Sbrigo questa seccatura e dopo andiamo a pranzo.»

«Ti porto a Mondello. Gianni e Nino hanno aperto un ristorante di specialità di mare, vedrai ci leccheremo i baffi.» E si baciò la punta delle dita raggruppate.
Il colore che prende il mare là, nel mese di maggio, Sergio non lo ricordava più. Quella tonalità verde-azzurro, da tempo, credeva esistesse solo ai Caraibi.
«Per farti pranzare sereno ti dico subito che i documenti personali di tre soci, allegati alla variazione dello Statuto societario, sono scaduti e dovete esibire quelli rinnovati.» Esordì Anna.
«Caspita.» rimarcò Sergio che, recuperato un minimo di autocontrollo, non tartagliava più «E mi avete fatto tribolare una settimana per questa minchiata?» Lo slang palermitano era riaffiorato alla prima occasione.
«Minchiata?» Si adeguò Anna.
Seguì una discussione sull’inefficienza dei milanesi sostenuta dalla dirigente, e sulla scorretta comunicazione dei siciliani sostenuta dall’emigrato.
Litigarono, solo che il motivo di fondo non erano i documenti scaduti, e no; e lo sapevano entrambi.
Dopo il sorbetto al limone, difatti, il vero problema finì sul tavolo. Anna con l’indice tracciava sulla tovaglia una linea dritta e lunga che simulava la distanza che Sergio aveva messo tra loro. 
Sergio le rimproverò il fatto che lei non intendesse muoversi dall’isola. «Eravamo incompatibili» sostenne, senza aggiungere la questione del peso.
«Incompatibili?» sottolineò Anna. «Allora perché appena mi hai riconosciuta ti è tornata la balbuzie?»
Quel tartagliare era il miglior sintomo di ciò che Sergio aveva sempre provato per Anna; gli faceva battere il cuore e vibrare ogni muscolo.
A spaventare Sergio era stata l’immensità dell’amore, capace di rubarmi il futuro, aveva pensato allora.

Entrato nell’appartamento di Anna, Sergio capì che da lì non se ne sarebbe andato mai più.
«Sei la mia Venere botticella, lo sai?» le sussurrò baciandola sul collo. Senza pensarci la prese di peso, la sentì leggera, e volteggiando la portò in camera.
E di nuovo: L’estasi, l’appagamento, il sogno.
Tutto esattamente come vent’anni prima.

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Adel J. Pellitteri ha scritto: “santa pazienza due mesi passeranno in fretta”.
una virgola dopo pazienza ci va 
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amImmaginava Serafino con la “panza” ingrassato a furia di mangiare pane e panelle, gli altri all’apice della carriera di ortolano (per dirla alla milanese) a vendere frutta e verdura in qualche mercato rionale, e Anna? Già, Anna? Avrà messo su altri dieci o venti
e un'altra dopo la panza
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amSi erano amati, sì, e proprio per non rimanere incastrato, pochi giorni dopo si era aggrappato alle nuvole sorvolando l’Italia intera.
Che bella l'immagine con le nuvole...
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amLa donna, sui quarant’anni, aveva i fianchi larghi, una montatura di occhiali antiquata e un abbigliamento alla Tataranni
Uhm... C'è chi non ha visto la serie televisiva e si deve chiedere se la donna sia mortificata dall'abbigliamento o cosa... Meglio aggettivarlo che citare personaggi non universalmente noti.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amDopo circa un quarto d’ora virgola Daniela gli comunicò 
Se rileggessi a voce alta, ti accorgeresti di fare una pausa nella frase sopra: è la virgola che la rappresenta.
(Comunque, a proposito di punteggiatura, ti trovo ogni volta migliorata.)
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amLa dottoressa Modica sembrava avere gli stessi impegni del Presidente Mattarella, pretendere di farsi ricevere era come ottenere un passaggio per la luna,
Dopo Mattarella, i due punti aprono alla spiegazione (invece della virgola).
Ti consiglio di non citare i nomi dei personaggi pubblici. Avresti potuto dire al suo posto: un capo di Stato.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amQuando lui entrò nella stanza virgola la dirigente non 
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amCon la bocca mezzo spalancata sembrava doveva sembrare un deficiente.
mi sembrano meglio così
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amLa “panza” la vide chiara e tonda, aveva il diametro di una forma di grana padano, ed era quella dell’onorevole Serafi
Per la funzione esplicativa, vedo meglio i due punti dopo "tonda".
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 am«Per farti pranzare sereno ti dico subito che i documenti personali di tre soci, allegati alla variazione dello Statuto societario, sono scaduti e dovete esibire quelli rinnovati.» Esordì Anna.
«Caspita.» rimarcò Sergio che, recuperato un minimo di autocontrollo, non tartagliava più «E mi avete fatto tribolare una settimana per questa minchiata?» Lo slang palermitano era riaffiorato alla prima occasione.
Mi sembra esagerata per qualsiasi Amministrazione la procedura adottata, anche se l'hai resa funzionale al racconto. Però, è poco verosimile.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amDopo il sorbetto al limone, difatti, il vero problema finì sul tavolo. Anna con l’indice tracciava sulla tovaglia una linea dritta e lunga che simulava la distanza che Sergio aveva messo tra loro. 
Un'altra bella immagine. Brava! @Adel J. Pellitteri   :)

Hai scritto un bel racconto rosa: anche se il lettore può pensare al protagonista che ritrova la sua Anna, l'intreccio e le sorprese che hai trovato sono all'altezza della tua penna, mai scontata e banale. Complimenti!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Poeta Zaza ha scritto: Hai scritto un bel racconto rosa: anche se il lettore può pensare al protagonista che ritrova la sua Anna, l'intreccio e le sorprese che hai trovato sono all'altezza della tua penna, mai scontata e banale. Complimenti!
Grazie, soprattutto per le correzioni circa la punteggiatura (e menomale che sono migliorata 🤦‍♂️), rimarrà il mio punto debole. Però mi impegno. D'accordo sulla "Tataranni" ma mi piace, sostituisco Presidente Mattarella con Presidente della Repubblica. Le tue osservazioni sono sempre utilissime. 👍
@Monica ha scritto: Bello bello come uno di quei film che ogni tanto non posso fare a meno di vedere.
Grazie Monica, cimentarsi in generi diversi è stimolante. 

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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@Adel J. Pellitteri  <3

Il mio professore di paleografia greca ci diceva a lezione che mettere un voto inferiore al trenta e lode era per lui una sofferenza fisica: ci pregava pertanto di non sottoporlo a tale pena. Per me è lo stesso quando scrivo un commento su un racconto che non mi ha convinto. 
In generale, posso dire che secondo me il primo aspetto critico del tuo testo è dato dal fatto che si presenta in gran parte come un "riassunto". So bene che avevamo dei limiti di spazio da rispettare, ma egualmente mi sento di dire che, se un racconto sembra la sintesi di un avvenimento, non raggiunge il suo scopo: in primo luogo perché si perde del tutto l'aspetto emotivo. 
Ricordi quel tuo racconto splendido, il cui titolo mi pare fosse "Rosso malpelo"? Da un particolare si comprendeva l'universale, tutto scorreva armonioso e tornare indietro a rileggere era per godere di nuovo delle frasi, non per capire. Se si perde l'aspetto emotivo viene meno l'empatia e quindi l'immedesimazione. Qui, inoltre, a mio modestissimo parere, ha luogo addirittura una sorta di avversione nei confronti del protagonista: credo non sia auspicabile che ciò accada in un romance.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amquella volta il volo era atterrato al Malpensa puntuale
Dopo aver letto varie volte la parte iniziale, ho capito cosa non mi tornava: si rischia di sovrapporre "quella volta il volo" e "durante il volo", credendo si tratti dello stesso volo. Inoltre, a mio parere, sarebbe preferibile esplicitare a inizio racconto il nome del soggetto, Sergio, che compare troppo avanti e dopo altri nomi.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amDurante il volo non aveva potuto fare a meno di ricordare gli amici di un tempo, abbandonati dopo pochi mesi perché “Milan l’è un gran Milan
Altro fattore che non aiuta a separare nel tempo i due voli (il primo, vent'anni prima, da Palermo a Milano; il secondo, vent'anni dopo, da Milano a Palermo) è secondo me l'accenno agli amici "abbandonati dopo pochi mesi", quasi non fossero amici d'infanzia.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 aml’aveva lasciata per incompatibilità di sogni e adiposità. Ci teneva a non venire deriso dagli amici, anche se le forme morbide di Anna lo avevano mandato in estasi quell’unica volta che avevano fatto l’amore.
Si erano amati, sì,
Secondo me l'affermazione "Si erano amati, sì," contrasta con quello che pare il motivo dell'abbandono: Sergio si vergognava di una ragazza troppo grassa. Quel "grasso" che nell'intimità non era un problema, lo diventava di fronte allo scherno degli "amici". Si sottolinea, inoltre, la sua prestanza fisica, come a sottolineare l'aspetto solo carnale di quell'unione. A mio parere, quindi, non si può parlare di "amore": e questo, sempre a mio modestissimo parere, inficia il finale, dove invece si dà per scontato l'innamoramento travolgente di un tempo.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amGiunto in azienda e fatte le presentazioni di rito con il personale, la segretaria del collega in malattia gli porse un discreto numero di autorizzazioni da firmare e una raccomandata ancora da aprire.
Qui ho a lungo pensato che si trattasse della prima volta nell'azienda di Milano. Poi ho intuito che non poteva essere, e che quindi anche la frase del "collega sotto i ferri" era da riferirsi alla rimpatriata coatta. Siccome di solito dedico molta attenzione alla lettura, il fatto di essermi sbagliata più volte di seguito mi fa sospettare che vi sia troppa fretta nel raccontare, e che ciò che appare chiaro nella testa di chi scrive non lo è altrettanto in quella di chi legge.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amSergio la guardò sbalordito: «Fra più di un mese? Hanno scritto con urgenza e fissano l’appuntamento fra quaranta giorni?» 
«Mi riporti la raccomandata, per favore.» E si attaccò al telefono per risolvere la questione da sé.
Qui sopra mi pare che le due battute appartengano entrambe a Sergio, pertanto si possono eliminare le caporali dopo "giorni" e prima di "Mi riporti" andando di seguito nel rigo.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amLa donna, sui quarant’anni, aveva i fianchi larghi, una montatura di occhiali antiquata e un abbigliamento alla Tataranni; fosse dipeso da lui l’avrebbe già mandata a casa.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amSull’attaccapanni vide una borsa Louis Vuitton e uno spolverino Barberis. Almeno è una donna che si veste civilmente, meditò.
L'indole da macho e l'attenzione esclusiva per l'esteriorità è più volte sottolineata e mi pare vada delineando una figura maschile superficiale, a mio avviso incompatibile con l'idea di "amore".
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amDa quando in qua le donne in Sicilia hanno il potere di tenere fuori dalla porta il dirigente di un’azienda quotata in borsa e con filiali in mezzo mondo? Rosicava.
A completare il quadro del soggetto, non poteva mancare un po' di "sano" maschilismo e l'atteggiamento di "Lei non sa chi sono io".
Questi elementi caratteriali, a mio parere, frenano nel lettore l'empatia con l'uomo e, a cascata, l'immedesimazione con la donna: aspetto che mi pare fondamentale in un "rosa".
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amPur di tenerlo buono lo avevano mandato da un ufficio all’altro, dal primo piano al terzo, dal terzo all’ammezzato, dall’ammezzato al quarto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amLe strade che via via percorrevano erano un tripudio di fiori, alberi di Jacaranda dall’intenso color violetto, bouquet di oleandri fucsia e bianchi, e buganvillee, grandi come ne aveva visti solo a Santorini
Qui sopra due esempi di eccellenti sprazzi descrittivi, che illuminano come un raggio di sole un testo troppo veloce.

Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amA spaventare Sergio era stata l’immensità dell’amore,
Non è sufficiente scriverlo, a mio parere, se non viene su dal testo.


Ti ringrazio per la lettura e ti saluto con affetto.
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Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Ippolita ha scritto: Ti ringrazio per la lettura e ti saluto con affetto
Sono io che ringrazio te per l'attenzione e il tempo che mi hai dedicato. Personalmente non amo il rosa ma sono contenta di avere accettato la sfida e postato questo piccolo e sincopato racconto. Avrei potuto (e dovuto) allungarlo, ma non essendo il mio genere non ho osato fare di più  (non credo sarei riuscita a far meglio sfruttando tutti i 16.000 caratteri a disposizione). Farò tesoro dei tuoi suggerimenti. Grazie 🥰

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Ciao @Adel J. Pellitteri come prima impressione del racconto, non percepisco un amore travolgente tra i protagonisti. Sergio mi sembra poco romantico, lascia una donna di cui prova dei sentimenti solo per non essere “incastrato”o “deriso dagli amici” per le rotondità di lei. Così mi è parso. Forse la storia è intrisa di troppi particolari legati alle professioni dei due, superflui per sviluppare un intreccio amoroso.
Vent'anni è un tempo infinito per aspettarsi, e infatti non si aspettano per nulla. Sembra quasi che la casualità li faccia rincontrare. Questo toglie romanticismo, anche se poi non è esattamente così. Alla fine un minimo di emozione pare uscire da Sergio, ma mi sembra troppo poco.
Questa attesa poteva essere meglio descritta emotivamente da parte di lei o di lui.
Un'altra cosa, ma questo potrebbe essere una mia incomprensione, non mi è chiarissimo il lasso temporale. Ho avuto l'impressione che Sergio torni a Palermo per sbrigare una pratica dopo pochi mesi che è a Milano, invece sembra che siano passati vent'anni. Forse mi è sfuggito qualcosa.
Un aspetto molto apprezzabile comunque è la tua scrittura, ricca e raffinata nella descrizione dei particolari. Si legge con gran piacere.
Una caro saluto e alla prossima

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Kasimiro ha scritto: @Adel J. Pellitteri come prima impressione del racconto, non percepisco un amore travolgente tra i protagonisti. Sergio mi sembra poco romantico
Ed è proprio così, lui è  andato via inseguendo quel sogno di "bellezza" che nell'immaginario incarna Milano (moda, designer, successo lavorativo...), ma l'amore ha una forza sconosciuta; puoi anche provare a scappare, ma se ti ricompare davanti ti azzera le difese. Infatti, Sergio inizia ad ammorbidirsi cominciando a guardare la città con occhi diversi, notando ciò che ha di bello. Inoltre, scopre che si può far carriera anche rimanendo al sud (non siamo tutti disoccupati, nè solo venditori di frutta e verdura, ci sono anche scienziati e facoltosi di ogni genere, come in ogni posto del mondo). Sergio ha ricevuto l'incarico di sostituire il collega per due mesi, mancava da Palermo da vent'anni. 
Di certo, non sono un'autrice del genere rosa, questo è assodato. 🤦‍♂️😅 Quindi ti ringrazio del commento finale dove salvi, quantomeno, la mia scrittura 🙏

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Sergio le rimproverò il fatto che lei non intendesse muoversi dall’isola. «Eravamo incompatibili» sostenne, senza aggiungere la questione del peso.
«Incompatibili?» sottolineò Anna. «Allora perché appena mi hai riconosciuta ti è tornata la balbuzie?»
Quel tartagliare era il miglior sintomo di ciò che Sergio aveva sempre provato per Anna; gli faceva battere il cuore e vibrare ogni muscolo.
A spaventare Sergio era stata l’immensità dell’amore, capace di rubarmi il futuro, aveva pensato allora.
Avrei sparso in giro altri piccoli dettagli per far capire che Sergio è ancora innamorato di Anna e che gli è bastato rivederla per capirlo subito.
Vederlo riaffiorare solo alla fine lascia un vuoto nel lettore. Viene  meno l'empatia verso Mario e, anzi, si prova un po' di antipatia verso i suoi modi  maschilisti e superficiali:
Adel J. Pellitteri ha scritto: Sull’attaccapanni vide una borsa Louis Vuitton e uno spolverino Barberis.
 Anche Anna non dimostra di avere, verso Mario, mantenuto nell'intimo un amore travolgente:
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amSergio!» Esclamò Anna ergendosi in tutta la sua morbida figura, «non avrei mai immaginato fossi tu quel rompi palle del milanese.» E scoppiò in una risata astiosa che Sergio definì fin troppo sincera.
Nessuna emozione nel rivedere il suo grande amore. Organizza in un attimo la giornata, i suoi impegni, il pranzo, senza provare nulla che ci faccia pensare che sia emozionata.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mar giu 11, 2024 9:29 amA spaventare Sergio era stata l’immensità dell’amore, capace di rubarmi il futuro, aveva pensato allora.
Questo avrebbe dovuto trasparire dai gesti e le parole dei protagonisti, se ce lo suggerisce l'autore perde significato.
Non so se mi sono persa qualcosa, andrò a rileggere il testo, ma dove si evince che anche Anna è ancora innamorata? Dopo vent'anni finiscono di nuovo a letto insieme e a me non pare Amore.
Anche a me non piace il Rosa, ma i nostri testi mi hanno entusiasmato tutti, compreso il tuo. I nostri lavori sono tentativi di scrivere quello che piace ai fruitori del genere e alcuni mancano proprio di quelle parti che per chi non lo ama sono ostiche e fastidiose da leggere. Abbiamo  messo in risalto amori diversi  da quelli che abbondano nei romanzi Rosa, è questo che mi entusiasma.
Anche a te faccio i miei complimenti  per l'idea  la scrittura precisa. 
   

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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@Albascura grazie per esserti fermata a commentare. Sì, avrei potuto fare di meglio, i piccoli dettagli sparsi erano davvero troppo piccoli per essere riconosciuti: 
Adel J. Pellitteri ha scritto: Sergio ubbidì. La sua ex non portava la fede, notò.
Qui, ad esempio, il mio "ingegno"  :facepalm: :D voleva suggerire al lettore due elementi importanti, e cioè: lui ubbidì (quindi l'inizio di una resa totale) e La sua ex non portava la fede (lei non si era legata ad altro uomo). Lo so, lo so, il significato lo potevo capire solo io, perciò chiedo venia.
Albascura ha scritto:
 Anche Anna non dimostra di avere, verso Mario, mantenuto nell'intimo un amore travolgente:
Sì, ma tra carica e abbiagliamento di lei volevo dimostrare che in fondo, non erano poi così diversi. Anche lei aveva le sue ambizioni (vedasi il ruolo) e le sue "raffinatezze" (vedasi i capi firmati).
Un rosa, il mio, molto moderno, poco Love story, ma passionale nella sua essenza. Mi pare che oggi si finisca a letto dopo una sola birra, o sbaglio? I due, memori di quell'unica esperienza non hanno avuto dubbi nel voler replicare. Ma questa è una spiegazione tutta mia, è chiaro che di tutto ciò poco si evince dal mio testo scarno e sbrigativo. 
Albascura ha scritto: Abbiamo  messo in risalto amori diversi  da quelli che abbondano nei romanzi Rosa, è questo che mi entusiasma.
Anche a te faccio i miei complimenti  per l'idea  la scrittura precisa. 
Concordo, e grazie per i complimenti. 


Il rosa non lo amo molto (come la maggior parte di noi) però era giusto provarci, nonostante la mancanza di tempo (@Poeta Zaza lo sa). E sono contenta di essermi cimentata.  :rosa:

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Il rosa non lo amo molto (come la maggior parte di noi) però era giusto provarci, nonostante la mancanza di tempo (@Poeta Zaza lo sa). E sono contenta di essermi cimentata.  :rosa:
E io sono contenta che tu ci sia. Entrambe, ci siamo "prestate" al Rosa e ci meritiamo una rosa ciascuna! (giusto?  :hug: )

:rosa:  per @Adel J. Pellitteri 

:rosa:  per @Poeta Zaza 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Ciao @Adel J. Pellitteri

La storia di un ritorno particolare. Il motivo per cui Sergio lascia la Sicilia non mi piace molto, direi che non mi convince del tutto. Andarsene per non rimanere compromesso, incastrato nelle adiposità di Anna e per non essere deriso dagli amici nel caso si fosse  sistemato con lei mi sembra eccessivo, anche se di certo esistono motivazioni del genere che in certe mentalità possono essere parecchio vincolanti circa il modo di comportarsi.
Ho notato un piccolo particolare che forse ti è sfuggito. Quando Sergio torna a Palermo e prende appuntamento con la dottoressa Modica, che poi scoprirà trattarsi di Anna, si era dimenticato che Anna di cognome faceva Modica? Potrebbe anche essere e questo spiegherebbe perché non collega subito il cognome ad Anna, mettendo anche il caso che si tratti di un cognome comune a Palermo. Però un piccolo campanello d’allarme bisognava farlo suonare sul cognome, secondo me.
In ogni caso la storia finisce bene e dal mio punto di vista non solo per l’amore, quello vero, che Sergio ritrova in Anna, disprezzata all’inizio ma la storia finisce bene perché  un uomo del Sud ritorna alla sua terra, alle sue origini, dove vivrà una vita più consona alla sua vera natura, ai suoi desideri, ritornando a essere se stesso, a parlare la sua lingua, anziché fingere di essere un altro.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Bel racconto, @Adel J. Pellitteri . Mi è piaciuto molto lo stile,  asciutto e vivace, e il disegno dei personaggi.
L'ottimo @Alberto Tosciri  ti ha già fatto notare l'incongruenza del cognome che il nostro non riconosce, quindi mi soffermo su altro.
Il protagonista si presenta come un ominicchio, pronto a buttare al cesso tutto quello che ostacola le sue ambizioni. 
Ha strappato le sue radici per piantumarsi al Nord, raccontandosi un mucchio di balle a cui nemmeno lui crede davvero, e ha messo una maschera da vanesio superficiale. 
Bene, è ora di finirla con questi cavalieri senza macchia e senza paura. E' un poveraccio e gli si vuol bene da subito.
Gli avrei concesso però, almeno un passato da trippone bullizzato, non tanto per indulgenza, quanto per  motivare meglio l'assedio della balbuzie e valorizzare l'incontro con Anna, che in fondo è la sua nemesi. 
Per lo stesso motivo, avrei dato maggior risalto al ruolo del cibo che, come è noto, non è mai soltanto cibo e qui invece viene ridotto a semplice dispositivo conviviale. Così il finale risulta frettoloso. 
Non lo sarebbe stato se Anna lo avesse sedotto proprio con quello, caricandolo di sensualità irresistibile fino alla capitolazione completa e al doveroso E vissero felici e ciccioni.
Cibo, sesso e amore, uno nell'altro, uno con l'altro, eterna quanto primordiale trinità, forse non tanto santa, ma umanissima e per questo autentica.
A rileggerti.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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Ciao @Adel J. Pellitteri, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Lo stile curato e tagliente, il modo in cui affronti la questione nord - sud Italia, le reazioni umane dei personaggi. L'unico problema che ho riscontrato, e che ho ritrovato nella maggior parte dei racconti in gara, è che il "ritorno" dei sentimenti è troppo immediato. Speravo che, visto il tema, avremmo trovato modi creativi per aggirare il problema, ma mi sembra che l'abbiamo tutti un po' nascosto sotto al tappeto. Il risultato è che mi chiedo: be', dove sono stati Sergio e Anna, emotivamente, tutti questi anni? Che è successo al loro mondo interiore nell'arco di vent'anni? Spero non sia tutto un gigantesco errore, non credo che il tempo speso possa mai considerarsi un errore, specialmente se si parla di vent'anni; e spero che non sia stato cancellato con un colpo di spugna. Mi sarebbe piacito vedere trattate un po' queste questioni, nel ritorno; niente vieta che finisca comunque a tarallucci e vino e sesso, ma il come mi turba un pochino.
Ad esempio, sarebbe stato carino vedere il conflitto interno di Sergio - tornare a Milano o restare a Palermo - e la sua incredulità nell'accettare sentimenti così vecchi. Magari trova Anna attraente come una volta, magari percepisce la stessa emotività di anni prima ma fatica ad accettarla; controllo ed abbandono alle emozioni si sposa come tema al conflitto tra i mondi del nord e del sud Italia, tra l'altro, andando per stereotipi culturali. Per me ci sta anche che spendono già la prima notte assieme, ma avrei voluto vedere un po' di dubbio se c'è dubbio, o un po' di stupore ed euforia se è sbocciato un raro amore. Insomma, alla storia secondo me manca più introspezione, più sentimenti viscerali; su questo concordo con @Ippolita.
Però, ecco, a parte questo ribadisco che l'ho gradita molto. Cercavo solo di lasciare commenti utili per la revisione.
A presto!

Re: [Lab 14] Un amore di peso

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@aladicorvo grazie per il passaggio e il commento, non amando il rosa, confesso, non ero intenzionata a revisionare il testo seguendo i preziosi consigli ricevuti; ma non si può abbandonare uno scritto, soprattutto quando a seguito di ottime annotazioni si svela davanti agli occhi di un autore una serie di sviluppi interessanti; pertanto, fosse anche una mezza ciofeca, sono decisa a riprenderlo per migliorarlo. Sì, mi sono imposta di rimanere entro il primo limite di caratteri a disposizione, fregandomende, confesso anche questo, della rapità con la quale liquidavo la storia di Anna e  Sergio. Non sono affatto sicura che sfruttando tutti i 16.000 avrei fatto meglio, quando qualcosa non è nelle tue corde è difficile, però se scrivere è la nostra passione questa ci stuzzica proprio "sul difficile". Alle tue osservazioni corrispenderanno opportune modifiche.
Grazie di cuore.

@Mina anche per te vale quanto scritto poco sopra. Grazie per l'attenzione. L'approfondimento interiore è indispensabile quando si parla di sentimenti, così comè d'obbligo una riflessione, un tentennamento prima di rituffarsi in una vecchia storia.  :rosa:
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