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by Albascura
Ciao @Ippolita provo a farti un bel commento. La tua poesia ha colpito il mio cuore.
Partiamo:
Corregerei la grafica. Sono tre strofe, quindici versi. Nel leggerli, hanno creato nella mente una disarmonia grafica e scenica.
Sarà novembre e sarà pioggia
e notte anche se giorno
alle otto di un mattino di novembre
le tue ossa mature per il forno
tireranno su dalla terra nera
Riunirei i primi cinque versi, Sono versi riferiti ad un prossimo futuro, tutti spingono chi legge ad una sola immagine, la poetessa cita persino l'orario e quindi sappiamo accadrà alle otto di un triste giorno di novembre.
le tue ossa forti vestite a festa ancora
le tue ossa, senza più carne né sorriso
eppure troppo grandi ancora
– è scarno lo spazio per i morti –
raccolte nella culla che raffiora
In questi altri cinque versi, invece, si svolge l'azione: la bara riaffiora e l'autrice va, con il pensiero, a ricordare il defunto. Questo è il momento che doveva accadere alle otto, come annunciato all'inizio. Per questo motivo, ti dicevo, che raggrupperei i primi dieci versi in due gruppi da cinque.
pure dal nostro corpo dalla tomba offeso
strizzeranno un giorno una manciata
di ossa spoglie da bruciare
e polvere raschiata.
Questi quattro io li farei diventare tre, per il ritmo che si ottiene leggendoli così:
pure dal nostro corpo dalla tomba offeso
strizzeranno un giorno una manciata
di ossa spoglie da bruciare e polvere raschiata.
Questi versi sono una considerazione che emerge nell'animo della poetessa, un pensiero detto a labbra chiuse. Scaturito dal sé, forse, sta molto bene chiuso in tre versi veloci.
Perafrasi:
Sarà novembre e sarà pioggia
e notte anche se giorno
alle otto di un mattino di novembre
le tue ossa mature per il forno
tireranno su dalla terra nera
Un appuntamento: otto del mattino al cimitero, si tratta di una riesumazione. Sono passati anni da un decesso, ma non per questo, per la persona che assisterà all'evento, quel momento sarà meno triste.
le tue ossa forti vestite a festa ancora
le tue ossa, senza più carne né sorriso
eppure troppo grandi ancora
– è scarno lo spazio per i morti –
raccolte nella culla che raffiora
la persona rievoca il deceduto con i suoi abiti addosso. Probabilmente è stato seppellito con l'abito buono, quello della festa.
Si riferisce a lui, alle sue ossa grandi che quasi sembra non ci stiano nella bara. Ma è come lo ricorda la persona che assiste alla riesumazione; forse perché era giovane al momento del trapasso?
pure dal nostro corpo dalla tomba offeso
strizzeranno un giorno una manciata
di ossa spoglie da bruciare
e polvere raschiata.
Gli ultimi versi sono una rassegnata visione della morte: non siamo nulla, solo polvere. considerazione leggittima ma un pò scontata.
Veniamo al commento vero e proprio:
Ho avuto bellissime immagini dai tuoi versi, tristi, sì, ma intensi. Ho immaginato una donna, anzi, una figlia che si sta occupando di pratiche cimiteriali, riguardo a un suo caro. Io credo che quelle ossa siano di suo padre. Ossa grandi e forti che un giorno lontano l'hanno sorretta, protetta, sollevata... quelle sono le ossa di suo padre. Si sente il rammarico negli ultimi versi: quello che resta è davvero poco, per fortuna ne custodiamo il ricordo nei cuori.
Non è molto orrrorifica ma, chissene importa, è davvero bellissima.