Svetta
la lama
del bene non voluto
colma di anime
trafitte.
Altre,
ferite
dalla sua ombra,
vanno,
si parano gli occhi
mentre traboccano
dolore
e affanno.
Il mio commento per postare
Re: Con danno
2Ciao @ElmoInverso,
dunque c'è questo "bene non voluto" che mi spiazza un pochino, perché come può essere il bene, ciò che tu definisci "bene", non essere voluto? Devono esserci almeno due punti di vista: quello di chi fa (o crede di fare) il bene ad altri, e quello degli altri che ricevono questo supposto bene, ma che non è quello che loro intendono per "bene". Qui forse sarebbe stato opportuno un piccolo indizio in più.
Intendiamoci, non è che le poesie si debbano "capire" per forza. Anzi c'è tutta una scuola di pensiero per cui né l'autrice deve essere troppo chiara e razionale, né il lettore deve pretendere questa chiarezza ma soltanto lasciarsi provocare dalle immagini e vedere se gli suscitano qualcosa.
E allora, le immagini. Si immagina una lama alzata, che "svetta" (su qualche cosa, si immagina) ed è "colma di anime trafitte". Questo "colma" un po' disorienta, perché non immagino come una lama possa essere colma, cioè "riempita". Io immagino le anime letteralmente infilzate (grondanti di sangue e di lacrime) sulla lama.
L'altra immagine è quella dell'ombra della lama, che incombe minacciosa su altre anime che, pur non toccate da lei, ne sono tuttavia "ferite". E soffrono.
Le immagini sono potenti. In qualche modo mi immagino un disegno, a tratti netti come di penna, come nello stile di certi fumetti, con solo alcuni colori che quasi si combattono per conquistare la scena: il nero del tratteggio, il bianco della lama, il grigio minaccioso dell'ombra, il rosso del sangue che scorre.
L'unico elemento che mi lascia vagamente insoddisfatto è che ho l'impressione abbastanza netta che tu, quando hai scritto "del bene non voluto" avessi in mente qualcosa di ben preciso; e il fatto che a me non abbia suggerito niente mi sembra come un "vuoto" nel disegno, qualcosa che mentre stavi per scriverlo ti è caduto dalla penna, e non è arrivato. Per come io intendo la poesia, o "passa qualcosa" o è più che altro un esercizio di stile. Che ci stanno anche quelli, per carità, anzi è proprio da quelli che, a volte, nasce lo spunto per altre poesie.
Ciao!
Ah, già, ora che ci penso la chiave deve essere nel titolo: Con-danno.
dunque c'è questo "bene non voluto" che mi spiazza un pochino, perché come può essere il bene, ciò che tu definisci "bene", non essere voluto? Devono esserci almeno due punti di vista: quello di chi fa (o crede di fare) il bene ad altri, e quello degli altri che ricevono questo supposto bene, ma che non è quello che loro intendono per "bene". Qui forse sarebbe stato opportuno un piccolo indizio in più.
Intendiamoci, non è che le poesie si debbano "capire" per forza. Anzi c'è tutta una scuola di pensiero per cui né l'autrice deve essere troppo chiara e razionale, né il lettore deve pretendere questa chiarezza ma soltanto lasciarsi provocare dalle immagini e vedere se gli suscitano qualcosa.
E allora, le immagini. Si immagina una lama alzata, che "svetta" (su qualche cosa, si immagina) ed è "colma di anime trafitte". Questo "colma" un po' disorienta, perché non immagino come una lama possa essere colma, cioè "riempita". Io immagino le anime letteralmente infilzate (grondanti di sangue e di lacrime) sulla lama.
L'altra immagine è quella dell'ombra della lama, che incombe minacciosa su altre anime che, pur non toccate da lei, ne sono tuttavia "ferite". E soffrono.
Le immagini sono potenti. In qualche modo mi immagino un disegno, a tratti netti come di penna, come nello stile di certi fumetti, con solo alcuni colori che quasi si combattono per conquistare la scena: il nero del tratteggio, il bianco della lama, il grigio minaccioso dell'ombra, il rosso del sangue che scorre.
L'unico elemento che mi lascia vagamente insoddisfatto è che ho l'impressione abbastanza netta che tu, quando hai scritto "del bene non voluto" avessi in mente qualcosa di ben preciso; e il fatto che a me non abbia suggerito niente mi sembra come un "vuoto" nel disegno, qualcosa che mentre stavi per scriverlo ti è caduto dalla penna, e non è arrivato. Per come io intendo la poesia, o "passa qualcosa" o è più che altro un esercizio di stile. Che ci stanno anche quelli, per carità, anzi è proprio da quelli che, a volte, nasce lo spunto per altre poesie.
Ciao!
Ah, già, ora che ci penso la chiave deve essere nel titolo: Con-danno.
Re: Con danno
3Grazie per il tuo commento approfondito @Gianfranco P. È davvero scorretto dire che la lama è colma, nel senso di riempita di anime trafitte? Io voglio che sia la lama il soggetto di quei versi. Rappresenta il "Non ti voglio bene" alla cui espressione molti nella vita soccombono, mentre altri cercano consapevolmente di non considerarla affinché le ferite, che comunque l'ombra lascia loro, non siano così profonde da impedire di vivere, sebbene tutto sia più difficile. C'è poi un'altra categoria di persone, che non cito, gli amati, che vanno avanti con forza e non hanno di questi problemi.
È una poesia dell'alba, in cui parlo, a modo mio, del dolore che alcuni si portano dentro per tutta la vita. Non ho usato la parola amore perché la sentivo sminuire quello che volevo esprimere.
Mi dispiace che non ti sia arrivato niente a parte un insieme di dubbi. Migliorerò. Grazie comunque per la tua attenzione.
È una poesia dell'alba, in cui parlo, a modo mio, del dolore che alcuni si portano dentro per tutta la vita. Non ho usato la parola amore perché la sentivo sminuire quello che volevo esprimere.
Mi dispiace che non ti sia arrivato niente a parte un insieme di dubbi. Migliorerò. Grazie comunque per la tua attenzione.

"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars
Re: Con danno
4ElmoInverso wrote: SvettaDenota molta sensibilità questa poesia, a partire dal titolo - Con danno - che esplicita un giudizio e il risultato dell'indifferenza di chi, amato, non ricambia.
la lama
del bene non voluto
colma di anime
trafitte.
Altre,
ferite
dalla sua ombra,
vanno,
si parano gli occhi
mentre traboccano
dolore
e affanno.
E qui non si parla di amore di coppia, o almeno non solo di quello.
È una lama affilata, che entra in noi squarciandoci, ogni volta che ci viene negato un gesto affettuoso, un sorriso, un bacio, un cenno d'intesa o di lode, da parte di chi amiamo, o ci è caro. C'è chi ne rimane solo ferito e dolorante, ma c'è chi ne è trafitto...
Brava, @ElmoInverso - anche per la ritmica del testo.

Re: Con danno
5È davvero scorretto dire che la lama è colma wrote:Niente è completamente scorretto in poesia, però gran parte del divertimento è cercare l'espressione più "calzante" ed efficace. Secondo me una lama non può essere colma, ma carica, o forse: grondante, superba...
Mi dispiace che non ti sia arrivato niente wrote:Non è così

Ma, come ti avevo detto, la tensione drammatica c'è, e anche una forte iconicità (cioè

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non è che io abbia sempre bisogno di "capire", e inoltre [/font]non tutti i lettori sono uguali, anzi certi preferiscono solo sentire o intuire. Perciò prendi tranquillamente il mio commento per quello che è, cioè un'impressione personale.
Ciao @ElmoInverso
Re: Con danno
6Grazie @Poeta Zaza, in effetti il tema era inteso in senso ampio: parafrasando il titolo di un libro, "la ferita dei non amati", puntavo l'attenzione più sui rapporti familiari che su quelli sentimentali, perché sono quelli che possono provocare danni maggiori.
Hai ragione @Gianfranco P, già il termine "carica" accontenta di più entrambi.
Di nuovo grazie.
Hai ragione @Gianfranco P, già il termine "carica" accontenta di più entrambi.

"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars