Traccia 3. Passione.
Ho un sasso che si chiama No
e dorme accanto a me,
sul mio cuscino.
La sera prego per la sua salute
e attendo che chiuda gli occhi lui
prima che il sonno chiuda i miei.
È liscio al tatto e buono nei pensieri,
ed è il compagno delle mie giornate.
Quando lavoro o studio lui mi osserva
dal davanzale illuminato
e so che m'ama, ricambiato.
Sono casti i baci che gli do,
perché voglio che abbia
di me un ricordo puro.
Serbo infatti nel cuore il desiderio
di possederlo per intero,
cioè ingoiarlo.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
3Questa passione è ben strana, quasi surreale. Ma una volta che la guardo da vicino l'ho trovata divertente e amara al tempo stesso.
La passione e l'appetito che infonde di ardente desiderio il rapporto che la voce narrante e... un sasso. Non un sasso qualsiasi, un sasso come si chiama "No", come a voler amare un "No". Da un lato la poesia fa sorridere come fosse una confessione surreale in versi dall'altro fa quasi tristezza, perché sembra quasi una passione così a senso unico che assieme al nome del sasso mi fa pensare ad una illusione che si trascina fin troppo nel tempo e anche la confessione si vale quasi di tristezza.
Il fatto che questo sasso condivida certi momenti così intimi e vulnerabile con l'io narrante mi fa pensare ad una presenza costante e pesante il giusto per poter essere trasportata. Magari non sarà una analisi molto "accademica", ma gli ultimi tre versi mi fanno pensare all'addormentarsi dopo aver scoperto che l'oggetto del proprio desiderio sia per certo nel mondo dei sogni, come "chissà quali altre cose potrà fare se io dormo e lui/lei" è sveglia? Eppure, quel che è accanto a noi non è una persona, ma rimane un sasso.
Inoltre, a livello stilistico anche se tutta la poesia ha un certo ritmo volutamente placido, ho particolarmente apprezzato l'assonanza in "O" nella prima metà della strofa e questo decrescere di sillabe in un ritmo quasi discendente. L'altra metà invece, forse gioverebbe nell'essere meno diretta e un po' più evocativa. Mi piace l'immagine, ma l'ho trovata un po' troppo diretta.
Qui mi ha dato pensiero quel "so", che considerato il narratore di questa poesia come inaffidabile, mi fa quasi pensare che qui dalla "confessione" si passi al tentativo di convincersi che quel che dice sia vero. E questo rende così triste e tenera l'immagine del sasso posato sul davanzale, immerso nella quotidianità, sempre una presenza-peso fatta passare a sé stessi come una buona cosa.
Stilisticamente penso che fra il ritmo ad un po' di metrica - c'è un endecasillabo - e alla rima, questa sia la strofa che "suona" meglio fra le tre.
Se non ho apprezzato troppo il ritmo di questa ultima strofa, che ho trovato un po' zoppicante nel leggerla ad alta voce, trovo invece che la chiusa sia davvero bella. Mi sa di ambiguo, molto ambiguo, quell' "ingoiarlo" potrebbe significare accettare questo sentimento covato e unilaterale, oppure farsi ancora più male facendolo entrare a forza nelle viscere. Fino ad altri finali possibili ben più inquietanti. Se il componimento si apre in maniera quasi scanzonata, gli ultimi due versi li ho trovati decisamente cupi - e in senso buono.
Insomma, sperando di non aver preso abbagli né granchi, anche se non ho apprezzato molto la poesia a livello "formale", mi è piaciuta davvero tanto in generale - sperando di averci visto giusto, ma a me personalmente, ha suscitato questo il componimento e sono felice di averlo letto! ^ ^
PS Purtroppo non so usare il quote, perché mi riempie l'anteprima di tag strani, spero non sia un problema.
La passione e l'appetito che infonde di ardente desiderio il rapporto che la voce narrante e... un sasso. Non un sasso qualsiasi, un sasso come si chiama "No", come a voler amare un "No". Da un lato la poesia fa sorridere come fosse una confessione surreale in versi dall'altro fa quasi tristezza, perché sembra quasi una passione così a senso unico che assieme al nome del sasso mi fa pensare ad una illusione che si trascina fin troppo nel tempo e anche la confessione si vale quasi di tristezza.
Ippolita wrote: "Ho un sasso che si chiama No
e dorme accanto a me,
sul mio cuscino.
La sera prego per la sua salute
e attendo che chiuda gli occhi lui
prima che il sonno chiuda i miei."
Il fatto che questo sasso condivida certi momenti così intimi e vulnerabile con l'io narrante mi fa pensare ad una presenza costante e pesante il giusto per poter essere trasportata. Magari non sarà una analisi molto "accademica", ma gli ultimi tre versi mi fanno pensare all'addormentarsi dopo aver scoperto che l'oggetto del proprio desiderio sia per certo nel mondo dei sogni, come "chissà quali altre cose potrà fare se io dormo e lui/lei" è sveglia? Eppure, quel che è accanto a noi non è una persona, ma rimane un sasso.
Inoltre, a livello stilistico anche se tutta la poesia ha un certo ritmo volutamente placido, ho particolarmente apprezzato l'assonanza in "O" nella prima metà della strofa e questo decrescere di sillabe in un ritmo quasi discendente. L'altra metà invece, forse gioverebbe nell'essere meno diretta e un po' più evocativa. Mi piace l'immagine, ma l'ho trovata un po' troppo diretta.
wrote:Ippolita
"È liscio al tatto e buono nei pensieri,
ed è il compagno delle mie giornate.
Quando lavoro o studio lui mi osserva
dal davanzale illuminato
e so che m'ama, ricambiato."
Qui mi ha dato pensiero quel "so", che considerato il narratore di questa poesia come inaffidabile, mi fa quasi pensare che qui dalla "confessione" si passi al tentativo di convincersi che quel che dice sia vero. E questo rende così triste e tenera l'immagine del sasso posato sul davanzale, immerso nella quotidianità, sempre una presenza-peso fatta passare a sé stessi come una buona cosa.
Stilisticamente penso che fra il ritmo ad un po' di metrica - c'è un endecasillabo - e alla rima, questa sia la strofa che "suona" meglio fra le tre.
wrote:Ippolita
Sono casti i baci che gli do,
perché voglio che abbia
di me un ricordo puro.
Serbo infatti nel cuore il desiderio
di possederlo per intero,
cioè ingoiarlo.
Se non ho apprezzato troppo il ritmo di questa ultima strofa, che ho trovato un po' zoppicante nel leggerla ad alta voce, trovo invece che la chiusa sia davvero bella. Mi sa di ambiguo, molto ambiguo, quell' "ingoiarlo" potrebbe significare accettare questo sentimento covato e unilaterale, oppure farsi ancora più male facendolo entrare a forza nelle viscere. Fino ad altri finali possibili ben più inquietanti. Se il componimento si apre in maniera quasi scanzonata, gli ultimi due versi li ho trovati decisamente cupi - e in senso buono.
Insomma, sperando di non aver preso abbagli né granchi, anche se non ho apprezzato molto la poesia a livello "formale", mi è piaciuta davvero tanto in generale - sperando di averci visto giusto, ma a me personalmente, ha suscitato questo il componimento e sono felice di averlo letto! ^ ^
PS Purtroppo non so usare il quote, perché mi riempie l'anteprima di tag strani, spero non sia un problema.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
4Ciao @Ippolita. È strana questa poesia e, pur avendola letta diverse volte, non sono riuscita a comprendere quello che volevi comunicare.
La scrittura è musicale e se provo a “recitarla” l’orecchio mi di c’è che è bella da ascoltare, ma il senso mi resta oscuro.
Ci dirai...
La scrittura è musicale e se provo a “recitarla” l’orecchio mi di c’è che è bella da ascoltare, ma il senso mi resta oscuro.
Ci dirai...
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
5@Max91, grazie mille per il commento così attento e articolato! Mi è piaciuto moltissimo e non hai preso abbagli. Non posso trattenermi dallo scriverti che la tua poesia è splendida. A presto, e grazie ancora.
@@Monica, ciao a te, e grazie per le tue considerazioni. Il testo (scritto, questa volta, davvero alla velocità del fulmine) è partito dalla passione che nutro per i sassi. Poi è andato per conto suo. Grazie di nuovo!
@@Monica, ciao a te, e grazie per le tue considerazioni. Il testo (scritto, questa volta, davvero alla velocità del fulmine) è partito dalla passione che nutro per i sassi. Poi è andato per conto suo. Grazie di nuovo!
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
6ciao @Ippolita. Io, di primo impulso, interpreterei la tua poesia in questo modo:
vivi una situazione conflittuale con il tuo uomo, forse anche un gatto, che appare come un " sasso da digerire" ; termine che ben conoscerai
Credo che questo sasso sia l'emblema di un peso difficile da sbarazzarsi, se non a caro prezzo, con il risultato, che alla fine, quel " sasso ", rimane stabile a far parte della nostra vita.
Questo pare di aver capito. ciao a presto
vivi una situazione conflittuale con il tuo uomo, forse anche un gatto, che appare come un " sasso da digerire" ; termine che ben conoscerai

Credo che questo sasso sia l'emblema di un peso difficile da sbarazzarsi, se non a caro prezzo, con il risultato, che alla fine, quel " sasso ", rimane stabile a far parte della nostra vita.
Questo pare di aver capito. ciao a presto

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
7Ciao, @bestseller2020.
Posso dirti che in quello che ho scritto è del tutto assente il conflitto, meno che mai di tipo domestico: non sono solita usare l'io lirico in questo modo. Il sasso è proprio un sasso, ma l'"io" del testo non sono ovviamente io. Altrimenti l'io lirico che ci sta a fare?
Non era mia intenzione rappresentare un peso di cui è difficile sbarazzarsi ma, al contrario, una bellezza che è difficile da comprendere nella sua complessità.
Il sasso, nella sua magnifica struttura, nel suo silenzio, nella storia millenaria, nei segreti che racchiude (spesso i sassi nascondono gemme luminose) è rappresentativo di quella parte del creato che vorremmo abbracciare senza riuscirvi.
Grazie mille per aver letto e lasciato il tuo parere!
Posso dirti che in quello che ho scritto è del tutto assente il conflitto, meno che mai di tipo domestico: non sono solita usare l'io lirico in questo modo. Il sasso è proprio un sasso, ma l'"io" del testo non sono ovviamente io. Altrimenti l'io lirico che ci sta a fare?
Non era mia intenzione rappresentare un peso di cui è difficile sbarazzarsi ma, al contrario, una bellezza che è difficile da comprendere nella sua complessità.
Il sasso, nella sua magnifica struttura, nel suo silenzio, nella storia millenaria, nei segreti che racchiude (spesso i sassi nascondono gemme luminose) è rappresentativo di quella parte del creato che vorremmo abbracciare senza riuscirvi.
Grazie mille per aver letto e lasciato il tuo parere!
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
8certo che bisogna custodire tanto amore per poterlo riservare anche a un sasso

ciao @Ippolita



ciao @Ippolita
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
9Ciao @Ippolita 
Certo che le tue poesie, dalla bella forma, dimostrano una fantasia onirica che si presta a più interpretazioni.
In questa, io ci leggo questo:
Si può amare anche un NO. Metaforicamente parlando, qualcosa che si deve ingoiare, come un rospo, come un sasso. Può farci bene amarlo: è più facile mandarlo giù.

Certo che le tue poesie, dalla bella forma, dimostrano una fantasia onirica che si presta a più interpretazioni.
In questa, io ci leggo questo:
Si può amare anche un NO. Metaforicamente parlando, qualcosa che si deve ingoiare, come un rospo, come un sasso. Può farci bene amarlo: è più facile mandarlo giù.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
10Ippolita wrote: Non era mia intenzione rappresentare un peso di cui è difficile sbarazzarsi ma, al contrario, una bellezza che è difficile da comprendere nella sua complessità.Il surreale fa parte della tua cifra stilistica e mi piace. Le tue poesie mi danno sempre una sensazione di aria, di leggerezza, di gioco. Qui, forse, anche leggendo le diverse reazioni, ha fatto fatica ad arrivare li senso che sottendeva. E' chiaro che la tua libertà di interpretare la natura del sasso è assoluta, ma credo anche sia vero valga la pensa di soffermarsi un attimo a valutare come nell'immaginario comune (per quanto noi si possa desumere di un'entità tanto astratta) possa essere interpretata quella stessa natura. Voglio dire che se io leggo sasso e cerco di interpretarne il significato metaforico (in assenza di indizi o indicazioni specifici) mi viene in mente per associazione qualcosa di pesante, un ostacolo che non so rimuovere, un accessorio della mia vita che mi appesantisce e di cui non riesco a liberarmi. Ora che lo hai detto, in effetti, noto che qualche indizio non mancava nel senso della tua interpretazione, ma forse una o due parole in più potevano fare la differenza. Poi c'è l'associazione con la negazione, e quella sorta di gratitudine, di riconoscenza, di affettuosità che l'io lirico della tua poesia lascia trapelare nei confronti dell'oggetto. Questo mi è rimasto un po' oscuro, per il momento, ma tornerò a leggerla. L'impressione è quella di un componimento ancora da elaborare definitivamente, ma ci sta direi, è nello spirito del contest. Comunque leggerti è sempre bello.
Il sasso, nella sua magnifica struttura, nel suo silenzio, nella storia millenaria, nei segreti che racchiude (spesso i sassi nascondono gemme luminose) è rappresentativo di quella parte del creato che vorremmo abbracciare senza riuscirvi.

Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
11Bob66 wrote: Voglio dire che se io leggo sasso e cerco di interpretarne il significato metaforico (in assenza di indizi o indicazioni specifici) mi viene in mente per associazione qualcosa di pesante, un ostacolo che non so rimuovere, un accessorio della mia vita che mi appesantisce e di cui non riesco a liberarmi.E hai ragione, perché così ha inteso anche @bestseller2020, e forse anche @Poeta Zaza, che ringrazio per la sua interpretazione, e anche a @@Monica il testo ha fatto uno strano effetto.
Pertanto ho riletto alla luce delle vostre sensazioni e non posso che darvi ragione. Un sasso è un sasso, grigio e pesante, e non suscita sentimenti amorosi immediati, ma io ho tentato di esprimere proprio quelli attraverso la quotidianità.
Grazie, @Bob66, per il commento e le parole gentili.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
12Ippolita wrote: Serbo infatti nel cuore il desiderioCara @Ippolita,
di possederlo per intero,
cioè ingoiarlo.
non ti sarà facile leggermi, ma puoi farcela.

Se non ce la fai tu non ce la può fare nessuno, credimi.

Anche io come gli altri cercavo una traduzione della metafora. Mi sono fatta dei bei viaggi sul nome "No" e anche se non volevi esprimere nessuna metafora, quel nome esprime secondo me il rifiuto che percepisce l'io lirico quando esprime il suo desiderio "nascosto" di possederlo.
E quando al termine l'io lirico svela che vorrebbe ingoiarlo non ho potuto fare a meno di pensare a quelle culture aborigene in cui si mangia la testa del nemico per acquisirne il coraggio (perdona il parallelismo un po' forte). Il desiderio di ingoiarlo esprime il desiderio dell'io lirico di assumerne le qualità e per traslazione, ora la sparo grossa, diventare oggetto dello stesso amore che ha ricevuto il sasso dall'io lirico, nonostante l'io sia certo di essere amato dal sasso, vuole vivere quest'esperienza d'amore dall'interno del sasso, vuole essere il sasso che ama l'io lirico.
Poesia intrippante. Forse ti è scappato un significato che non credevi di averle dato? A parte gli scherzi sono giorni che la penso. Sono giunta a queste riflessioni che forse smonterai ma è stato davvero stimolante cercare tra i tuoi versi. Brava

"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
13Ciao @Ippolita
A quanto pare abbiamo entrambi una certa passione per i sassi…
Mi hai fatto venire in mente un piccolo sasso nero, lucido, a forma di cuore che raccolsi tanti anni fa sulla spiaggia davanti a casa e che portai con me nelle mie varie peregrinazioni in Italia e all’estero… come portafortuna. Una sorta di legame, di ricordo, un contatto amichevole. Poi non lo fu più in seguito a un tragico avvenimento nel quale il sasso non c’entrava nulla, ma si era macchiato di sangue dentro la tasca della mia divisa… una storia così…
Comunque nella tua poesia (che certo non sono in grado di capire e commentare come si deve, ti parlo per istinto, per le sensazioni che sento e che mi da…) capisco il rapporto della tua protagonista con il sasso. Perdersi nella sua storia, nella sua provenienza, nei suoi ricordi, figurarceli come anche nostri ricordi aiuta ad andare avanti, spesso in un mondo e in circostanze avverse, come accadde a me.
I sassi sono come l’acqua: ricordano. A livello molecolare, quantistico o spirituale o che altro non so dire ma ricordano.
Il fatto di volerlo ingoiare mi ha colpito, davvero. Forse intendi che la protagonista vorrebbe farne parte, includerlo in se stessa nel momento in cui decide di farlo, un momento di massima grazia, purezza, innocenza, ricordi di una natura millenaria; ingoiarlo in quel momento, prima che magari il sasso possa “memorizzare” qualcosa di negativo?
Perché se memorizzasse qualcosa di negativo che ci riguarda forse non sarebbe più lo stesso sasso, come è accaduto per me…
Poesia dai molteplici e profondi significati, se si va a scavare…Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
14ElmoInverso wrote: Forse ti è scappato un significato che non credevi di averle dato?Lo penso anch'io, @ElmoInverso. Bella la tua interpretazione! Grazie mille per il commento.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
15Par che siano molti
a trattar di sassi,
di quelli che son dati
e altri che son tolti.
Giusto pochi passi
e qui li trovi lucidati,
altrove son buttati
oppur sono misteri
nel tempo e nello spazio.
Quel ch'era vero ieri
oggi paga dazio...
ma un sasso non tradisce
un sasso, se ferisce,
è per colpa d'uomo.
Per sè non ha pretese,
in basso nei fondali
o nell'alta guglia, in Duomo,
le sue son lunghe attese
per misurar se vali.
a trattar di sassi,
di quelli che son dati
e altri che son tolti.
Giusto pochi passi
e qui li trovi lucidati,
altrove son buttati
oppur sono misteri
nel tempo e nello spazio.
Quel ch'era vero ieri
oggi paga dazio...
ma un sasso non tradisce
un sasso, se ferisce,
è per colpa d'uomo.
Per sè non ha pretese,
in basso nei fondali
o nell'alta guglia, in Duomo,
le sue son lunghe attese
per misurar se vali.
Re: [LP16] Ho un sasso che si chiama No
16Alberto Tosciri wrote: A quanto pare abbiamo entrambi una certa passione per i sassiÈ vero! Mi fa molto piacere.
Alberto Tosciri wrote: Il fatto di volerlo ingoiare mi ha colpito, davvero. Forse intendi che la protagonista vorrebbe farne parte, includerlo in se stessa nel momento in cui decide di farlo, un momento di massima graziaSì, hai usato l'espressione perfetta: "farne parte". Fare parte, oltre che delle creature animate del creato, anche di quelle inanimate.
Grazie infinite per la lettura attenta, il bel commento e il graditissimo ricordo, @Alberto Tosciri.
@Galvan, grazie mille! Sia per aver letto sia per l'incantevole omaggio.