Nel sole cocente la bomba cade
con dolci parole
“Dove sei, dove sei, prezioso amore?”
La bimba scavata nel ventre affamato
chiama la bomba
prega il boato
incandescente
che porti con sé la sua vita
dolente
La bomba esplode nel cielo turchino
E ingoia nel fuoco un palazzo vicino
Tanti trascina con sé nel suo canto
Ma non la bambina che resta lì accanto
Allora la bimba si mette a pregare
che ancora una bomba cominci a cantare
tendendo l'orecchio alle dolci parole
che facciano nera la luce del sole
Re: Serenata
2Ciao, parmatre.
Mi ha colpito il titolo della tua poesia mentre postavo la mia: la tua una serenata la mia un canto.
Leggendola, poi, non ho potuto fare a meno di trovare lo stesso tema nei nostri versi.
Chi può restare insensibile a quello che vediamo accadere in Palestina? La poesia ci aiuta a salvarci un po' da quel senso di impotenza che ci assale.
Ma arriviamo ai tuoi versi:
La bimba scavata nel ventre affamato
chiama la bomba
prega il boato
incandescente
che porti con sé la sua vita
dolente
È tragico! E vorrei avere parole mai dette, potenti, devastanti per dirlo a tutto il mondo. Il Desiderio di annientamento come unica via d’uscita nessuno lo aveva considerato, forse sei il primo che ne parla, ma a Gaza credo che in molti abbiano pensato, nell'intimità, una cosa simile.
La bambina della poesia, ferita nella carne e nella fame, invoca la bomba come fosse una divinità benevola. Non è disperazione, è rassegnazione attiva: se nessuno mi salva, allora venga la bomba a portarmi via.
La bellezza dei tuoi versi, delle parole che usi:
Parole come “dolci parole”, “canto”, “prezioso amore” crea un cortocircuito narrativo: l’orrore della guerra viene travestito da tenerezza, è qui che emerge ancora più forte la tragedia. È come se la bambina trovasse più umana la violenza della bomba che l’indifferenza degli uomini. Infatti l'umanità è diventata una parola vuota!
Il fatto che la prima bomba schivi di poco la bambina e che lei continui a pregare per un’altra bomba apre una lettura ancora più agghiacciante:
La morte intorno a lei non è abbastanza ormai, serve che accada anche a lei per sentirsi finalmente vista, raggiunta, dissolta.
È qualcosa di simile a una “preghiera rovesciata”: la bambina non chiede di essere salvata, chiede di essere inglobata nel nulla, in quella dolce voce che lei e gli altri hanno già ascoltato. Come se nel canto della bomba ci fosse una sorta di compassione sinistra.
Orribile! Ma penso che tu abbia reso in modo cosi preciso la tragedia che si consuma nella tragedia, che bisognerà davvero inventare parole nuove per spiegare il senso, di quello che è accaduto e ciò che sta accadendo, alla gente che verrà dopo di noi.
Grazie per aver condiviso con noi la tua poesia e alla prossima.
Mi ha colpito il titolo della tua poesia mentre postavo la mia: la tua una serenata la mia un canto.
Leggendola, poi, non ho potuto fare a meno di trovare lo stesso tema nei nostri versi.
Chi può restare insensibile a quello che vediamo accadere in Palestina? La poesia ci aiuta a salvarci un po' da quel senso di impotenza che ci assale.
Ma arriviamo ai tuoi versi:
La bimba scavata nel ventre affamato
chiama la bomba
prega il boato
incandescente
che porti con sé la sua vita
dolente
È tragico! E vorrei avere parole mai dette, potenti, devastanti per dirlo a tutto il mondo. Il Desiderio di annientamento come unica via d’uscita nessuno lo aveva considerato, forse sei il primo che ne parla, ma a Gaza credo che in molti abbiano pensato, nell'intimità, una cosa simile.
La bambina della poesia, ferita nella carne e nella fame, invoca la bomba come fosse una divinità benevola. Non è disperazione, è rassegnazione attiva: se nessuno mi salva, allora venga la bomba a portarmi via.
La bellezza dei tuoi versi, delle parole che usi:
Parole come “dolci parole”, “canto”, “prezioso amore” crea un cortocircuito narrativo: l’orrore della guerra viene travestito da tenerezza, è qui che emerge ancora più forte la tragedia. È come se la bambina trovasse più umana la violenza della bomba che l’indifferenza degli uomini. Infatti l'umanità è diventata una parola vuota!
Il fatto che la prima bomba schivi di poco la bambina e che lei continui a pregare per un’altra bomba apre una lettura ancora più agghiacciante:
La morte intorno a lei non è abbastanza ormai, serve che accada anche a lei per sentirsi finalmente vista, raggiunta, dissolta.
È qualcosa di simile a una “preghiera rovesciata”: la bambina non chiede di essere salvata, chiede di essere inglobata nel nulla, in quella dolce voce che lei e gli altri hanno già ascoltato. Come se nel canto della bomba ci fosse una sorta di compassione sinistra.
Orribile! Ma penso che tu abbia reso in modo cosi preciso la tragedia che si consuma nella tragedia, che bisognerà davvero inventare parole nuove per spiegare il senso, di quello che è accaduto e ciò che sta accadendo, alla gente che verrà dopo di noi.
Grazie per aver condiviso con noi la tua poesia e alla prossima.
Re: Serenata
3Ciao Albascura,
mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione. In origine la poesia, che è stata scritta qualche mese fa, avrebbe dovuto intitolarsi "Serenata ucraina" ma dopo ho trovato assurdo fare distinzioni tra bambini e bambini, per cui ho tolto il riferimento all'arra geografica e mi pare che sia giusto così, il tono di denuncia diventa universale.
Leggerò presto i tuoi lavori (ora sto per andare al lavoro)> e ti farò sapere cosa ne penso.
Grazie ancora e a presto.
mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione. In origine la poesia, che è stata scritta qualche mese fa, avrebbe dovuto intitolarsi "Serenata ucraina" ma dopo ho trovato assurdo fare distinzioni tra bambini e bambini, per cui ho tolto il riferimento all'arra geografica e mi pare che sia giusto così, il tono di denuncia diventa universale.
Leggerò presto i tuoi lavori (ora sto per andare al lavoro)> e ti farò sapere cosa ne penso.
Grazie ancora e a presto.