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Ti richiamerò
quando mi sentirò meno in colpa
di essere in vita
di essere vita
ti richiamerò
quando l'acqua si quieta
ed anche l'ultima battuta
sarà disquisita
e dopo il dolce inverno di maggio
ti richiamerò
quando sarò pronta a sentire
la tua voce serena che dice:
Respira!
Ed io respirerò
Quando potrò raccontarti tutto
Quando mi mancherai, ti richiamerò
perché so che mi hai dato il soffio
sei tu
che mi hai fatta goccia
Re: Essere vita
2Ciao Altea, interessante questo delicato dialogo interiore tra voce poetica e un’indefinita figura. Utilizzi metafore che comunicano sensazione d'attesa e d’introspezione, creando un’atmosfera delicata e sospesa. La ripetizione di “ti richiamerò” trasmette un senso d’attesa e di promessa a riallacciare un legame, momento continuamente rimandato, per via di una ferita emotiva. Crea un ritmo che accompagna il lettore nella riflessione, come un’onda che ritorna.
La parola “colpa” è molto forte, vi è un peso esistenziale, una sensazione d'inadeguatezza o di rimorso. Sembra che ricerchi perdono oppure una liberazione da questo stato, che però viene rimandata ad un futuro indefinito e incerto.
L’elemento acqua dovrebbe portar quiete, ma “il dolce inverno di maggio" potrebbe rappresentare una grave anomalia, comunque un momento staccato dal tempo, che riflette la tensione emotiva del presente. La persona evocata però può diventare guida e può esser di sollievo, come se potesse aiutarti a riconnetterti con te stessa, ad accettarti.
Il "soffio”, dono di vita, amore che dà forza e senso. La "goccia" piccola e fragile, ma anche parte di un ciclo naturale più grande. Sono immagini di unità e appartenenza a qualcosa di più vasto e al tempo stesso di vulnerabilità.
Questo tuo componimento riesce ad intrecciare la tensione tra dolore e speranza, portando il lettore, o almeno me, a percepire un viaggio interiore fatto di desiderio di guarigione e di una ricerca di senso che si svolge in uno spazio di sospensione. È una riflessione intima che tocca corde fragili, come se la voce poetica camminasse sul confine tra l'ombra del passato e la luce di una possibile rinascita.
Un abbraccio
Andrea
La parola “colpa” è molto forte, vi è un peso esistenziale, una sensazione d'inadeguatezza o di rimorso. Sembra che ricerchi perdono oppure una liberazione da questo stato, che però viene rimandata ad un futuro indefinito e incerto.
L’elemento acqua dovrebbe portar quiete, ma “il dolce inverno di maggio" potrebbe rappresentare una grave anomalia, comunque un momento staccato dal tempo, che riflette la tensione emotiva del presente. La persona evocata però può diventare guida e può esser di sollievo, come se potesse aiutarti a riconnetterti con te stessa, ad accettarti.
Il "soffio”, dono di vita, amore che dà forza e senso. La "goccia" piccola e fragile, ma anche parte di un ciclo naturale più grande. Sono immagini di unità e appartenenza a qualcosa di più vasto e al tempo stesso di vulnerabilità.
Questo tuo componimento riesce ad intrecciare la tensione tra dolore e speranza, portando il lettore, o almeno me, a percepire un viaggio interiore fatto di desiderio di guarigione e di una ricerca di senso che si svolge in uno spazio di sospensione. È una riflessione intima che tocca corde fragili, come se la voce poetica camminasse sul confine tra l'ombra del passato e la luce di una possibile rinascita.
Un abbraccio
Andrea
Re: Essere vita
3Ciao Altea, volevo farti i complimenti per questa poesia. Mi piace come la ripetizione di quel "ti richiamerò" scandisca il ritmo dei versi, quasi dividendoli in quartine ,sostituendosi con un "ed io respirerò" nella parte finale del componimento. Dà un senso di evoluzione sia del rapporto con la persona ignota a cui ti rivolgi sia della poesia stessa, rende tutto molto coinvolgente.
Forse dirò una cosa sciocca ora, ma la velocità del ritmo iniziale e la poca punteggiatura mi hanno spinto a leggere tutto più o meno d'un fiato; quando sono arrivato al "Respira!" ho respirato, come se la poesia me l'avesse ricordato, l'ho trovato divertente.
Mi piace come scrivi, spero di rileggerti presto.
Ancora complimenti,
Eli
Forse dirò una cosa sciocca ora, ma la velocità del ritmo iniziale e la poca punteggiatura mi hanno spinto a leggere tutto più o meno d'un fiato; quando sono arrivato al "Respira!" ho respirato, come se la poesia me l'avesse ricordato, l'ho trovato divertente.
Mi piace come scrivi, spero di rileggerti presto.
Ancora complimenti,
Eli
Re: Essere vita
4altea wrote: ed anche l'ultima battutaMi permetto di selezionare solo questo pezzo della poesia perché l'unico che effettivamente mi pare stonare: quel "disquisita" è fuori registro, quasi didascalico e mi fa pensare inevitabilmente a una scelta comandata dalla rima.
sarà disquisita
Un testo che ha un ottimo ritmo e che racchiude un mistero molto delicato, fatto di sospensione. Amore e sopravvivenza, strategie per sopravvivere e amore come atto di donazione totale: tutto questo è presente ma non spiegato, lasciato al lettore da approfondire.
Credo che il pregio principale della poesia stia nel fatto di cercare di raccontare qualcosa di personale, ma senza spiegare tutto.
Non il mio genere, a essere onesto, ma piacevole da leggere.
Alla prossima
Re: Essere vita
5 Carissima @altea
La tua poesia ha un dono di sonorità e leggerezza che si posa sull'anima del lettore come una pioggia di petali profumati.
Difficile decifrarne interamente il senso, gli indizi che semini sono molti, ma allo stesso tempo è difficoltoso riunirli in un unico quadro d'insieme.
Quadro sicuramente esistente nel tuo progetto creativo.
“Ti richiamerò
quando mi sentirò meno in colpa
di essere in vita
di essere vita”
In questa quartina sembra scusarsi della colpa d'essere cellula vitale di una nuova vita non desiderata.
Sembra parlare alla madre dal grembo che la ospita.
“ti richiamerò
quando l'acqua si quieta
ed anche l'ultima battuta
sarà disquisita”
Nella mia (sicuramente dubbia interpretazione) la voce narrante promette di far sentire la propria presenza nel momento in cui si spegnerà il clamore delle discussioni, delle recriminazioni, del rifiuto.
Quando ci sarà pace e accettazione della sua presenza.
“e dopo il dolce inverno
di maggio ti richiamerò
quando sarò pronta a sentire
la tua voce serena che dice:
Respira!
Ed io respirerò
Quando potrò raccontarti tutto
Quando mi mancherai, ti richiamerò
perché so che mi hai dato il soffio
sei tu che mi hai fatta goccia.”
Qui si allude al lungo “dolce” inverno della gravidanza, infine alla voce che si manifesterà nel pianto della nascita e la neonata potrà udire la voce materna, ora addolcita e rasserenata, invitarla al respiro vitale.
In seguito, al termine, abbiamo la bimba che narra del proprio futuro, di quando da adulta non avrà più con se la madre che l'ha generata.
Una madre della quale avrà nostalgia e che “richiamerà” nel ricordo poiché gli è debitrice della propria vita.
La poesia è potente e delicata allo stesso tempo, assai bella, complimenti.
Perdonami se la sua reale interpretazione mi sia sfuggita, ma come sempre nei versi di altri si coglie ciò che evocano alla nostra fantasia e ai nostri sentimenti.
Buon lavoro carissima.
La tua poesia ha un dono di sonorità e leggerezza che si posa sull'anima del lettore come una pioggia di petali profumati.
Difficile decifrarne interamente il senso, gli indizi che semini sono molti, ma allo stesso tempo è difficoltoso riunirli in un unico quadro d'insieme.
Quadro sicuramente esistente nel tuo progetto creativo.
“Ti richiamerò
quando mi sentirò meno in colpa
di essere in vita
di essere vita”
In questa quartina sembra scusarsi della colpa d'essere cellula vitale di una nuova vita non desiderata.
Sembra parlare alla madre dal grembo che la ospita.
“ti richiamerò
quando l'acqua si quieta
ed anche l'ultima battuta
sarà disquisita”
Nella mia (sicuramente dubbia interpretazione) la voce narrante promette di far sentire la propria presenza nel momento in cui si spegnerà il clamore delle discussioni, delle recriminazioni, del rifiuto.
Quando ci sarà pace e accettazione della sua presenza.
“e dopo il dolce inverno
di maggio ti richiamerò
quando sarò pronta a sentire
la tua voce serena che dice:
Respira!
Ed io respirerò
Quando potrò raccontarti tutto
Quando mi mancherai, ti richiamerò
perché so che mi hai dato il soffio
sei tu che mi hai fatta goccia.”
Qui si allude al lungo “dolce” inverno della gravidanza, infine alla voce che si manifesterà nel pianto della nascita e la neonata potrà udire la voce materna, ora addolcita e rasserenata, invitarla al respiro vitale.
In seguito, al termine, abbiamo la bimba che narra del proprio futuro, di quando da adulta non avrà più con se la madre che l'ha generata.
Una madre della quale avrà nostalgia e che “richiamerà” nel ricordo poiché gli è debitrice della propria vita.
La poesia è potente e delicata allo stesso tempo, assai bella, complimenti.
Perdonami se la sua reale interpretazione mi sia sfuggita, ma come sempre nei versi di altri si coglie ciò che evocano alla nostra fantasia e ai nostri sentimenti.
Buon lavoro carissima.

