[CP18] Destino mortale

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La coscienza di Zeno
Ogni mattina ritrovavo in lei lo stesso commosso affetto e in me la stessa riconoscenza che, se non era amore, vi somigliava molto. Chi avrebbe potuto prevederlo quando avevo zoppicato da Ada ad Alberta per arrivare ad Augusta? Scoprivo di essere stato non un bestione cieco diretto da altri, ma un uomo abilissimo. E vedendomi stupito, Augusta mi diceva:
– Ma perché ti sorprendi? Non sapevi che il matrimonio è fatto così? Lo sapevo pur io che sono tanto più ignorante di te!
Non so più se dopo o prima dell’affetto, nel mio animo si formò una speranza, la grande speranza di poter finire col somigliare ad Augusta ch’era la salute personificata. Durante il fidanzamento io non avevo neppur intravvista quella salute, perché tutto immerso a studiare me in primo luogo eppoi Ada e Guido. La lampada a petrolio in quel salotto non era mai arrivata ad illuminare gli scarsi capelli di Augusta.
Altro che il suo rossore! Quando questo sparve con la semplicità con cui i colori dell’aurora spariscono alla luce diretta del sole, Augusta batté sicura la via per cui erano passate le sue sorelle su questa terra, quelle sorelle che possono trovare tutto nella legge e nell’ordine o che altrimenti a tutto rinunziano. Per quanto la sapessi mal fondata perché basata su di me, io amavo, io adoravo quella sicurezza. Di fronte ad essa io dovevo comportarmi almeno con la modestia che usavo quando si trattava di spiritismo. Questo poteva essere e poteva perciò esistere anche la fede nella vita.
Però mi sbalordiva; da ogni sua parola, da ogni suo atto risultava che in fondo essa credeva la vita eterna. Non che la dicesse tale: si sorprese anzi che una volta io, cui gli errori ripugnavano prima che non avessi amati i suoi, avessi sentito il bisogno di ricordargliene la brevità. Macché! Essa sapeva che tutti dovevano morire, ma ciò non toglieva che oramai ch’eravamo sposati, si sarebbe rimasti insieme, insieme, insieme. Essa dunque ignorava che quando a questo mondo ci si univa, ciò avveniva per un periodo tanto breve, breve, breve, che non s’intendeva come si fosse arrivati a darsi del tu dopo di non essersi conosciuti per un tempo infinito e pronti a non rivedersi mai più per un altro infinito tempo. Compresi finalmente che cosa fosse la perfetta salute umana quando indovinai che il presente per lei era una verità tangibile in cui si poteva segregarsi e starci caldi. Cercai di esservi ammesso e tentai di soggiornarvi risoluto di non deridere me e lei, perché questo conato non poteva essere altro che la mia malattia ed io dovevo almeno guardarmi dall’infettare chi a me s’era confidato. Anche perciò, nello sforzo di proteggere lei, seppi per qualche tempo movermi come un uomo sano.
Essa sapeva tutte le cose che fanno disperare, ma in mano sua queste cose cambiavano di natura. Se anche la terra girava non occorreva mica avere il mal di mare! Tutt’altro! La terra girava, ma tutte le altre cose restavano al loro posto. E queste cose immobili avevano un’importanza enorme: l’anello di matrimonio, tutte le gemme e i vestiti, il verde, il nero, quello da passeggio che andava in armadio quando si arrivava a casa e quello di sera che in nessun caso si avrebbe potuto indossare di giorno, né quando io non m’adattavo di mettermi in marsina. E le ore dei pasti erano tenute rigidamente e anche quelle del sonno. Esistevano, quelle ore, e si trovavano sempre al loro posto.
Di domenica essa andava a Messa ed io ve l’accompagnai talvolta per vedere come sopportasse l’immagine del dolore e della morte. Per lei non c’era, e quella visita le infondeva serenità per tutta la settimana. Vi andava anche in certi giorni festivi ch’essa sapeva a mente. Niente di più, mentre se io fossi stato religioso mi sarei garantita la beatitudine stando in chiesa tutto il giorno.
C’erano un mondo di autorità anche quaggiù che la rassicuravano. Intanto quella austriaca o italiana che provvedeva alla sicurezza sulle vie e nelle case ed io feci sempre del mio meglio per associarmi anche a quel suo rispetto. Poi v’erano i medici, quelli che avevano fatto tutti gli studii regolari per salvarci quando – Dio non voglia – ci avesse a toccare qualche malattia. Io ne usavo ogni giorno di quell’autorità: lei, invece, mai. Ma perciò io sapevo il mio atroce destino quando la malattia mortale m’avesse raggiunto, mentre lei credeva che anche allora, appoggiata solidamente lassù e quaggiù, per lei vi sarebbe stata la salvezza.
Blackout Poetry


[CP18] Destino mortale

Commosso, zoppicato, cieco:
il mio animo somiglia al tutto.
Immerso in questo, sparve con l’aurora.

Batté la via su questa terra,
la legge e l’ordine a tutto rinunziavo.

La fede eterna ripugna questo mondo:
breve presente, risoluto disperare.

Nero sonno accompagna la morte.
In giorni festivi, essa mente.

Niente più il mondo curava,
che sicure vie io feci.

Dio, non toccare il mio atroce destino mortale.
Lassù e quaggiù, vi ebbe salvezza.

Re: [CP18] Destino mortale

3
Bella! 
Precisa e articolata, la tua poesia tocca temi di insospettabile profondità.
Davvero notevoli i versi finali, in cui l'io lirico chiede a Dio di non toccare il proprio destino mortale, seppur atroce: esso produce salvezza sia sulla terra sia nell'aldilà. Ho pensato a Prometeo, condannato a una dolorosissima pena per aver donato il fuoco agli uomini contro il volere di Zeus.
Grazie, @Claire1987.
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Re: [CP18] Destino mortale

4
Grazie mille @Ippolita, sono contenta che questo mio primo esperimento ti sia piaciuto  :love3:

Confesso che l'ultimo verso, inizialmente, era diverso e dava un senso alla poesia più spinto:

"Lassù e quaggiù, sarebbe salvezza"

Ma poi mi è sembrato troppo macabro e ho capito che non era quello che volevo davvero dire.

Re: [CP18] Destino mortale

5
@Claire1987  :)

Non male, per me, il tuo primo esperimento Blakout poetry!

Hai avuto intuizioni profonde, pur tracciate con cadenze interrotte. 

Alcuni suggerimenti miei riguardo le tue "estrazioni": 
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmNiente più il mondo curava,
che sicure vie io feci.
quel "che", visto che non è un ché nel senso di perché (che è quello che servirebbe) io lo toglierei.
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmDio, non toccare il mio atroce destino mortale.
Lassù e quaggiù, vi ebbe salvezza.
Eliminerei atroce, perché non consono ai due versi complessivi: mi sembra depistante, e in più, allunga il verso togliendo ritmo al finale.
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmNero sonno accompagna la morte.
In giorni festivi, essa mente.
Perché la morte dovrebbe mentire nei giorni festivi (e non in quelli feriali?), sempre che menta.

Grazie di avere partecipato, @Claire1987 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CP18] Destino mortale

6
Grazie @Poeta Zaza.

Ti rispondo per punti:
  • il "che" ho pensato spesso di toglierlo, ma alla fine ho deciso di lasciarlo; non è lì nel senso di "perché", bensì nel relativo, sottintendendo un soggetto volutamente mancante - decisamente troppo complicato da cogliere in lettura e direi che alla fine non ne valeva la pena.
  • "atroce" voleva spezzare il ritmo; anche qui ho pensato a lungo se lasciarlo, ma volevo una pennellata di colore più fastidiosa, un disturbo, quasi un ripensamento di chi parla e che alla fine vorrebbe dire "Dio, salvami" - anche qui non si è capito, mi sa
  • nei giorni festivi la morte mente perché a messa si parla del Paradiso, ma in realtà la morte è nero sonno  :sss:
Grazie infinite per i tuoi suggerimenti!

Re: [CP18] Destino mortale

7
Ciao @Claire1987 e bentrovata in questo contest, la tua poesia parla di inquietudine, di un dolore esistenziale che  da un lato porta a rifiutare le regole, l'ordine, poi a rifiutare l'intervento di Dio sul proprio destino. Quasi a dire: non toccare la mia vita, è questa a la vivo tutta in qualunque modo vada, con le sue contraddizioni, sofferenze, atrocità. Temi quali la ribellione, la fede, la morte, la speranza si intrecciano in un irrisolvibile mal di vivere, la vita tale è e tale rimane. 

Bella, piaciuta. 

Re: [CP18] Destino mortale

8
"In giorni festivi, essa mente"
Invece, a me questo verso è piaciuto, anche per come lo hai estrapolato dal testo cambiando il significato del "mente" originale.. 
non capisco perfettamente il senso di tutto il testo, ma l'atmosfera è bella inquietante e se fosse finita con "Lassù e quaggiù, sarebbe salvezza" a me non avrebbe dato fastidio, anzi. 
Mi è piaciuto anche come hai giocato con le estrazioni dei verbi, non avevo neanche capito che si potesse fare... 

"la legge e l’ordine a tutto rinunziavo", questa mi suona benissimo, bella anarchica, quasi quasi me la tatuo sulla gamba 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [CP18] Destino mortale

9
Ti ringrazio molto @Adel J. Pellitteri, hai colto nel segno il significato della poesia e le tue parole mi fanno arrossire, perché almeno un pochino sono riuscita a far passare il mio messaggio  :rosa: sono davvero contenta che ti sia piaciuta!

@NanoVetricida queste parole, dette da te, per me valgono doppio. Ti seguo anche sul vocabolario del forum e trovo che tu abbia sempre delle intuizioni geniali. Sapere che, quindi, tu abbia apprezzato due versi su cui ho proprio messo cuore e intenzione mi ha fatto tantissimo piacere  :love: grazie veramente!

A essere sincera, riguardo le regole della Blackout Poetry, ho studiato... ma non sono mica sicura di averle capite bene, perciò diciamo che mi sono lanciata sperando di non sbagliare  :asd:

Re: [CP18] Destino mortale

10
haha ma che dici Claire, sono un povero cialtrone capitato qui per caso 
ogni mia parola vale un terzo 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [CP18] Destino mortale

11
Voglio essere sincero, @Claire1987: al di là della forma, mi sono sempre chiesto cosa avessi voluto esprimere.
Da profano della poesia, ammetto di aver atteso qualche commento perché la trovavo complessa. A ogni lettura, però, ho sempre avuto la stessa immagine nella testa, ovvero una voce in attesa della futura destinazione, e si immagina a cavallo tra i nostri mondi. Una voce non giovane, una voce in là con gli anni che, magari pensa a quello che sarà. Questa voce, guarda a ciò che è stato da questa posizione di attesa, non senza disprezzo per quello che è stato, pensando che nei giorni festivi la morte mente (crediamo che sia tutto bello nei giorni festivi e/o che non c'è la morte), finendo per invocare un destino diverso perché meglio che non sia né di qua né di là (penso agli ignavi nella Divina Commedia, rifiutati dal Paradiso e dall'Inferno).
Forse sono influenzato ancora dal tuo racconto nel contest di Pasqua che mi è piaciuto parecchio, se non s'era capito. :asd:  
Alla prossima lettura. :libro: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [CP18] Destino mortale

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Grazie per il tuo commento @bwv582  :love: stai tranquillo, hai ragione a dire che non è per niente immediata. Io e la poesia ci capiamo poco, anche se ci divertiamo molto. Immagino sia uno di quei rapporti occasionali che è bello solo per quello  :asd:

Non hai affatto torto a dire che la poesia è collegata al racconto del precedente contest: il tema della morte, dell'attesa di quel preciso istante, di cosa accada in quei secondi in cui la vita finisce, è un argomento che mi sta molto a cuore in questo periodo. Perciò, gioco forza lo tiro fuori dappertutto.

Ti posso dire cosa ho immaginato mentre scrivevo: un uomo o donna che sta per andarsene. Volente o nolente, è quello il suo destino. In quell'attimo, lascia andare, maledice, è inquieto, cerca pace. Tutto insieme.

Chissà se avremo tutto questo in quell'attimo che a volte dura un soffio. Intanto, possiamo solo immaginarlo.
Grazie infinite per la tua riflessione, preziosissima come sempre  :flower:

@NanoVetricida vorrà dire che siamo due poveri cialtroni  :sorrisoidiota:

Re: [CP18] Destino mortale

13
Ciao @Claire1987



 Destino mortale

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Commosso, zoppicato, cieco:
il mio animo somiglia al tutto.
Immerso in questo, sparve con l’aurora.
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Vedo che hai usato la punteggiatura per veicolare al meglio, ma forse potevi anche eliminarla. Comunque, dato che qui si trattava di comporre una sorta di  puzzle poetico, hai fatto bene. Certo che questo animo rappresentato, non somiglia al tutto, ma appare circostanziato in quel universo sospeso tra esistenza ed esistere.. sottile differenza

Batté la via su questa terra,
la legge e l’ordine a tutto rinunziavo.
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Una vita spericolata? L'idea della vita secondo l'ottica anarchica? Mi sbaglio? A me suona così.

La fede eterna ripugna questo mondo:
breve presente, risoluto disperare.
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Ottima constatazione, ma di certo, non la vedo nell'animo di chi vede la vita secondo l'ottica anarchica..

Nero sonno accompagna la morte.
In giorni festivi, essa mente.
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Visione funerea della vita..

Niente più il mondo curava,
che sicure vie io feci.
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Qui ci vedo un contrasto evidente, che spesso  si coglie anche sopra. La sicurezza come obbiettivo confligge con questa idea di vita inevitabilmente pesante..

Dio, non toccare il mio atroce destino mortale.
Lassù e quaggiù, vi ebbe salvezza.
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Anche la chiusa ha questo contrasto. Dio e anarchia, fede e visione della sofferenza molto incentrata sulla scia tutta cattolica. Un connubio di sensazioni che non trovano il centro, ma vanno per strade separate. Per concludere, devo riconoscere che da un pezzo "fumoso" come è La coscienza di Zeno, ne hai fatto qualcosa di diverso. Parlo di fumo, come sensazione che si prova quando lo si legge.. e dato che comunque è il fumo di un accanito fumatore a far da cornice alla storia di un modesto uomo alle prese con la semplice contabilità della sua vita. Il tuo protagonista, Claire, è agli antipodi.. Brava.. ciao  <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP18] Destino mortale

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@Claire1987

Per essere la tua prima poesia in stile Blackout Poetry come hai detto, devo dire che sei stata davvero brava.
Alla fine ci ho visto un uomo che non si è arreso, che ancora lotta e si sforza di capire il perché, il senso della sua vita. Magari fosse possibile, umanamente parlando, senza includere l’occulto potere di Dio.
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmBatté la via su questa terra,
la legge e l’ordine a tutto rinunziavo.
Vita avventurosa, ai limiti.
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmLa fede eterna ripugna questo mondo:
breve presente, risoluto disperare.
Questo mi piace. La vita su questa Terra è come il passaggio di un ponte, non ha senso affezionarsi, voler costruire e volersi fermare sopra questo ponte, perché non avrebbe senso. Dobbiamo passare dall’altra parte.
Il presente è breve, se pure il tempo esistesse e forse, rendendosene conto e non volendo attraversare il ponte troppo in fretta si è presi dalla disperazione nel vedere la fine. Alcuni più degli altri.
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmNero sonno accompagna la morte.
In giorni festivi, essa mente.
Il nero sonno fa paura. Ma chiusi gli occhi non è finita per sempre, l’anima è eterna.
Ma la Morte sembra che non arriverà mai, specie quando si è giovani, nei giorni gioiosi e festivi della vita.

L’ultima invocazione
Claire1987 wrote: Wed May 07, 2025 3:08 pmDio, non toccare il mio atroce destino mortale.
Lassù e quaggiù, vi ebbe salvezza.
La vedo quasi come una sfida all’Eterno, ma non tanto una sfida irriverente, non so se il personaggio creda in Dio ma presumo di si, visto che lo nomina.
L’uomo sembra chiedere di essere lasciato al suo destino mortale, qualunque esso sia.
Ma perché, qualunque vita abbia condotto, afferma che sia sulla Terra che oltre grazie alla sua vita, al fatto di aver vissuto, abbia ottenuto la salvezza?
La salvezza, penso eterna, un uomo può chiederla a remissione dei suoi peccati, solo per quello.
Vi ebbe salvezza su questa Terra. Perché? E perché dice anche: lassù?
Perdona la mia interpretazione e le mie ossessive domande, forse oltre il senso e significato che intendevi dare alla poesia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CP18] Destino mortale

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Alberto Tosciri wrote: Sat May 10, 2025 7:12 pm@Claire1987

Per essere la tua prima poesia in stile Blackout Poetry come hai detto, devo dire che sei stata davvero brava.
Alla fine ci ho visto un uomo che non si è arreso, che ancora lotta e si sforza di capire il perché, il senso della sua vita. Magari fosse possibile, umanamente parlando, senza includere l’occulto potere di Dio.
Ti ringrazio molto Alberto! Onestamente mi sono trovata un po' piena di dubbi rispetto ad altre tipologie di contest, ma penso che questo sia proprio un buon modo per imparare, alla fine.

Alberto Tosciri wrote: Sat May 10, 2025 7:12 pmL’uomo sembra chiedere di essere lasciato al suo destino mortale, qualunque esso sia.
Ma perché, qualunque vita abbia condotto, afferma che sia sulla Terra che oltre grazie alla sua vita, al fatto di aver vissuto, abbia ottenuto la salvezza?
La salvezza, penso eterna, un uomo può chiederla a remissione dei suoi peccati, solo per quello.
Vi ebbe salvezza su questa Terra. Perché? E perché dice anche: lassù?
Perdona la mia interpretazione e le mie ossessive domande, forse oltre il senso e significato che intendevi dare alla poesia.
Provo a risponderti per ciò che ho immaginato mentre componevo la poesia.

La "salvezza", dal punto di vista di questo protagonista, è proprio la morte. Quaggiù diventa pace dopo una vita tumultuosa. E lassù ce lo porta proprio come un salvatore, nel bene e nel male. Che sia un nero sonno (in cui quindi la coscienza si spegne e niente ha più importanza) o che Dio lo chiami a sé, come sembra sperare a un certo punto, per lui rimane comunque una salvezza.

Forse un concetto un po' contorto, in effetti, non so se sono riuscita a spiegarlo  :sss:

Sono contenta, comunque, che i miei versi ti siano piaciuti. Riflettono un periodo complesso della mia vita, in cui il mio pensiero della morte si ferma all'attimo in cui accadrà: un po' come per il gatto di Schrödinger, fa paura e, allo stesso tempo, è la cosa più naturale del mondo ed è parte stessa della vita, perciò non può che significare pace (o almeno cambiamento, che è sempre positivo).

Grazie del tuo bellissimo commento  :love:

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