Ossessione al funerale

1
(link commento : viewtopic.php?f=8&t=772&p=62015#p62015)
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ossessione al funerale
Nel 1915 le motivazioni per cui vivere – se donna - erano prettamente due: crescere i figli per far in modo di vederli come ometti grandi e cresciuti, come frassini piantati in tempi dimenticati, o per aspettare il proprio uomo al ritorno da un campo di battaglia, per poterlo accogliere come se non se ne fosse mai andato, tra lacrime e contentezza. La nostra Miranda, protagonista della storia che andrò a narrare, non possedeva nessuna delle due cose, o meglio: bambini non ne aveva avuti, né frassini; però un marito l’aveva, da ormai molti anni. Sfortunatamente perse la vita: non nei campi di battaglia o durante un viaggio in capo al mondo, ma a casa, nella quiete e nel silenzio di quattro gelide mura. Poco dopo la scomparsa dell’uomo, la vedova organizzò rapidamente il rito funebre, così da poter lasciare tutto quel dolore alle spalle: invitò gli amici di una vita, quelli con cui il marito giocherellò da giovane e tutte le varie conoscenze disperse per il piccolo borgo in cui abitavano.
I presenti rimuginavano sulla vita passata che non tornerà più: ai momenti di gioia e tristezza passati con il defunto, al significato di perdere un caro amico non poi così in avanti con l’età; il loro animo si fletteva costantemente sotto la forza del dolore e fiumi di lacrime tracciarono le loro guance, mentre caldi abbracci come di quelli che non vogliono sottomettersi alla morte furono dati.
Miranda rimaneva in piedi, in una simmetria a dir poco deliziosa, con il capo chino a guardare la fossa ai suoi piedi con il velo che le copriva il volto. Ovviamente qua stiamo esperendo un evento in cui io, oggettivamente, conosco e posso raccontare, ma ovviamente i presenti non potevano minimamente immaginare tutto quello che ella stava pensando. La componente interiore della nostra essenza risulta talmente personale e soggettiva che è estremamente difficile poter cogliere precisamente quello che una persona stia provando: si può generalmente comprendere il lato più esteso dello stato d’animo, delineando su per giù una riga abbozzata e superficiale, ma mai si potrà capire la somma di essi e come possono venire in realtà percepiti. La vedova dunque, salutò ogni persona in quel funerale; ringraziò ogni singola anima che concedeva a lei la comprensione del lutto e si perdeva in chiacchiere più o meno impegnate atte a ricordare lo spirito divertente e rigoglioso del marito. Chiaramente alcuni pensieri si rivolsero anche alle difficoltà degli ultimi tempi: Miranda e il marito stavano ormai, da alcuni anni, riscontrando pesanti difficoltà economiche e vista l’ormai lontananza di lui dal mondo terreno, una sua amica le ricordò che poteva chiedere l’indennizzo della vedova, almeno per sostentarsi nel breve periodo. Miranda accolse ogni consiglio e conforto, ringraziò ogni sua conoscenza e si sfogava della dolorosa perdita con pianti e singhiozzi, nonostante questo, non perdeva occasione di ricordare anche momenti splendidi condivisi con il compagno, per poter alleviare, o cercar di alleviare, una condizione irreparabile.
Questo fu sicuramente quello che tutti gli amici e conoscenti videro, ma io sapendo, capii quanto l’apparenza fosse potente, soprattutto con amici di lunga data. 
Mentre Miranda stringeva mani, abbracciava e si appoggiava con il viso sulle spalle degli amici, lei dentro ardeva di un’insana contentezza: quando sapeva di non poter essere vista, quasi non riusciva a trattenere un ghigno, la sola possibilità di essere colta in quella dissonante azione lo rendeva irresistibile per lei. Nel profondo della sua anima era focosamente felice, con il suo spirito rideva di gran gusto e crebbe in lei la convinzione che non sarebbe riuscita a resistere a lungo. 
Alienandosi dall’esterno, dunque, incominciò una conversazione con sé stessa, atta a mettere ordine nei suoi pensieri.
 “Ah-Ah stupido vecchio! Ti ho sempre disprezzato, come Elettra e Oreste odiano Clitennestra, il più nero odio ha sempre ribollito in me. Nei tuoi confronti ho forse, in qualche caso, provato una scintilla di leggera amicizia, ma ogni tua azione, anche la più piccola espressione della tua essenza, del tuo modo di fare, di qualsiasi cosa comprendesse il tu, mi provocava nausea e volta stomaco.
Sono rimasta con te per pura e semplice necessità personale: è molto più facile essere accasata che zitella, sia socialmente che per opportunità, sicuramente di questo ti devo ringraziare! Ah-Ah.
Quante volte ti guardavo dormire e fantasticavo su come poterti togliere la vita, questo capriccio mi ha coccolato sensibilmente e mi ha accompagnato insieme all’odio che ho sempre provato nei tuoi confronti: mi sarebbe piaciuto stritolarti il collo, pugnalarti al cuore così da renderti conscio dell'atto, per un breve attimo, durante tua dipartita; avrei voluto sedarti e murarti vivo tanto è l’odio che come un vulcano era impaziente di esplodere. Ora sento una frenesia senza pari e da donna quale sono, capii che l’unica arma che potesse fondere quello che provavo per te e la mia indole comunque riconosciuta come posata e rispettosa fosse unicamente il caro e antico veleno. Così ho fatto, ti ho avvelenato brutto maiale!
Il piacere che ho provato vedendoti spirare è incomprensibile, è genuino, perfetto. Più forte di qualsiasi cosa io abbia mai provato. Ah-Ah stupido cadavere avvizzito, per me risultavi decrepito nei tuoi trent’anni, quante emozioni ho tenuto da parte per arrivare a questo momento, quanta ira e profondo rancore ho soppresso nel nome dei miei bisogni: rido dentro e non smetterò per molto, moltissimo tempo. Rido interamente di te e continuerò anche quando ti raggiungerò nell'oltretomba!”
Questo susseguiva ossessivamente nella sua testa, lo ripeté più volte come per compiacersi di quello che aveva fatto e per passare in rassegna al gesto, alla splendida esplosione di sentimenti che le provocava. Ricominciava e ricominciava, non riusciva a non crogiolarsi in questo circolo infinito mentre contemplava la salma del marito. Continuava ancora e ancora, perdendo il conto di quante volte ricalcò gli stessi pensieri.
Miranda poco dopo, tornò inevitabilmente alla realtà: appoggiata sulla sua spalla una mano grande e robusta la stringeva. Era la legge. Stava, a sua stessa insaputa, urlando tutto quello che pensava e, le persone presenti, stavano ascoltando.

Re: Ossessione al funerale

2
Benvenuto in Officina, @Melo   :libro:

Come mia abitudine, inizio con le note e gli appunti che spero ti siano utili:
Melo ha scritto: invitò gli amici di una vita, quelli con cui il marito giocherellò aveva giocherellato da giovane e tutte le varie 
Melo ha scritto: I presenti rimuginavano sulla vita passata che non tornerà torna più: ai momenti di gioia e tristezza passati con il defunto
Melo ha scritto: il loro animo si fletteva costantemente sotto la forza del dolore e fiumi di lacrime tracciarono tracciavano le loro guance, mentre caldi abbracci come di quelli che non vogliono sottomettersi alla morte furono dati.
per coerenza verbale
Melo ha scritto: Miranda rimaneva in piedi, in una simmetria a dir poco deliziosa,
Non trovo appropriato l'aggettivo usato ma forse meglio: in una decorosa simmetria.
Melo ha scritto: Ovviamente qua stiamo esperendo un evento in cui io, oggettivamente, conosco e posso raccontare, ma ovviamente i presenti non potevano minimamente immaginare
Qui è come se il POV del narratore esterno si impersonasse in uno degli interpreti del racconto. Singolare, perché non l'hai presentato come un amico che sa e quindi non gli hai dato un'identità.
Melo ha scritto: difficile poter cogliere precisamente quello che una persona stia provando: si può generalmente comprendere il lato più esteso dello stato d’animo, delineando su pe
Melo ha scritto: si può generalmente comprendere il lato più esteso degli stati d'animo dello stato d’animo, delineando su per giù una riga abbozzata e superficiale, ma mai si potrà capire la somma di essi e come possono venire in realtà percepiti.
La somma di essi vuol dire la somma degli stati d'animo, non uno.
Melo ha scritto: La vedova virgola dunque, salutò ogni persona
"dunque" è un inciso e va tra due virgole
Melo ha scritto: Chiaramente virgola alcuni pensieri si rivolsero anche alle difficoltà degli ultimi tempi: Miranda e il marito stavano ormai, da alcuni anni, riscontrando pesanti difficoltà economiche
Melo ha scritto: e virgola vista l’ormai lontananza di lui dal mondo terreno, una sua amica le ricordò
per aprire l'inciso
Melo ha scritto: e si sfogava della dolorosa perdita con pianti e singhiozzi, nonostante questo, non perdeva occasione
meglio il punto e virgola prima di "nonostante" che consente una pausa maggiore.
Melo ha scritto:
Questo fu sicuramente quello che tutti gli amici e conoscenti videro, ma io virgola sapendo, capii quanto l’apparenza fosse potente, soprattutto con amici di lunga data. 
Ti suggerisco:

"Questo fu sicuramente quello che tutti gli altri videre, ma io, che conoscevo i fatti, capii quanto l'apparenza fosse potente."
Melo ha scritto: quasi non riusciva a trattenere un ghigno, la sola possibilità di essere colta in 
Dopo "ghigno" meglio il punto e virgola.
Melo ha scritto: Quante volte ti guardavo dormire e fantasticavo su come poterti togliere la vita, questo capriccio mi ha coccolato sensibilmente
meglio due punti esplicativi dopo "vita"
Melo ha scritto: pugnalarti al cuore così da renderti conscio dell'atto, per un breve attimo, durante la tua dipartita; avrei voluto sedarti e murarti vivo tanto è era l’odio che come un vulcano era impaziente di esplodere. 
Melo ha scritto: Ora sento una frenesia Sentivo una frenesia senza pari e virgola da donna quale sono, capii che l’unica arma che potesse fondere quello che provavo per te e la mia indole comunque riconosciuta come posata e rispettosa fosse unicamente il caro e antico veleno. Così ho fatto, ti ho avvelenato virgola brutto maiale!
Per non contraddirti coi tempi verbali.
Melo ha scritto: Questo susseguiva ossessivamente nella sua testa, lo ripeté più volte come per compiacersi di quello che aveva fatto e per passare in rassegna al gesto, alla splendida esplosione di sentimenti che le provocava.
meglio: per passare in rassegna il gesto e la splendida esplosione di sentimenti che le provocava.
Melo ha scritto: Continuava ancora e ancora, perdendo il conto di quante volte ricalcò ricalcava gli stessi pensieri.
occhio alla coerenza dei verbi
Melo ha scritto: Miranda virgola poco dopo,
Melo ha scritto: ven apr 19, 2024 10:46 amtornò inevitabilmente alla realtà: appoggiata sulla sua spalla una mano grande e robusta la stringeva. Era la legge. Stava, a sua stessa insaputa, urlando tutto quello che pensava e, le persone presenti, stavano ascoltando.
Un finale in linea.

Grazie della lettura, @Melo   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Ossessione al funerale

3
@Melo  ciao e ben approdato tra noi, anch'io come @Poeta Zaza ho riscontrato diversi errori sull'uso dei tempi verbali quindi è inutile ripetermi, voglio piuttosto aggiungere altri suggerimenti sperando ti possano tornare utili. 
Spero non ti demoralizzino. Esporsi ai lettori è utile, essi notano difetti più o meno risolvibili che a non stessi sfuggono. Anche gli autori più navigati vi incappano.
Melo ha scritto: Nel 1915 le motivazioni per cui vivere – se donna - erano prettamente due: crescere i figli per far in modo di vederli come ometti grandi e cresciuti, come frassini piantati in tempi dimenticati, o per aspettare il proprio uomo al ritorno da un campo di battaglia, per poterlo accogliere come se non se ne fosse mai andato, tra lacrime e contentezza. 
Questo incipit, ad esempio, è troppo lungo, andrebbe sfoltito per renderlo più incisivo.
Melo ha scritto: La componente interiore della nostra essenza risulta talmente personale e soggettiva che è estremamente difficile poter cogliere precisamente quello che una persona stia provando: si può generalmente comprendere il lato più esteso dello stato d’animo, delineando su per giù una riga abbozzata e superficiale, ma mai si potrà capire la somma di essi e come possono venire in realtà percepiti. 
In quest'altra lunga frase, invece, abbiamo la ripetizione di un concetto. La parte che ho evidenziato in grasetto spiega chiaramente ciò che vuoi dire (si tratta di una verità assoluta, quindi bravo per averlo messo nero su bianco), ma nella restante frase ribadisci stessa cosa, solo con parole diverse. In narrativa la sintesi è quella che fa risplendere le immagini, se si continua ad aggiungere pseudo-chiarimenti non si fa altro che annacquarne la bellezza di ciò che è già stato detto.

Infine, ci dici dell'odio che Miranda ha nutrito per tutti gli anni verso il "giovane" marito (trentenne), ma non sappiamo nulla sui motivi reali. Il finale da pazza squilibrata è un ottima chiusa, ma ho la sensazione che la storia abbia bisogno di qualche dettaglio in più per far sì che il lettore possa parteggiare per l'uno (il morto) o per l'altro l('assassina). 
Le motivazioni sono l'ossatura su cui si basa una storia e sono importantissime.
Spero di rileggerti presto e averti dato spunti per riflettere.

L'idea di base è buona: Fin troppo spesso l'apparenza inganna.

Re: Ossessione al funerale

4
Adel J. Pellitteri ha scritto: @Melo  ciao e ben approdato tra noi, anch'io come @Poeta Zaza ho riscontrato diversi errori sull'uso dei tempi verbali quindi è inutile ripetermi, voglio piuttosto aggiungere altri suggerimenti sperando ti possano tornare utili. 
Spero non ti demoralizzino. Esporsi ai lettori è utile, essi notano difetti più o meno risolvibili che a non stessi sfuggono. Anche gli autori più navigati vi incappano. Questo incipit, ad esempio, è troppo lungo, andrebbe sfoltito per renderlo più incisivo. In quest'altra lunga frase, invece, abbiamo la ripetizione di un concetto. La parte che ho evidenziato in grasetto spiega chiaramente ciò che vuoi dire (si tratta di una verità assoluta, quindi bravo per averlo messo nero su bianco), ma nella restante frase ribadisci stessa cosa, solo con parole diverse. In narrativa la sintesi è quella che fa risplendere le immagini, se si continua ad aggiungere pseudo-chiarimenti non si fa altro che annacquarne la bellezza di ciò che è già stato detto.

Infine, ci dici dell'odio che Miranda ha nutrito per tutti gli anni verso il "giovane" marito (trentenne), ma non sappiamo nulla sui motivi reali. Il finale da pazza squilibrata è un ottima chiusa, ma ho la sensazione che la storia abbia bisogno di qualche dettaglio in più per far sì che il lettore possa parteggiare per l'uno (il morto) o per l'altro l('assassina). 
Le motivazioni sono l'ossatura su cui si basa una storia e sono importantissime.
Spero di rileggerti presto e averti dato spunti per riflettere.

L'idea di base è buona: Fin troppo spesso l'apparenza inganna.
Grazie mille per aver commentato il racconto, lo apprezzo veramente tanto!
Provo a rispondere al meglio delle mie possibilità:

- Per quanto riguarda l'incipit, sono d'accordo che il buon senso richieda una limatura un po' più fine del contenuto, purtroppo ammetto di essere condizionato anche dalle mie letture preferite che tendono ad essere verbose e non proprio nuovissime.
-Per quanto riguarda il chiarimento sul marito vorrei spiegarmi meglio: in fase di stesura non ho voluto dare importanza al marito in sè, non volevo descriverlo per come era fatto o il comportamento che assumeva nei confronti della moglie. Questo perchè non lo reputavo importante, ho puntualizzato che Miranda stava con lui solo per una questione di convenienza, ho cercato di esplicarlo il più possibile, mentre non ho ritenuto il marito (morto) parte integrante del racconto. Volevo che Lei fosse la più assoluta protagonista e non volevo dilungarmi troppo nella descrizione di un altra figura che alla fine non avrebbe portato (secondo me) nessun elemento in più al racconto se non l'introduzione del concetto tra bene e male o per far domandare al lettore: " ma chi aveva ragione o chi torto?", per esempio.

Sì con i verbi ho commesso errori, volevo differenziare il qui e ora al funerale al passato raccontato dal narratore, dai pensieri di lei riferiti ad un passato più lontano, non so se mi spiego. Probabilmente ho creato un groviglio davvero orribile.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Poeta Zaza ha scritto: Benvenuto in Officina, @Melo   :libro:

Come mia abitudine, inizio con le note e gli appunti che spero ti siano utili: per coerenza verbale Non trovo appropriato l'aggettivo usato ma forse meglio: in una decorosa simmetria. Qui è come se il POV del narratore esterno si impersonasse in uno degli interpreti del racconto. Singolare, perché non l'hai presentato come un amico che sa e quindi non gli hai dato un'identità. La somma di essi vuol dire la somma degli stati d'animo, non uno. "dunque" è un inciso e va tra due virgole per aprire l'inciso meglio il punto e virgola prima di "nonostante" che consente una pausa maggiore. Ti suggerisco:

"Questo fu sicuramente quello che tutti gli altri videre, ma io, che conoscevo i fatti, capii quanto l'apparenza fosse potente." Dopo "ghigno" meglio il punto e virgola. meglio due punti esplicativi dopo "vita" Per non contraddirti coi tempi verbali. meglio: per passare in rassegna il gesto e la splendida esplosione di sentimenti che le provocava. occhio alla coerenza dei verbi Un finale in linea.

Grazie della lettura, @Melo   :)
 Grazie anche a te Zara per la bellissima analisi e ti dico:

- Per i verbi ho scritto sopra, purtroppo ho provato a fare una cosa che forse mi rende agli occhi vostri veramente un ignorante  :(
- Riguardo al POV da te citato, ho pensato che fosse bello mantenere il narratore una figura astratta e non ben definita, è colui che sa ma non era "presente" come lo intendiamo noi (per esempio un amico che ha partecipato al rito o un giornalista che ha trascritto la notizia ecc..), ma come piuttosto una figura che racconta una storia da un libro, una finestra aperta su una vicenda che non necessariamente è successa davvero. Alla fine il mio obiettivo fin dall'inizio era quello di creare una storia modesta nata da un idea, con un piccolo "brividino" finale, un po' come viene raccontata una novella breve con un tema in sottofondo. Spero di essermi spiegato decentemente  :lol:.

Re: Ossessione al funerale

5
Dopo avere letto poche righe, ho quasi deciso di mollare l'osso. Troppa fatica, come avrebbe detto il mio magister. 
Se qualcuno avesse criticato con severità il mio primo "lavoro", quanti errori avrei evitato? 
Per questo motivo, mi auguro che Melo non si offenda, e che non desista. 
Non sono riuscito, perché sono un imbranato, a riportare come si deve le citazioni, ma spero che il testo sia comprensibile comunque.




1) Nel 1915 le motivazioni per cui vivere – se donna - erano prettamente due: crescere i figli per far in modo di vederli come ometti grandi e cresciuti, come frassini piantati in tempi dimenticati, o per aspettare il proprio uomo al ritorno da un campo di battaglia, per poterlo accogliere come se non se ne fosse mai andato, tra lacrime e contentezza.

Gli avverbi in ente, come il prettamente, non sono più di moda. Spesso, come in questo caso, non servono “assolutamente”.
I motivi sembrano tre. La donna nel 1915 cresce i figli per vederli, per aspettare e per potere accogliere. Così avresti scritto.
Le motivazioni, almeno così interpreto, sono due: crescere i figli e aspettare il proprio uomo, ma senza il “per” aspettare. Altrimenti i figli crescono per aspettare il proprio uomo, e per poterlo accogliere.
Piantati e dimenticati sono due “ati” molto vicini.
Crescere e cresciuti molto vicini.
Il “proprio” uomo è inutile: la donna potrebbe aspettare un uomo altrui?

Suggerirei:
Nel 1915, le motivazioni per vivere – se donna - erano due: educare i figli, per vederli grandi e cresciuti come frassini piantati in tempi lontani, e aspettare il marito di ritorno dal campo di battaglia, per accoglierlo come se non fosse mai partito, tra lacrime e contentezza.




2) La nostra Miranda, protagonista della storia che andrò a narrare, non possedeva nessuna delle due cose, o meglio: bambini non ne aveva avuti, né frassini; però un marito l’aveva, da ormai molti anni. Sfortunatamente perse la vita: non nei campi di battaglia o durante un viaggio in capo al mondo, ma a casa, nella quiete e nel silenzio di quattro gelide mura.

Il narratore si rivolge direttamente al lettore, e spiega che Miranda è la protagonista del racconto. È l’effetto “c’era una volta” delle favole. Se voluto, funziona.
Qualche incertezza nei verbi, che andrebbero “accomodati” meglio, come altri hanno già notato.
“Sfortunatamente” è un altro avverbio in ente inutile: difficile perdere la vita “fortunatamente”…
I campi di battaglia compaiono due volte in poche righe: “non in guerra” forse meglio per evitare la ripetizione.
“Quiete e silenzio” sono “quasi” sinonimi: meglio uno solo?




3) Poco dopo la scomparsa dell’uomo, la vedova organizzò rapidamente il rito funebre, così da poter lasciare tutto quel dolore alle spalle: invitò gli amici di una vita, quelli con cui il marito giocherellò da giovane e tutte le varie conoscenze disperse per il piccolo borgo in cui abitavano.

“Poco dopo” è ovvio, anche perché sarebbe strano organizzare il rito “poco prima”.
Comunque sia, “Poco dopo” viene ripetuto con il “rapidamente” (altro avverbio in ente) successivo.
Scritto così, sembra non solo che il rito sia stato celebrato poco dopo, ma anche “velocemente”, cioè “frettolosamente”, e non “subito dopo”.
“così da poter lasciare tutto quel dolore alle spalle” è “contorto” da un inutile verbo servile. Per lasciarsi il dolore alle spalle.
Il marito giocherellò da “giovane”. Giovane è anche un ventenne.
“Disperse nel piccolo borgo”. Se il borgo è piccolo, come disperdersi? Ma esistono i “grandi” borghi?
Perché varie?
Suggerirei:
invitò gli amici di una vita, quelli con cui il marito giocherellò da bambino, e tutti gli abitanti del borgo.




4) I presenti rimuginavano sulla vita passata che non tornerà più: ai momenti di gioia e tristezza passati con il defunto, al significato di perdere un caro amico non poi così in avanti con l’età; il loro animo si fletteva costantemente sotto la forza del dolore e fiumi di lacrime tracciarono le loro guance, mentre caldi abbracci come di quelli che non vogliono sottomettersi alla morte furono dati.

I presenti rimuginavano sulla vita passata che non tornerà più. Difficile rimuginare sulla “vita passata” che “tornerà”. Ripetitivo e ovvio.
Non si rimugina ai momenti o al significato. Si rimugina sui momenti o sul significato, o si rimuginano i momenti e il significato: https://www.treccani.it/vocabolario/rimuginare/
“Costantemente” è l’ennesimo avverbio in ente. Meglio limitarne l’uso con i verbi che non necessitino dell’aiuto di avverbi.
Altri piccoli disordini con i verbi un po’ ovunque.




5) Miranda rimaneva in piedi, in una simmetria a dir poco deliziosa, con il capo chino a guardare la fossa ai suoi piedi con il velo che le copriva il volto.

Rimaneva in piedi …  la simmetria… guardare con il capo chino (ma non si guarda con gli occhi? Si guarda a capo chino)… la fossa ai suoi piedi (dove altrimenti sarebbe potuta stare la fossa se non ai piedi di chi sta in piedi?)… con il velo che le copriva il volto (velo copriva volto, “ve” “va” “vo” con effetto trentatré trentini).
In piedi, il capo chino nascosto da un velo, Miranda guardava la fossa.




6) Ovviamente qua stiamo esperendo un evento in cui io, oggettivamente, conosco e posso raccontare, ma ovviamente i presenti non potevano minimamente immaginare tutto quello che ella stava pensando. La componente interiore della nostra essenza risulta talmente personale e soggettiva che è estremamente difficile poter cogliere precisamente quello che una persona stia provando: si può generalmente comprendere il lato più esteso dello stato d’animo, delineando su per giù una riga abbozzata e superficiale, ma mai si potrà capire la somma di essi e come possono venire in realtà percepiti.

Ma quanti “ente” in fila?
“Esperendo” ormai lo trovi solo sulla Treccani.
Ok: meno avverbi, gerundi e verbi servili e, con la pratica, tutto filerà per il giusto verso.




7) La vedova dunque, salutò ogni persona in quel funerale; ringraziò ogni singola anima che concedeva a lei la comprensione del lutto e si perdeva in chiacchiere più o meno impegnate atte a ricordare lo spirito divertente e rigoglioso del marito. Chiaramente alcuni pensieri si rivolsero anche alle difficoltà degli ultimi tempi: Miranda e il marito stavano ormai, da alcuni anni, riscontrando pesanti difficoltà economiche e vista l’ormai lontananza di lui dal mondo terreno, una sua amica le ricordò che poteva chiedere l’indennizzo della vedova, almeno per sostentarsi nel breve periodo. Miranda accolse ogni consiglio e conforto, ringraziò ogni sua conoscenza e si sfogava della dolorosa perdita con pianti e singhiozzi, nonostante questo, non perdeva occasione di ricordare anche momenti splendidi condivisi con il compagno, per poter alleviare, o cercar di alleviare, una condizione irreparabile.

Perché “dunque”?
Le chiacchiere sono per antonomasia sempre più o meno impegnate
“Atte a ricordare” non lo leggevo da un pezzo…
Qualche guaio di punteggiatura e con i tempi verbali.
Provo a consigliare qualche modifica (un po’ al volo…).

La vedova salutò tutti e ringraziò ogni singola anima per la partecipazione al lutto. Si perse in chiacchiere sullo spirito divertente e rigoglioso del marito. Raccontò anche i problemi degli ultimi tempi: da alcuni anni, Miranda e il marito si erano ritrovati in pesanti difficoltà economiche. Un’amica consigliò di richiedere l’indennizzo per le vedove, almeno come sostentamento per un breve periodo. Miranda ringraziò, e accolse ogni consiglio e conforto. 
Si sfogò con pianti e singhiozzi, e cercò di alleviare il dolore con il ricordo dei momenti splendidi vissuti con il compagno.




8) Questo fu sicuramente quello che tutti gli amici e conoscenti videro, ma io sapendo, capii quanto l’apparenza fosse potente, soprattutto con amici di lunga data.  Mentre Miranda stringeva mani, abbracciava e si appoggiava con il viso sulle spalle degli amici, lei dentro ardeva di un’insana contentezza: quando sapeva di non poter essere vista, quasi non riusciva a trattenere un ghigno, la sola possibilità di essere colta in quella dissonante azione lo rendeva irresistibile per lei. Nel profondo della sua anima era focosamente felice, con il suo spirito rideva di gran gusto e crebbe in lei la convinzione che non sarebbe riuscita a resistere a lungo. Alienandosi dall’esterno, dunque, incominciò una conversazione con sé stessa, atta a mettere ordine nei suoi pensieri.

Avverbi, verbi servili e gerundi da “uccidere”. “Atto a” o “atta a” è un tic verbale, e un modo di parlare d’altri tempi. Disordine nei tempi verbali. Un’occhiatina alla consecutio?




9) “Ah-Ah stupido vecchio! Ti ho sempre disprezzato, come Elettra e Oreste odiano Clitennestra, il più nero odio ha sempre ribollito in me. Nei tuoi confronti ho forse, in qualche caso, provato una scintilla di leggera amicizia, ma ogni tua azione, anche la più piccola espressione della tua essenza, del tuo modo di fare, di qualsiasi cosa comprendesse il tu, mi provocava nausea e volta stomaco. Sono rimasta con te per pura e semplice necessità personale: è molto più facile essere accasata che zitella, sia socialmente che per opportunità, sicuramente di questo ti devo ringraziare! Ah-Ah.

A parte tutti i problemini suddetti, e risolvibili, la nostra signora, in vita nel 1915, a quale ceto apparteneva? Per intenderci: quando parla a se stessa, come dovremmo farla parlare? Se parla di Elettra e Oreste, qualcosina dovrebbe avere studiato: di buona famiglia? Ma se è una popolana, la donna di un paesello, allora dovrebbe imprecare con male parole. Qui viene rappresentata come una persona bene educata, dall’eloquio forbito e… trattenuto.




10) Quante volte ti guardavo dormire e fantasticavo su come poterti togliere la vita, questo capriccio mi ha coccolato sensibilmente e mi ha accompagnato insieme all’odio che ho sempre provato nei tuoi confronti: mi sarebbe piaciuto stritolarti il collo, pugnalarti al cuore così da renderti conscio dell'atto, per un breve attimo, durante tua dipartita; avrei voluto sedarti e murarti vivo tanto è l’odio che come un vulcano era impaziente di esplodere. Ora sento una frenesia senza pari e da donna quale sono, capii che l’unica arma che potesse fondere quello che provavo per te e la mia indole comunque riconosciuta come posata e rispettosa fosse unicamente il caro e antico veleno. Così ho fatto, ti ho avvelenato brutto maiale! Il piacere che ho provato vedendoti spirare è incomprensibile, è genuino, perfetto. Più forte di qualsiasi cosa io abbia mai provato. Ah-Ah stupido cadavere avvizzito, per me risultavi decrepito nei tuoi trent’anni, quante emozioni ho tenuto da parte per arrivare a questo momento, quanta ira e profondo rancore ho soppresso nel nome dei miei bisogni: rido dentro e non smetterò per molto, moltissimo tempo. Rido interamente di te e continuerò anche quando ti raggiungerò nell'oltretomba!”

Che vedova cattiva! Evidenzio avverbi in ente e verbi servili. Ancora qualche incertezza di punteggiatura e di consecutio.




11) Questo susseguiva ossessivamente nella sua testa, lo ripeté più volte come per compiacersi di quello che aveva fatto e per passare in rassegna al gesto, alla splendida esplosione di sentimenti che le provocava. Ricominciava e ricominciava, non riusciva a non crogiolarsi in questo circolo infinito mentre contemplava la salma del marito. Continuava ancora e ancora, perdendo il conto di quante volte ricalcò gli stessi pensieri. Miranda poco dopo, tornò inevitabilmente alla realtà: appoggiata sulla sua spalla una mano grande e robusta la stringeva. Era la legge. Stava, a sua stessa insaputa, urlando tutto quello che pensava e, le persone presenti, stavano ascoltando.

Questo susseguiva ossessivamente nella sua testa.
A parte l’avverbio in ente, con tutte le esse in fila pare uno scioglilingua, anche perché la versione corretta in italiano è Questo si susseguiva ossessivamente nella sua testa.

In “non riusciva a non crogiolarsi” trovo due cacofoniche negazioni in fila. Suggerisco, per esempio, “insisteva nel crogiolarsi”.

Evidenzio stava e stando vicini, ma non orribili.

Stava a sua stessa insaputa è un altro scioglilingua.


Che dire, @Melo ?
Dal tuo modo di scrivere emergono buona volontà e molte lacune.
Le elenco:

 1) problemi di consecutio temporum;

 2) avverbi in "ente" ovunque. L'avverbio viene aggiunto per "aiutare" il verbo. La maggior parte degli editor preferirebbe l'uso di un verbo che non abbia necessità di essere "aiutato";

 3) gerundi ( in ando ed endo) che generano un'eco costante e poco gradevole. Inoltre, il gerundio indica una contemporaneità dell'azione, talvolta    difficile da rispettare;

 4) abuso verbi servili che non "servono";

 5) ingenuità nella costruzione delle frasi, del tipo sfortunatamente perse la vita;

 6) aggettivi possessivi che non servono e non spiegano che cosa sia mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro, eccetera;

 7) ripetizioni degli stessi termini (parole) in poche righe;

 8) sinonimi accoppiati e riferiti allo stesso termine;

 9) ricorso a frasi a effetto scioglilingua (i trentatré trentini che vennero da Trento trotterellando, la biscia striscia sull'asse liscia);

10) Incertezze sul punto di vista;

11) problemi di punteggiatura.

Non reputo un errore il fatto che lo scrittore si rivolga direttamente al lettore, ma l'effetto deve essere voluto.

Consigli: leggere tanto, anche generi che non ti piacciono; un ripassino scolastico alla grammatica e alla sintassi; ultimo, ma solo in ordine di tempo, un manualetto di scrittura creativa.
Un premio all'idea e alla buona volontà.
Rispondi

Torna a “Racconti”