Re: [H23] L'ultravivente

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@Poeta Zaza stavolta sei riuscita nell'intento di dimostrare di riuscire a scrivere su qualsiasi argomento. Sei stata creativa, profonda e immersa nella realtà. Gli incasellamenti non vanno molto a genio a me come lettrice. Mi spiego meglio. Sei stata creativa nell'interpretare la carta! Il percorso della consapevolezza ti ha fornito, per carità, una quantità di immagini da scegliere ma sei stata brava a immaginare la storia. Ti dirò di aver sentito la mancanza del lirismo nel testo. Il discorso del terzo occhio, con le tue spiegazioni, ha mostrato che ti documenti e, soprattutto, che ragioni. Secondo me, non sei ancora arrivata a ritrovarti, nella scrittura. Può darsi che mi sbagli e che tutto questo rientri, semplicemente, nel gusto personale.  

Re: [H23] L'ultravivente

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Stregone ha scritto: sab nov 04, 2023 7:06 pm Dannazione, mia fastidiosissima zanzara, questa storia ha qualcosa che mi consente di non uscire completamente disgustato dalla lettura. Ma intimo al tuo mai abbastanza disprezzato ego di non farsi illusioni.

Cosa non butterei nella fossa comune degli aborti di racconti che state pubblicando?

L'idea con cui hai interpretato l'immagine scelta.
Quale risultato indegno dell'evoluzione, l'uomo non può avere l'intelligenza per prevedere gli effetti collaterali introdotti dalla soluzione al "problema" della sua mortalità. Solo quando lo avrà risolto, si accorgerà che il non vivere per sempre era la suprema benedizione. Ma non c'è più nulla da fare e questo scatena apocalissi, oppure eterna dannazione per alcuni. E questa, da secoli, è la sostanza di un maledettissimo luogo comune dell'horror. 
Però, che io sia fulminato, hai usato questa sostanza in modo tutt'altro che risibile. E dire che mi sarebbe piaciuto farmi quattro grasse risate in spregio della tua inettitudine.

E poi la brevità, elemento essenziale per fulminare il lettore, e lasciarlo al proprio terrore. Facendolo arrivare alla fine presto e bene, senza inutili giri di trama, senza complicazioni e orpelli narrativi, ma senza consentirgli di mettersi a pansare ad altro. Lasciandogli addosso la disperazione ineluttabile del protagonista.
Brevità alla quale, ahimé, non fa riscontro un'essenzialità stilistica. Che diavolo ti è saltato in mente di far fare retorica al dannato in questione, nella disgraziata condizione in cui si trova? Per quale stramaledetto motivo dovrebbe mettersi ad ornare i propri pensieri in tal modo? Il lettore lo puoi davvero fulminare solo con la coerenza del registro narrativo, scrittrice dei miei stivali! Pensieri secchi, elemantari. La disperazione è nella sua situazione, non nel suo modo forbito d'esprimerla e d'atteggiarsi. 
Non cercare l'artificioso, il gotico: cerca l'indicibile. La muta disperazione che nessuna retorica possa trasmettere senza apparire pessima imitazione di antiche e inimitabili storie del terrore!

Allora, e solo allora, avrai fra le mani un vero racconto horror dei nostri giorni.
Fino a quel momento, fa' che non c'incontriamo perché ti vomiterei addosso tutto il mio disprezzo per aver mancato così clamorosamente l'occasione di soddisfarmi pienamente!
Ecco la revisione del mio horror, che spero ti sia di maggiore soddisfazione, @Stregone   

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Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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