[MI179 fuori concorso] La cucina dei santi

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Traccia numero due: In cucina

La cucina dei santi


Commento

Mi siedo davanti al camino, comincia una nuova giornata.
La cenere è ancora calda, ne spazzo indietro un po’, c'è ancora della brace. Fa freddo, mi sistemo lo scialle sulle spalle. Avvicino i piedi, li poggio sopra i mattoni tiepidi del camino per avere un po' di tepore. 
Tra poco comincerà a schiarire, farò bene a riavviare il fuoco. 
Metto due ramoscelli secchi sugli alari; non c’è nemmeno bisogno di accendere che la fiamma riparte.
Il paiolo è pieno d’acqua ancora tiepida, ne prendo un bicchiere, aggiungo delle foglie di menta e mentre aspetto che lascino il loro aroma, prendo della legna più grossa, devo fare un bel fuoco per scaldare i bambini. 
Non so cosa mangeremo oggi, non so se il loro padre tornerà in tempo per l’ora dei santi, oppure per il pranzo, non so nemmeno se tornerà con qualcosa da mangiare, non resta che aspettare e nel frattempo usare un po’ di immaginazione. 
Sorseggio la mia tisana, davanti a me la fiamme sembrano urlare, dietro di me, nel buio, ascolto i sogni delle mie creature che dormono sul lettone.  
La legna comincia a crepitare il calore si spande intorno. Qualcuno si muove, un piedino nudo sbuca da sotto le coperte; è Vittorio, lui è sempre il primo.
Alza la testolina e mi guarda con gli occhi socchiusi.
— ssssh, vieni qua dalla mamma, fai piano. Si muove lento, si gira pancia sotto e si lascia scivolare giù dal letto. Corre da me, attraversa le ombre fredde e misteriose che tremano sulle pareti della stanza dove mangiamo e dormiamo.
Vola da me e io lo abbraccio, lui si accoccola col viso sul mio seno, lo avvolgo con le braccia e i lembi dello scialle. 
— Mamma, ho fame!
È ancora presto, dobbiamo aspettare, papà non è ancora tornato, aspettiamo ancora un po’, forse ce la farà per l’ora dei santi.
Fa una smorfia ma non protesta. 
Allungo una mano per sentire l’acqua nel paiolo, non scotta, ne prendo un po’ in una ciotola, gli passo la mano bagnata sul viso e sui capelli diritti, lui si asciuga subito sul mio vestito e con la manina si spettina di nuovo.
— Ho fame! 
Ha gli occhi bene aperti adesso e mi guarda con intesa, sa che lo faccio ogni mattina, quando non abbiamo latte in casa, non aspetta altro.
— Va bene, vai, svegliali, tanto ormai è quasi l’ora dei santi, fai piano però.
Chissà quando tornerà il loro padre, magari oggi sarà fortunato e ci porterà qualcosa che si possa arrostire, ma andrebbero bene anche delle patate o del pane… 
Metto legna più grossa, alle mie spalle li sento, chiacchierano, si contagiano l’allegria per l’ora dei santi. Mi giro per richiamarli a fare più piano ma li lascio fare, gli altri due musetti appaiono da sotto le lenzuola, mi guardano, sorrido, allungo le braccia verso di loro.
— Venite presto! Venite qua dalla mamma. 
Maria è un angelo con la sua camicia bianca e i riccioli biondi sciolti sulle spalle, prima mi abbraccia, poi siede sullo sgabello accanto a me,  Alfonso ha già l’aria di un uomo, si avvicina ai tredici anni, ancora mezzo addormentato, prende la sua sedia e la mette accanto a sua sorella, Vittorio torna sulle mie ginocchia.Tutti mettiamo i piedi più vicino possibile ai mattoni del camino per scaldarci. Stiamo in silenzio, la fiamma vivace ci porta via dalla realtà, per pochi attimi ritorniamo a sognare. Dalla finestra vedo i colori dell aurora. 
Dobbiamo iniziare prima che sia l'alba. È il momento di tirare fuori la nostra scatola magica. Di questi tempi il cibo è poco, a volte non basta e io non so cosa altro inventare. 
— Chi comincia? Vuoi cominciare tu, Maria?
Mi sorride, si fa il segno della croce, va a prendere la teglia e i legnetti: uno per ciascuno.
Suo fratello, che è più alto prende la scatola magica e il tegamino dalla mensola. 
Vittorio si agita, lo tengo stretto con la sinistra e con la destra afferro la paletta, un mucchietto di carboni ardenti e il pentolino va sul treppiede.  
Maria si china verso il paiolo, prende un mestolo d’acqua, si ferma e mi guarda; il nostro sguardo è così vicino che la bacio sulla fronte, le sorrido. 
— Fai le cose per bene.Vai! È l’ora. Annuisce, versa il liquido nel tegame che aspetta sul fuoco mentre recita la formula, ogni volta la stessa.
Questo lo faccio per santa Cristina
basteranno tre cucchiai d’acqua pura e cristallina.
Ripone il mestolo nel recipiente appeso alla catena e tuffa la mano nella scatola.
E di cielo azzurro aggiungo solo un pizzico di polverina.
Tutti guardiamo la polvere di cielo scendere sulle volute di vapore che salgono.
Maria passa la scatola ad Alfonso che, sicuro di se, va avanti. 
Con una foglia di limone e un po’ di miele sono certo che piacerà anche a san Daniele.
Con una manciata di semi di lino
faccio contento santo Faustino  
Ora Maria afferra il cucchiaio e comincia a mescolare.
— Adesso tocca a Vittorio, Alfonso tiene la scatola alla portata della manina del fratellino.
Per tutti i santi e per la mia mamma ho una magia, 
Mescolo insieme polvere d’oro e fantasia.
Un po’ di polvere dorata sfugge dalle dita di Vittorio e cade sulle braci ardenti: sbuffi di cenere e piccole scintille volano nell'aria intorno, sembrano piccole fate nella penombra della stanza.
Restiamo a guardarle cadere una a una, nel buio, sul pavimento e la voglia di sognare ritorna. Ma bisogna far presto, non si riesce a dormire con le pance vuote. 
— Bene! Ora, bambini, aspettiamo che addensi fino al punto giusto. 
Vittorio va a sedersi ai piedi di sua sorella, mentre Alfonso gira il liquido che sobbolle nel tegamino, io dispongo i legnetti nella teglia poggiata sulle mie ginocchia, protette da un telo spesso, intanto tengo d’occhio il bollore e la fiamma.  
Sta funzionando! L’odore buono che si sprigiona intorno, ci riporta ai giorni di festa, di quando perfino io, bambina, non sapevo nemmeno cos’era la fame.
— Basta così, Alfonso, è pronta.
Prendo il tegame, verso la massa vischiosa in generose porzioni su una delle estremità di ogni legnetto; tutti osserviamo le bollicine d’aria intrappolate nella pasta che cristallizza e si raffredda. 
Guardo i visi dei miei figli, l’attesa li rende entusiasti, il desiderio di avere la loro parte li accende: cominciano a soffiare sulla teglia finché non decido che posso staccare le caramelle.
Che sia per i santi o solo fantasia quello che succede è che funziona.
Un raggio di sole attraversa il vetro della finestra, dissolve le ombre, è l'alba. 
I miei bambini succhiano felici e io esco sulla porta ad aspettare il loro padre.
Dovrei inventarmi un modo per farlo tornare e un incantesimo per farlo restare ma fuori dalla cucina dei santi non bastano l’amore, la fantasia e la magia. 
  

Re: [MI179 fuori concorso] La cucina dei santi

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Alba359 ha scritto: — ssssh, vieni qua dalla mamma, fai piano. Si muove lento, si gira pancia sotto e si lascia scivolare giù dal letto. 
Iniziale maiuscola della prima parola e manca il trattino di chiusura discorso diretto dopo "piano". L'unica pecca in tutto il testo.
Alba359 ha scritto: gio ott 19, 2023 12:07 pmLa cucina dei santi
Ti consiglio la maiuscola. La cucina dei Santi o la cucina di Ognissanti, !° Novembre, si riferisce a (cito il Web):

Ricette tradizionali preparate nei giorni di festa o dedicate in particolare a un Santo, piatti associati a culti religiosi e a celebrazioni che affondano le radici nella storia più antica. Si differenziano, in Italia, da regione a regione. Nello specifico, per Ognissanti, il 1° Novembre.

Bello questo racconto flash in una cucina povera del secolo scorso, e i bambini impegnati con la madre nella preparazione delle caramelle: poca sostanza ma tanto amore e condivisione.

Ho ritrovato la tua empatica e profonda scrittura di tempo fa. Spero che adesso ritornerai a deliziarci coi tuoi scritti.


Ti ringrazio per la bella lettura, @Alba359  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI179 fuori concorso] La cucina dei santi

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Modea72 ha scritto: Ho dato una sbirciata in internet senza trovare soddisfazione, come mai scrivi l'ora e la cucina dei santi?

Per l'invenzione della ricetta. Questa madre non sa cosa inventare per far felici i suoi figli. Chiede aiuto ai santi, ci mette la sua fantasia e spera nella magia. Il bello è che la ricetta riesce bene! Nonostante la povertà del composto.
Esclamazioni come: Madonna mia aiutami, Gesù mio, santi benedetti... Sono talmente radicate nel linguaggio comune che non si pensa nemmeno a quello che si dice. 
Questa madre, ha cambiato il nome ad alcuni ingredienti per renderli magici, ha creato una formula, deciso un'ora precisa, e un tempo limite per fare delle caramelle, praticamente senza quasi niente, ha unito tutto questo alla fede nei santi per fare in modo che i bambini ci credano ciecamente, e infatti funziona! Anzi, sembra addirittura che il composto sia più consistente della quantità degli ingredienti versati nel pentolino. Lei versa generose porzioni sui legnetti, mentre nel pentolino sono finiti tre cucchiai d'acqua, un po' di miele, semi di lino, della polverina e una foglia di limone; un po' poco per fare dei grossi lecca lecca.
Insomma con la fede, l'amore e un po' di fantasia, si spostano le montagne, volevo comunicare questo. 

Re: [MI179 fuori concorso] La cucina dei santi

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In ritardissimo, ma non troppo, @Albascura.
Mi mancavano alcuni racconti del MI da commentare e il tuo era uno di questi.

Che dire? In realtà molto poco. Gli unici due refusi che ho notato sono già stati segnalati. Altri dettagli linguistici non ne ho trovati.

Ho trovato il racconto incredibilmente tenero.

Devo essere sincero, alcuni dettagli non li ho capiti immediatamente, ma penso sia più un limite mio che un problema del testo.
In particolare, non riuscivo a capire la figura del padre nell'economia del racconto.
All'inizio scrivi:
Albascura ha scritto: Non so cosa mangeremo oggi, non so se il loro padre tornerà in tempo per l’ora dei santi, oppure per il pranzo, non so nemmeno se tornerà con qualcosa da mangiare, non resta che aspettare e nel frattempo usare un po’ di immaginazione.
Questo mi aveva dato l'idea di un padre che fosse fuori per lavoro, perché avevo inteso la frase come "non si sa quando tornerà, non si sa se porterà del cibo, ma tornerà". Idem più sotto:
Albascura ha scritto: Chissà quando tornerà il loro padre, magari oggi sarà fortunato e ci porterà qualcosa che si possa arrostire, ma andrebbero bene anche delle patate o del pane… 
Però alla fine leggo questo:
Albascura ha scritto: I miei bambini succhiano felici e io esco sulla porta ad aspettare il loro padre.
Dovrei inventarmi un modo per farlo tornare e un incantesimo per farlo restare ma fuori dalla cucina dei santi non bastano l’amore, la fantasia e la magia. 
La frase evidenziata mi ha confuso un poco. Sembra quasi che il padre abbia abbandonato la sua famiglia. Ma se così fosse, per quale motivo la madre, più sopra, si aspettava il suo ritorno? E se così invece non fosse, per quale motivo dovrebbe "inventarsi un modo per farlo tornare e un incantesimo per farlo restare"? Prima o poi tornerà... o no?

In realtà, dopo aver riletto, mi sono reso conto che in entrambi i casi (sia che il padre si assenti per lavoro o che abbia abbandonato la famiglia), il racconto funziona. Però a una prima lettura mi aveva dato da pensare, e ho dovuto rileggere per assicurarmi di aver capito... e dopo aver riletto non avevo comunque capito. :asd: Ma, come detto, quello è un problema mio. Il racconto va bene comunque.

Un altro dettaglio che avrei voluto vedere nel testo è una qualche connotazione geografica e/o storica.
È chiaramente ambientato nel passato, e da qualche parte in Italia a giudicare dai nomi, ma è tutto molto vago. Potrebbe essere il 1910 come il 1960, il Piemonte post-unitario come la campagna molisana del boom economico.
Questa però è una questione di gusti personali. A me piace ancorare i racconti "storici" alla realtà, e talvolta un nome o un riferimento temporale (non necessariamente una data) aiuta parecchio in questo senso. Ma non è strettamente necessario.

Davvero un peccato che tu non sia riuscita a partecipare al contest. La tua prosa spacca  :metal: e questo racconto è scritto particolarmente bene.

A rileggerti. :)

Re: [MI179 fuori concorso] La cucina dei santi

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Mid ha scritto: La frase evidenziata mi ha confuso un poco. Sembra quasi che il padre abbia abbandonato la sua famiglia. Ma se così fosse, per quale motivo la madre, più sopra, si aspettava il suo ritorno? E se così invece non fosse, per quale motivo dovrebbe "inventarsi un modo per farlo tornare e un incantesimo per farlo restare"? Prima o poi tornerà... o no?
Ciao @Mid Grazie per essere passato.
La storia che ho scritto è ispirata a fatti reali ma potrebbe essere accaduta dovunque ci sia una guerra, una carestia, in qualsiasi tempo o luogo.
Una famiglia non ha cibo, il padre va in cerca di qualcosa da mangiare, la madre se ne inventa di ogni per non fare soffrire i figli. 
Visto che la magia ha funzionato, la donna ironizza sulle sue capacità. Magari potrebbe inventarsi qualcosa che annulli la guerra o la carestia, potrebbe inventarsi qualcosa che non costringa suo marito alla ricerca del cibo ogni giorno... Che lo conduca ogni giorno più lontano, ma poi torna, certo, torna sempre. 
Purtroppo la sua magia funziona soltanto nella sua povera cucina. Mia madre diceva che mia nonna, anche durante la guerra, metteva sempre la tovaglia sul tavolo. Magia! 
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