[MI164] Chi ama, esiste

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Traccia di mezzanotte: La prima volta



Io credo in Dio. Ci credo perché lui mi è venuto a cercare.
Il cercare qualcuno, secondo me, è il primo segno di amore, e se Dio mi cerca vuol dire che mi vuol bene e se mi vuol bene significa che esiste. Chi ama, per forza di cose esiste.
Mi sento molto amata, il che non significa non avere problemi o non soffrire. Ad esempio sono sicura che Alfio, il padrone del supermercato dove faccio la cassiera, mi licenzierà a breve. 
Lo dico perché ho notato con che faccia brutta mi guardava ieri l'altro, quando è venuto a fare il suo giro di controllo in sede. Il direttore deve avergli spifferato che non ho dato ragione alla signora Ferretti quel giorno che voleva per forza passare avanti nella fila a un ragazzo di colore. A me non importa un bel niente che quella è nostra cliente abituale mentre il ragazzo era la prima volta che lo vedevo: non si può essere così sfacciatamente ingiusti con le persone, e quindi ho servito prima il ragazzo senza ascoltare le lagne capricciose della signora.
Il direttore voleva convincermi che avevo sbagliato e che prima si servono gli italiani e poi gli stranieri, ma io ho ribattuto che spesso si mettono in fila alla cassa ragazzi bianchi francesi, americani oppure inglesi, studenti all'università qui vicino, e che lui a proposito di questi non mi ha mai detto di spedirli indietro nella fila. Dunque, quella volta della signora Ferretti avrei dovuto forse mandare indietro il ragazzo solo perché era di colore?
Il direttore non ha saputo rispondere a questa mia obiezione e se n'è andato, ma io mi sono accorta che era furioso perché gli si erano gonfiate le vene delle tempie. Ha mandato Mary, la mia collega più cara, a dirmi che se perdiamo come cliente la signora Ferretti, la quale ogni mese fa cento e più euro di spesa per i poveri della parrocchia, lui mi toglie cento euro dallo stipendio. Io allora ho detto a Mary di riferirgli che è il padrone a gestire gli stipendi, mica lui, e che stesse al suo posto.
Mary mi ha riferito che ha detto una parolaccia rivolta a me e poi ha telefonato al padrone. 
Mi aspetto quindi di essere licenziata da un momento all'altro, ma non mi sento triste.

Ieri pomeriggio, finito il turno, sono entrata in chiesa. Volevo chiedere al parroco se veramente la signora Ferretti, ogni mese, compra tutta quella roba per i poveri. 
Mentre lo aspettavo, mi sono seduta al primo banco, proprio davanti all'altare. Ho giunto le mani e ho provato a pregare. 
Devo ammettere, purtroppo, che in chiesa non mi emoziono. Non provo nulla di mistico, e ciò mi dispiace, ma non mi preoccupa affatto. Vado tutte le domeniche a prendere la comunione, sperando sempre di provare un brivido pazzesco d'amore che mi faccia fremere dalla testa ai piedi: non succede mai, ma io non desisto.
Sarebbe una prova fantastica da poter raccontare: forse Dio, però, non vuole che si raccontino prove eclatanti, ma vuole parlare in silenzio a ognuno di noi, in privato. 
Ad esempio, dopo che il direttore si è allontanato con le vene delle tempie gonfie e violacee, io non ero arrabbiata o impaurita, ma calma, e ho ripreso a lavorare col sorriso sulle labbra. Sono certa che quella pace me l'ha data Dio.

Quando il parroco è arrivato e mi ha fatto accomodare nel suo studio, è successa una cosa strana. Mi sono del tutto dimenticata di domandargli se davvero la signora Ferretti è così tanto caritatevole e gli ho chiesto invece se, quando sull'altare spezza l'ostia e beve il vino, si sente rapito in estasi oppure banalmente preso da questioni pratiche, tipo stare attento a non fare rumore con la bocca oppure osservare infastidito un fedele che parla al cellulare. Lui si è messo a ridere, ma io penso che siano questioni serie. 
Gli ho confessato che quando prendo la comunione non riesco mai a concentrarmi sul fatto che sto mandando giù il corpo di Cristo, ma penso a mille cose diverse e spesso molto sciocche, come ad esempio che i capelli della signora al banco davanti al mio sono unti e tinti di un colore orrendo, o che l'uomo accanto a me ha delle strane unghie tonde che occupano tutta la falange. Gli ho detto anche che non so pregare bene: mi distraggo e mi dimentico addirittura che sto pregando. Perdo il filo di continuo, fino a che mi stufo e lascio perdere.
Il parroco mi ha chiesto, quindi, in base a cosa posso dirmi credente, ma lo ha chiesto con umiltà, non con fare spocchioso, come a dire "io sono prete, leggo la parola di Dio e officio sull'altare, mentre tu non sei nessuno". 
Ho preso coraggio e gli ho raccontato della mia prima volta, di quando cioè ho compreso in modo definitivo che Dio mi stava cercando. Da allora, anche se continuo a desiderarli, non mi faccio impaurire dall'assenza di brividi mistici.
Lo scorso giugno, ormai quasi un anno fa, Mary mi aveva invitato a passare qualche giorno con lei a Roma, dove abitano i suoi. Abbiamo girato insieme la città e visto un sacco di cose belle. 
In mezzo a questi giri, tornando da Monte Mario dove avevamo visitato gli zii, abbiamo notato l'indicazione per la Moschea e deciso di andarla a visitare. Non ero mai entrata prima di allora in una moschea, e non mi aspettavo niente di particolare. 
Una volta dentro, col capo velato e i piedi scalzi, ho provato un'emozione così vivida che per poco non cadevo a terra. Mi sembrava di stare in un bosco e che l'acqua fresca di un ruscello mi lambisse i piedi; la luce era pura, e il silenzio ricco di promesse. Mary, allarmata, mi chiese se stavo male, perché mi vedeva pallida e tremante, ma io mi sentivo così bene che quasi mi pareva di aver toccato in alto le rotondità di quell'ampia struttura. Sentivo odore di mughetto, ma intorno non ne vedevo; ero felice e compiuta, senza un perché.
Il parroco, dopo aver ascoltato in silenzio il mio racconto, divenne serio e mi mise le mani sulla testa, poi mi congedò con un sorriso, senza darmi il tempo di chiedergli quello che volevo sapere sulla signora Ferretti. 
Io penso che mi abbia benedetta. Non capita tutti giorni una fedele bizzarra come me.
 
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Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Ciao @Ippolita , racconto molto interessante, come spesso accade nei tuoi scritti abbiamo una protagonista ostinata nella ricerca del divino, ed è una bella ostinazione. Mi ha fatto riflettere su come io non sia mai entrato in una moschea. Non abito a Roma, ahimè, ma in un piccolo paese. So che la comunità musulmana ha dei luoghi di ritrovo, ma non ho mai avuto modo e motivo di andarci, diciamo che mi sentirei un po' un turista, a differenza della tua eroina che è evidentemente spinta da un'autentica sete di conoscere e soprattutto di "percepire" il divino. Se posso permettermi, a mio avviso lei non comprende che il momento della congiunzione con Dio (quando si prende l'ostia) è l'esito di un processo che scaturisce dall'essersi condotta come cristiana nel corso della sua settimana. Lei è con Dio quando non fa preferenze, ad esempio, fra lo straniero e l'italiano nel suo lavoro. A mio avviso è quello il suo momento di "trascendenza." Non per svalutare il momento importantissimo della comunione, ma a mio avviso una vita cristiana va vista nel suo complesso, senza troppo badare ai dettagli molto umani. Dopotutto, come scrive anche un grande autore cattolico del secolo scorso (Evelyn Waugh) noi non siamo che "a handful of dust," una manciata di polvere. Non stiamo troppo a soffermarci sulle nostre bizzarrie, ma vediamo a quanto di bene (e, in alcuni casi, di male) facciamo nel complesso della nostra vita. Se, cioè, ci atteniamo ai comandamenti fondamentali di amare il prossimo e Dio. Del resto tu la risposta ai dubbi della tua protagonista la hai già data nel titolo: "Chi ama, esiste." Grazie per l'interessante racconto e per lo spunto di riflessione chi ci hai dato, interessante (se posso passare a un giudizio estetico) anche per la sua rinfrescante semplicità, priva degli artifici retorici che a mio avviso ammorbano tanta cattiva letteratura.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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@Ippolita  :)

Un racconto che ho apprezzato e in cui hai declinato la traccia della prima volta come il primo incontro con Dio della protagonista.

Che non ha nulla di convenzionale (a parte che non esiste routine in questo tipo di incontri) ma c'è un tocco di originalità nella scelta
(non pilotata, spontanea) della moschea per una cristiana, ma tant'è, di Dio ce n'è uno solo e lo puoi trovare in ogni punto del globo
perché ovunque lo puoi accogliere. E Lui accetta i tanti nomi che gli attribuiscono, da tante religioni diverse. Se alberga il bene
nei cuori che Gli si rivolgono.

Bene dici tu qui:
Ippolita ha scritto: Io credo in Dio. Ci credo perché lui mi è venuto a cercare.
Il cercare qualcuno, secondo me, è il primo segno di amore, e se Dio mi cerca vuol dire che mi vuol bene e se mi vuol bene significa che esiste. Chi ama, per forza di cose esiste.
Un bell'incipit, complimenti.
Ippolita ha scritto: ero felice e compiuta, senza un perché.
Ippolita ha scritto: Io penso che mi abbia benedetta. Non capita tutti giorni una fedele bizzarra come me.
 
E belle queste frasi con cui concludi. Brava!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Ippolita ha scritto: non mi faccio impaurire dall'assenza di brividi mistici.
Da il modo di raccontare sembra una ragazza molto giovane e un pò svanitella, poi però fa delle osservazioni abbastanza coraggiose.
 
Ippolita ha scritto: Il parroco, dopo aver ascoltato in silenzio il mio racconto, divenne serio e mi mise le mani sulla testa, poi mi congedò con un sorriso,
Il parroco lo sa il perchè.
Ippolita ha scritto: Non capita tutti giorni una fedele bizzarra come me.
Questo sopra io lo considero un errore. Lei, per tutto il racconto non da l'idea di avere coscenza di qualche sua stranezza, anzi, sente la ragione dei suoi gesti. L'affermazione finale sembra un suggerimento dedicato a chi legge, lei non sa di essere bizzarra, e se devo prendere il finale come una strizzata d'occhio della protagonista, tutto il resto perde credibilità.
un bel racconto, un tema un pò abusato ma la simpatia della protagonista lo rende davvero godibile.

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Domenico S. ha scritto: Mi ha fatto riflettere su come io non sia mai entrato in una moschea. Non abito a Roma
Io sono di Roma, e non sono ancora mai entrata nella moschea della mia città. Le prime che ho visto sono le meravigliose moschee di Istanbul: se ti capita, vai, perché è un'esperienza che non si dimentica. Ricordo che, una volta entrata, non volevo mai uscire.
Domenico S. ha scritto: Se posso permettermi, a mio avviso lei non comprende che il momento della congiunzione con Dio (quando si prende l'ostia) è l'esito di un processo
Sono perfettamente d'accordo con te. Nella protagonista ho convogliato tante osservazioni che mi è capitato di ascoltare.
Domenico S. ha scritto: Grazie per l'interessante racconto 
Grazie a te, caro Domenico, per le tue parole sempre utilissime. A presto.
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Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Alba359 ha scritto: Questo sopra io lo considero un errore
Grazie, @Alba359, per la lettura attenta e puntuale. Trovo giustissima la tua osservazione, tanto più che la frase indicata l'ho aggiunta dopo (prima il racconto finiva con la benedizione): l'intenzione era però di collegarla con quanto afferma il prete, quando chiede "come fa a dirsi credente". A questo riferivo la "bizzarria", per evidenziare che l'io narrante è ben consapevole di quanto le accade. 
Grazie ancora per essere passata! 
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Re: [MI164] Chi ama, esiste

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ciao @Ippolita. C'è poco da dire. Questo pezzo è una conferma per me: sei in una fase di elaborazione mentale del tuo credo  :love:
Ippolita ha scritto: Il cercare qualcuno, secondo me, è il primo segno di amore, e se Dio mi cerca vuol dire che mi vuol bene e se mi vuol bene significa che esiste.
io invece dico sempre: se io mi sento figlio vuol dire che ho un Padre.... e non parlo di quello biologico, quello della carne. sentirsi figli e rendersi conto di avere un legame con chi ti ha dato la vita e che ha promesso che non avrebbe mai rinunciato al progetto di farci partecipe dell'Universo.
Io credo che sentirsi " cercato" o sentirsi "figlio" è la prova della stessa esistenza di Dio. Purtroppo è un vero peccato che tali sensazioni non siano di tutti e oramai la gente quasi abbia perso la fede. Mi sembra facile non credere più a niente: è molto più difficile, credere perché sei costretto a combattere contro te stesso per vincere la battaglia che ha come primo obbiettivo rubarti la fede. Io spesso mi espongo a dure critiche quando parlo di Dio-futuro-, e dei suoi mezzi che apparirebbero incomprensibili. Però, noi che non siamo agnostici, perché crediamo in quella sensazione di appartenenza, sappiamo che all'uomo non è stato dato di capire. sono troppo grandi i suoi pensieri per noi.

:hug:
e poi a riguardo del momento della comunione che rileghi quasi a una cosa che non appassiona, io condivido questa cosa. Anzi, ti dirò di più. Io credo che " fate questo in memoria di me"  non era inteso allo spezzare del pane e al bere del vino, ma era inteso come darsi interamente al prossimo.
Vorrei prolungarmi ma mi spiace chiudere qui... ciao  <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Ciao @Ippolita,
Un bel raccolto sul significato della fede e in particolare sulla natura intima del rapporto tra il credente e Dio. Argomento che ci appassiona entrambe!
Ippolita ha scritto: Sarebbe una prova fantastica da poter raccontare: forse Dio, però, non vuole che si raccontino prove eclatanti, ma vuole parlare in silenzio a ognuno di noi, in privato. 
Bello questo riferito al tema del silenzio di Dio.
Ippolita ha scritto: Gli ho detto anche che non so pregare bene: mi distraggo e mi dimentico addirittura che sto pregando. Perdo il filo di continuo, fino a che mi stufo e lascio perdere
La preghiera come forma di meditazione è lavoro su se stessi. La tua protagonista oscilla di continuo tra il volere vedere e sentire una prova dell'esistenza di Dio che non può esserle data alla saggezza di saper leggere dentro di sé questa prova. Che la sappia leggere nella pace che sente è un messaggio molto semplice e bello.
Ippolita ha scritto: Io penso che mi abbia benedetta. Non capita tutti giorni una fedele bizzarra come me.
 
Eliminerei l'ultima frase nel finale. Mi pare che faccia perdere forza ad un epilogo che è invece molto chiaro e forte.
Mi è piaciuto molto!
Ciao 

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Almissima  ha scritto: Che bella voce fresca e pulita che ha la tua protagonista.
Grazie, @Almissima:love:

bestseller2020 ha scritto: sei in una fase di elaborazione mentale del tuo credo
:D Best, ma io non scrivo solo quello che vivo di persona, e nel momento esatto in cui lo vivo! Qui ho mescolato risonanze di varia natura e provenienza con l'esperienza personale delle lunghe soste nelle moschee. 
bestseller2020 ha scritto: Io invece dico sempre: se io mi sento figlio vuol dire che ho un Padre
Molto bello. Hai rappresentato la Trinità, che pare difficile da comprendere ma non lo è: un Padre, un Figlio, e il flusso ininterrotto d'amore tra i due (lo Spirito).
bestseller2020 ha scritto: è molto più difficile credere perché sei costretto a combattere contro te stesso per vincere la battaglia che ha come primo obbiettivo rubarti la fede
Sono d'accordo. 
bestseller2020 ha scritto: sappiamo che all'uomo non è stato dato di capire. sono troppo grandi i suoi pensieri per noi.
Isaia, 55, 8-9: "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie (...). Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri".
bestseller2020 ha scritto: gio mar 10, 2022 7:37 pmVorrei prolungarmi ma mi spiace chiudere qui
Anche a me! È sempre un piacere chiacchierare con te.
Grazie mille per il tuo tempo, caro @bestseller2020.
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Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Ciao @Ippolita 

Mi piace come in racconti dall’apparente semplicità della narrazione tu sappia toccare temi così profondi che appartengono alla sfera dell’interiorità umana.
Quello della fede e del rapporto personale con la dimensione del divino è certamente uno dei più complessi da affrontare, senza cadere nel banale o nella speculazione teologica sulla natura, l'essenza, e le manifestazioni di Dio.
La donna del tuo racconto è l’emblema di quei puri di cuore che si dice erediteranno il regno dei cieli.

C’è in lei una fede gioiosa, spontanea, lontana dai rituali liturgici della chiesa. Un vivere la fede come un intimo e personale rapporto con la divinità, un avvertire in linea diretta l’amore di Dio su di lei.
Un atteggiamento che può apparire in qualche misura singolare e fuori dai canali consueti nei quali la comunità dei fedeli usa manifestare la propria religiosità.
Ma che è invece una delle forme più genuine al di fuori dagli schemi e dalla convenzione di calare nella vita pratica la propria professione di fede.
Soprattutto è l’aver compreso il genuino senso del messaggio cristiano, attuandolo nella vita di ogni giorno, nell’accoglienza e nel rispetto degli altri, al di là del colore della pelle o dalle apparenze del ceto.

Mi è piaciuto nel tuo racconto, questa ricerca del “segno” della presenza divina,
che puntualmente non si verifica, ma per lei che sente Dio nel suo intimo la cosa non è preoccupante più che tanto.
Questa cosa mi ha particolarmente colpito, perché pur dichiarandomi oggi agnostico, ho sempre avuto una punta di misticismo nel fondo di me.
Misticismo che come sovente ho scritto ho coltivato attraverso la mia esperienza di yoga e meditazione trascendentale, ma che da bambino avevo già fortemente presente.
Mia madre mi mandava a messa ogni domenica, in una minuscola chiesetta sul confine con la frazione del Gerbido nella Torino sud degli anni sessanta.
Poiché avevo letto del miracolo di levitazione attuata da San Giovanni Bosco durante la messa, al momento dell’ostensione: sentendomi in qualche modo prediletto da Dio, all’elevazione dell’ostia compiuto dal sacerdote, io chiudevo gli occhi e mi isolavo in una sorta di estasi mistica, attendendomi da un momento all’altro di sollevarmi da terra.
Naturalmente non è mai successo, ma li ricordo come dei momenti molto belli e intensi, nei quali l’ingenuità e la purezza di cuore di un bambino di dieci anni si strabordavano alla grande.
Poi crescendo diciamo che ne ho persa molta.

Bel racconto, complimenti.
Un abbraccio amica mia.  <3

Re: [MI164] Chi ama, esiste

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Nightafter ha scritto: Questa cosa mi ha particolarmente colpito, perché pur dichiarandomi oggi agnostico, ho sempre avuto una punta di misticismo nel fondo di me.
Nightafter ha scritto: sentendomi in qualche modo prediletto da Dio, all’elevazione dell’ostia compiuto dal sacerdote, io chiudevo gli occhi e mi isolavo in una sorta di estasi mistica, attendendomi da un momento all’altro di sollevarmi da terra.
Grazie, @Nightafter, per il gentilissimo commento, i complimenti, le osservazioni profonde e, soprattutto, le "chicche" autobiografiche di cui ci onori e che mi piacciono tanto. 
Un saluto caro, amico mio.
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Re: [MI164] Chi ama, esiste

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ivalibri ha scritto: Argomento che ci appassiona entrambe
@ivalibri
Moltissimo!
ivalibri ha scritto: Eliminerei l'ultima frase nel finale. Mi pare che faccia perdere forza ad un epilogo che è invece molto chiaro e forte.
Sì, hai ragione. Anche Alba lo suggerisce. Grazie, cara Ivana, per i complimenti e le osservazioni, e scusa per il ritardo: ero certa di avere già risposto. 
A presto!
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