[MI161] Il Capo

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Traccia di mezzanotte: L’antipatico


Merda, suona il telefono (confesso d’essere al lavoro, mentre scrivo): è il mio Capo. Mi vuole nel suo ufficio.
M’alzo e prendo l’ascensore per salire all’ultimo piano.
Sono nel suo antro. È un guscio di pareti di vetro satinato: in alcuni punti persistono ancora gocce di sangue rinsecchito da precedenti riunioni.
(scherzo!)
Mi seggo di fronte a lui.
È come vedere il Signor Bonaventura in carne e ossa. Sapete, quel personaggio alto e allampanato con la blusa rossa e i calzoni bianchi? Quello con il nasone e la pelata tonda che alla fine di ogni striscia, senza alcun merito, guadagnava un milione? Ecco, è lui. Compreso il milione (fidatevi, per il mio ruolo vedo tutti gli stipendi) e con un ulteriore elemento peggiorativo: il mio capo è anche francese.
Ed è con la sua pronuncia scivolosa dall’italiano stentato che mi trafigge:
–Voglio cambiare quelque cosa- dice dal suo scranno, –Finalement metterò qualcun altro al tuo posto.
La mascella mi cade come quella dei cartoon d’una volta.
“Cosa cazzo dici, imbecille? Ma su che fottuto pianeta stai? Io ho moglie e figli da mantenere e tu mi fanculizzi così? Coglione!”
Vorrei rispondergli così, ma non lo faccio.
Invece, mi accade come nei film, quando lo spirito esce dal protagonista e segue la scena dall’esterno (ma forse è un cliché perché non riesco a ricordarne uno dove ciò accada).
Comunque sia, mi guardo incassare il montante (metaforico) del mio Capo e vedo il mio sangue schizzare accanto alle altre gocce rinsecchite (metaforico?).
Che devo dire? Che cosa penso?
Guardo me, poi guardo lui e penso… Dottor Strange! Ecco un film dove lo spirito esce e guarda da fuori!
Ok, ok, scusate: in realtà mi chiedo come faccia a guardarsi nello specchio la mattina, mi domando se non si vergogna di sé e penso un sacco di altre cose cattive.
Ma soprattutto, decido che con uno del genere non voglio avere più nulla a che fare:
–Cosa mi offri?– chiedo.
Lui sorride di quel sorriso borioso, no: superiore, del Capo che viene da un Paese civile per mettere al loro posto les italiennes maffiossi e sembra fare un piccolo peto con la bocca (l’intercalare d’oltralpe che corrisponde alla nostra alzata di spalle) prima di snobbarmi con un:
–Ci penserò. Vedremo. Adesso non ho tempo, puoi andare a casa, pour aujourd’hui.
Mi congeda con un gesto della mano degno del Re Sole.

A casa, mia moglie reagisce alla notizia serrando la mascella e incenerendomi con lo sguardo.
Ho di nuovo la sensazione di vedermi da fuori (alla dottor Strange, per capirci), ma lei artiglia il mio karma, o quel che è, e lo rificca dentro al corpo:
–Coglione!
Sì, lei lo dice davvero…
Comunque: la figlia grande (17) chiede garanzie sulla stabilità della paga settimanale mentre il maschio (12) schiva una mitragliata a Fortnite.
Il cane non c’è (nel senso che non lo abbiamo proprio).

Passa un mese d’inferno.
In ufficio piango nascosto negli angoli. Soffro e fingo che nulla sia (commozione, please…).
Poi finisce anche l’ultimo giorno e me ne vado frastornato.
Ho bisogno della famiglia, dell’amore dei miei cari.
Così guido come un pazzo verso casa, brucio tutti i semafori e finalmente…
Trovo la casa semi vuota.
Ladri? penso. Ci mancano solo i ladri.
–Amore?– chiamo mia moglie.
Lei si affaccia dalle scale, porta una grossa valigia. La guardo confuso, a bocca aperta:
–Ma cosa…– riesco a dire.
–Io vado da lui– spiega, mentre mi passa accanto senza nemmeno rallentare.
–E chi cazzo è lui?
Si ferma sulla soglia, alza una sopracciglia:
–Il tuo ex Capo. Sto con lui da sei mesi, co…
Mi risparmia l’epiteto finale.
–Ma, e i ragazzi?
–Tienili tu…– e si sbatte la porta alle spalle.

Vago inebetito per casa per almeno una settimana.
I figli sono dispersi, il cane è sempre assente (non avendolo…) e arrivano una multa per eccesso di velocità e due per aver bruciato i semafori (c’erano telecamere che mi hanno ripreso mentre appiccavo il fuoco…).
Sì, la vita scorre intorno a me, ma davanti agli occhi ho sempre e solo il Signor Bonaventura che ride mentre mi sventola in faccia il suo milione, con mia moglie impegnata tra le sue gambe.
–Porca troia!– urlo infine.
E incazzato nero, giuro che avrò vendetta.
Dalla classica scatola di latta sotto il letto (diamine, chi non ne tiene una là sotto?) estraggo il vecchio revolver di mio nonno. Residuo della Seconda guerra mondiale.
Lui si rammaricava sempre di non aver sparato un solo colpo: carico l’arma.
Sarò io a farlo per te, nonno!
(Immaginate musica enfatica. Luce dal fondo e io che mi staglio inquadrato dal basso… fatto? Ok, andiamo avanti)

Sono appostato nell’androne di casa del mio ex Capo, onnipotente e tappabuchi in mia vece.
L’arma saldamente in pugno. Il mento maschio e volitivo.
È già calato il crepuscolo, quando l’inconfondibile ombra bonaventuriana del mio bersaglio si proietta sul pavimento, si avvicina a me.
Balzo fuori dall’angolo e, spianata la pistola, gli grido:
–Muori!
Sono rapido per non lasciargli tempo di reagire.
E funzionerebbe, se non avessi scordato un dettaglio: lui è stato in Legione Straniera, o Parà (incredibile come la realtà superi la fantasia) e quel che conta è la scena successiva:
Lui, in completo grigio, camicia rosa e cravatta gialla a pois rossi (ehi, che volete farci, è francese!) che mi punta contro l’arma rubatami (non ho neanche capito come).
Io, infradito, bermuda e maglietta Emergency, a terra che me la faccio sotto.
–Coglione!
Sì, anche lui come mia moglie (ex) lo dice davvero, poi spara.
Tira il grilletto e mi centra il cuore.
E io muoio.
Ma felice, perché capisco la ragione per cui il nonno ha campato sino a 112 anni: non ha mai usato il revolver!
Cosa intendo?
Beh, che l’arma esplode nelle mani del Capo e il cane viene scagliato verso di lui. Dentro di lui, in realtà: diritto in mezzo ai suoi occhi!
Io muoio, sì, ma lui viene con me:
-Coglio…- provo a dire, spirando.

E trapasso; cado su una candida nuvola vaporosa.
Rimbalzo sofficemente allegro.
Tutt’intorno, tante altre nuvolette e una pioggia di defunti d’ogni sesso ed età.
C’è pure lui che rimbalza di culo sulla sua nube.
M’alzo e al bordo della nuvola vedo la cabina d’un ascensore. Ovvio che sia lì per me e quindi vi entro.
Nessun bottone, aspetto che le porte si chiudano e il contenitore si muova.
Picchietto con la punta del piede fischiettando nervoso finché, con un clangore inatteso, il moto comincia.
Santo cielo, avete idea della felicità che provo quando comincio a salire verso l’alto?
Cavoli, penso: Paradiso. Si sale ai piani alti, ragazzi!
Certo, uno ci spera sempre ma, perdio (si può dire qui, vero?), vi assicuro che gli istanti prima di muoversi sono da paura… ti viene una tale strizza!
Comunque, a me è andata bene e saltello di gioia! Continuo a ridere anche quando l’ascensore si ferma, quando ne esco e mi trovo davanti ai fottuti, meravigliosi cancelli del cielo.
C’è pure il caro vecchio Pietro dalla barba bianca, con tanto di chiave al collo.
–Buongiorno!– saluto allegro.
Mi sfrego le mani felice.
–E così sono in Paradiso, alla fine. Io qui e il mio Capo all’inferno per avermi assassinato! Per la miseria, questa sì che è una vendetta!
Eseguo pure il gesto dell’ombrello, mentre San Pietro mi sorride bonario.
–Vieni figliolo, voglio mostrati una cosa.
Mi cinge le spalle e m’accompagna fin sul bordo della gigantesca nuvola. Guardo l’indescrivibile panorama:
–Vedo, Pietro, l’infinita bellezza del creato…
–No figliolo, non quello, guarda qui– e mi mostra lo schermo di un tablet con scritti due numeri.
–Non capisco, cosa sono?
–Figliolo caro, vedi, questi sono gli estratti conto tuoi e del tuo ex capo. Il tuo è quello con tre zeri. Il suo invece…
–Otto zeri…– dico io.
–Appunto, figliolo mio. Senza rancore, ma dovendo scegliere… sai, con tutte le spese che ci sono…
E mentre lo dice, mi spinge oltre il bordo, giù dalla nuvola, facendomi precipitare verso l’Inferno.
–Mavvaffanculooooo– grido cadendo, e non è il peggio.
No, non lo è.
Perché mentre precipito, passa uno degli ascensori.
Ovviamente c’è dentro il mio ex Capo: va su al posto mio.
Anche lui mi vede e, sorridendo, muove le labbra.
–Coglione…– mima.
Io alzo le spalle.
Precipito.

Re: [MI161] Il Capo

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Ciao @L'illusoillusore 

Ci hai regalato un pezzo travolgente e rocambolesco. Il taglio comico che hai impresso si attaglia bene al tema. Hai fatto uso di tutte le parentesi che erano disponibili… mai visto un racconto che ne contenesse così tante. Ma sperimentare è bello.
Tra i personaggi ho trovato antipatica più la moglie del capo, comunque una bella coppia.
Un buon lavoro e una lettura piacevole che mi ha fatto sorridere. 
Grazie e complimenti!

Re: [MI161] Il Capo

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:dormo:      Luna  L'una d'inchiostro porta una novella: la tua, @L'illusoillusore    :)


Divertente per i tre quarti della stesura, perché la trovata di un San Pietro interessato e alle prese con problemi di bilancio mi ha fatto un po' storcere il naso.
Ma davvero, è un gioiellino, per il resto. Tanta roba! Bravo!  :D  Piaciuta molto!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI161] Il Capo

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Ciao @L,
Molto divertente la tua versione del signor Bonaventura. Il racconto si legge bene e ho trovato interessante la voce narrante che coinvolge i lettori attraverso le parti tra parentesi. 
Credo che il testo funzioni bene ma, se devo darti un parere un po' critico, ti direi che ho trovato il tutto un po' sbilanciato. Voglio dire, forse avrei insistito di più sulla modalità particolare delle parentesi in modo da renderlo più sperimentale. Anche perché dalla morte dei protagonisti in poi hai abbandonato la modalità con il risultato di creare due pezzi molto scollegati tra loro, sia per contenuto che per stile. Personalmente ho preferito la prima parte alla seconda. 
A rileggerti!

Re: [MI161] Il Capo

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ciao @L'illusoillusore .  Subito ho pensato che il racconto era frutto di una di quelle sedute di terapia collettiva dove i falliti si raccontano: come tu stesso una volta mi hai detto  del  volontariato. Però quando lui passa a nuova vita mi accorgo di un importante cambiamento di registro che termina con una scena alla Fantozzi.... infatti, Fantozzi, ogni volta che muore, si ritrova a essere altrettanto mandato in castigo..

Quindi ti chiederei se non fosse stato il caso di evitare questa deriva comica e rimanere sulla strada iniziale che è ricca di umor ma anche di quella drammatica realtà del vivere quotidiano, che mi ha preso subito.. Comunque sei stato un abile narratore in prima persona...  (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI161] Il Capo

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@bestseller2020 ciao!
Grazie di essere passato.
Ebbene sì, mi piace provare a spiazzare chi legge: far apparire un cosa e andar dall'altra parte. Ma devo dire che a Fantozzi no, non avevo proprio pensato :-) 
Bello come un raccontino possa generare idee differenti in chi lo legge, no?
Ammetto che è nei miei scopi. Se tutto fosse ben definito, netto e classico, che valore avrebbe la fantasia di chi legge?

Ciao!

Re: [MI161] Il Capo

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@L'illusoillusore 
Ciao. Pezzo veramente divertente, dove l'antipatico è più antipatico che non si può.
Peccato per il protagonista, la sfortuna in persona e poi con quel fior fiore di moglie che si ritrova... molto comprensiva e devota, non c'è che dire.
Sei sicuro che quel San Pietro non faccia parte di qualcuno dei numerosi movimenti dediti al bene dell'umanità di cui vediamo quotidianamente l'intelligenza e l'interesse per il popolo... (e capiscimi se non mi esprimo...) che anche in Paradiso continuano a seguire il loro tornaconto personale e del movimento?
:D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI161] Il Capo

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L ha scritto: –Il tuo ex Capo. Sto con lui da sei mesi, co…
Ecco, lei è peggio del capo, la vera antipatica del racconto.
L ha scritto: Tutt’intorno, tante altre nuvolette e una pioggia di defunti d’ogni sesso ed età.
Questa immagine mi piace davvero, li vedo  che cadono librati nell'aria e che si divertono come matti.
L ha scritto: –Figliolo caro, vedi, questi sono gli estratti conto tuoi e del tuo ex capo. Il tuo è quello con tre zeri. Il suo invece…
Ma, ecchecavolo! Pure San Pietro? fanno a gara a chi è più stron... antipatico?
Povero lui che è finito all'inferno. 

Bèh, mi ha divertito molto il tuo racconto. Come sempre ci hai regalato un'ottima lettura. Complimenti.

Re: [MI161] Il Capo

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Buonasera  @L'illusoillusore 
sei simpatico!  ;)
Racconto fresco, motivi per sorridere ce ne sono parecchi. Certe frasi, certe espressioni... poi io mi perdo...  :D
L ha scritto: lun gen 24, 2022 12:52 ammi congeda con un gesto della mano degno del Re Sole.
domani in ufficio saluterò anch'io così 
L ha scritto: lun gen 24, 2022 12:52 am–Ma, e i ragazzi?
–Tienili tu…– e si sbatte la porta alle spalle.
"Tienili tu" è fantastico. Sintesi estrema di... tutto.

Insomma, cosa vuoi che ti dica? Sei bravo, bravo, bravo. Inutile dire però che ti preferisco quando guardi dentro l'anima. 
Lo so, lo so, lo so, sperimentazione, gioco, divertissement... lo so, hai ragione, ma io spero sempre che "questa volta" tocchi all'anima  :love:
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI161] Il Capo

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Un bel racconto, @L'illusoillusore , come tutti quelli letti in questo Mi, davvero nessuno escluso.
Avrei tolto le parentesi, tranne quelle che contengono le età dei figli (fighissime), e le spiegazioni al lettore in generale.
Tutti pollici in su, a sto giro, caspita! Ho apprezzato in particolare il tentativo di scrittura sperimentale!  (y)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI161] Il Capo

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Ciao @L'illusoillusore
L'illusoillusore ha scritto:(confesso d’essere al lavoro, mentre scrivo)
A mio avviso questo non ci sta. Stai scrivendo ma prendi l'ascensore e sali all'ultimo piano? Stai parlando al presente, per cui o una cosa o l'altra.
Inoltre, visto come va la storia successivamente, risulta ancora più difficile che il protagonista possa continuare a scrivere.
L'illusoillusore ha scritto:(scherzo!)
Stai affidando a queste parentesi un ruolo improprio. Da un lato cerchi di rompere la "quarta parete" rivolgendoti in qualche modo al lettore, dal altro stai cercando di utilizzare una chiave ironica, ma in questo modo corri il rischio di "spiegare la barzelletta".
La storia in sé non è male e in effetti ricorda qualche barzelletta, anche se qui c'è anche un risvolto amaro. Hai avuto coraggio perché non è per nulla facile andare alla ricerca dell'effetto comico, purtroppo non sempre hai centrato l'obbiettivo.
Come ho detto la pecca più grave sono quei commenti tra parentesi. Se posso darti un consiglio proverei a cercare un modo per esprimere gli stessi concetti attraverso il mostrare dettagli o azioni senza rivolgerti direttamente al lettore.
L'illusoillusore ha scritto:Lui sorride di quel sorriso borioso, no: superiore, del Capo che viene da un Paese civile per mettere al loro posto les italiennes maffiossi e sembra fare un piccolo peto con la bocca (l’intercalare d’oltralpe che corrisponde alla nostra alzata di spalle)
Qui, se togli le parentesi, ci sei perfettamente.
Alla prossima
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