[MI 161] La scarpetta

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Traccia di mezzogiorno: l’equivoco

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Per la serata avevi scelto un abbigliamento informale: pantaloni leggeri di cotone color corda, una polo bianca, scarpe di tela. Semplice ma di classe. 
Franco ed Elena ci hanno accolti con il medesimo sorriso stampato sulle facce e un prosecco di buona qualità.
Ero stata dalla parrucchiera tutto il pomeriggio con quel caldo micidiale. Il culo incollato alla seggiola, le chiacchiere di circostanza. Dopo venti anni lei conosce a menadito i miei capelli e io tutti i pettegolezzi del quartiere. Sono stata un’ottima ascoltatrice e poi non mi andava di darle in pasto i fatti miei; ho preferito lasciarla parlare. Tre ore buttate nel cesso, tanto mica te ne sei accorto che ho cambiato pettinatura.
«Avete sentito della funivia? Un incubo...» ha esordito Elena con una faccina di circostanza degna della peggiore presentatrice della domenica.
«Per questo non voglio mai montare in quelle trappole» ha risposto Franco con la solita schiettezza. Di certo non gli è mai interessato apparire come un supereroe.
«Sia a Nord che a Sud è tutto un magna magna. È tutta una questione di soldi.»
Tu, invece, sei sempre stato il re del qualunquismo, quando ti ci metti.
«Vittoria, te che ne pensi?» Elena ha voluto tirarmi dentro alla conversazione a ogni costo.
Era tanto che non bevevo. Difficile tenere la lingua a freno. Me la sono cavata con una tossetta di circostanza e la prima cazzata che mi è saltata in mente.
«Queste bollicine mi fanno pizzicare la gola. Scusate.»
Come immaginavo, l’argomento tragedia è stato archiviato all’istante e la conversazione ha virato sulla qualità dei vini, cosa in cui hai potuto sfoggiare una certa competenza. Hai tenuto banco per tutta la sera, così mi sono potuta rilassare un po’. Franco ti ha inondato di domande, Elena non ha perso occasione di sottolineare la tua preparazione con gridolini di approvazione.
«Elena, se ti fa piacere, vengo a darti una mano con gli antipasti» mi sono proposta per affrettare i tempi. Non potevo sopportare a lungo tutte quelle smancerie.
«Non importa, grazie, è già tutto pronto. Ma se vieni ti faccio vedere cosa mi ha regalato Franco» mi ha risposto con la voce affettata che detesto.
L’ho seguita in cucina di malavoglia. Non mi ero accorta prima di quanto fosse attillato l’abito che indossava. Un bel vestito che esaltava il fisico, ma in modo discreto. Di sicuro un regalo, perché non  ho mai pensato che avesse tanto buon gusto. 
Devo ammettere che è una bella donna. Non l’avevo mai notato prima di stasera. Mi era sempre sembrata scialba.
Entrata in cucina, l’ho vista sul banco; avvolta dal un bel nastro colorato, faceva bella mostra di sé una planetaria di ultima generazione.
«Era da tanto che la desideravo!» Le brillavano gli occhi. Sarà stato per il trucco glitterato.
«Fantastica! È davvero un bel regalo. Chissà quanti bei piatti per il tuo maritino…» le ho detto quando mi sono resa conto che attendeva la mia reazione.
L’ho aiutata a prendere i vassoi con crostini, prosciutto e melone.
Ci siamo seduti. La tavola era apparecchiata con cura. Elena aveva messo dei segnaposto a forma di fiore, molto carini. Io, la margherita, mi sono seduta di fronte a Franco, il tulipano; lei, l’orchidea, davanti a te, l’amaranto.
Franco ha le mani tozze, il sorriso aperto e i pensieri medi di un tipo medio. Un uomo rilassante che puoi tenere a bada con un buon piatto di cibo e una conversazione non troppo impegnata. Le solite cose: calcio, politica, pettegolezzi sui colleghi di lavoro. Mi sono sempre chiesta come fa a essere tuo amico. Siete così diversi tu e lui.
«Elena ti ha portata in cucina?» mi ha chiesto con una punta di orgoglio nella voce.
Ho deciso di fargli un massaggino all’ego: «Sì! Ma quella non è una planetaria... è un’astronave!»
«Era da un po’ che la puntava. Meno male che Riccardo mi ha ricordato qual era il modello che voleva altrimenti... addio sorpresa!»
Mi sono accorta che hai cercato di evitare il mio sguardo. Sono stata io, quella sorpresa. Non sapevo che ti intendessi anche di piccoli elettrodomestici. Ho mandato giù il rospo e reagito come meglio ho potuto:
«Eh già, Riccardo è un vero esperto in materia.»
Sei arrossito. Non ti capita mai.
Elena si è alzata e tu le hai porto il piatto vuoto con un sorriso educato mentre Franco si è occupato del barbecue. Io ho deciso di andare in bagno.
Lo specchio rimandava l’immagine di una donna sfiorita. Avrei avuto voglia di curiosare nei cassetti, ma mi sono trattenuta. Ho improvvisato un piccolo massaggio circolare sulle tempie per scacciare un mal di testa furibondo.
Sul lavabo c’era un rossetto aperto. Si vede che Elena era venuta a farsi un ritocco al maquillage e non lo aveva rimesso a posto. 
Io avevo il viso pallido e neppure un filo di trucco. Mi sono lavata le mani e sono uscita.
Stavo per sedermi quando l’ho notato. Elena aveva arrotolato un tovagliolo e lo aveva messo sotto al tuo piatto: ti piace far scivolare il sugo tutto in un lato per fare la scarpetta. A casa ci metti sotto le posate, un’abitudine che ho sempre trovato divertente. Un vezzo intimo, una cosa nostra.
Ti sei accorto del mio sguardo. Hai preso il tovagliolo e lo hai rimesso accanto al piatto.
Non dire di no. Non dire che mi sono sbagliata.
È stato come montare su quella maledetta funivia. Dall’alto, ho visto il mondo da un’altra angolazione. Un dettaglio che mi ha aperto gli occhi: Elena e te. La consapevolezza solo un attimo prima dello schianto.
Quando il fulmine violento avvampa,
il tronco delle certezze incenerisce
e nuda la realtà si mostra.

Ora che è più chiara la visione
e più faticoso il procedere
non posso coltivare illusioni.

E nel silenzio cresce 
la mia forza ribelle.

Re: [MI 161] La scarpetta

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Ciao e ben ritrovata, oh intaggabile @@Monica,
ti commento per postare. Go!
@Monica ha scritto: Il culo incollato alla seggiola
Allora, già dalle prime righe posso osservare che sei in forma. La scrittura è corretta. Quindi posso passare a fare lo scassapupazzi e a cercare il pelo nell'uovo, ma più che altro perché altrimenti non vien fuori un commento di adeguata lunghezza e approfondimento. Onderagionpercui ti dico che a me stona un po' la frase selezionata. La seggiola mi suona come un vezzeggiativo, mentre culo è culo. Insomma, la sensazione è contraddittoria, avrei scritto o "sedere sulla seggiola", o "culo sulla sedia".


Ecco che mi è già partito il multiquote  :facepalm:

Allora, quando scrivi "sono stata un'ottima ascoltatrice e poi non mi andava di darle in pasto i fatti miei", qualcosa non va. Vedo un nesso di causa effetto tra il non voler dare in pasto i fatti propri e il rimanere in ascolto, mentre la considerazione "e poi" suggerisce un "di più". Avrei scritto qualcosa del tipo "non mi andava di darle in pasto ii fatti miei, per cui mi sono comportata da ottima ascoltatrice". Anche perché, anche a voler lasciar così, metterei almeno una virgola prima di e poi, perché è proprio una considerazione ulteriore e staccata da ciò che precede.

@Monica ha scritto: il re del qualunquismo, quando ti ci metti
Qui la sfumerei, perché disinneschi ciò che hai già fatto capire per implicito. Farei un operazione del tipo:

"[...] tutto un magna magna"
 E questo invece sei tu!

@Monica ha scritto: con gridolini di approvazione.
Sta stronza


@Monica ha scritto: Non potevo sopportare a lungo tutte quelle smancerie.
Zack, è superfluo e disinnesca l'ironia della scena. Lei che ha i nervi fin nei capelli. Il classico caso di show, don't tell, a mio avviso: già ci hai fatto capire che la protagonista è insofferente, non dirlo subito dopo per esplicito.


@Monica ha scritto: Devo ammettere che è una bella donna. Non l’avevo mai notato prima di stasera.
Eh, però però, qui la critica è un po' più sostanziale. Ci hai detto e fatto capire che è un gruppo di amici che si conosce come le proprie tasche, come è possibile che la protagonista si accorge solo adesso che Elena è una bella donna? Qualquadra non mi cosa


@Monica ha scritto: per il tuo maritino
Qui esageriamo: una che si esprime così potrei affettarla con la spada laser. Severo ma giusto  :raggio:


@Monica ha scritto: Sono stata io, quella sorpresa.
Qui la lettura si inceppa. Parliamo di due sorprese diverse: una persona che si sente sorpresa e la sorpresa regalo. Il gioco di parole lo farei più fluido. Tipo: "La sorpresa è a me che l'avete fatta!"


@Monica ha scritto: Avrei avuto voglia di curiosare nei cassetti, ma mi sono trattenuta.
Molto ben riuscit, me la vedo :asd: 
@Monica ha scritto: È stato come montare su quella maledetta funivia. Dall’alto, ho visto il mondo da un’altra angolazione. Un dettaglio che mi ha aperto gli occhi: Elena e te. La consapevolezza solo un attimo prima dello schianto.
Secondo me se lasci solo la prima frase tutto il resto è talmente chiaro che si sente uno sbadatan di schianto!


Mi è piaciuto questo racconto psicologico in cui vengono fuori le meschinità degli amici... Oddio, chiamali amici... Mi ha ricordato molto il film Perfetti sconosciuti, quello in cui delle coppie si scambiano i cellulari scoperchiando vari vasi di Pandora. L'appunto che ti faccio è che a volte, credo per insicurezza, ribadisci un concetto che hai già ben reso descrivendo le scene. Ma, ai fini del racconto, è una cosa tranquillamente correggibile in seconda battuta, dunque poco inficia. Direi pollice in su!  (y)

P.s.: attenzione che è antipatica anche la voce della protagonista, coi suoi giudizi taglienti e le sue falsità. Credo sia volontario, altrimenti te lo segnalo.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 161] La scarpetta

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@Monica ha scritto: Franco ha le mani tozze, il sorriso aperto e i pensieri medi di un tipo medio.
Una descrizione che va a centrare la mediocrità: ma sarà davvero un mediocre?
@Monica ha scritto: Meno male che Riccardo mi ha ricordato qual era il modello che voleva altrimenti... addio sorpresa!»
@Monica ha scritto:
Stavo per sedermi quando l’ho notato. Elena aveva arrotolato un tovagliolo e lo aveva messo sotto al tuo piatto: ti piace far scivolare il sugo tutto in un lato per fare la scarpetta. A casa ci metti sotto le posate, un’abitudine che ho sempre trovato divertente. Un vezzo intimo, una cosa nostra.
Ti sei accorto del mio sguardo. Hai preso il tovagliolo e lo hai rimesso accanto al piatto.
Quelle parole e quelle situazioni scatenano la convinzione di Vittoria che il suo Riccardo la tradisca: ma sarà così, o si tratta di un equivoco?

@@Monica
Il racconto è molto ben articolato, con sapiente inserimento dei particolari. Come la cura nel vestirsi di Riccardo in visita agli amici.

Tutto bene ma, ecco, tu non riveli al lettore quel che promette il titolo (della traccia): il concetto che deve essere tutto un equivoco.

Hai scelto di fare parlare la donna in prima persona, rivolta al suo uomo cui non crede:
@Monica ha scritto: Non dire di no. Non dire che mi sono sbagliata.
Hai scelto la convinzione di lei del tradimento di lui , e scelto di non narrare della scoperta del malinteso (che ci deve essere per forza) e concludi con questi (bellissimi) versi che gridano la sua sofferenza di donna tradita.
@Monica ha scritto: Quando il fulmine violento avvampa,
il tronco delle certezze incenerisce
e nuda la realtà si mostra.

Ora che è più chiara la visione
e più faticoso il procedere
non posso coltivare illusioni.

E nel silenzio cresce 
la mia forza ribelle.
Lieta che tu sia con noi, @@Monica   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 161] La scarpetta

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@@Monica ciao e ben tornata... quanti bei racconti su delle tracce che io avrei avuto difficoltà a scriverci qualcosa... anche la tua voce narrante rivela una perfetta sintonia con il resto della comitiva... insomma, questo MI passerà alla storia per i racconti scritti in prima persona da gran parte dei contendenti...  :P

Non potendo votare, mi sa che eleggerò il miglior racconto scritto in prima più sviscerato di tutti.. :asd:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 161] La scarpetta

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@Monica ha scritto: dom gen 23, 2022 6:42 pm
Ti sei accorto del mio sguardo. Hai preso il tovagliolo e lo hai rimesso accanto al piatto.
Non dire di no. Non dire che mi sono sbagliata.
Non si tratta di un equivoco, la poverina si rende conto di un fatto che sta accadendo sutto il suo naso. Non prende fischi per fiaschi, anzi!
Il racconto, però, mi è piciuto molto. Ho empatizzato con la protagonista, l'ho vista come una donna forte e razionale.
Belle le scene e il contorno che si è andato creando.
Complimenti.

Re: [MI 161] La scarpetta

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Scusami @@Monica, mi stavo dimenticando della chicca:
@Monica ha scritto: Elena aveva arrotolato un tovagliolo e lo aveva messo sotto al tuo piatto: ti piace far scivolare il sugo tutto in un lato per fare la scarpetta. A casa ci metti sotto le posate, un’abitudine che ho sempre trovato divertente. Un vezzo intimo, una cosa nostra.
Bellissimo. Domani provo anch'io. Il titolo l'ho capito dopo, mooolto dopo. Bello anche quello.  ;)
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI 161] La scarpetta

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Ciao @@Monica,
Ho trovato il tuo racconto ben costruito e ben caratterizzato, grazie alle tue sapienti descrizioni. Il carattere dei personaggi e la relativa tresca vengono fuori dai piccoli dettagli, creando uno spaccato di vita di coppia ben ideato.
Forse non è perfettamente in traccia, anche se io ho inteso l'equivoco più che altro da parte della voce narrante, che ha appunto equivocato sia sul marito che sull'amica.
Piaciuto!
Ciao 

Re: [MI 161] La scarpetta

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Grazie @ivalibri sono davvero contenta che ti sia piaciuto. Sì, in effetti la traccia mi rendo conto che sia un po’ borderline ma non volevo un finale rosa e volevo far capire col non detto che c’era stata una discussione tra i due (per l’interpretazione equivoca ma non troppo del tovagliolo sotto il piatto) 
ringrazio @Poeta Zaza per aver accolto il racconto! 

@bestseller2020 proprio tu mi hai gabbata! Sono tornata e tu che hai fatto? Mi sei sparito! Aiò che modi sono? Grazie 🙏 💖
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