Oooooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhhh! Il ritorno di
@mercy al MI! Questa occasione per fare il mio commento con pulci non me la perdo!
Del resto con ste tracce non potevi mancare, e non avevo dubbi che avresti scelto la prima, anche se pure la seconda...
Vabbé, ti lascio immaginare cossa possa aver combinato io, visto che mi conosci...
Vado, scassapassi mode on.
mercy wrote: La cella misura circa sei metri quadrati, e il soffitto intonacato di bianco sfrutta una volta a botte per risultare il più alto possibile: la superficie calpestabile, così, sembra ancor più angusta. Ma l’uomo trova subito numerosi passatempi per non annoiarsi.
Stai per citare Pascal? "Tutta l'infelicità dell'uomo non deriva che da una sola cosa: non sapersene rimanere chiuso in una stanza"? Comunque aveva torto: parte dell'infelicità deriva da sto editor del cacchio che adesso ha deciso di farmi scrivere solo in corsivo.
mercy wrote: e il soffitto intonacato di bianco sfrutta una volta a botte per risultare il più alto possibile:
comunque questa non mi convince, la riscriverei perché suona un po0 arzigogolata. Il "bianco" può andar via, perché intonacato fa già pensare al bianco, anche se non è scontato. Ma soprattutto quel complemento di scopo riferito al soffitto stona proprio, anche se hai voluto farlo apposta
mercy wrote: Il passatempo numero uno è passeggiare avanti e indietro lungo il perimetro, per sfruttare tutto lo spazio disponibile:
due passi e mezzo sul lato con la porta,
un angolo di novanta gradi,
un passo, mezzo passo verso il centro per schivare il tavolo di metallo saldato alla parete, un passo e mezzo per superare tavolo e sedile (saldato anch’esso), mezzo passo verso la parete, un passo,
un angolo di novanta gradi,
due passi e mezzo sul lato con la finestra,
un angolo di novanta gradi,
mezzo passo, mezzo passo verso il centro per evitare la brandina, due passi, mezzo passo verso la parete, un passo.
E via così, ad libitum. Questo ZacK!, però!
Bello, mi hai fatto venire la claustrofobia!
mercy wrote: scrostare la vernice che ricopre le pareti fino a un metro e ottanta dal pavimento.
potevi fare di più, aggiungendo all'altezza dell'uomo quella delle braccia. Può essere anche una scelta sua, di non spingersi oltre, ma se metti 1,80 m uno in automatico pensa all'altezza dell'uomo e i conti non tornano. è tornato però il non corsivo, bah!
mercy wrote: Risalendo per capillarità nella parete, l’umidità solleva lo strato di pittura in diversi punti, rendendola simile alla pelle di un vecchio malato: pieno di tagli, di macchie, di piaghe
bello!
Che palle, ora nn mi fa più citare.... Mado' che nervi.
Vabbé
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"i frammenti che piovono sul pavimento sono uno spettacolo sempre uovo."[/font]
Bello sto lapsus, mi hai fatto vedere il guscio cadere
mercy wrote: è isolato da uno spesso vetro macchiato di pioggia,
bellissimo particolare! Ha fatto persino tornare le citazioni!
mercy wrote: Il passatempo numero tre è tentare di calcolare le dimensioni della finestrella sul fondo della cella, tanto elevata che per guardarla occorre piegare indietro la testa. Non può congetturare sulla temperatura esterna, perché il resto del mondo è isolato da uno spesso vetro macchiato di pioggia, ma la base del telaio di legno verniciato di bianco misura cinque spanne e qualche dito (cioè circa un metro) e i lati sono un poco più lunghi (cioè circa un metro e trenta), cosicché le tre stecche orizzontali e le tre stecche verticali del telaio dividono la finestra in nove rettangoli di cielo. Così l'uomo misura solo i lati dei tre rettangoli più bassi (poco meno di due spanne) e si diverte a congetturare dimensioni, perimetro e area del resto.
Bella pure sta parte. Troverei però un altro termine per evitare la ripetizione, anche perché pur non essendo un termine poi così inconsueto, non è nemmeno frequente
mercy wrote: Il passatempo numero otto è elencare gli oggetti presenti nella stanza. Operazione semplice solo in apparenza. Gli oggetti, pensa, si esauriscono subito: scrivania, sedile, brandina, porta. Ah, no! Dimenticavo la coperta, quindi sono cinque. Poi, un dubbio: dovrei contare anche la finestra? Gli oggetti diventerebbero sei. E la finestra si compone in realtà di due parti diverse, il telaio e il vetro, facendomi arrivare a sette. Sette, s’intende, a patto di stabilire che il telaio rappresenti un’unità – altrimenti bisognerebbe contare le assi da cui il telaio è formato. Offesa per non essere considerata nei suoi singoli pezzi, la brandina cigola e ogni bullone diventa un problema ontologico.
Molto bello questo passaggio! L'ultima frase però la toglierei, categoricamente, uno perché è fuori registro (fino ad ora non sei stata ironica, o lo sei stata in maniera diversa), due perché espliciti a che gioco stavi giocando, rovinando quanto precede
Molto molto bello,
@mercy . Mi sei proprio mancata con queste tue suggestioni. Pensavo saresti andata più sul filosofico, ma in realtà sei più portata per lo psicologico, e questo tipo di racconti ti riescono benissimo. Claustrofobico, efficacissimo. Non posso aggiungere molto. Pollice molto in su.
