Traccia di mezzanotte:
“ La musica, come il sale, conserva meglio.” (Erri De Luca)
Una musica, un accordo di poche note si era installato nell’aria e nessuno sapeva da dove fosse suonato.
Sembrava una giornata come tante, poi, nuvole scure e si ammassarono in cielo e cominciò a piovere. Appresso ai cirri che andavano a frantumarsi sui colli, ombre scure e misteriose calarono sulle case. S'insinuarono dappertutto. Riempirono i tubi delle caldaie, i tombini e i camini. Valle Cornacchia, in breve, appariva avvolta da una nebbia color lavagna.
All’inizio si udirono grida spaventose. Veli neri ammantavano i malcapitati lasciandoli come involucri vuoti. Chiusero i portoni, sbarrano gli infissi, le donne nascosero i figli e tapparono ogni fessura.
Che maledizione era mai questa? Quando era arrivata la monotona musica stridente? Forse poco dopo o appena prima del misterioso straniero? E chi era quell’uomo arrivato insieme alle ombre? Da dietro le imposte, gli abitanti del villaggio spiavano lo straniero e la catastrofe: salvo vedere ogni tanto una casa intera svanire nella coltre nera, null’altro era dato sapere ai cittadini.
Con la prima luce dell’alba, i cittadini si resero conto che erano scomparse alcune case, insieme alle ombre e che era salvo l’intero viale che portava sulla collina: lassù si vedevano ancora, la bandiera, il pennone del circo e le tende che ospitavano saltimbanchi, acrobati, maghi, lanciatori di coltelli, animali esotici, ballerini e decine di altre attrazioni provenienti da mezzo mondo.
Sebbene fosse giorno fatto, poco chiarore sfumava i riverberi indaco sull’orlo della coltre di nubi lontane. Nell’attesa di trovare una soluzione definitiva a quella tragedia, tutti i lavoranti del circo si erano riuniti nel tendone degli acrobati e visto che nulla era venuto fuori dalle indagini, alcuni decisero di mettersi a pregare. A voce alta scandivano bene le parole rivolte al cielo; pregavano forte anche per sovrastare l’incessante e fastidiosa musica.
Belligern, proprietario del Luna Park, aveva passato la notte in bianco per cercare Annalisa e a controllare che le ombre non stessero per attaccare anche il circo. Come un comandante di vascello era rimasto a spiare tutta la notte. Il carrello elevatore del circo, ormai in disuso, rimasto a braccia alzate come un antico guerriero arreso, era diventato per lui un ottimo punto di osservazione e gli tornava utile in molte occasioni. Sopra quel vecchio carrello aveva montato un collettore, dove i cavi erano stati tolti aveva infilato due tubi nei quali aveva montato due lenti enormi. Quella era la macchina del fuoco che gli serviva a provocare incendi mirati nello spettacolo del lunedì, il marchingegno però, serviva anche da cannocchiale. Quella mattina, di nuovo, stava cercando di avvistare Annalisa: la ragazza, con il suo dono, fruttava parecchie boccole che finivano dritte nelle sue tasche, il pensiero di perderla lo mandava fuori di cervello. Invece di Annalisa, però, vide l’immagine dello straniero vicino al suo traballante mezzo come se fosse a due passi da lui.
L’uomo, sopra un lungo spolverino nero, aveva due cinture di cuoio incrociate sul petto. Una bandana gli celava la metà inferiore del volto, un monocolo telescopico gli copriva l'occhio destro. Come unico riparo, contro la pioggia che andava cessando, indossava un tricorno guarnito da decine di strani amuleti.
A Bellingern bastò qualche secondo, poi, staccò lo sguardo dai tubi e gridò:
- Xergos! Vecchio imbroglione, stavolta la pagherai; se non ti mangiano prima le ombre. A quelle grida alcuni si precipitarono fuori dal tendone e, alzati gli occhi verso il carrello, videro Bellinger sbracciarsi e inveire maledizioni.
- È colpa sua! Presto, dobbiamo organizzarci, è Xergos, il mago! E, senza aspettare oltre, scese di corsa verso i lavoranti del circo.
Mortimer Jones, il domatore di leoni, tirò fuori una vecchia canna a reazione.
- Con questa ho abbattuto dieci orsi, andiamo a stanare quel maledetto e le sue schifose creature. Ammazziamolo!
- Vi ricordate di Siela Grande? - Gridò il lanciatore di coltelli - Laggiù c’è chi giura di averlo visto cavalcare una macchina volante, si dice sia lui il responsabile della catastrofe che li ha colpiti. - La donna senza testa uscì dallo scollo dell’abito di scena, - sei uno scemo o cosa? Gli Olmir sono cosa di grandi magi. Xergos, io l’ho conosciuto bene, non sarebbe in grado di una magia cosi grande. È un millantatore. Lui stesso mette in giro voci che lo danno detentore dei poteri che gli si attribuiscono; in realtà non è nessuno. - Le donne ripresero a pregare a voce ancora più alta e tutti rientrarono all’interno per decidere il da farsi.
Xergos, intanto, seguendo le ombre percorse il viale e col suo trabiccolo risalì la collina verso il Luna Park.
La musica diventò assordante, l'isteria stava per avere il sopravvento quando, sulla volta di stoffa colorata, grosse conche pesanti premevano dall’esterno. Le ombre scivolavano oscurando la poca luce che riusciva a filtrare. Sembrava arrivata ormai la fine
Il vecchio marinaio addetto al controllo dei nodi si unì a Mortimer Jones, tirarono fuori gli schioppi e le balestre ad aria compressa. Aprirono le cortine colorate imbracciando le armi, Jones fu il primo a uscire, si arrestò basito sulla terra battuta mista a segatura. L'uomo con il tricorno era lì, davanti a loro.
Su un terrapieno poco lontano dall’ingresso della tenda, Xergos era seduto su uno sgabello pieghevole, davanti a lui aveva montato un grosso treppiede. Con un ingranaggio muoveva due canne di lucido ottone e le puntava verso i circensi sbalorditi.
L'ombra scura, ora gigantesca, dalla stoffa colorata allungava i tentacoli e si dirigeva minacciosa verso gli uomini armati.
Xergos girò una manovella, una ruota dentata scricchiolò, uno sbuffo di denso vapore usci dalla canna più grossa. Spire azzurre si allagarono in cielo, in pochi minuti avvolsero tutta'ombra riducendola in frammenti. Una rotella più piccola girò, dalla seconda canna si sentì solo un plop: mille globi trasparenti volarono nell'aria, rincorrendo i frammenti ne aspirarono fino all'ultimo pezzetto. Fuochi d'artificio al contrario implosero nell'aria fin quando ogni traccia nera non sparì.
Xergos si alzò, con calma smontò le canne, le ruote, le manovelle e il treppiede. Ripose ogni parte in un baule e lo caricò sul trabiccolo, poi, girò una chiavetta alloggiata sul cruscotto, la fastidiosa musica che l’aveva protetto dalle ombre fino a quel momento, spari all'istante. Si voltò verso i circensi increduli, si tolse il tricorno e con un breve inchino, senza dire nulla, si congedò. Salì a bordo del suo triciclo e si allontanò.
Annalisa aveva fatto del tutto per riuscire a entrare nella scatola. Si era coperta la testa con degli stracci e si era sforzata di trovare la posizione più comoda ma, il piccolo mezzo traballava e gli indumenti che si era buttati sulla testa gli solleticavano il naso.
Non riuscì a trattenersi di più: si sfogò con uno starnuto sonoro e la scatola si squartò. Xergos, per lo spavento per poco non finì contro un albero prima di arrestare il veicolo. I capelli sciolti inondarono il piccolo vano, il vestito rosso fuoco, comprese trine e merletti, invase completamente lo spazio che conteneva i pochi averi del mago.
Xergos scese e si diresse sul retro per controllare che l’esplosione, di chissà quale tra i suoi esperimenti, non avesse danneggiato i suoi preziosi strumenti.
Annalisa riemerse da sotto il suo abito e la sua capigliatura sotto gli occhi del giovane mago che, per la sorpresa fece un salto indietro.
- Chi diavolo sei tu?
- Annalisa! Stringendo una scatola d’oro aggiunse - Devo fuggire da qui, posso pagare.
- Sei la ragazza che toglie i rimorsi, vero? Il tuo padrone, che il diavolo lo fulmini, deve pagarmi diversi affronti. Butta via quella mongolfiera che hai addosso se vuoi sederti vicino a me, dobbiamo allontanarci di corsa prima che Bellinger se ne accorga.
Annalisa buttò l’ingombrante abito e cominciò così una nuova vita.
Ma questa è un’altra storia.
[MI147] L'uomo col tricorno
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Last edited by Albascura on Sun Mar 28, 2021 10:47 pm, edited 2 times in total.