[MI147] Tommy ricorda

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Traccia: Storie di traslochi.

«Il pranzo non era male», pensava Tommy.
«Addirittura anche un sigaro alla fine. Lo fumo, sì. E anche il vino non è male, con tutto che qui non sono capaci a farlo come da noi».
Su una parete immagini di santi, una palma benedetta rinsecchita e una foto di suo padre e sua madre con lui ancora bambino a un lato. Era stata fatta tanti anni fa, appena scesi dalla nave.
«Guarda Tommasino, guarda! Siamo in America adesso!» gli diceva sua madre felice, mentre suo padre non riusciva a trattenere una lacrima fino ai baffoni.
«Allora mi chiamavo Tommasino. Adesso tutti mi dicono Tommy. Ho fatto grandi progressi».
Sorrideva gustandosi il sigaro, osservando il fumo che saliva in alto mischiandosi alla lama di luce che passava dalla finestra fino al suo viso. Ah, la luce del sole!
Ricordava che durante il viaggio nell’Oceano era tutto grigio, il mare, il cielo, la nave, i vestiti. Tanto che si chiedeva se in America esistesse il sole come da loro. Il sole c’era, eccome.
Lo avevano svegliato una mattina per fargli vedere che stavano per arrivare. Si erano ammassati tutti sulle ringhiere di quel ponte pieno di povera gente e guardavano in silenzio la costa che si avvicinava. Altro cielo grigio sopra distese di palazzi in lontananza, alti come montagne, rumori di sirene nel porto e in mezzo al mare. Su un’isola staccata da tutto si ergeva solitaria e maestosa la statua immensa di una donna con la corona, che teneva un braccio alzato a reggere una fiaccola. Il sole era comparso in quel momento e sua madre si era fatto il segno della croce guardando la statua. Tommasino aveva guardato anche lui e un brivido gli era sceso nella schiena, gli aveva chiuso lo stomaco. Quel viso… quel viso era chino nella sua direzione. Guardava lui. Quella donna non era la Madonna che ha pietà e perdona. Il suo viso era severo. Si aspettava qualcosa da chi entrava nel suo regno. Cosa voleva? Era esigente. Sembrava sapere tutto. Tommasino ricordava di non riuscire a distogliere lo sguardo da quella statua. Poi si era lasciato prendere dall’odore della nuova terra e una euforia mista anche a paura lo aveva preso. Stava attaccato alla gonna di sua madre mentre suo padre si faceva dignitosamente strada con la valigia di cartone seguendo le indicazioni di uomini in uniforme che urlavano in una lingua mai sentita. Altri uomini ben vestiti parlavano il loro dialetto e traducevano dicendo dove andare. Suo padre si era attaccato disperatamente a uno di questi uomini e avrebbe voluto che lo accompagnasse in tutta quella baraonda, ma l’uomo lo aveva sgarbatamente spinto assieme agli altri in una lunga fila, verso un capannone dove li aspettavano altri uomini seduti a dei tavoli che prendevano i loro nomi. A Tommasino era sembrato di diventare sordo. Non capiva le parole e quando sentiva qualche termine conosciuto aguzzava l’attenzione, sperando che tutti continuassero a farsi capire… che cosa strana, che ostica quella lingua diversa!

Erano passati tanti anni da allora. Tommasino aveva imparato l’inglese, suo padre e sua madre non ci riuscivano, solo qualche parola e sembravano soffrire quando erano costretti a dirla. D’altronde, se non si usciva da Little Italy si poteva vivere anche senza parlare inglese.
«Non vi preoccupate. Penserò io a tutto» diceva sempre Tommasino mano a mano che cresceva. Aveva conosciuto altri paesani che si erano integrati, si era unito a loro, vestiva bene e fumava sigari costosi. «Mi farò strada, vedrete. Ho capito come funziona qui».

«Sono venuto, Tommasino»
Padre Gualtiero era della sua terra, parlava il suo dialetto e lo chiamava con il suo vero nome.
«Posso offrirvi un bicchiere di vino padre? È molto buono, davvero»
«Certo Tommasino. Volentieri»
Gli uomini in uniforme aspettavano in silenzio dentro le loro uniformi scure, i visi bianchi come la luna. Quando il prete posò il bicchiere sul tavolo uno di loro disse «Le mani, Tommy»
Tommasino allungò le mani, che furono chiuse dentro due catene.
«Il Signore è il mio pastore: nulla mi mancherà», cominciò a pregare padre Gualtiero, indossando la stola viola. Si incamminarono in un lungo corridoio bianco e grigio con tante porte chiuse, mani che sporgevano da piccoli finestrini, mani che battevano ritmicamente sulla porta una tazza o un piatto di peltro, ad accompagnare i loro passi.
«Godd luck, Tommy!» disse qualcuno.
«Anche se camminassi in una valle oscura, non temerei alcun male…»
Tommasino guardò estasiato una grande porta in fondo al corridoio che si spalancava. Altri uomini in uniforme e in borghese si unirono a loro, ma Tommasino era avanti a tutti, con don Gualtiero e le guardie al suo fianco. Arrivarono in una piccola sala illuminata a giorno; in un angolo buio stavano sedute delle persone. Lo guardavano. Al centro della sala una sedia di ferro. Sopra, sospesa, una corona di cuoio attaccata a un filo. Era per lui.
Tommasino sentì sulla schiena e sullo stomaco la stessa sensazione che aveva provato da bambino sbarcando in America. Sorrise triste ricordando. Ecco cosa voleva dirgli la statua della Libertà, dunque! Lo stava avvisando!
«Oh madre mia! O padre mio! Avete visto? Vostro figlio è diventato un uomo importante! Quanta gente oggi per me! Tutti mi guardano! Tutti!»
Due lacrime scesero sul suo volto.
«Madre mia! Padre mio! Perdonatemi! Voi non lo sapevate cosa c’era in America per Tommasino!»
«… E rimarrò nella casa del Signore per lunghi anni»
«Amen»
Amen, Tommasino.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Hai scelto una brutta storia di malavita, nell'ambito dell'emigrazione dall'Italia all'America, inseguendo il sogno di una vita migliore, per necessità, per fame.
Qualcuno, tra quelli della Little Italy, ha ceduto al miraggio di sporchi ma facili guadagni, non pensando a che prezzo, o fregandosene, credendosi impunito, come il Tommasino del tuo racconto.

Padrone della tua penna, fai calare il lettore nell'atmosfera dell'epoca e dei luoghi.
La Statua della Libertà incombe sugli emigranti lontana e dura come la nuova terra all'arrivo.

Bravo, @Alberto Tosciri :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Suo padre si era attaccato disperatamente a uno di questi uomini e avrebbe voluto che lo accompagnasse in tutta quella baraonda, ma l’uomo lo aveva sgarbatamente spinto assieme agli altri in una lunga fila
credo che sarebbe meglio sostituire "l'uomo" con "il poliziotto" o "il tizio in uniforme", perché così sembra che si riferisca all'uomo cui si era attaccato il padre e crea un po' confusione.
Bello, e tristissimo colpo di scena, il lauto pranzo dell'apertura che scopriamo essere l'ultimo pasto del condannato. Condannato che all'ora dell'esecuzione ripensa al suo arrivo in America e alla "promessa" della statua della libertà.
Mi piace molto la metafora della corona di cuoio della sedia elettrica per un uomo che ha voluto essere importante, essere re.
Profondo, efficace, nessuna parola di troppo; per me un gran bel racconto.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI147] Tommy ricorda

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@Alberto Tosciri ben trovato.
Il tuo è davvero un bel racconto, intriso di tristezza ma che mi ha fatto riflettere nel suo epilogo che spiazzandomi mi fa comprendere che il pranzo opulento nell'incipit altri non era che l'ultimo pasto di un condannato a morte.
Concordo con @Bef , molto profondo, misurato ed efficace.
Bravissimo.
Cito questo passaggio che mi ha colpito particolarmente, ma ce ne sarebbero anche altri:
Tommasino sentì sulla schiena e sullo stomaco la stessa sensazione che aveva provato da bambino sbarcando in America. Sorrise triste ricordando. Ecco cosa voleva dirgli la statua della Libertà, dunque! Lo stava avvisando!
Una curiosità come mai il nome Tommasino con questo vezzegiativo benché ormai adulto? Collegato all'infanzia del protagonista quando ha raggiunto gli USA?

Re: [MI147] Tommy ricorda

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ciao @Alberto Tosciri . Insomma, già ho detto a @Macleobond che il suo rione milanese mi sembrava più la descrizione della Little Italy. Senza sapere che tu avresti usato tale punto di riferimento, devo riconoscere che Little Italy è a tutti gli effetti, sinonimo del viaggio della fortuna per gli italiani. Il miraggio della buona sorte, di un lavoro dignitoso. Buona l'idea, quindi. Noto che anche te chiudi con un evento funesto che mette in secondo piano il tema trascloco. Certo che Tommasino trasloca nuovamente, ma non mi sarei aspettato all'inferno. Il racconto aveva il giusto gusto nostalgico per un finale " maccheroni e mandolino", peccato. ciao Alberto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Ciao @Poeta Zaza
Grazie per l'apprezzamento.
In effetti questo trasloco nell'America di un tempo non è stato fortunato. Non erano tempi facili, ma neppure adesso penso.

Ciao @Almissima
Grazie per l'apprezzamento. Tommasino può anche essere siciliano ma nel mio intendimento poteva essere un qualunque italiano del Meridione. Tipico della disperazione umana comune a tutti, alla fine, darsi coraggio in quel modo, magari credendo di essere un vincitore quando invece si ha drammaticamente perso. Le lacrime finali e la richiesta di perdono ai genitori fanno parte di questa consapevolezza tardiva.

Ciao @Bef
Grazie della tua lettura nonché apprezzamento.
Hai ragione sulla notazione che mi hai fatto, in effetti come ho messo io la frase crea confusione.
Anche la metafora della corona di cuoio che hai notato è rispondente a quello che intendevo, mi fa piacere che è stato colto.

Ciao @julia1983
Contento che il racconto ti sia piaciuto.
Ho lasciato il diminutivo di Tommasino perché sarebbe stato plausibile che lo chiamassero così anche una volta diventato adulto, pure al di fuori della sua famiglia. In fondo non era poi vecchio quando finì sulla sedia elettrica.

Ciao @bestseller2020 e grazie della tua lettura.
Difficilmente faccio finire un racconto a "maccheroni e mandolino", avrei difficoltà per diversi motivi.
Per spiegarti cosa intendo davvero, il mio pensiero, ti lascio la breve scena finale del film "Pane e cioccolata" con un magnifico Nino Manfredi. Se non hai visto il film ti consiglio di vederlo. In breve, Nino, emigrante ciociaro in Svizzera, dopo mille vicissitudini e disadattamenti decide di tornare in Italia. Ma sul treno che lo riporta a casa si sveglia all'alba con connazionali che cantano "Basta che ci stà 'o sole, basta che ci stà o mare..." e... guarda l'espressione del viso di Nino: dice tutto. Non vuole più far parte di quella gente, di quella mentalità, di quel modo di vivere, di quella miseria senza via d'uscita. Ferma il treno in una galleria e ricompare a piedi in mezzo ai binari, con la valigia in mano. Preferisce ritornare in Svizzera.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Una vita intera in poche scene @Alberto Tosciri
Da quando scende dalla nave, le scelte non dovevano essere poi molte. Per farsi strada, emergere, e arrivare da qualche parte, qualsiasi parte ci saranno voluti comunque dedizione, paura e sacrifici.
Sono così tante le storie che si potrebbero raccontare, di immigrazioni, discriminazione, sofferenze e sempre per arrivare da qualche parte.
Mi è piaciuto davvero tanto! è come un delineo appena accennato, uno schizzo che affascina anche se non svela ancorà l'arte fa capolino.

Re: [MI147] Tommy ricorda

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«Mi farò strada, vedrete. Ho capito come funziona qui»

Aveva quasi capito, perché in realtà la prima regola era, e ancora è in America: non farti mai prendere. Trump per ora c'è riuscito e, sicuramente, ne ha fatte più di Tommasino.

Ottimo racconto, @Alberto Tosciri, atmosfera resa perfettamente e finale all'altezza.

Unico appunto:

«Allora mi chiamavo Tommasino. Adesso tutti mi dicono Tommy. Ho fatto grandi progressi».

personalmente non l'avrei messo come dialogo, ma come riflessione autoironica del protagonista.

A proposito di protagonisti, una menzione speciale come migliore attrice non protagonista alla Statua della Libertà. Senza dire una parola, ma solo con l'espressione del volto, aveva tentato invano di avvertirlo.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Un tema che andrebbe sempre ricordato, sempre, nella memoria di ognuno di noi, soprattutto per chi ha la memoria a breve termine. Il passo verso la tragedia è breve quando la disperazione è l'unica condizione.
Mi era sfuggito il dettaglio dell'ultimo pasto descritto all'inizio, ottima idea; forse farei uno stacco, considerato il balzo temporale, dal seguito per dare una pausa al lettore per meglio riflettere.
Inevitabilmente quel Tommasino mi ha fatto balzare alla mente quell'altro più famoso. uno dei più importanti pentiti, non so se era voluto.
Finale perfetto. Bello.
A rileggerti @Alberto Tosciri

Re: [MI147] Tommy ricorda

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@Alba359
Ciao e grazie del commento e apprezzamento. :)

Ciao @Macleobond
Grazie per la tua lettura e per l'apprezzamento.
Simpatico il riferimento a Trump che non si è fatto prendere... La differenza sta nel fatto che Trump non è solo. Ricchezza a parte, che conta, ha il Texas e un'altra ventina di stati americani, in gran parte del centro e del sud che la pensano come lui. Ora, dichiarare pazzo un uomo è facile, un po' sospetto e difficile è che siano tutti pazzi anche gli abitanti di ventuno stati americani...
Condivido la tua correzione circa il pensiero di Tommasino che dovrebbe essere appunto sotto forma di pensiero e non di dialogo.
Mi fa piacere la menzione per la Statua della Libertà. Riferirò. :)

Ciao @Monica (purtroppo con la @ davanti non riesco a taggarti, non compari in elenco...)
Ti ringrazio per le tue belle parole, sei sempre gentile nei confronti di quello che scrivo, la cosa mi fa indubbiamente contento :)

Ciao @Kasimiro
Grazie per la lettura e il gradimento.
Il riferimento al Tommasino che dici tu, il famoso pentito per intenderci, a dire il vero non ci avevo proprio pensato. Del resto l'epoca in cui ambiento il racconto sono i primi decenni del Novecento, erano altri tempi, per quanto non certo meno crudeli di quelli di oggi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
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Re: [MI147] Tommy ricorda

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Alberto Tosciri ha scritto: dom mar 28, 2021 7:56 pm«Non vi preoccupate. Penserò io a tutto» diceva sempre Tommasino 
Eh, caro @Alberto Tosciri , mi sa che Tommasino ci ha pensato un po' troppo...
Bel racconto, mi è piaciuto moltissimo l'arrivo in America.
Le lacrime finali meno, forse perché sono state anche le mie.
Alberto Tosciri ha scritto: dom mar 28, 2021 7:56 pmSorrise triste ricordando. Ecco cosa voleva dirgli la statua della Libertà, dunque! Lo stava avvisando!
Lo vedi quanti guai ci risparmieremmo se fossimo solo un po' capaci di leggere i segni?  ;)
Grazie per questo bel racconto.
Alla prossima.
Nessun timore, nessun favore, nessun rancore.

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Ciao @Alberto Tosciri . Sarò sincero, stavolta sono poco convinto, perché mi è sembrato come se del racconto manchi il pezzo centrale. Ci ritroviamo con Tommasino che arriva in America e poi va dritto al patibolo, e non ci resta che prenderne atto. Perché, per come, e della vita vissuta nel frattempo non ci dici molto (anzi nulla). O forse è proprio questo il messaggio: una catena di montaggio che da Ellis island porta diretta alla sedia elettrica. Tuttavia, come tutti gli schematismi automatici, detta così non riesce a convincermi.
Alla prox
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Ciao @paolasenzalai 
Grazie per il tuo commento e per esserti commossa per la fine di Tommasino.
Davvero nessun essere umano dovrebbe finire così.

Ciao @Edu 
Grazie per la lettura. Non posso darti torto, manca la parte centrale, le motivazioni per cui il personaggio finisce sulla sedia elettrica.
Qualche brevissimo cenno l'ho fatto, ma certo non era sufficiente, troppo scarno
Alberto Tosciri ha scritto: Erano passati tanti anni da allora. Tommasino aveva imparato l’inglese, suo padre e sua madre non ci riuscivano, solo qualche parola e sembravano soffrire quando erano costretti a dirla. D’altronde, se non si usciva da Little Italy si poteva vivere anche senza parlare inglese.
«Non vi preoccupate. Penserò io a tutto» diceva sempre Tommasino mano a mano che cresceva. Aveva conosciuto altri paesani che si erano integrati, si era unito a loro, vestiva bene e fumava sigari costosi. «Mi farò strada, vedrete. Ho capito come funziona qui».
Il fatto che un povero immigrato (di quell'epoca) vestisse bene e fumasse sigari costosi significava che poteva aver fatto fortuna onestamente (molto raro, in poco tempo) oppure disonestamente (più probabile, in poco tempo). Potevo dilungami un po' di più però, hai ragione.

Ciao @Garrula 
Grazie per l'apprezzamento. L'argomento in effetti non è originale, storie di questo tipo ce ne sono a moltitudini.  Pensavo di trattare la cosa da lievi angolazioni diverse. A volte riesce a volte un pochino di meno.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Ciao @Alberto Tosciri,
come al solito, i tuoi racconti sono sempre una garanzia. Bel colpo di scena, dove il lauto pasto si rivela l'ultima cena di un condannato a morte. Belli i riferimenti alla religione, come la comparazione tra la statua della libertà e la madonna o il lamento di Tommy, nel finale, che ricorda molto quello di Gesù cristo sulla croce.
Non mi intenerisce la storia del protagonista, era un mafioso e non so provar pena per lui. Però appunto, credo anche che non ci sia stato modo per me di empatizzare con lui. L'ho trovato infatti un racconto un po' troppo breve, avrei speso un po' più di tempo nel descrivere la vita di Tommasino-Tommy, e i suoi flashback. 
Comunque, per il resto commentoin modo irritante e pignolo, e spero che tu non te la prenda:
Alberto Tosciri ha scritto: «Guarda Tommasino, guarda! Siamo in America adesso!» gli diceva sua madre felice, mentre suo padre non riusciva a trattenere una lacrima fino ai baffoni.
«Allora mi chiamavo Tommasino. Adesso tutti mi dicono Tommy. Ho fatto grandi progressi».
Proverei a usare una distinzione tra battute pensate e battute dette. Magari, ciò che viene pensato può essere messo tra virgolette"". Qui, ad esempio, si era creata, almeno per me, un po' di confusione.

Ci sono, poi, alcune ripetizioni:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"Tommasino aveva imparato l’inglese, suo padre e sua madre non ci riuscivano, solo qualche parola e sembravano soffrire quando erano costretti a dirla. D’altronde, se non si usciva da Little Italy si poteva vivere anche senza parlare inglese."[/font]
Alberto Tosciri ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Alberto TosciriGli uomini in uniforme aspettavano in silenzio dentro le loro uniformi scure, i visi bianchi come la luna.[/font]

Alberto Tosciri ha scritto: Arrivarono in una piccola sala illuminata a giorno; in un angolo buio stavano sedute delle persone. Lo guardavano. Al centro della sala una sedia di ferro.
Per il resto, nulla da aggiungere.


Grazie e alla prossima :)

Re: [MI147] Tommy ricorda

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@Alberto Tosciri mi unisco al coro di approvazione, ti sottolineo soltanto le due frasi iniziali che, trattandosi di un pensiero dovrebbero essere unite. Alla priama lettura, infatti, pensavo che la seconda fosse la battuta di un altro personaggio. Pertanto, secondo me, andrebbe scritta così:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Il pranzo non era male –  pensava Tommy –. A[/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]ddirittura anche un sigaro alla fine. Lo fumo, sì. E anche il vino non è male, con tutto che qui non sono capaci a farlo come da noi». Inoltre andrebbe in corsivo per differenziarla dalle battute dei genitori. Se invece è solo la prima frase un suo pensiero, e la seconmda viene pronunciata a voce alta, allora metti almeno la prima in corsivo.[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il tema è importante perchè, ahimè, racconta di una nostra piaga: l'avere esportato insieme a tanta brava gente anche quella che ci avrebbe fatto conoscere al mondo sotto il peggiore degli aspetti: i malavitosi. Non sappiamo cosa abbia trasformato Tommasino in un delinquente, forse l'incapacità dei suoi a integrarsi. Nel passaggio che riporto sotto colgo questo aspetto. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Erano passati tanti anni da allora. Tommasino aveva imparato l’inglese, suo padre e sua madre non ci riuscivano, solo qualche parola e sembravano soffrire quando erano costretti a dirla. D’altronde, se non si usciva da Little Italy si poteva vivere anche senza parlare inglese.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Non vi preoccupate. Penserò io a tutto» diceva sempre Tommasino mano a mano che cresceva. Aveva conosciuto altri paesani che si erano integrati, si era unito a loro, vestiva bene e fumava sigari costosi. «Mi farò strada, vedrete. Ho capito come funziona qui».[/font]
[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Dopotutto non abbiamo altri appigli per capire dove e quando si è perso.[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Nel tuo racconto hai saputo creare la giusta atmosfera, curato l'ambientazione, scelto il particolare della corona di cuoio. Salta agli occhi il riferimento alla prima vista arrivando, in testa alla statua. La suggestione rende preda molti bambini. Un'immagine li colpisce e se la portano dietro per sempre, a volte anche nella scelta di un mestiere, di uno stile di vita. bello far sì che il personaggio, nell'immagine della corona, allacci l'arrivo nella terra promessa alla dipartita da essa. Come un cerchio che si chiude.[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non sappiamo di quali reati si sia macchiato, ma da Al capone a Pizza connection non c'è che l'imbarazzo della scelta. [/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Un buon racconto. Complimenti[/font][/font]

Re: [MI147] Tommy ricorda

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Grazie @Garrula  per la lettura e l'apprezzamento.
Trovo giusta la tua osservazione sul fatto che avrei dovuto distinguere le battute pensate e dette. Così generano qualche inciampo e difficoltà nella lettura.

Grazie @Adel J. Pellitteri 
Anche tu hai notato gli stessi particolari di @Garrula , mi rendo conto che devo rivedere quella parte dei dialoghi.
Purtroppo hai ragione sul fatto che molti italiani in America si siano fatti conoscere per eventi malavitosi, ma ve ne sono anche di più che si sono comportati bene. Prossimamente racconterò, seppure in forma romanzata qualcosa di alcuni di questi.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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