[MI145] Il mostro

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Traccia di mezzogiorno

“Braccio su, sinistra, destra, giù. Cambio braccio: su, destra, sinistra, giù. Ripetete cinque volte per parte. Ora le gambe: oscillate in avanti e indietro, poi andate giù con la schiena e le mani verso le caviglie. Ripetete cinque volte per parte”. Ore 17,01, Michele non si perdeva una puntata delle lezioni di stretching in diretta streaming, cascasse il mondo. Se era fuori, rientrava per l'occasione. Duravano sette minuti esatti e gli esercizi si ripetevano sempre uguali, tutti i giorni, ma per Michele era come se fosse la prima volta. Dopo quella pausa stava meglio e si sentiva libero.
“Fate dorare la cipolla e aggiungete il riso, fatelo tostare qualche minuto, sfumate con vino, brodo, zafferano, burro, parmigiano.” Non ricordava da che parte venisse, ma un po' di milanese lo aveva acquisito. Ore 11,50. la ricetta del giorno non se la perdeva per nulla al mondo.
Gli piaceva riposare sulla poltrona morbida di velluto blu, ascoltando i suoni del mare che partivano in automatico dalle ore 15 alle ore 15,30.
Scostava la tenda, Michele, per guardare fuori dalla finestra: alle sette di mattina e alle sette di sera. Due momenti scanditi dal suono di una sirena: quello della mattina per l'inizio del giorno; quello della sera per l'inizio della notte. Michele osservava la piazza vuota perennemente. Nessuno si azzardava a uscire perché il mostro poteva essere dietro l'angolo. Aveva già fatto molte vittime e anche le case si erano dimostrati luoghi insicuri.
Il suono delle 19 era il segnale per andare a dormire. Il momento peggiore: gli incubi. Il suo predominante era quello di essere assalito dal mostro, anche se nessuno lo aveva mai visto. Sognava sempre di correre in una pianura dove l'orizzonte si perdeva, e di essere inseguito da un respiro, un fiato, non solo sul collo, ma nell'anima.
Poi, la sirena delle sette lo ridestava; il video si accendeva per la consueta lezione di uncinetto: era già al milleduecentotrentaquattresimo centrino, che realizzava sempre uguale, e l'attesa per il nuovo era sempre altissima.
“Dai freddi altopiani tibetani un imponente animale domina le alture: lo yak, simbolo del Tibet. Una tonnellata di massa muscolare con due grandi corna che si elevano verso l'alto. Un manto spesso e peloso lo protegge dalle gelide temperature.” Non poteva mancare il documentario sulla natura e Michele si rilassava osservando quei posti carichi di spiritualità. Era innamorato di quell'enorme bovino e ogni giorno aspettava di incontrarlo. L'attesa veniva puntualmente premiata.
Ma il momento clou era quello delle 18,57: il balletto. Le chiamavano le gemelle, anche se una era di colore e l'altra bionda bianco latte. Cantavano anche, e nel mentre muovevano le loro membra con un'eleganza e raffinatezza che non potevi far altro che guardarle sdraiato a pancia in su, prima del buio della notte. Non poteva esserci nulla di più estasiante e distraente dal pensiero del mostro.
Alle 17,59 suonava il campanello di casa. Un foglietto oltrepassava verso l'interno dalla fessura sul pavimento: il bollettino. Ogni giorno si veniva informati delle novità sul mostro, su quante vittime aveva fatto, dove era stato avvistato l'ultima volta, o se fosse stato ucciso, ferito o catturato. Tutti i giorni, fremente dall'emozione, Michele apriva il foglietto piegato in due, lentissimamente, per gustarsi più a lungo possibile quel momento cruciale. E tutti i giorni il brivido che lo pervadeva lungo tutto il corpo si interrompeva alla vista del bianco. Per Michele era sempre una novità sapere che non c'erano novità, e si tranquillizzava sapendo che la sua casa era più sicura di un bunker antiatomico.
Ore 10,37: lezioni di calligrafia medievale.
Ore 12.01: suggerimenti su estrazione di succhi senza l'estrattore.
Ore 16,20: i giochi di una volta: il nascondino
Ore 9,12: la medicina nella storia: le sanguisughe e il loro potere curativo.
Ore 13,54: lezioni di diritto amministrativo della regione Marche.
Ore 18,05: la matematica per tutti: l'addizione.
Rimanevano solo tre piccole pause di tre minuti e mezzo per soddisfare i bisogni fisiologici, una di cinque minuti per il lavaggio delle parti intime e una volta la settimana, il lunedì, a scapito delle lezioni di calligrafia medievale, si poteva fare un bagno completo.
Negli anni Michele stava diventando giallo di carnagione, non per la passione per il paese più popoloso del mondo, ma per il risotto alle milanese che ormai da anni rappresentava l'unica pausa pranzo.
Il tempo era scandito da quelle centinaia di video che lo distraevano dalla presenza del mostro e lo facevano sentire al sicuro, nella sua casa.
Un giorno il bollettino annunciò una clamorosa novità. Sul foglietto piegato apparve una emme maiuscola barrata con una croce.
“Che scherzo del cavolo!” pensò Michele “E di cattivo gusto!” continuò.
Le sirene del mattino e della sera non suonarono più.
“Sono tutti impazziti?” si domandò fra sé.
I canali video non trasmettevano più nulla e un rumore di folla festante invase le strade.
“Vogliono tutti suicidarsi!” esclamò senza scomporsi. “Il mostro non aspettava altro!” continuava incredulo a domandarsi. “Io non uscirò per niente al mondo. Qui sono al sicuro e mai nessuno potrà venire a prendermi” concluse prima di congedarsi.

Re: [MI145] Il mostro

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Letto.
Wow, anche tu non scherzi affatto eh
Che dire? Hai preso il toro per le corna e hai deciso di usare la catarsi della narrazione per raccontare invece qualcosa di clamorosamente vivo e pulsante nelle nostre vite moderne. È un argomento delicato e certamente rischia di esasperare gli animi, ma io trovo che sia stato gestito bene, senza eccessive enfasi.
Bello. Va dritto a segno e mostra chiaramente il labirinto della società umana in questo momento.
Ottimo lavoro. Piaciuto.
Ps. Piu avanti ci ritorno sul commento ;)

Re: [MI145] Il mostro

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Un percorso quotidiano che dovrebbe aiutare a gestire l’ansia del protagonista e diventa altamente ansiogeno per il lettore.
Mi hai coinvolta in questo loop di abitudini, portata nei meandri oscuri della paura, ma alla fine hai lasciato intravedere che si possono trovare in noi stessi le risorse per guadagnare la via d’uscita da questo labirinto soffocante.
Un lavoro interessante che offre spunti di riflessione. Bravo. @Kasimiro

Re: [MI145] Il mostro

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Molto ben scritto e dal messaggio inquietante anche per la nostra realtà attuale: per paura di un mostro invisibile, arriveremo ad abituarci ad avere la vita scandita da altri, tanto da evitare di viverla da protagonisti? I più deboli di noi, come il Michele del racconto, diverranno assuefatti alla vita teleguidata da non volere più uscire di casa anche quando il mondo festeggerà il fine pericolo?

Da brividi... Bravo, @Kasimiro :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI145] Il mostro

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Non ho capito bene il finale @Kasimiro
Ho pensato che la grande M sul foglietto stesse per indicare che il mostro sia lui. Ma mi è sembrato molto strano. Se quello è il bollettino sulle attività del mostro, perchè la comunicazione contiene solo una lettera dell'alfabeto e una croce sopra? il Mostro è morto è tutto finito, potete uscire liberamente
Michele non avrebbe preso la notizia come un scherzo ma avrebbe continuato a dubitare. Dopo tutto il tempo passato a sognarlo, a cercare di distrarsi per non pensarci e soprattutto, dopo essersi assuefatto alle norme, le pause, e i video cosi bene, il dubbio sarebbe un buon alibi per contunuare la sua vita comoda e senza sorprese.
Mi hai ricordato molto il periodo della quarentena. Per me è stato un periodo di preoccupazioni per la mia attività, per i miei genitori anziani ma, diciamolo me la sono goduta alla grande, perfino le file al supermercato mi davano la sensazione di calma e tranquillità. Ho fatto cose che non facevo da anni in quel periodo. Certo, ci avrei sguazzato in quella bolla del dolce far niente, se non fosse stato che la realtà era molto diversa.
Il tuo protagonista ha affermato il suo stato di betitudine e lo ha fatto diventare un punto di non ritorno.
Bello!
mi sono piaciute molto le cose che vede nei video:
Ore 10,37: lezioni di calligrafia medievale.
Ore 12.01: suggerimenti su estrazione di succhi senza l'estrattore.
Ore 16,20: i giochi di una volta: il nascondino
Ore 9,12: la medicina nella storia: le sanguisughe e il loro potere curativo.
Ore 13,54: lezioni di diritto amministrativo della regione Marche.
Ore 18,05: la matematica per tutti: l'addizione.

Sono così assurdi che sembra tutto reale e ben congegnato.
Ho apprezzato questa frase:
Per Michele era sempre una novità sapere che non c'erano novità
ritengo che qui tu abbia creato il vero mostro


sicuramente mi è sfuggito qualcosa però!
all'inizio del racconto dici:
Michele non si perdeva una puntata delle lezioni di stretching in diretta streaming, cascasse il mondo. Se era fuori, rientrava per l'occasione.
ma poi si intuisce che il protagonista non esce da casa da molto tempo.
E poi alla fine dici:
prima di congedarsi.
congedarsi da chi?
IL racconto è una piccola bomboniera confezionata ad arte, Dentro ci sono i confetti. Sono cinque e ognuno ha un gusto diverso.
Ecco, io credo che ogni lettore assaggerà dal tuo racconto il gusto che più gli piace.
Il mio è al pistacchio. Bella lettura! lo rileggerò ancora, sicuramente coglierò altre note che mi sono sfuggite

Re: [MI145] Il mostro

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Che dire...grazie @Nerio per l'apprezzamento.

Ciao @Monica " Mi hai coinvolta in questo loop di abitudini, portata nei meandri oscuri della paura, ma alla fine hai lasciato intravedere che si possono trovare in noi stessi le risorse per guadagnare la via d’uscita da questo labirinto soffocante."
Vero, ma sembra che il protagonista non ce l'abbia fatta, schiacciato dall'ingranaggio e perso nel labirinto, ma è anche l'unico luogo che gli da sicurezza.

"Molto ben scritto e dal messaggio inquietante anche per la nostra realtà attuale: per paura di un mostro invisibile, arriveremo ad abituarci ad avere la vita scandita da altri, tanto da evitare di viverla da protagonisti? I più deboli di noi, come il Michele del racconto, diverranno assuefatti alla vita teleguidata da non volere più uscire di casa anche quando il mondo festeggerà il fine pericolo?"
E già. Grazie @Poeta Zaza

Perbacco @Alba359, non ti è sfuggito proprio niente. All'inizio con "quel rientrava per l'occasione volevo sviare il lettore, per farlo entrare gradualmente nella storia. Può essere anche interpretato con un rientrare con la mente, come se un'evasione del pensiero fosse da bandire.
Devo confidarti che subito dopo averlo pubblicato, avrei dato il titolo così: M.
Una semplice M ad indicare il mostro in maniera ancora più astratta, che viene poi ripreso dal bigliettino.

"Dopo tutto il tempo passato a sognarlo, a cercare di distrarsi per non pensarci e soprattutto, dopo essersi assuefatto alle norme, le pause, e i video cosi bene, il dubbio sarebbe un buon alibi per contunuare la sua vita comoda e senza sorprese."
Esatto, è proprio così! E se Michele avesse fatto questa vita anche prima dell'arrivo del mostro?
Hai colto ancora con quel congedarsi. Mi aveva lasciato un po' perplesso anche a me, ma poi ho pensato che forse voleva congedarsi dal mondo, da tutti quelli che erano usciti e avevano trovato uno spiraglio, mentre lui non era stato in grado, almeno per ora.
Grazie ancora per tutte le altre belle parole.

Re: [MI145] Il mostro

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Ciao @Kasimiro
L'idea è molto carina, la scrittura chiara e lineare. Condivido gli appunti che ti ha già fatto @Alba359.
Aggiungo qualche limatura.
Scostava la tenda, Michele, per guardare fuori dalla finestra
Hai già ripetuto Michele diverse volte, e poi qui non c'è nessun altro.
Michele osservava la piazza vuota perennemente
Questione di gusti, ma cercherei di evitare gli avverbi in -mente, soprattutto quando sono di troppo.
il risotto alle milanese
Refuso: alla.
Al di là di queste piccole cose ho trovato la lettura piacevole e anche molto attuale visto quello che sta succedendo di questi tempi, e ti assicuro che il tuo personaggio non è così infrequente da incontrare.
L'ultima domanda: ma quand'è che va a fare la spesa?

Re: [MI145] Il mostro

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Ciao @Kasimiro
È proprio vero che, come intitolava Goya nella sua famosa acquaforte: "Il sonno della ragione genera mostri".
La situazione di Michele penso ricordi quest'ultimo assurdo anno passato, dove la ragione dei più è andata a farsi benedire. Ma sono sempre esistiti questi mostri invero. Il tuo personaggio mi ricorda molti tipi umani, variamente classificabili se non come mostri perlomeno anomali. Gente che ama la propria galera, che se la crea nella vita normale di tutti i giorni e che se poi gli viene imposta ci si sente a suo agio. Tanto che quando la galera, l'imposizione, la minaccia cessa non ci vogliono credere, non riescono ad accettarlo, hanno paura di affrontare la libertà, di stare faccia a faccia con la propria vita.
Un racconto che fa pensare, ottimamente scritto a mio parere, con quello scandire maniacale di operazioni e visioni televisive quotidiane, cose pacifiche e belle se fatte in libertà ma inquietanti se imposte.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI145] Il mostro

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Ciao @Kasimiro, è vero quello che in molti hanno scritto nei precedenti commenti; il tuo racconto ci inchioda al momento attuale, purtroppo. Però a me, debbo essere sincera, ha fatto pensare alla paura di vivere in generale. A quella zona di confort in cui ci rinchiudiamo ( e in questo la tecnologia non ci aiuta) per timore di contaminarci con le vite degli altri. Perché contaminarci vuol dire relazionarci. Amare, soffrire, mettersi in discussione, ribaltare la nostra visione. Fa paura. Mi è venuto alla mente il fenomeno del hikikomori. Una sindrome depressiva che ha colpito molti giovani giapponesi, i quali, apparentemente senza un motivo, restano chiusi in camera, si alienano, si auto escludono dalla società diventando letargici. È il rifiuto di vivere, l'ignavia, o forse il terrore della competizione, e dell'eventuale fallimento, a giustificare questa reclusione, non saprei bene. Il tema è delicato, e non sono né psicologa, né psichiatra, quindi non mi avventuro in analisi che certamente risulterebbero approssimative ed errate, ma, leggendoti, m'è venuto naturale fare questo accostamento. È un labirinto, certo. Ed è difficile uscirne, certamente. E Michele è debole, Michele non ci riesce infatti. Michele rifiuta l'idea che sia tutto finito, che il mostro è stato ucciso, Michele si inganna per continuare a non vivere.

È stato bello leggerti. Grazie :)

Re: [MI145] Il mostro

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"L'ultima domanda: ma quand'è che va a fare la spesa?"
Ma soprattutto, visto che mangiano solo risotto alla milanese, dove andranno a reperire le milioni di dosi di zafferano? Prometto che se faccio un sequel affronterò la questione, grazie @Poldo

Grazie @Almissima, molto sottili le tue parole

Grazie @Alberto Tosciri, lucida analisi ineccepibile.

Grazie @ioly78, molto bella la tua riflessione sul fenomeno del hikikomori, non ci avevo pensato sinceramente. La pericolosità di quello che succede al protagonista è quella di vivere le stesse identiche cose che si ripetono, come se fossero per la prima volta, e in questo trova la sua ragione di vita.

Re: [MI145] Il mostro

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Se era fuori, rientrava per l'occasione.
prima di congedarsi.
sono le due sole frasi che mi hanno lasciata perplessa: "se era fuori, rientrava" suona un po' come una falsa informazione al lettore, poiché dopo scopriamo che non esce mai di casa.
E di quel congedarsi non capisco il senso: si congeda dalla società umana? È il narratore che sfonda la quarta parete per dire al lettore: il racconto è finito, il personaggio si congeda?

C'è anche la cosa della simpatia per il paese più popoloso del mondo, che ho dovuto rileggerla due volte per capirne il senso, perché per quanto l'espressione esista, non ho mai visto un cinese con la pelle gialla. Ma è sicuramente una lentezza mia :)

Il racconto mi è piaciuto molto, fa anche un po' paura, perché ogni tanto me lo chiedo anch'io: non sarà che ci stiamo abituando talmente a stare in casa, a frequentarci solo tra noi, che quando infine si potrà tornare a muoversi, fare, incontrare, non ne saremo più capaci o interessati? Speriamo di non finire tutti nel tunnel di Michele.
Ciao
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [MI145] Il mostro

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Piaciuta moltissimo l'idea, ottima premessa: l'idea di una città blindata per un mostro che gira per le strade mi intriga tantissimo, non mi spiacerebbe affatto leggere qualcosa di più lungo. Agghiacciante anche la ripetitività della vita del protagonista, anche se mi ha abbastanza lasciato interdetto il non aver capito il perché. Cioè, okay avere una routine sempre uguale quando si è costretti in casa, ma così mi sembra un filo eccessivo. Bello anche il finale in cui il protagonista fa fatica a tornare alla normalità; arriva un po' troppo in fretta, ma i caratteri sono sempre risicati in questi contest, lo so

Re: [MI145] Il mostro

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"Se era fuori, rientrava per l'occasione."
"prima di congedarsi."
sono le due sole frasi che mi hanno lasciata perplessa: "se era fuori, rientrava" suona un po' come una falsa informazione al lettore, poiché dopo scopriamo che non esce mai di casa.
E di quel congedarsi non capisco il senso: si congeda dalla società umana? È il narratore che sfonda la quarta parete per dire al lettore: il racconto è finito, il personaggio si congeda?
Hai ragione @Bef, me lo aveva già fatto notare @Alba359, ho provato a dare una spiegazione ma evidentemente sono due punti deboli.
A volte corro il rischio di fare qualche battuta ironica, mi viene istintiva.
Grazie per l'apprezzamento.

Grazie a voi @Mina, @Edu e @Ippolita per la lettura e per aver lasciato un segno.

Re: [MI145] Il mostro

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ciao @Kasimiro . Sullo stile niente da dire. Ho letto senza affanni il tuo racconto. La trama non mi ha preso particolarmente, perché il tuo Michele è l'evidenza di quel tipo di uomo telediretto, che tanto piacciono ai nostri politici. Io trovo Michele seduto sulla pigrizia, e predisposto ad una sorta di lassismo. Mi verrebbe da ricordare un certo Erik Fromm in " fuga dalla libertà", parole sante , le sue. Buon racconto comunque. ciao a rileggerti.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI145] Il mostro

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"quando si ha paura e si è molto deboli e persi, è possibile trovare sicurezza creandosi un proprio personale labirinto e non abbandonandolo mai più."
E sì, penso che possa succedere. Grazie @Macleobond per l'apprezzamento.


"perché il tuo Michele è l'evidenza di quel tipo di uomo telediretto, che tanto piacciono ai nostri politici. Io trovo Michele seduto sulla pigrizia, e predisposto ad una sorta di lassismo."
Questa è sicuramente una possibilità, ma ce n'è un'altra e molte altre, tra cui la paura, anzi il terrore, verso qualcosa di sconosciuto, che può essere anche una banalità come vedere un posto nuovo o cambiare l'orario di un'abitudine; per cui si tende a costruirsi il proprio fortino, l'unico che possa dare sicurezza.
Grazie @bestseller2020 per il passaggio
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