Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ciao @Ippolita 

Avevo intenzione di partecipare a questo contest, scegliendo la stessa traccia da te scelta per questo racconto, ma la qualità di ciò che avevo scritto non mi soddisfava, inoltre era anche troppo lungo per il numero dei caratteri presenti.
Così ho deciso di rivederlo e di pubblicarlo fuori concorso, ma veniamo alla tua bella storia.

Ciò che mi piace dei tuoi racconti è l’ambientazione che sovente ci conduce in quel meridione della memoria, vissuto per nascita o per i ritratti che ci pervengono dalla nutrita letteratura o dal cinema italiano.
Sai condurre il lettore a respirare i profumi, gli odori, il clima psicologico in cui si muovono i tuoi protagonisti.
Proprio nel saper disegnare con brevi tratti le caratteristiche interiori dei personaggi che proponi, si legge quell’impronta di pensiero, di approccio all’esistenza che caratterizza in maniera esemplare il “sentire” del sud d’Italia.

Dalla cucina (nei piatti menzionati) al rapporto con la religione e la sua liturgia, ritroviamo il sapore di un personale vissuto dell’infanzia o dell’adolescenza.

Mi ha fatto sorridere la parte che narra delle ripetute confessioni del personaggio e dello scocciarsi del confessore nel sentirsi ripetere lo stesso peccato, perché mi ha rammentato un episodio simile capitatomi intorno ai dieci anni.
Andavo a messa ogni domenica e mi comunicavo per prendere la comunione: non avendo grandi peccati da confessare avevo adottato uno standard di peccati buoni per ogni occasione.
Pertanto elencavo i seguenti peccati: “ho risposto sgarbatamente ai miei genitori, ho avuto pensieri impuri, ho detto le parolacce, ho fatto i dispetti a mia sorellina, ho detto una bugia alla maestra per giustificarmi di non aver studiato la lezione, ecc.”
Non erano grandi peccati, ma al momento non avevo di meglio da confessare.
Una volta accadde che a una metà della settimana ci portarono a giocare al calcio in un campetto oratoriale di un’altra parrocchia, prima della partita ci fecero assistere alla messa.
Il sacerdote prima d'inizare la funzione ci disse che chi desiderava fare la comunione doveva confessarsi.
Io che non ero sicuro di essere ancora in grazia di Dio dalla precedente confessione domenicale, non ricordando esattamente se avessi o no fatto dei nuovi peccati, decisi di sciorinare la consueta confessione “standard”.
Nel confessionale, prima d'iniziare il sacerdote mi chiese da quanto non mi comunicassi e io, orgogliosamente, dissi che non lo facevo dalla domenica precedente, quindi’ partì con l’elenco solito.
Dopo avermi ascoltato il prete mi chiese se erano peccati nuovi rispetto a
quelli confessati nell’ultima confessione, ovviamente risposi di no, erano gli stessi.
A questa affermazione quello andò in bestia. Aprì la tendina del confessionale e mi affrontò con un diavolo per capello: disse che mi stavo prendendo gioco del sacramento, che stavo commettendo un sacrilegio, perché non era possibile che mi fossi dichiarato pentito la domenica precedente e avessi replicato gli stessi identici peccati tre giorni dopo.
Dio avrebbe punito la mia insolenza perché non facevo alcuno sforzo di non peccare, benché nella confessione avessi promesso di non ricadere in tentazione.

Ricordo che mi sentì mortificato fino alle lacrime, non feci neppure la comunione.
Da quella volta, in attesa che il Padreterno mi incenerisse, ho smesso di andare a messa e di comunicarmi, facendo un unica eccezione in occasione del mio matrimonio.

Scusami amica mia per questa lunga digressione, trovo inoltre nel tuo racconto quasi commovente il candore del protagonista, questa cosa del suo dramma interiore, per un peccato d’intenzione, per il quale cerca strenuamente espiazione, è un fatto dal sapore antico, perfettamente coerente con lo spirito che anima tutta la storia.
E’ qualcosa che nel nostro tempo attuale può fare sorridere i commuovere, certo assai lontana dallo spirito dei tempi che viviamo.
Eppure sono convinto che ancora esistano situazioni e storie di innamoramenti inconfessati, vissuti interiormente come una colpa, sebbene siano rimasti sentimenti confinati in una passione rimasta segreta e senza una conclusione reale.

Racconto molto godibile, complimenti e un abbraccio.
Ciao alla prossima. <3

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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ivalibri wrote: Insomma, la faccenda mi pare più sfaccettata rispetto ad altri comandamenti.
Sono d'accordo con te, @ivalibri. Grazie per la tua analisi!


Almissima wrote: E mi piace questo aspetto un po' infantile della rinuncia alle cose che piacciono per punirsi di una malefatta; traspare che l'ingegnere un po'arrogante pensa di sapere le cose meglio del prete.
 Sono contenta! Grazie infinite per le tue belle parole, @Almissima.
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Nightafter wrote: Sai condurre il lettore a respirare i profumi, gli odori, il clima psicologico in cui si muovono i tuoi protagonisti.
Che cosa bella! Grazie!
Nightafter wrote: si legge quell’impronta di pensiero, di approccio all’esistenza che caratterizza in maniera esemplare il “sentire” del sud d’Italia.
A me piacerebbe essere calabrese o siciliana, o comunque del sud: infatti spesso i miei personaggi lo sono. Nella realtà sono di Roma da generazioni, e un po' mi dispiace.
Nightafter wrote: Ricordo che mi sentì mortificato fino alle lacrime, non feci neppure la comunione.
Da quella volta, in attesa che il Padreterno mi incenerisse, ho smesso di andare a messa e di comunicarmi, facendo un unica eccezione in occasione del mio matrimonio.
Non sei l'unico, purtroppo. Preti e suore non di rado fanno enormi danni. 
Grazie per aver raccontato questo avvenimento e per il commento tutto.
Un abbraccio a te!  <3
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Edu wrote: Ciao, Ippo
Ciao, Edu. Ippo mi chiamava mia mamma. Ok, mi ci puoi chiamare.
Edu wrote: o se è il tuo stile.
Edu wrote: E mi va bene tutto, nella scrittura, purché consapevole.
Dal punto di vista redazionale, perseguo l'uniformità anche quando mi sbrigo. Diciamo che è un consapevole stile.
Edu wrote: Wed Dec 01, 2021 2:06 amOk! La coerenza c'è! Sei molto accorta!
È abitudine, perché lo faccio di lavoro.
Edu wrote: è eterno finché dura, e al contempo è eterno anche se finisce... Eh, che argomenti complicati.
Grazie per aver letto e per il commento squinternato. A domenica.  <3
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ippolita wrote: Ciao, Edu. Ippo mi chiamava mia mamma. Ok, mi ci puoi chiamare.
Va bene, Ippo
Ippolita wrote: perché lo faccio di lavoro.
E vabbé, lo hai accennato, non lasciarci con la curiosità. Che fai di lavoro? Editor?
Ippolita wrote: commento squinternato
Dichiaratamente ermetico, dai. E decisamente no-terrapiattaformista nelle parti in cui non si capisce niente  :facepalm:
Scrittore maledetto due volte

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