Traccia 1: "La terza stagione"
[MI183] Un mondo su misura
[MI183] Un mondo su misura
Oggi mi è cambiato il mondo e sono felice. Il calendario dice che è il giorno dell'equinozio: è il 22 settembre e comincia l’autunno, la mia stagione preferita.
E pensare che era solo un giorno qualunque, stamane, ma caldo di sole.
Dopo l’ufficio e un pranzo veloce, sono andata sul lungomare a passeggiare come al solito.
L’ho visto da lontano prendersi cura di un gabbiano ferito sulla spiaggia. Gli steccava la zampetta con un bastoncino, annodandola con una stringa della sua scarpa. Poi, tenendolo in braccio, veniva nella mia direzione. Con passo deciso, sorridente, ne intuivo lo sguardo chiaro, limpido come il cielo che ci sovrastava. “C’è una fontanella qui vicino” gli ho detto quando ci siamo incrociati. Avevo in borsa un astuccio porta trucchi e l’abbiamo usato per dissetare il povero gabbiano. Tenendocelo vicino, poi, ci siamo seduti sul muretto al sole, e abbiamo parlato per ore, forse, saziandoci della reciproca presenza, dimentichi del mondo circostante e dell’altrove.
Non mi era mai successo di parlare come respiro, e con un estraneo, per giunta! Di tutto e di niente: anche delle palme sfrondate in questi giorni di settembre che per me è il segno del rinnovarsi.
Lui ha dieci anni più di me ed è un tecnico informatico. Mi dice che è libero e che non ha mai incontrato nessuna come me prima.
“Letteralmente” ha aggiunto, e siamo scoppiati a ridere insieme.
Mi ha detto di avere un tandem adattato e accessoriato a disposizione nei pressi: così, siamo andati nel primo entroterra a spiare l’autunno che inizia il suo spettacolo.
Quando le foglie non succhiano più la linfa dai rami, vuol dire che sono mature e indipendenti. Peccato non si possa fermare più di tanto questo momento, che per me è il più bello. Ecco che prendono un colore più caldo, rivestendosi dell’oro delle stelle e del rosso vino. E in pieno autunno, nel bosco, sarà una festa con questi contrasti, quelle tinte che scorrono dal giallo al rosso più intenso…
Come, in un uomo di mezz’età come lui, con un fisico appesantito il giusto, vedi armoniose le rughe di espressione, perché riflettono la fisionomia di chi ha sorriso con indulgenza e fiducia, pur fra i tratti di dolori che l’hanno segnato ma non sopraffatto.
Sembra che brilli in lui la ricchezza maturata del raccolto, rispetto alla semina del giovane virgulto che è stato.
Chi ha interrogato l’orizzonte a lungo, ha avuto più possibilità di interpretarlo. Anche gli avvenimenti personali tristi o ingiusti si accettano e si spiegano, alla lunga, con un altro modo di vederli. Affinare il pensiero laterale, non diretto, aiuta a crescere (in senso figurato, eh!).
I giorni importanti del passato danno una luce diversa allo sguardo di ciascuno di noi. Riflettere le nostre luci ci ha unito.
"Tu vai per funghi?" gli chiedo. "A volte sì, e trovo anche porcini. Ma mi sa che oggi non ci provo. La mia dose di fortuna dev'essere terminata."
Lui ha i capelli sale e pepe, e gli occhi azzurri senza nuvole si sono avvicinati ai miei, e ci siamo baciati. Sapeva di vento e di liquirizia. Sapeva di buono.
Non sono una sciocca, non bacio gli sconosciuti al primo incontro, ma questo era segnato, lo so.
E pensare che ho tanto sofferto per la mia condizione, per le prese in giro dei miei coetanei a scuola, sin dalle elementari. Che poi sono continuate da adulta. Certo, sono cambiate: sguardi sfuggenti, sorrisi bassi di circostanza, cose del genere. Per fortuna, nel mio giro di relazioni, conosco tante persone perbene che, a vicenda, ci rispettiamo allo stesso livello. E per fortuna ho due amici, e sono grandi amici (letteralmente).
Penso che ogni condizione in cui ci troviamo ad essere abbia il suo perché, la sua spiegazione, il suo scopo. Ognuno deve cercare di essere al meglio se stesso, di cavarsi da dentro le migliori qualità, o perlomeno farne crescere anche solo una, ma al massimo delle sue capacità. Può essere un’arte, un’abilità manuale, e nel contempo correggere i propri difetti, specchiandosi negli occhi di un amico che ti dicono sicuro se ci stai riuscendo o no.
Per me era difficile essere in armonia col mondo, ma oggi ci sto in sintonia perché lo sento su misura per me.
Ora sono felice di essere quella che sono, e il mio amore è più alto di me, centoquaranta centimetri di amore, e se non fossi nana non ci saremmo considerati nemmeno, ovvio questo…
Ma ora so che dall’inizio della nostra vita eravamo destinati ad incontrarci e che è valsa l’attesa.
Ho il vantaggio di essere una nana e di conquistare la felicità alzandomi di poco sulla punta dei piedi. E mi sembra di toccare il cielo con un dito, uguale uguale a quello che succede a due “grandi” che si innamorano. È solo una questione di proporzioni.
Rispetto all’infinito non c’è differenza. Letteralmente.