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Traccia di mezzogiorno. Qualcosa di insolito.
Tutti hanno un compagno lungo la strada : a volte invisibile. Dinpal non ne conosce uno di quelli che come lui percorrono ogni giorno il tratto tra il mercato dei fiori a Calcutta sino al Howrah Bridge. Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire. Chi entra nel fiume di carne umana non può che farsi condurre dal movimento. Dinpal lascia chi sta dietro lui incollarsi al suo corpo e partecipare a quella unione di corpi diseredati verso il bagno di purificazione.
Anche George cammina per le vie di Manhattan secondo il preciso copione ben collaudato della Grande Mela. Dietro alle sue spalle non ha idea chi ci sia. Ne avverte però la presenza.
I passi si confondono, segnano la strada, spostano la polvere, consumano il marciapiede. Una infinità di passi, una infinità di anime in movimento a distanza controllata. Ordinati nel senso e nel ritmo, nei movimenti regolati dalle indicazioni dei semafori. Come un universo stellare regolato da forze ancestrali, che dopo il caos hanno trovato l'equilibrio. E tutto il suono di questi miliardi di passi umani si confondono con il rumore della città che fa da sottofondo sinfonico alla vita di chi vive in questa New York, dove il sogno americano si spegne giorno dopo giorno. Solo le bandiere a stelle e strisce rimangono l'unico baluardo di un sentimento che non si respira più nelle strade.
Anche Paolo quel giorno cammina. Ma i suoi passi sono solitari lungo quella strada che ben conosce. Il silenzio regna lungo le vie del centro, oramai svuotate per l'ora di pausa pranzo. Sono i cinque minuti che percorre a piedi per andare a prendere la macchina, dopo aver chiuso l'ufficio. Sono poche centinaia di metri fatti a piedi con calma, in rigoroso silenzio. Quel vuoto assoluto di rumore che gli serve per riuscire a captare il suono dei passi frettolosi di lei: Lisa.
Paolo indugia, spera con tutto il cuore di poter avvertire il suono di lei provenire da dietro di lui.
Indugia. E poi si ferma. Si volta di spalle e guarda il fondo della strada: nessuno compare.
I ricordi prendono possesso della sua mente.
Due settimane fa, sua moglie Piera, lo aveva chiamato al cellulare per ricordargli di passare all'agenzia viaggi per ritirare dei biglietti d'aereo. Le servivano per una breve vacanza con il loro due figli presso la sua famiglia di origine. “Stai tranquilla amore che passo! Anche se non ne avrei voglia, dato che mi lasci solo per una settimana”.
E per risposta lei lo aveva rimproverato di essergli sempre attaccato alle costole senza dargli respiro. “Lo sai quanto ti amo”, si giustificava ogni volta per questo suo attaccamento morboso.
In quella agenzia Paolo non ci aveva mai messo piede, benché fosse vicino al suo ufficio. L'aveva servito una ragazza di circa vent'anni, bionda, alta, snella, con due occhi color cioccolato e con un sorriso dolce e smagliante.
Preso i biglietti era uscito per tornarsene al suo ufficio. Ma lungo la strada lo aveva assalito una strana sensazione. Come se gli mancasse qualcosa. Si era fermato per controllare cosa mai la testa gli segnalasse. I documenti in tasca vi erano assieme al portafoglio; idem per il cellulare, le chiavi di macchina e di casa. Non mancava proprio nulla: i biglietti d'aereo li aveva in mano. Dopo qualche ora era tornato a casa e quando aveva rivisto Piera aveva realizzato una cosa sconvolgente: il suo cuore non aveva battuto come al solito nel rivederla. Anzi, il suo cuore sembrava agire mosso sotto un impulso nuovo, senza comando alcuno e in piena anarchia.
Col pensiero era tornato su quei quindici minuti passati in quella agenzia e di quella forte sensazione di mancanza a cui non si era dato giustificazione. Al viso di lei, della bionda Lisa, quella che l'aveva servito e consegnato i biglietti d'aereo. Lui le aveva sfiorato la mano inavvertitamente mentre li aveva raccolti. La verità a cui era arrivato lo aveva sconvolto: il suo cuore aveva preso a battere per lei fino a sembrare di scoppiare, toglierli il respiro. “Dio! Mi sono innamorato!”.
Erano stati giorni di malessere come mai aveva passato. Aveva nascosto il suo animo in disordine alla moglie Piera, pensando che mai avrebbe capito. E poi, ancora ricordi, solo ricordi...
Ricordi di quel giorno in cui camminava lungo la strada deserta per l'ora di pausa.
Dietro di lui il rumore felpato di passi che procedevano lenti come il suo camminare in compagnia dei suoi pensieri. L'istinto a fermarsi lo aveva portato a mettersi a lato della strada: aveva pensato che chi stava dietro poteva avere fretta e necessità di superarlo. Ma come i suoi passi cedevano il passo, anche quelli dietro a lui di fermavano. Incuriosito, aveva ripreso a rimettersi in movimento: con circospezione. Per un attimo era stato preso dal sospetto che qualcuno lo seguisse. Aveva accelerato il passo improvvisamente accorgendosi che dietro a lui qualcuno sbatteva pesantemente le suole sul marciapiede. A questo punto si era voltato e visto chi lo seguiva: era lei, Lisa. Preso alla sprovvista l'aveva vista avvicinarsi quasi minacciosa. “ Ma mi vuoi far cadere per terra? Che hai da correre?”, le aveva detto. Lui imbarazzatissimo le aveva chiesto il perché di quella domanda. E ci aveva messo tanta fatica pure a rivolgerle la parola dato che l'emozione di rivederla gli toglieva il fiato. “ Che fai? Mi eviti?”, aveva aggiunto lei in modo che non lasciava spazio a interpretazioni. Paolo aveva capito che anche lei aveva una forte attrazione per lui, e dal suo modo di guardarlo era chiaro. Di fronte a quella situazione aveva provato estasi e terrore assieme.
Avevano rotto poi il ghiaccio chiacchierando del più e del meno e senza lasciarsi andare a frasi esplicite. E poi i ricordi ancora di quei giorni passati con il cuore in subbuglio al pensiero di Lisa, mentre la moglie Piera era fuori con i bambini dai suoi parenti. Il ritrovarsi sulla strada deserta alla solita ora di pausa. Sentirla arrivare dietro di lui annunciata dai suoi frettolosi passi. Sentirsi inseguito e desiderato. Ma poi era arrivato il momento in cui aveva realizzato che non poteva andare avanti. Si era sentito colpevole e aveva affrontato Lisa con la ferocia di chi vuole farsi male, dicendole che niente sarebbe nato tra lui e lei. Per risposta si era preso un “ ma vai al diavolo!”.
Ancora passi su quella strada, in quell'ora solita di pausa. Piera e tornata dalla vacanza e tutto e ritornato quasi come prima. E Paolo sta meditando sulla scelta che ha preso senza pensare alle conseguenze. Non avrebbe immaginato di come può far male il cuore quando qualcuno te lo porta via.
Sa bene che mai più udrà quel frettoloso scalpitare di passi. Lisa adesso va per altre vie ed evita di incontrarlo. Ma lui pensa a quanto gli potrebbero essere di conforto ancora i suoi passi. Adesso si illude ogni volta che avverte qualcuno provenire dal fondo della strada. Ma riconosce che non sono i passi di lei, e presto va via l'emozione di un cuore che ha preso a battere nervoso, e che poi si arrende alla vista dell'ennesimo sconosciuto.
Un altro giorno di passi.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.
Re: [MI163] I passi dietro te
2Ciao @bestseller2020
hai fatto una bella panoramica mondiale sulle sensazioni varie dell'essere seguiti.
Quella dell'India è molto suggestiva, mi è piaciuta molto. Si avverte la sensazione di appartenenza al genere umano, uomini che hanno una tradizione, una storia in comune e la condividono istintivamente senza pensarci, senza "costruirsi" una socialità perché quella è semplicemente la loro natura, ben definita da millenni e spero non la cambieranno, non la tradiranno mai come sta facendo, ha fatto l'occidente purtroppo.
George per le vie di Manhattan è la fine della civiltà. Anche lì c'è una marea umana, ma non hanno un comune sentire, un'unica appartenenza: provengono da tutto il mondo, da generazioni ma, a mio parere, non sono uniti, per quanto si chiamino Stati Uniti. Ci sono immense differenze in quella marea umana, molto rilevabili e accentuate, a parte poche comunità chiuse che resistono all'assorbimento cercando di portare avanti la loro piccola individualità. Se ipoteticamente ci fosse un segnale particolare per ogni cultura, come per i cristiani potrebbe essere il suono della campana e una campana suonasse, alcuni solleverebbero la testa per un attimo, altri proseguirebbero infastiditi da un suono che per loro non significa nulla. Dico campana ma potrebbe anche essere lo shofar ebraico, oppure la campana tibetana eccetera.
Paolo è una tipica storia di ordinaria vita, anzi, non di vita ma di trascinamento in vuote convenzioni alle quali si va dietro per inerzia e abitudine, apaticamente.
Le parole che Paolo dice alla sua Piera, che la ama tanto, sono sfornate dagli atteggiamenti mielosi e insignificanti di innumerevoli trasmissioni che hanno devastato il cervello e i sentimenti di un sacco di gente e continuano a farlo, seguite con adorazione.
L'amerà sicuramente, ma dovrebbe usare parole sue, non stereotipate. Le parole, i sentimenti intimi e personali ci sono ed esistono, appartengono all'uomo ma Paolo non sa più usarli, ha la mente fuori tara spirituale e umana. Il breve contatto con la mano di Lisa che gli vende i biglietti fa ritornare per un attimo Paolo alla sua umanità, questo mi è piaciuto. Ha sentito nuovamente il sangue scorrergli nelle vene, non tutto è perduto. Però Lisa mi ha deluso, non sarà, non potrebbe essere lei la sua salvezza; mi ha dato l'impressione che ha solo voglia di "giocare". Non mi disturba che voglia farlo, mi disturba che molti uomini ci cascano e poi scoppiano tragedie. A base di tutto c'è una clamorosa caduta di valori umani, sociali e spirituali, non tanto di non credere in Dio, ma almeno in sé stessi, nella propria anima immortale, nella sublimazione degli istinti materiali in nome di qualcosa di eterno.
Oltre timbrare il cartellino. Chiamiamolo cartellino.
hai fatto una bella panoramica mondiale sulle sensazioni varie dell'essere seguiti.
Quella dell'India è molto suggestiva, mi è piaciuta molto. Si avverte la sensazione di appartenenza al genere umano, uomini che hanno una tradizione, una storia in comune e la condividono istintivamente senza pensarci, senza "costruirsi" una socialità perché quella è semplicemente la loro natura, ben definita da millenni e spero non la cambieranno, non la tradiranno mai come sta facendo, ha fatto l'occidente purtroppo.
bestseller2020 wrote: Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire.Mi è piaciuta questa immagine, molto potente.
George per le vie di Manhattan è la fine della civiltà. Anche lì c'è una marea umana, ma non hanno un comune sentire, un'unica appartenenza: provengono da tutto il mondo, da generazioni ma, a mio parere, non sono uniti, per quanto si chiamino Stati Uniti. Ci sono immense differenze in quella marea umana, molto rilevabili e accentuate, a parte poche comunità chiuse che resistono all'assorbimento cercando di portare avanti la loro piccola individualità. Se ipoteticamente ci fosse un segnale particolare per ogni cultura, come per i cristiani potrebbe essere il suono della campana e una campana suonasse, alcuni solleverebbero la testa per un attimo, altri proseguirebbero infastiditi da un suono che per loro non significa nulla. Dico campana ma potrebbe anche essere lo shofar ebraico, oppure la campana tibetana eccetera.
Paolo è una tipica storia di ordinaria vita, anzi, non di vita ma di trascinamento in vuote convenzioni alle quali si va dietro per inerzia e abitudine, apaticamente.
Le parole che Paolo dice alla sua Piera, che la ama tanto, sono sfornate dagli atteggiamenti mielosi e insignificanti di innumerevoli trasmissioni che hanno devastato il cervello e i sentimenti di un sacco di gente e continuano a farlo, seguite con adorazione.
L'amerà sicuramente, ma dovrebbe usare parole sue, non stereotipate. Le parole, i sentimenti intimi e personali ci sono ed esistono, appartengono all'uomo ma Paolo non sa più usarli, ha la mente fuori tara spirituale e umana. Il breve contatto con la mano di Lisa che gli vende i biglietti fa ritornare per un attimo Paolo alla sua umanità, questo mi è piaciuto. Ha sentito nuovamente il sangue scorrergli nelle vene, non tutto è perduto. Però Lisa mi ha deluso, non sarà, non potrebbe essere lei la sua salvezza; mi ha dato l'impressione che ha solo voglia di "giocare". Non mi disturba che voglia farlo, mi disturba che molti uomini ci cascano e poi scoppiano tragedie. A base di tutto c'è una clamorosa caduta di valori umani, sociali e spirituali, non tanto di non credere in Dio, ma almeno in sé stessi, nella propria anima immortale, nella sublimazione degli istinti materiali in nome di qualcosa di eterno.
Oltre timbrare il cartellino. Chiamiamolo cartellino.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [MI163] I passi dietro te
3bestseller2020 wrote: Un altro giorno di passi.Parto dalla fine. Mi fa piacere che tu abbia inteso, come faccio spesso io, di condensare il messaggio del nostro racconto in qualche verso che "fissi"
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.
l'essenziale che vogliamo partecipare.

Ci sei riuscito, anche se io cambierei due piccole cose nell'ultimo verso, così:
Senza domande né risposte. E, in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.
bestseller2020 wrote: Due settimane fa, sua moglie Piera, lo aveva chiamatoDue settimane prima
bestseller2020 wrote: Piera e tornata dalla vacanza e tutto e ritornato quasi come prima.è tornata - è ritornato

In generale, ho trovato il tuo racconto ben scritto e ben congegnato, con la tua scelta di declinare la traccia con un confronto della sensazione di essere seguiti in vari contesti del mondo, distanti tra loro per usi e consuetudini.
Per poi arrivare alla sensazione specifica di un individuo del nostro "territorio", a una situazione extra-normale nel senso di extra-coniugale,

ma ordinaria per tanti.
L'hai scritta bene e hai fatto bene, non avendo un finale enfatico, a sublimarlo coi versi.
Re: [MI163] I passi dietro te
4ciao @Alberto Tosciri e grazie del passaggio. In effetti ho voluto allargare il termine " passi" a qualcosa di universale.. ciao e a
si biri

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI163] I passi dietro te
5Ciao @bestseller2020,
Mi è piaciuta molto tutta la prima parte del racconto, sia la parte in India che a New York (che rappresentano bene l'una il contraltare dell'altra). Hai usato delle immagini molto forti, ho visualizzato un incessante flusso di passi e mi hai fatto riflettere sul significato di questo fondamentale movimento tipico degli esseri umani.
Ho trovato meno convincente la parte di Paolo. Forse perché hai indugiato molto sul rapporto con la moglie e l'infatuazione repentina verso un'altra donna. Anche lì ci sono i passi, un andirivieni insensato forse. Ma mi è parso meno coinvolgente della prima parte, che ho molto apprezzato.
Un buon lavoro, comunque.
Ciao Best!
Mi è piaciuta molto tutta la prima parte del racconto, sia la parte in India che a New York (che rappresentano bene l'una il contraltare dell'altra). Hai usato delle immagini molto forti, ho visualizzato un incessante flusso di passi e mi hai fatto riflettere sul significato di questo fondamentale movimento tipico degli esseri umani.
Ho trovato meno convincente la parte di Paolo. Forse perché hai indugiato molto sul rapporto con la moglie e l'infatuazione repentina verso un'altra donna. Anche lì ci sono i passi, un andirivieni insensato forse. Ma mi è parso meno coinvolgente della prima parte, che ho molto apprezzato.
Un buon lavoro, comunque.
Ciao Best!
Re: [MI163] I passi dietro te
6Eccomi, socio.

bestseller2020 wrote: Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire.Ottimo passaggio, complimenti.
bestseller2020 wrote: “Dio! Mi sono innamorato!”.Ti dico, io non credo per niente al colpo di fulmine, per cui in un primo momento questo passaggio mi era sembrato forzato. Poi però ho capito, come ha spiegato molto meglio di me @Alberto Tosciri , che si tratta di un tentativo di fuga da una vita ordinaria che il protagonista riteneva perfetta e soddisfacente ma, appunto, risulta preconfezionata. Con questa chiave di lettura, il meccanismo funziona bene, così come la sua dimensione mondiale. Insomma, hai trattato grandi temi partendo da una "storiella" (passami il termine, intendo come una cosa in apparenza insignificante e di breve durata), cosa che apprezzo molto.
Erano stati giorni di malessere come mai aveva passato. Aveva nascosto il suo animo in disordine alla moglie Piera, pensando che mai avrebbe capito. E poi, ancora ricordi, solo ricordi...

Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
Re: [MI163] I passi dietro te
7Ciao @bestseller2020
Il racconto mi è sembrato buono, specialmente la prima parte. Avevo aspettative molto alte. Nella seconda ho dovuto rileggere alcune parti.
Ti spiego le mie perplessità che potrebbero anche non coincidere con la realtà. Mi spiegherai se non sei d'accordo.
Lei l'avrebbe raggiunto facilmente: lui rallentava la camminata lei poteva aumentarla.
Ho compreso il messaggio del testo , cosa vuoi comunicare e ho apprezzato queste parole.
Alla prossima e buon contest.
Il racconto mi è sembrato buono, specialmente la prima parte. Avevo aspettative molto alte. Nella seconda ho dovuto rileggere alcune parti.
Ti spiego le mie perplessità che potrebbero anche non coincidere con la realtà. Mi spiegherai se non sei d'accordo.
bestseller2020 wrote: “Lo sai quanto ti amo”Sembra molto innamorato ma poi gli bastano quindici minuti
bestseller2020 wrote: il suo cuore aveva preso a battere per lei fino a sembrare di scoppiare, toglierli il respiro. “Dio! Mi sono innamorato!”.Ah, certi uomini! come sono volubili.
bestseller2020 wrote: Ma come i suoi passi cedevano il passo, anche quelli dietro a lui di fermavano. Incuriosito, aveva ripreso a rimettersi in movimento:Toglierei questa ripetizione. Poi descrivi in modo inequivocalbile la procedura di pedinamento e non quella di essere seguito da qualcuno che vuole raggiungerti.
Lei l'avrebbe raggiunto facilmente: lui rallentava la camminata lei poteva aumentarla.
bestseller2020 wrote: Ma mi vuoi far cadere per terra? Che hai da correre?”, le aveva detto.E gli dice pure che hai da correre. Ma lui si era messo anche sul lato del marciapiede per lasciar passare l'eventuale passante frettoloso.
bestseller2020 wrote: Che fai? Mi eviti?”,Anche questa affermazione mi suona strana visto che ancora non avevano ancora "rotto il ghiaccio."
Ho compreso il messaggio del testo , cosa vuoi comunicare e ho apprezzato queste parole.
bestseller2020 wrote: Un altro giorno di passi.Ripeto, mi sembra un buon testo nella prima parte e un pò meno nella seconda. Spero di esserti stata utile.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.
Alla prossima e buon contest.
Re: [MI163] I passi dietro te
8ciao @Poeta Zaza e grazie del passaggio... il corsivo è in tuo onore e te lo dedico volentieri dato che ne sei appassionata 

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI163] I passi dietro te
9ciao @Alba359 grazie del passaggio e delle tue osservazioni..
ciao @pale star e @ivalibri e grazie anche a voi per il gentile commento. Entrambe mi avete manifestato la differenza della prima parte e che avete apprezzato, con la seconda parte, la storia di Paolo. In effetti sono stato il primo io ad accorgermi di questa differenza. Ma vedete, la parte iniziale è solo un semplice preludio alla storia di Paolo, in quanto la traccia doveva per forza avere un fatto insolito tale da sconvolgere la routine della vita. Forse avrei dovuto equilibrare meglio il senso universale che ho voluto dare all'idea di passo come cammino di vita, e il senso di tormento di Paolo verso l'idea dei passi di lei: questo sì! @pale star voglio dirti che i colpi di fulmine esistono e sono in tanti che ne vengono colpiti, Io stesso ne ho subito uno e a distanza di trent'anni ne sono ancora sconvolto
grazie ancora ragazze 
Alba359 wrote: Anche questa affermazione mi suona strana visto che ancora non avevano ancora "rotto il ghiaccio."ti rispondo su questa osservazione. In effetti alcuni passaggi non tornano a puntino, ma devi considerare che sono sono ricordi di Paolo e gettati lì allo sconforto. Se fosse stato in presa diretta avrei dovuto far quadrare il percorso narrativo ed su questo avresti ragione... grazie assai
ciao @pale star e @ivalibri e grazie anche a voi per il gentile commento. Entrambe mi avete manifestato la differenza della prima parte e che avete apprezzato, con la seconda parte, la storia di Paolo. In effetti sono stato il primo io ad accorgermi di questa differenza. Ma vedete, la parte iniziale è solo un semplice preludio alla storia di Paolo, in quanto la traccia doveva per forza avere un fatto insolito tale da sconvolgere la routine della vita. Forse avrei dovuto equilibrare meglio il senso universale che ho voluto dare all'idea di passo come cammino di vita, e il senso di tormento di Paolo verso l'idea dei passi di lei: questo sì! @pale star voglio dirti che i colpi di fulmine esistono e sono in tanti che ne vengono colpiti, Io stesso ne ho subito uno e a distanza di trent'anni ne sono ancora sconvolto


Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI163] I passi dietro te
10bestseller2020 wrote: il suo cuore aveva preso a battere per lei fino a sembrare di scoppiare, toglierli il respiro. “Dio! Mi sono innamorato!”I moti del cuore (o, in questo caso, della "chimica") sanno essere tanto repentini quanto sconvolgenti (ti segnalo, qui sopra, il piccolo refuso "toglierli/togliergli"), e dissipano di solito ogni desiderio di verosimiglianza o di buon senso.
Per questo hanno in sé la vita, che sbirilla a suo piacimento ciò che è (pre)ordinato, come il vento improvviso scompiglia la messa in piega delle signore.
Questo mi pare il messaggio del tuo racconto, che presenta un tocco di originalità nella panoramica iniziale sul brulichio delle megalopoli, dove si è in tanti eppure soli, panoramica che trova il suo sigillo nella chiusa quasi poetica.
Racconto che ho gradito, @bestseller2020.
Re: [MI163] I passi dietro te
11ciao @Ippolita e grazie del tuo gentile passaggio... non sarei io se non facessi i soliti refusi... ho paura che devo cambiare gli occhiali.. 


Ippolita wrote: Per questo hanno in sé la vita, che sbirilla a suo piacimento ciò che è (pre)ordinato, come il vento improvviso scompiglia la messa in piega delle signore.ah bella questa frase, la metto in archivio tra le migliori 100...

Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: [MI163] I passi dietro te
12bestseller2020 wrote: ah bella questa frase, la metto in archivio tra le migliori 100...

Re: [MI163] I passi dietro te
13Ciao@bestseller2020 alla fine ho compreso il senso dei due stacchi iniziali, senz'altro intriganti. In India ho fatto il mio unico viaggio extraeuropeo, e il tuo intermezzo me lo stavo proprio godendo, ma è finito subito, mannaggia. Avrei apprezzato un prosieguo. Cogli uno dei punti salienti: l'odore. Non a caso Pasolini intitolò un suo libro dopo essere stato in India "l'odore dell'India".
Poi sei entrato in un terreno complicato. Difficile da descrivere senza cadere in luoghi comuni. Sei rimasto in bilico sul filo del rasoio. Credo nel colpo di fulmine; magari è più facile che possa accadere in età più tenera. Quando sei ben forgiato, temprato e maturo d'età, sei cosciente che con una ventenne è improbabile che avrai un lungo percorso, ma non è detto.
Ho apprezzato il finale, nel quale condensi il senso di tutti i versi precedenti. Comunque hai avuto delle belle trovate nel collegare le parti.
Interessante lavoro.
Ciao alla prossima
Poi sei entrato in un terreno complicato. Difficile da descrivere senza cadere in luoghi comuni. Sei rimasto in bilico sul filo del rasoio. Credo nel colpo di fulmine; magari è più facile che possa accadere in età più tenera. Quando sei ben forgiato, temprato e maturo d'età, sei cosciente che con una ventenne è improbabile che avrai un lungo percorso, ma non è detto.
Ho apprezzato il finale, nel quale condensi il senso di tutti i versi precedenti. Comunque hai avuto delle belle trovate nel collegare le parti.
Interessante lavoro.
Ciao alla prossima
Re: [MI163] I passi dietro te
14Non so quando é successo, ma hai completamente cambiato stile e temi nei tuoi racconti e devo dire completamente a tuo vantaggio.
Anche questo tuo racconto, come anche quello del MI precedente) mi é piaciuto moltissimo.
La panoramica sulle strade del mondo fino ad arrivare ad una via semideserta italiana, mi ha preparato a una storia molto intima e delicata pur fatta di grande passione. In ochi passi hai condensato una scelta difficile e dolorosa, e allo stesso tempo hai raccontato la storia romantica di un uomo che si scopre innamorto di qualcuno di diverso rispetto a sua molgie.
Molto bello e molto intrigante!
Anche questo tuo racconto, come anche quello del MI precedente) mi é piaciuto moltissimo.
La panoramica sulle strade del mondo fino ad arrivare ad una via semideserta italiana, mi ha preparato a una storia molto intima e delicata pur fatta di grande passione. In ochi passi hai condensato una scelta difficile e dolorosa, e allo stesso tempo hai raccontato la storia romantica di un uomo che si scopre innamorto di qualcuno di diverso rispetto a sua molgie.
Molto bello e molto intrigante!
Re: [MI163] I passi dietro te
15Mio stimato @bestseller2020
Questo tuo racconto possiede una scrittura di grande qualità, del resto non a caso ti reputo una delle migliori penne che si possono leggere su queste pagine.
Il prologo e l’epilogo della storia, sono a mio avviso brani d’apice lirico, posseggono un respiro degno di un romanzo di grande autore, la voce narrante sembra uscire dalle pagine di un classico.
Insomma sono dei brevi gioielli letterari@
1) “Tutti hanno un compagno lungo la strada : a volte invisibile. Dinpal non ne conosce uno di quelli che come lui percorrono ogni giorno il tratto tra il mercato dei fiori a Calcutta sino al Howrah Bridge. Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire. Chi entra nel fiume di carne umana non può che farsi condurre dal movimento. Dinpal lascia chi sta dietro lui incollarsi al suo corpo e partecipare a quella unione di corpi diseredati verso il bagno di purificazione.”
2) “Un altro giorno di passi.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.”
Orbene, con una premessa e un epilogo filosofici di tale levatura, le attese per il contenuto del racconto sono inevitabilmente molto elevate.
Ci si attenderebbe di leggere una vicenda di grande complessità e spessore, che tocchi temi etici e morali o i grandi interrogativi esistenziali che da sempre impegnano le più profonde elucubrazioni della mente umana.
Un racconto per intenderci di osservazione interiore, di riflessione sulla condizione umana e il fine dell’esistenza, sul rapporto sovente difficile e conflittuale con la società dei nostri simili.
Una cosina leggera tipo “La nausea” di Sartre, per intenderci.
Ma questo non avviene.
Forse proprio per questo che l’apertura e la conclusione del racconto, paiono una promessa in qualche modo mancata, ci dispongono a un rutilante spettacolo pirotecnico, ma ci fanno assistere a una più prosaica detonazione di petardi.
Bada bene, la parte centrale del racconto è tecnicamente ineccepibile, la scrittura è scorrevole, gradevole e afficace.
Ma la storia (sempre a mio giudizio) è deboluccia, con una sua plausibilità molto prossima all’improbabile.
Questa storia di un pentimento, tanto repentino nel chiamarsi fuori da una futura storiella extraconiugale, nella quale si è entrati altrettanto repentinamente, ci appare forzatamente strumentale al rispettare il tema premesso nel prologo.
Non credo sia umanamente possibile: “aveva affrontato Lisa con la ferocia di chi vuole farsi male, dicendole che niente sarebbe nato tra lui e lei.”, agire in tal modo senza aver neppure tentato di pomiciare una volta con la stessa, vieppiù essendone innamorato.
Nel concludere premetto che, questo mio personalissimo parere sul racconto in oggetto, nulla toglie alla grande stima che nutro verso le tue qualità di autore.
Un saluto amico mio e a presto rileggerti.
Questo tuo racconto possiede una scrittura di grande qualità, del resto non a caso ti reputo una delle migliori penne che si possono leggere su queste pagine.
Il prologo e l’epilogo della storia, sono a mio avviso brani d’apice lirico, posseggono un respiro degno di un romanzo di grande autore, la voce narrante sembra uscire dalle pagine di un classico.
Insomma sono dei brevi gioielli letterari@
1) “Tutti hanno un compagno lungo la strada : a volte invisibile. Dinpal non ne conosce uno di quelli che come lui percorrono ogni giorno il tratto tra il mercato dei fiori a Calcutta sino al Howrah Bridge. Un fiume di carne umana senza una meta precisa e che diventa una marea quando si riversa sulle acque del fiume affluente del Gange. Un unico corpo di nervi, muscoli, ossa, cuore e anima in perfetta sintonia. Un unico odore di sudore che cammina senza potersi fermare, mosso da una forza misteriosa e potente da cui non si può uscire. Chi entra nel fiume di carne umana non può che farsi condurre dal movimento. Dinpal lascia chi sta dietro lui incollarsi al suo corpo e partecipare a quella unione di corpi diseredati verso il bagno di purificazione.”
2) “Un altro giorno di passi.
Dietro di noi solo il silenzio.
Lo sconosciuto di turno.
Lungo i fiumi di carne di Calcutta e Manhattan.
Senza domande e ne risposte. E in ogni passo, un pezzo di vita che se ne va.”
Orbene, con una premessa e un epilogo filosofici di tale levatura, le attese per il contenuto del racconto sono inevitabilmente molto elevate.
Ci si attenderebbe di leggere una vicenda di grande complessità e spessore, che tocchi temi etici e morali o i grandi interrogativi esistenziali che da sempre impegnano le più profonde elucubrazioni della mente umana.
Un racconto per intenderci di osservazione interiore, di riflessione sulla condizione umana e il fine dell’esistenza, sul rapporto sovente difficile e conflittuale con la società dei nostri simili.
Una cosina leggera tipo “La nausea” di Sartre, per intenderci.
Ma questo non avviene.
Forse proprio per questo che l’apertura e la conclusione del racconto, paiono una promessa in qualche modo mancata, ci dispongono a un rutilante spettacolo pirotecnico, ma ci fanno assistere a una più prosaica detonazione di petardi.
Bada bene, la parte centrale del racconto è tecnicamente ineccepibile, la scrittura è scorrevole, gradevole e afficace.
Ma la storia (sempre a mio giudizio) è deboluccia, con una sua plausibilità molto prossima all’improbabile.
Questa storia di un pentimento, tanto repentino nel chiamarsi fuori da una futura storiella extraconiugale, nella quale si è entrati altrettanto repentinamente, ci appare forzatamente strumentale al rispettare il tema premesso nel prologo.
Non credo sia umanamente possibile: “aveva affrontato Lisa con la ferocia di chi vuole farsi male, dicendole che niente sarebbe nato tra lui e lei.”, agire in tal modo senza aver neppure tentato di pomiciare una volta con la stessa, vieppiù essendone innamorato.
Nel concludere premetto che, questo mio personalissimo parere sul racconto in oggetto, nulla toglie alla grande stima che nutro verso le tue qualità di autore.
Un saluto amico mio e a presto rileggerti.
Re: [MI163] I passi dietro te
16@Nightafter ciao , ma che sorpresa questo tuo commento..
Me lo hanno detto in molti che la storia di Paolo appare sminuire l'idea del racconto iniziale... nella realtà avevo due modi per scrivere questo pezzo e poi ho deciso di fare un connubio delle due idee... anche la ciambella senza il buco è buona lo stesso..

però devo riconoscere che l'idea di universalizzare il messaggio dei passi umani mi avrebbe dato soddisfazione... pazienza...
grazie ancora e a si biri @Nightafter

Me lo hanno detto in molti che la storia di Paolo appare sminuire l'idea del racconto iniziale... nella realtà avevo due modi per scrivere questo pezzo e poi ho deciso di fare un connubio delle due idee... anche la ciambella senza il buco è buona lo stesso..


però devo riconoscere che l'idea di universalizzare il messaggio dei passi umani mi avrebbe dato soddisfazione... pazienza...
grazie ancora e a si biri @Nightafter
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio