[MI158] Andare e tornare

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Commento al racconto di Domenico S.

Traccia di mezzanotte

Andare e tornare
La migliore amica di Mamma aveva due mamme.
Oggi sono morte entrambe e, a dirla tutta, qualche anno fa è mancata anche la migliore amica di Mamma. Che, dunque, farei meglio a definire “ex migliore amica di Mamma”. Non fosse che, da allora, Mamma non ha esattamente avuto vagonate di amiche, figurarsi di “migliori amiche”. È un po’ come se lo scettro fosse ancora saldamente nel pugno di Elsa. Che era il nome della donna morta qualche anno fa. Quella con due mamme. Entrambe defunte.
Ma questa non è una storia triste. Anche se c’è scappato il morto. Tutt’altro. È una storia simpatica, da pisciarsi addosso dal ridere, sebbene dalle premesse non si direbbe.
Ero a casa di Nonna. L’unica mamma di Mamma. Avevo l’età in cui potevo finalmente bere tutta l’aranciata del mondo, senza le assurde limitazioni a cui ero stato sottoposto fino ad allora (Nonna era stata solita dirmi cose come: «È già il secondo bicchiere! Non esagerare!», o: «L’aranciata ti farà venire il sangue di naso». Dall’enfasi che ci metteva, avreste detto che i TG fossero pieni di morti-da-aranciata. Che le strade fossero invase da tanti Fanta-Zombie).
Sedevamo a tavola. Nonna usava sempre queste terribili tovaglie bianche con fantasia floreale, chiazzate di vino. Il Nonno e la Nonna, a pranzo, si concedevano un bicchiere di rosso. Con l’aranciata (a pensarci, adesso, forse nonna era così fissata nel centellinare l’aranciata perché associava la bevanda al vino e credeva che, sdoganata la Fanta, avrei iniziato a pretendere la mia dose quotidiana di alcol. Aveva ragione). Le mani di Nonno, be’, non erano quel che si dice “mani da chirurgo”. Per di più Nonno riempiva i bicchieri fino all’orlo. Ho questi ricordi di Nonno e Nonna che avvicinano le labbra alla superficie tremolante del loro vino rosso staccando gli occhi dal liquido solo dopo aver aspirato il primo sorso. Che romantici. Ho questi ricordi delle goccioline di vino che dalle labbra di Nonno scivolavano fino al mento di Nonno e di lì il gran tuffo sulla Tovaglia. O dentro la minestra, se Nonna aveva già portato i piatti in tavola. Minestra di verdura al vino rosso, prelibatezza.
Ma il tempo è poco, veniamo al dunque.
Nonna era nel cucinino. Nonno sedeva sul divano. Io pure sedevo sul divano. Stavo lottando contro la forza di gravità (Nonno doveva pesare cento chili; aveva la corporatura che ti aspetteresti da un domatore di leoni in pensione), quando entrò Zia Roberta.
Zia Roberta non è mai stata quel che si dice “un fulmine di guerra”. Riformulo. Zia ha sempre posseduto il genere di furbizia tipico dei secondogeniti, ma anche la faciloneria della figlia prediletta. Se in questa storia ci fosse una spia russa, quella non sarebbe Zia. Zia, in questa storia, è l’eroina che ha sconfitto la morte.
Zia Roberta entrò in scena spalancando la pesante porta in legno antico, che emise il suo consueto cigolio. Zia chiese dove fosse Mamma. In verità iniziò a urlare: «Babi? Babi? Dove sei? Babi! Devo parlarti» (Sì, Mamma per Zia era Babi). Mamma era di sopra, a rifare i letti (Ho questi ricordi di lenzuola di flanella e di borse dell’acqua calda e di nasi ghiacciati: Nonna non era esattamente quella che si dice “una spendacciona”, in materia di riscaldamento).
Nonna uscì dalla cucina e disse che Mamma era impegnata. In verità disse: «Tra mezz’ora si mangia, vieni a dare una mano».
Nonno smise di guardare la Tv e di voltò verso Zia. Nonno, in questa storia, è lui la spia russa.
Zia, rivolgendosi alla spia russa, strillò: «Ma non gli hai detto niente?».
Nonno si strinse nelle spalle. Ricordo Zia, una donna con il fisico da Grillo Parlante (o da Rita Pavone), saltare e sbattere i piedi.
«Ioi, ma papà, ma come non hai detto niente», disse l’eroina.
Nonno fece un piccolo sorriso, sembrava volesse dire qualcosa, ma poi si limitò a un piccolo sospiro. Una vera spia russa sa quando è il momento di tacere. Ci pensò Nonna a parlare. Nonna, in questa storia, è l’aiutante. Con il polso della levatrice di giovenche, disse: «Cosa avrebbe dovuto dire Nonno? Cosa c’è tanto da urlare?»
Nonna l’aiutante, la levatrice di notizie.
Zia fulminò Nonno, poi prese fiato. Tutto quel trambusto aveva richiamato Mamma, che, a giudicare dal rumore di tonfi pesanti e ravvicinati, si era lanciata giù per le scale con la furia di un Pastore Tedesco in calore. Se in questa storia ci fosse un’innocente da salvare, quella sarebbe Mamma. Non la Bella Addormentata, però, il ruolo è già preso.
Mamma disse: «Ciao Bubi, mi cercavi?» (Bubi e Babi. Sì, lo so…).
Zia disse: «Ti cercavo eccome, sì. È successa una cosa. Pensavo che Nonno vi avesse avvisati!» Fulminò Nonno, che aveva ripreso a guardare la Tv con aria beata.
Venne fuori che la spia russa, nel suo errare mattutino per le vie del paese, aveva sentito che una delle mamme di Elsa era morta, quella notte.
«Povera donna», disse Nonna.
Mamma disse: «Oddio, oddio, Dio mio, oddio». Mamma, lei non è mai stata quella che si definisce “una persona dal sangue freddo”.
«Morta, sì. Infarto», continuò Zia. «Morta di colpo, non c’è stato niente da fare».
Mamma si mise a piangere. Zia la abbracciò. Iniziò a tamburellare la mano sulla schiena di mamma. «Dobbiamo andare subito a portare le nostre condoglianze a Elsa e famiglia».
Io non capivo cosa stesse succedendo. Soprattutto, non capivo perché Nonno se ne stesse tranquillo sul divano. Doveva essersi dimenticato di avvisarci, o di attivare l’Amplifon. Mi alzai, andai a abbracciare Mamma, poi mi versai un bicchiere di aranciata. Mamma mi abbracciò forte da dietro, facendomi spandere la Fanta.
«Io e Zia andiamo a casa di Elsa», disse Mamma. Mi sembrava più che giusto, ma non riuscii a rispondere, stavo letteralmente soffocando.
L’eroina e Mamma uscirono di scena.
Nei miei ricordi, i fatti successivi si susseguono in un vortice di recriminazioni («Come hai potuto non dirci niente!» = Nonna al Nonno), di labbra tremolanti («Ma di cosa, mo?» = Nonno alla Nonna), di nuove macchie di vino («Ma che è morta la [NOME CHE NON RAMMENTO] = Nonna al Nonno), di spiegazioni confuse («Ioi, ma io che ne so, mo?» = Nonno), di notizie tragiche («… Infine se n’è andato, nella notte, Christian Mortensen, l’uomo più vecchio del mondo» = Tg), di bevute solitarie («Nonna, la bottiglia di Fanta è finita, posso prenderne un’altra?» = Io).
Il flusso dei ricordi riprende a scorrere con maggiore chiarezza poco dopo, quando Mamma e Zia tornarono a casa. Solito cigolio introduttivo all’aprirsi del portone in legno antico.
Criiiick. Suono spettrale.
Le due donne entrarono, Zia si lanciò contro la spia russa e iniziò a agitare il pugno davanti al suo bavero (se nella storia ci fosse una scena Dostoevskjiana, è questa) e disse che lei e Mamma erano entrate a casa della mamma (n°1) di Elsa e avevano trovato Elsa e la sua mamma (n° 2) e il marito di Elsa seduti a tavola, stavano mangiando una pasta al sugo, mentre l’altra mamma di Elsa, o meglio, la salma, era adagiata sul divano, in soggiorno, gli occhi chiusi, le mani intrecciate sul petto. Zia si era avvicinata a Elsa («Va bene tutto, ma questi mangiavano con un morto in sala!» = Zia), e aveva iniziato a stringere le mani dei presenti. Che erano rimasti letteralmente con il boccone a mezz’aria («Come se i fantasmi, lì, fossimo noi!» = Mamma). Poi, mentre Zia si era chinata su Elsa per abbracciarla, la salma aveva spalancato gli occhi e aveva detto: «Ioi, che piacere vedervi, mo’. Sedetevi, mo’, che vi preparo un caffè». Mamma aveva urlato («Sono morta di vergogna!» = Mamma, poverina). Zia era scattata su come se avesse visto un vero defunto. «Ma sei viva!»
La salma aveva risposto: «Ci mancherebbe altro», e aveva fatto il gesto delle corna. Si era messa in piedi ed era sparita in cucina.
L’eroina, insomma, aveva, se vogliamo, riportato indietro da una falsa morte la Bella Addormentata. Che è un modo carino per dire che si era trattato di un malinteso. Nonno e il suo udito. Nonno e il suo vino.
Poi c’è Christian Mortensen. Il ruolo del morto, nella storia, è tutto suo.

Re: [MI158] Andare e tornare

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@m.q.s. ciao. originale idea di rinascita, la tua.. con un dialogo stretto e un ritmo incalzante. In certi momento pare che l'abbia fatto di proposito, a snocciolare frequentemente -nonna- nonno- mamma-zia-, tutto questo rende la voce narrante molto giovane, addirittura adolescente: penso anche alla Fanta, al rapporto con i parenti dentro casa. hai infilato anche aggettivi come " spia russa" Babi -Bubu- e così via.

Si percepisce una certa vena irriverente che appare piacevole..  a tutti gli effetti un buon lavoro... ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI158] Andare e tornare

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Ciao @bestseller2020 ,
sì be', da un punto di vista tecnico il punto di vista è, se vogliamo, particolare, perché è la storia raccontata da una persona cresciuta di fatti avvenuti quando quella stessa persona era molto più giovane. Dunque le due voci (giovane e adulta) si mischiano, lasciando che la voce bambina/adolescente prenda il sopravvento nella narrazione del racconto vero e proprio, mentre l'altra è più presente nella parte metanarrativa. questo nelle intenzioni.
L'idea sarebbe che il mio narratore applica alla storia narrata i modelli/schemi narrativi tipici dei film, o delle fiabe: c'è un eroe, un aiutante, e così via. 
Il concetto di rinascita è interpretato in chiave ironica, o simbolica, spero venga colto
Grazie mille per il tuo commento :)
alla prossima

Re: [MI158] Andare e tornare

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Un racconto che sperimenta in ogni parte. I dialoghi fra parentesi e il simbolo dell'uguale per far capire chi sta parlando sono davvero una scelta audace. Anche i vari soprannomi che si alternano prima con i ruoli nella famiglia e poi con quelli "narrativi" che gli dai (eroina, aiutante, ecc.), creano una "piacevole confusione". Un racconto sicuramente interessante, che lascia il segno. Più complicata la faccenda delle due mamme, che rimane fin troppo sullo sfondo per capire se sia un elemento inclusivo o parte della narrazione straniante. L'originalità rimane assolutamente il punto di forza di questo testo, che dà l'idea di richiedere più di una lettura per carpirne tutti i lati! Bella prova! <3 

Re: [MI158] Andare e tornare

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Poeta Zaza wrote: @m.q.s.  :)

Bravo! Narrazione che cattura interesse e scorci comici notevoli! 

Unico appunto: perché non spieghi, visto che è ambientato un po' di tempo fa,  perché Elsa ha due mamme?   :grat:
Ciao @Poeta Zaza ,
grazie per la lettura e il commento! Contento che tu abbia apprezzato :)
La questione delle due mamme, mmm, è vero, avrei dovuto approfondire di più. Ti dico la verità: credo non ci fosse sufficiente spazio.
Avevo piacere di partecipare al MI e ho iniziato a scrivere, ma poi mi sono dilungato e quando avevo finito, più o meno, avevo sforato il limite dei caratteri :/ Ho pensato che la questione delle due mamme dovesse essere chiarita meglio, però poi avrei avuto bisogno di un maggior numero di caratteri  :facepalm: che disastro ah ah
Secondo te, dunque, la questione "due mamme" è importante? Va chiarita meglio? Ai fini della piacevolezza / comprensione della storia.
Grazie per la tua opinione
Alla prossima :) 

Re: [MI158] Andare e tornare

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Loscrittoreincolore wrote: Un racconto che sperimenta in ogni parte. I dialoghi fra parentesi e il simbolo dell'uguale per far capire chi sta parlando sono davvero una scelta audace. Anche i vari soprannomi che si alternano prima con i ruoli nella famiglia e poi con quelli "narrativi" che gli dai (eroina, aiutante, ecc.), creano una "piacevole confusione". Un racconto sicuramente interessante, che lascia il segno. Più complicata la faccenda delle due mamme, che rimane fin troppo sullo sfondo per capire se sia un elemento inclusivo o parte della narrazione straniante. L'originalità rimane assolutamente il punto di forza di questo testo, che dà l'idea di richiedere più di una lettura per carpirne tutti i lati! Bella prova! <3 
Ciao @Loscrittoreincolore , grazie per essere passato da queste parti e per il tempo impiegato per la lettura  :sss:
In realtà l'idea dell'alternare i nomi dei protagonisti con quelli narrativi mi è venuta in itinere, cioè mentre scrivevo. Mi sembrava una cosa simpatica da fare, però in effetti può anche creare confusione. 
Sulla questione delle due mamme: è vero, è appena accennata, forse avrei dovuto chiarirla meglio ma, come dicevo nel commento qui sopra, ho avuto un ehm, problema di spazi :D non ci stavo negli 8mila. Poi la questione due mamme è importante per creare lo straniamento. Comunque è una storia vera, una delle due mamme era quella naturale, l'altra una madre "adottiva" a cui la bambina Elsa era stata affidata affinché la crescesse (dalle mie parti era una pratica comune, soprattutto in caso di famiglie non facoltose)
Alla prossima :) 

Re: [MI158] Andare e tornare

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m.q.s. wrote: Ciao @Loscrittoreincolore , grazie per essere passato da queste parti e per il tempo impiegato per la lettura  :sss:
In realtà l'idea dell'alternare i nomi dei protagonisti con quelli narrativi mi è venuta in itinere, cioè mentre scrivevo. Mi sembrava una cosa simpatica da fare, però in effetti può anche creare confusione. 
Sulla questione delle due mamme: è vero, è appena accennata, forse avrei dovuto chiarirla meglio ma, come dicevo nel commento qui sopra, ho avuto un ehm, problema di spazi :D non ci stavo negli 8mila. Poi la questione due mamme è importante per creare lo straniamento. Comunque è una storia vera, una delle due mamme era quella naturale, l'altra una madre "adottiva" a cui la bambina Elsa era stata affidata affinché la crescesse (dalle mie parti era una pratica comune, soprattutto in caso di famiglie non facoltose)
Alla prossima :) 
Ok! Ora mi è chiaro! Grazie per la precisazione <3 

Re: [MI158] Andare e tornare

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Ciao @m.q.s. 

Direi che l'intento di scrivere una storia dai risvolti di commedia comica c'è tutto.
La classica "commedia degli equivoci" in salsa nostrana e con la suggestione di un "amarcord" in età giovane innaffiato dalle bollicine della Fanta.

Quello che manca alla riuscita dell'intento è la misura.
Ovvero una mancanza per eccesso di narrazione: la lettura del racconto risulta complessa e farraginosa per i troppi rimandi sui molteplici  gradi delle parentele e gli  appellativi personali legati ai nomignoli dei personaggi in commedia.
Insomma tra tentativi di ottenere porzioni sempre più ampie di bibita, abitudini etiliche dei nonni e amiche con due madri date erroneamente per defunte, si rischia di dover rileggere due volte i testo per raccapezzarsi sul filo e il dipanarsi della vicenda.

L'umorismo scritto richiede molta attenzione nel soppesare e mescolare gli elementi, il rischio di una zuppa dal sapore incerto, qualora si ecceda in un senso o nell'altro, è sempre presente.
Anche l'eccesso del grottesco è nemico dell'umorismo.

Se posso darti un personalissimo (per quel che vale) e modestissimo parere, consiglierei maggior economia e controllo degli elementi messi in gioco.

Un saluto e a rileggerci, ciao.

Re: [MI158] Andare e tornare

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Nightafter wrote: Ciao @m.q.s. 

Direi che l'intento di scrivere una storia dai risvolti di commedia comica c'è tutto.
La classica "commedia degli equivoci" in salsa nostrana e con la suggestione di un "amarcord" in età giovane innaffiato dalle bollicine della Fanta.

Quello che manca alla riuscita dell'intento è la misura.
Ovvero una mancanza per eccesso di narrazione: la lettura del racconto risulta complessa e farraginosa per i troppi rimandi sui molteplici  gradi delle parentele e gli  appellativi personali legati ai nomignoli dei personaggi in commedia.
Insomma tra tentativi di ottenere porzioni sempre più ampie di bibita, abitudini etiliche dei nonni e amiche con due madri date erroneamente per defunte, si rischia di dover rileggere due volte i testo per raccapezzarsi sul filo e il dipanarsi della vicenda.

L'umorismo scritto richiede molta attenzione nel soppesare e mescolare gli elementi, il rischio di una zuppa dal sapore incerto, qualora si ecceda in un senso o nell'altro, è sempre presente.
Anche l'eccesso del grottesco è nemico dell'umorismo.

Se posso darti un personalissimo (per quel che vale) e modestissimo parere, consiglierei maggior economia e controllo degli elementi messi in gioco.

Un saluto e a rileggerci, ciao. 
Ciao @nightafter,
Grazie per la lettura e il commento!
Su cui non sono d'accordo, ma il mondo è bello perché vario. Ti ringrazio però per il contributo
Alla prossima

Re: [MI158] Andare e tornare

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Ciao @m.q.s.,
Un racconto super sperimentale il tuo.
Mi ha incuriosito fin dall'inizio e mi ha catturata nella lettura grazie al suo stile ipnotico. Mi succede spesso con testi un po' ermetici dal punto di vista del significato ma con una marcata musicalità, data dalle ripetizioni e dal ritmo incalzante. Quindi a mio parere il racconto da una parte è poco chiaro (soprattutto la questione delle due mamme, che incuriosisce molto e che è importante perché si trova nell'incipit - e un incipit così esplicito e forte risuona a lungo nelle orecchie del lettore, è un peccato non riprenderlo in seguito anche con solo un accenno) dall'altra la poca chiarezza non è fondamentale perché il testo comunica su un altro piano.
Credo che questa strada sperimentale che hai intrapreso sia molto interessante, dovresti approfondirla.
Ottima prova, è uno dei racconti di questo MI che mi è piaciuto di più. 
Ciao 

Re: [MI158] Andare e tornare

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ivalibri wrote: Ciao @m.q.s.,
Un racconto super sperimentale il tuo.
Mi ha incuriosito fin dall'inizio e mi ha catturata nella lettura grazie al suo stile ipnotico. Mi succede spesso con testi un po' ermetici dal punto di vista del significato ma con una marcata musicalità, data dalle ripetizioni e dal ritmo incalzante. Quindi a mio parere il racconto da una parte è poco chiaro (soprattutto la questione delle due mamme, che incuriosisce molto e che è importante perché si trova nell'incipit - e un incipit così esplicito e forte risuona a lungo nelle orecchie del lettore, è un peccato non riprenderlo in seguito anche con solo un accenno) dall'altra la poca chiarezza non è fondamentale perché il testo comunica su un altro piano.
Credo che questa strada sperimentale che hai intrapreso sia molto interessante, dovresti approfondirla.
Ottima prova, è uno dei racconti di questo MI che mi è piaciuto di più. 
Ciao 
Buongiorno @ivalibri,
Grazie mille per il tuo passaggio, per le tue belle parole e per il prezioso suggerimento. Penserò come valorizzare meglio la questione della doppia madre!
Grazie ancora, buona giornata :) 

Re: [MI158] Andare e tornare

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Ciao @m.q.s., credo di non avere moltissimo da aggiungere a quello che ti hanno già detto gli altri! In particolare, concordo con quanto ti ha detto @ivalibri, soprattutto per quanto riguarda la musdicalità del testo e il ritmo, che in effetti mi hanno colpita da subito. Grazie anche per la spiegazione sulle due madri, mi ci voleva, ma è un problema mio, in effetti rileggendo si capisce!  :) Non mi sento di darti consigli per quanto riguarda la lunghezza del testo e il modo di ripartire i caratteri assegnati dal MI nelle varie parti del racconto: immagino sia una cosa che si impara con l'esperienza, e poi c'è quella volta in cui il racconto ti esce più lungo, la volta in cui è più breve... insomma, non lo vedo come un dramma! Bella prova, nel complesso. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI158] Andare e tornare

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Ciao @m.q.s. l'inizio e la chiusa sono due chicche. Quello che è nel mezzo, un labirinto di invenzioni esilaranti. Ma come succede nei labirinti, capita che  non riesci a trovare subito la via d'uscita e ritorni più volte sui tuoi passi. E' quello che è successo a me,  nel leggere il tuo racconto, e mi sono molto divertito nel farlo.
Piaciuto.

Re: [MI158] Andare e tornare

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pale star wrote: Ciao @m.q.s., credo di non avere moltissimo da aggiungere a quello che ti hanno già detto gli altri! In particolare, concordo con quanto ti ha detto @ivalibri, soprattutto per quanto riguarda la musdicalità del testo e il ritmo, che in effetti mi hanno colpita da subito. Grazie anche per la spiegazione sulle due madri, mi ci voleva, ma è un problema mio, in effetti rileggendo si capisce!  :) Non mi sento di darti consigli per quanto riguarda la lunghezza del testo e il modo di ripartire i caratteri assegnati dal MI nelle varie parti del racconto: immagino sia una cosa che si impara con l'esperienza, e poi c'è quella volta in cui il racconto ti esce più lungo, la volta in cui è più breve... insomma, non lo vedo come un dramma! Bella prova, nel complesso. 
Ciao @pale star,
Ti ringrazio per il tuo passaggio e per le parole :) sì credo che sia come dici tu, la misura viene con l'esperienza. Poi non è mai facile (per me) scrivere a tema, non sono così efficente eheh! Da lì la difficoltà nell'organizzare il testo in maniera precisa!
Grazie ancora, buona serata

Re: [MI158] Andare e tornare

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Kasimiro wrote: Ciao @m.q.s. l'inizio e la chiusa sono due chicche. Quello che è nel mezzo, un labirinto di invenzioni esilaranti. Ma come succede nei labirinti, capita che  non riesci a trovare subito la via d'uscita e ritorni più volte sui tuoi passi. E' quello che è successo a me,  nel leggere il tuo racconto, e mi sono molto divertito nel farlo.
Piaciuto.
Ciao @kasimiro,
Eh sì, la volta precedente, al MI, mi ero cimentato in un racconto sulla casa stregata, questa volta invece ecco a voi un labirinto :D
Scherzi a parte, mi rendo conto che il testo può risultare un po' ostico/richiedere maggiore attenzione, in certi suoi punti. Mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato comunque
Grazie per il tuo tempo
Ciao

Re: [MI158] Andare e tornare

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@m.q.s. ciao!

Come sempre è un piacere leggerti e gli spunti delle tue narrazioni sono sempre ficcanti e da punti di vista inaspettati.
Mi ha folgorato l'inizio, caotico e scoppiettante, poi devo dire sei stato molto gigionesco: si vede che ti si divertito!

Grazie del racconto e scusa la brevità di questo mio, ma in questo giro non posso far altro!

A rileggerti!

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Re: [MI158] Andare e tornare

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L wrote: @m.q.s. ciao!

Come sempre è un piacere leggerti e gli spunti delle tue narrazioni sono sempre ficcanti e da punti di vista inaspettati.
Mi ha folgorato l'inizio, caotico e scoppiettante, poi devo dire sei stato molto gigionesco: si vede che ti si divertito!

Grazie del racconto e scusa la brevità di questo mio, ma in questo giro non posso far altro!

A rileggerti!
Buongiorno!
Sono contento che tu abbia apprezzato :) vero, ho un po' gigioneggiato, mi sono lasciato prendere la mano :)
Buon weekend, alla prossima

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