[MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

1
Commento

Traccia di mezzogiorno: La fobia
- Sei pronta?
- Sì
- Ti sei messa le scarpe da pioggia?
- Sììì.
- Hai fatto tutti i compiti?
- Uffaaaaa.
- Non sbuffare. Dai, che siamo in ritardo.
Amelia di solito è una bambina tranquilla, ma quando si impunta, non c'è verso. Testarda come poche. Guarda lì, le previsioni dicono che pioverà, ma niente, si è messa le ballerine rosa. Poi si bagna i piedi, le viene mal di gola, e siamo di nuovo da capo. Ormai è tardi, se non usciamo adesso arriverà a scuola in ritardo. Speriamo bene.
- Dammi la mano.
- Sì. Mi racconti una storia?
- Va bene.
E adesso, cosa le racconto? I miti greci ormai li conosce tutti. I Promessi Sposi? No, troppo complicato. Tra un paio d'anni, magari. Già a farle sfogliare i libri d'arte, ha iniziato a riempire i disegni di San Sebastiano. Se inizio a parlarle dei Bravi, le maestre mi chiamano a rapporto.
Forse la sto educando in modo troppo anticonformista. Le dovrei raccontare La Sirenetta, altro che la nascita di Atena.
Ecco, il primo semaforo. Tanto per cambiare è rosso.
- Oh, oh. Mamma, non guardare.
- Che cosa?
- Ho detto, non guardare.
Troppo tardi. Lui è davanti a noi, fermo sul marciapiede opposto. Quando scatterà il verde, verrà verso di noi. Non posso impedirlo.
Stringo la mano di Amelia più forte, il palmo della mano inizia a sudare. Lei è tranquilla, per fortuna, non si rende conto del pericolo. Devo proporre una deviazione dal percorso abituale e sperare che lui non se ne accorga. 
- Cambiamo strada.
- Perché?
- Perché sì. Andiamo a destra.
- Ma la scuola è davanti a noi.
- Non importa.
Quella cosa a cui non so dare un nome inizia dalla punta dei piedi e sale su per le gambe. Cerco di fermarla, ma è troppo tardi. Mi prende lo stomaco e stringe fortissimo, dappertutto. È come se fossi agganciata a un blocco di pietra, e come se questo mi volesse spingere verso il basso, sempre di più, ancorare a terra. Sale ancora, prende il sentiero della schiena e arriva al collo. Non riesco a muovermi. Non posso parlare. Soprattutto, non posso difendere Amelia.
Lui si alzerà presto. Scatterà verso di noi e le farà del male, e sarà tutta colpa mia, perché non sarò riuscita a difenderla.
Amelia sbuffa, seccata.
-Mamma, dai, è Ruber, lo vediamo tutti i giorni.
La sento a malapena. Sono immobile e fisso quegli occhiacci gialli socchiusi. Lui si nutre della mia paura, e io non posso farci niente.
Il semaforo diventa verde. Amelia lascia la mia mano e attraversa la strada, come facciamo tutte le mattine. Dritta nelle fauci del mostro. Vorrei fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riesco.
Ho dimenticato come si pensa. Ho dimenticato che per pranzo le volevo fare le frittelle di fiori di zucca, che sabato è il compleanno di Alessia e non abbiamo ancora preso il regalo. Tutto perde importanza. Siamo solo io, lui e il macigno che mi imprigiona, mi tiene incollata al marciapiede, e mi impedisce di proteggerla.
-Ciao, Ruber.
Amelia gli si inginocchia di fianco e lo sfiora. Lui socchiude gli occhiacci e piega la testa da un lato. Sembra innocuo, ma io conosco la verità. Fa finta, lo so. È questione di attimi e la attaccherà. Il peggio è che nessuno si rende conto di cosa stia succedendo. Il mondo intorno continua a scorrere come se niente fosse. Vorrei urlare a tutti di fare attenzione, di stare lontani, ma non riesco. Di nuovo, quella cosa a cui non so dare un nome mi soffoca i pensieri.
Lui alza la testa. Sta per attaccare. Cerco di avvertirla, prima che sia troppo tardi, ma...
- Mamma? Mamma?
Apro gli occhi.
- Scusami, sono le sette e un quarto.
- Oddio, è tardissimo!
Amelia parla a voce bassa, è vestita e pronta per uscire, in mano ha una fetta biscottata.
- Hai fatto bene a chiamarmi, mi alzo subito.
- Ho già preparato tutto, devi solo farti il caffè.
- Meno male che mi hai svegliata, ho fatto un sogno...
- Sì? Cosa hai sognato?
- C'eri tu...
- Aspetta, quanti anni avevo?
- Sei, credo, perché andavi già a scuola.
Amelia ride.
- E' un record, complimenti. Di solito mi sogni che ho due o tre anni. E cosa facevo?
- Ti stavo portando a scuola, quando davanti a noi sulla strada vedevamo un gatto.
- Rosso, magari.
- Sì, sì, rosso, enorme, terribile.
- E cosa faceva, questo mostro terribile?
- Niente, come fanno quelle bestiacce, era sdraiato sul marciapiede e mi fissava. Tu andavi ad accarezzarlo, ma io avevo così paura che non riuscivo a muovermi, credevo che ti avrebbe attaccata, ma in realtà avevo più paura per me che per te. 
- E poi?
- E poi per fortuna mi hai svegliata.
Amelia ride di nuovo.
- Scampato pericolo, allora, e meno male che ti ho svegliata. Chissà cosa sarebbe potuto succedere, con un mostro simile per la strada. Vado, che perdo l'autobus e oggi ho il compito di latino. Ciao.
- Ciao.
Metto le gambe fuori dal letto. Respiro normalmente, anche la sensazione di blocco allo stomaco, con il risveglio, è sparita. È tutto come al solito. Alzo le tapparelle e vado in cucina. Ho mezz'ora di tempo prima di uscire per andare ad aprire il negozio. Bene, fuori sembra una bella giornata.
Mi affaccio sul balcone e controllo che la signora Missori, che abita di fronte, abbia aperto la finestra. Vive da sola, poveretta, un controllo ogni tanto ci vuole.
Sì, la finestra è aperta.
E quel mostro con il pelo grigio a strisce è sul suo davanzale.
È sveglio.
Mi fissa.
Anche lui sa di me.
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

2
Ciao! Ho letto il racconto con curiosità, aspettando un colpo di scena finale che in un certo senso è arrivato, ma non come mi aspettavo. Nel senso che ok, la paura dei gatti, ma è allegoria di qualcosa? L'ho letto due volte e ho la sensazione che mi stia sfuggendo qualcosa. È scritto molto bene e attendo un tuo controcommento per capire se mi è sfuggito qualcosa di più profondo. Limite mio ovviamente! Bella prova! <3

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

3
Ciao @pale star,
Piacere di conoscerti, mi pare sia il primo racconto tuo che leggo.
Allora il racconto è molto gradevole, scritto bene e scorrevole. Io ho inteso, sia tramite il finale che il titolo, che i gatti che sono tra noi sono una sorta di alieni, anche se è solo la protagonista ad esserne consapevole (da qui il riconoscimento anche da parte del gatto nel finale). Non so se ho interpretato bene, poi semmai ci dirai. Devo dire che a me sia il finale che il racconto in sé mi ha soddisfatto. Insomma una buona idea per una buona realizzazione.
Sai che a un MI di qualche tempo fa, eravamo ancora nel WD, una traccia era proprio sulla fobia per i gatti? Sì chiama ailurofobia, mi pare.
Benvenuto/a al MI!

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

4
Loscrittoreincolore wrote: Ciao! Ho letto il racconto con curiosità, aspettando un colpo di scena finale che in un certo senso è arrivato, ma non come mi aspettavo. Nel senso che ok, la paura dei gatti, ma è allegoria di qualcosa? L'ho letto due volte e ho la sensazione che mi stia sfuggendo qualcosa. È scritto molto bene e attendo un tuo controcommento per capire se mi è sfuggito qualcosa di più profondo. Limite mio ovviamente! Bella prova! <3
Eccomi! Intanto grazie per avere letto il racconto e per averlo apprezzato.  :) In realtà non avevo intenzione di fare riferimenti allegorici. Semmai, ci potevano essere due intenzioni generali: cercare di far capire che una fobia può essere un qualcosa di talmente pervasivo da insinuarsi anche nei sogni e portare a confondere sogno e vita reale, e mostrare una sorta di capovolgimento dei ruoli con la bambina che non ha per niente paura del gatto, a differenza della madre. Al di là dei messaggi, l'importante è che sia piaciuto!  <3
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

5
ivalibri wrote: Ciao @pale star,
Piacere di conoscerti, mi pare sia il primo racconto tuo che leggo.
Allora il racconto è molto gradevole, scritto bene e scorrevole. Io ho inteso, sia tramite il finale che il titolo, che i gatti che sono tra noi sono una sorta di alieni, anche se è solo la protagonista ad esserne consapevole (da qui il riconoscimento anche da parte del gatto nel finale). Non so se ho interpretato bene, poi semmai ci dirai. Devo dire che a me sia il finale che il racconto in sé mi ha soddisfatto. Insomma una buona idea per una buona realizzazione.
Sai che a un MI di qualche tempo fa, eravamo ancora nel WD, una traccia era proprio sulla fobia per i gatti? Sì chiama ailurofobia, mi pare.
Benvenuto/a al MI!
Grazie per il benvenuto! Sì, in effetti questo è il primo racconto che pubblico qua, e mi fa piacere che sia stato apprezzato per come l'ho scritto.  :)
In realtà non pensavo neanche agli alieni, molto più semplicemente, nelle mie intenzioni, la protagonista vede gli oggetti della sua fobia come dei mostri, che riconoscono e percepiscono la paura in lei anche se la vedono da lontano, come dal davanzale della finestra della vicina. Sai che ci sono persone fobiche (soprattutto di animali) che credono, a torto o a ragione, questo non lo so, che gli oggetti delle loro fobie percepiscano in qualche modo la paura, e quindi siano più pronti ad attaccare chi li teme. Ho pensato a questo, più banalmente, ma sono contenta di avere dato adito a interpretazioni così profonde, ben più profonde di quello che è stato il mio pensiero iniziale. Grazie davvero per lo spunto! 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

6
pale star wrote: Eccomi! Intanto grazie per avere letto il racconto e per averlo apprezzato.  :) In realtà non avevo intenzione di fare riferimenti allegorici. Semmai, ci potevano essere due intenzioni generali: cercare di far capire che una fobia può essere un qualcosa di talmente pervasivo da insinuarsi anche nei sogni e portare a confondere sogno e vita reale, e mostrare una sorta di capovolgimento dei ruoli con la bambina che non ha per niente paura del gatto, a differenza della madre. Al di là dei messaggi, l'importante è che sia piaciuto!  <3
È piaciuto molto! Grazie per la precisazione e la spiegazione <3

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

8
Poeta Zaza wrote: Benvenuta al MI, @pale star   :)

Il tuo esordio è positivo: scrivi bene e in modo corretto. Il racconto è leggero e godibile.
Una buona lettura. 
Ricordati: ogni due domeniche c'è il MI.  Di solito.  ;)
Caspita, grazie davvero per gli apprezzamenti! Spero che il MI possa diventare per me un appuntamento fisso di scrittura oltre che di lettura.  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

11
@pale star
Ciao e benvenuto/a al MI (mi sembra di aver capito sia la prima volta che partecipi)! Ho letto con grande piacere il tuo racconto, hai una scrittura fresca e scorrevole, la definirei naturale. In più non ho ravvisato errori o imprecisioni (ma non sono un occhio molto esperto), quindi complimenti perché far arrivare un lettore alla fine senza la minima sofferenza è già un gran risultato.
Per ciò che riguarda più strettamente la storia e come l'hai sviluppata ho avuto anche io l'impressione, come Incolore, che stessi andando incontro a qualche colpo di scena o rivelazione, ma alla fine la seconda parte, quella del risveglio, non fa altro che confermare quanto già palesato nella prima, quella del sogno (a proposito, attenzione a usare l'espediente del "quello che hai letto fino a ora era solo un sogno", rischia di suonare un po' come una presa in giro per il lettore. In questo caso ci può stare, e in effetti seppure in parte l'ho usato anche io, ma il mio è solo un consiglio in generale). Forse questa cosa mi ha leggermente deluso, perché mi aspettavo uno stravolgimento (non so, magari la vera fobia era un'altra) che poi non c'è stato. Ma sono quisquilie, il racconto mi è piaciuto e ti rinnovo i complimenti. Alla prossima!

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

12
Grazie mille @Joyopi, sì, in effetti era la prima partecipazione. Il tuo consiglio è importante, a ripensarci non credo di avere mai usato prima l'espediente del sogno, ma faccio tesoro di questa precisazione, che mi sembra molto giusta. "Scrittura naturale" mi sembra un complimento bellissimo, e ti ringrazio anche per questo.  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

13
pale star wrote:
Sì. Mi racconti una storia?
- Va bene.
E adesso, cosa le racconto? I miti greci ormai li conosce tutti. I Promessi Sposi? No, troppo complicato. Tra un paio d'anni, magari. Già a farle sfogliare i libri d'arte, ha iniziato a riempire i disegni di San Sebastiano. Se inizio a parlarle dei Bravi, le maestre mi chiamano a rapporto.
Forse la sto educando in modo troppo anticonformista. Le dovrei raccontare La Sirenetta, altro che la nascita di Atena.
Fantastico questo passaggio! @pale star
Tutta la prima parte l'ho trovata deliziosa. Forse l'espediente del sogno non è originalissimo per dare un cambio alla storia ma comunque funziona. Bella scrittura. ciao alla prossima

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

14
ciao @pale star . Mi accodo ai commenti che già ti hanno fatto.... sono di corsa :P

Non ho trovato buono il fatto che la prima parte della fobia raccontata sia un sogno...
Lo trovo come un inciampo. Forse dovevi escogitare qualcosa di diverso per mettere in risalto la differenza di atteggiamento verso i gatti di madre e figlia..  ciao e a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

15
Grazie @Kasimiro@bestseller2020
Ho provato a ragionare a mente fredda sul perchè abbia inserito un sogno nel racconto come espediente. La sola risposta che mi sono data è che fondamentalmente sono una sognatrice (cosa che mi ha portato, nella vita, a prendere delle sonore legnate dei denti ma anche, per fortuna, a qualche bel momento).  :) La prossima volta cercherò di stare un po' più con i piedi per terra, promesso. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

16
La fobia è descritta benissimo, l'aspetto irrazionale è reso molto bene e contribuisce all'angoscia. Piaciuta anche la soluzione finale :D aggiungo solo che, visto che è un sogno, secondo me avresti potuto calcare un po' più la mano. Ad esempio il gatto potrebbe aver attaccato la bambina, e mentre lei grida "mamma, mamma!" avviene il risveglio, così:
pale star wrote:
- Mamma? Mamma?
Apro gli occhi.
Ma è una piccolezza

Comunque è riuscitissimo. Spero che scriverai altro, qui, perché scrivi molto bene^^

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

20
La paura dei gatti ci dice Wikipedia che si chiama: “”Ailurofobia”.

Tale sindrome che si manifesta con la paura irrazionale e persistente dei gatti, pare sia un fenomeno molto comune. Chi ha paura dei mici, in loro presenza, può manifestare tachicardia, sudorazione, nausea e respirazione affannosa o ancora ansia e attacchi di panico.

Devo dire che l’ho scoperta grazie a questo tuo bel racconto, personalmente nella mia esistenza, poiché ho sempre avuto per casa da due a tre gatti, più regolarmente almeno un cane.
Inoltre quando mia figlia veniva a trascorrere qualche settimana da noi, si portava dietro la sua coppia di felini, per tanto in quei periodi, i gatti in famiglia divenivano ben cinque.
Ho sempre considerato i gatti degli esseri meravigliosi, per la grande eleganza del loro corpo, pieno di grazia formale, di energia ed elasticità nei movimenti.
Non mi stupisce affatto che interi popoli, un tempo, li abbiano considerati delle vere divinità, sono esseri di una perfezione assoluta.

Detto ciò mia carissima @pale star , son felice di averti scoperta e letta, poiché scrivi assai bene e il racconto nello specifico è davvero gradevole, scorrevole, divertente e scritto con mano felice.
Risulta evidente da questo primo lavoro tuo che mi trovo a leggere che possiedi ottime qualità di narratrice, non ricordo se fossi già presente nel vecchio WD, in ogni caso reputo che la tua presenza in questo nuovo forum non possa che conferirgli maggior lustro.

Nello specifico gli ingredienti e il meccanismo narrativo non sono una novità, direi che si tratta di un format molto collaudato.
Crei una situazione di suspense crescente, con la figura di una madre che avverte un incombente pericolo per sé e la propria figlioletta: non ci è dato di sapere chi sia l’entità che suscita la sua crescente apprensione, ne conosciamo solo il nome, tutto ci lascia supporre che si tratti di un uomo potenzialmente pericoloso, ma non conosciamo la natura del pericolo che potrebbe esercitare.
Inoltre questo pericolo pare essere ignorato da tutti, fuorché dalla tua protagonista, aumentando così l’ingrediente di tensione della storia.
Alla fine tutto si risolve con il risveglio da un incubo notturno, ma come in ogni buon thriller, il finale propone l’apertura di un nuovo motivo d’angoscia.

Orbene, che il format sia noto nulla toglie alla qualità del racconto, infatti anche nella musica le note sono sette, ma è la capacità di usarle, mescolarle ed eseguirle, che permette di continuare ad avere nuove melodie e grandi composizioni.

Complimenti e a presto rileggerti. Un saluto.

Re: [MI 155] Sono tra di noi (gravi come incubi)

21
pale star wrote: Quella cosa a cui non so dare un nome inizia dalla punta dei piedi e sale su per le gambe
Ciao @pale star 
ho letto con piacere questo tuo racconto. Ti lascio qualche piccola riflessione personale :)
Qui avrei usato un altro verbo, invece di "inizia". Non mi sembra completamente centrato. Forse, ci sarebbe stato meglio un "parte". Perché "inizia" lo trovo più "corretto" se usato in altri contesti (ad es: per indicare qualcosa che comincia). Nel caso specifico, invece, l'ho letto come una sensazione che parte dal punto A per arrivare al punto B. 
Ma molto probabile che siano fisime mie, eh!
Tu chiamale, se vuoi, seghe mentali :D 
pale star wrote: e come se questo mi volesse spingere verso il basso
qui mi sa che c'è un refuso, "è" e non "e" :D
pale star wrote: ma non riesco
altro appunto da "cagacazzi": secondo me, meglio "ma non ci riesco".
pale star wrote: quella cosa a cui non so dare un nome
continua la serie: qui, secondo me, sarebbe meglio: "la cosa a cui non so dare un nome". Perché o scrivi: "quella cosa", oppure "la cosa a cui non so dare un nome". Per me, infatti, così come l'hai scritto è un po' ridondante. Come se specificassi due volte ciò a cui ti riferisci. Ma è giusto per fare la punta, eh.. :)
pale star wrote: Niente, come fanno quelle bestiacce
Proposta: "Niente, come tutte quelle bestiacce".

In generale il racconto mi è piaciuto: non mi sono per nulla preso in giro dal fatto che la prima parte fosse un sogno, anzi, secondo me è plausibile. Nessun inciampo, da parte mia :) 
Il racconto è ben scritto, fluido, si legge con piacere. All'ultimo MI a cui partecipai (mi pare sul wd) scrissi anche io un racconto sull'ailurofobia. Era un po' più ingarbugliato, forse.
La paura dei gatti, che tema affascinante :D  bello perché, secondo me, porta a considerare quelle simpatiche palle di pelo sotto un altro punto di vista.
brava
alla prossima

mqs

Return to “Racconti”