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In un attimo, l’intera umanità fu colpita dalla stessa malattia. Una malattia di morte, completa distruzione e oblio della stessa definizione di “vita”. Ce l’avevano fatta, finalmente, dopo secoli di ricerca, di illuminazione e di impegno. Non c’era voluto molto, alla fine, e come aveva predetto uno Schmitz di Trieste, l’essere umano più malato di tutti aveva posto una bomba al centro del mondo e, con un inchiostro scarlatto, aveva scritto l’epilogo di una storia durata anche troppo.
Avevano anche creato un orologio, gli sciocchi, e l’avevano chiamato Doomsday Clock per spaventare i leader mondiali, avevano cercato di sensibilizzarli, e avevano fallito. E ora, non c’era più nessuno da avvertire, non c’erano bambini a meravigliarsi delle cose più piccole, non c’erano primi baci né dichiarazioni d’amore scritte sui muri. Ora c’era il silenzio. Finalmente, era giunta la pace.
Ma io, io sono bloccata qui, da sola, a combattere i risultati della loro scellerata ignoranza. Per me non è cambiato nulla, e mai nulla cambierà. Il mio moto è ineluttabile, infinito, è acqua che non smette mai di scorrere. Già, acqua, come quella che ho fatto nascere dal fuoco, la vita soffiata all’interno di una dura crosta da cui sono nati fiori, alberi e frutti. Ho donato il colore a questo mondo, l’ho scolpito in silenzio per intere ere, e l’ho donato a loro, uomini e donne, gli ho regalato le chiavi di quel locus amoenus che si agitavano a cercare, mai realizzando di avercelo davanti. Ho reso il suolo soffice per i loro piedi, fiumi e laghi dolci per le loro bocche e per i prodotti che gli hanno dato la forza di camminare e correre nel tempo. Forse sono stata troppo buona con loro, come una madre cieca ai difetti dei figli, pronta a biasimare gli altri pur di allontanare l’idea che, sì, i suoi figli non sono poi così perfetti. E ora sono sola, tradita, umiliata, e mi domando se riuscirò mai ad averne altri, di figli.
Di ciò che era prima, ormai è rimasto soltanto l’eco. Uno di loro aveva scritto che il mondo non finirà con uno scoppio, ma con un sospiro, un lieve piagnucolio. Oh, quanto si era sbagliato. Arroganti erano, e arroganti sono rimasti, fino all’ultimo istante. Lo sono stati quando per la prima volta sono riusciti a rappresentare le loro idee, a tirar giù di forza la perfezione del pensiero per renderla reale, vivida, universale, e hanno deciso poi di segregarsi, di rendere la conoscenza un bene irraggiungibile. Ero lì quando le loro soffici mani hanno imparato a domare il bronzo, a fondere rame e stagno per creare strumenti, ingegni di guerra per rubare il bene più prezioso che gli avessi mai donato.
E io sono stata sempre lì, ho tagliato i rami secchi della loro esistenza per farli crescere più forti, ho adattato la mia creazione in modo che gli calzasse alla perfezione. Ho aggiunto il calore dove non doveva esserci, e ho lottato, oh sì che ho lottato, per far sì che potessero prosperare. Forse sono colpevole quanto loro, forse avrei dovuto abbandonarli molto prima, e capire che non sarebbero mai cambiati, ma mi sono lasciata cullare dalla loro voce, prima, e dalle loro abili mani che pizzicavano corde di strumenti imperfettamente perfetti, proprio come lo erano loro. L’avrei dovuto capire, quando una parte di essi ha deciso di rendere schiava un’altra soltanto perché, a detta loro, più debole. L’avrei dovuto capire molto prima, ma non l’ho fatto.
E ora mi ritrovo qui, in silenzio, incapace di posare lo sguardo sulla mia stessa creazione. Me l’hanno tolta, rubata, hanno sottratto la vita alla vita stessa, e l’avrebbero potuto fare soltanto loro, figli dei miei figli, la mia creazione più straordinaria. E più li ho protetti, più questi hanno sbagliato. Ricordo i loro primi passi, posso ancora sentire le loro primitive mascelle masticare i resti lasciati da animali molto più forti. La mia melodia era molto più dolce, in quei momenti, quando preparavo questi luoghi per loro, gli stessi che, in un attimo, hanno strappato via dal mio controllo.
E io so che l’acqua comincerà di nuovo a scorrere, che le stelle illumineranno il cielo notturno e l’aurora boreale ballerà, più intensa che mai, ma in queste immense vallate regnerà soltanto il silenzio, e la mia canzone non sarà mai più com’era una volta, quando, raggiunto il suo apice, con un grosso bang ha permeato questo mondo.
In un attimo, la vita stessa ha distrutto la vita. This is the way the world begins, not with a whimper but a bang.