Non ricordo lo stacco
I miei passi su polvere
di vento
- scossi sospinti ripiegati squassati -
indistinguibili.
E quindi l’ultimo soffio per quel dove
- quale orizzonte
e quale ponte -
Impercorribile?
Indistinguibile?
Abbassatevi stelle:
voglio luce.
Non ricordo lo stacco. Ma c’è stato? O sono sempre stata qui, in questo spazio, e nel mentre ho sognato?
Di più: so che mi mancano dei riferimenti, dei soggetti importanti per me, ma ho perso di loro il nome e i tratti.
Altri, mi circondano con un’aura di luce inattesa e di amabile memoria, anche se non riesco a metterli bene a fuoco, per il momento.
Una creatura inattesa, un me di luce, interviene a me presso e si palesa:
“Hai svolto il tuo viaggio da mortale: qui si pesano emozioni e sentimenti che hai destato in chi ti ha accompagnato, che sia già rientrato oppure no.
Se è positiva l’emozione altrui che hai pilotato, come la gioia o la riconoscenza, son punti positivi, mentre dolore e dispiacere ispirati si detraggono.”
- È questo il sogno - , mi dico, ma mi permetto di eccepire all’interlocutrice:
Ma come fate a pesarli in obiettività? Potrebbero partire da un equivoco non voluto.
“Lo appuriamo dalla tua coscienza se c’è equivoco. Qui l’ambiguo non vive, nell’interfaccia col vero.“
L’esame parte: me ne accorgo dai colpi dei rimorsi, che salgono da dentro, coi tormenti e i sensi di colpa; però, insieme, stanno su un piano parallelo carezze di autentici sorrisi e qualche guizzo di gioia e di ironia.
Squasso interno a riveder certi miei passi, in quel mondo prestato a un’esperienza di passaggio, ad un teatro.
Dove vedo i personaggi , gli attori, me compresa, spesso recitare la somma ipocrisia, e solo a tratti il vero, perché da subito là s’apprende che l’esistenza, quella, è convenzione tacita di modi e di detti, anche per quieto vivere. E ora vedo la mia rappresentazione scenica intera, col suggeritore annesso (il me di luce) che mi palesa la corretta esegesi di quell’opera che è stata la mia vita in quello strano mondo di passaggio.
Che adesso è alle mie spalle, in un passato intermedio.
Analisi delle emozioni legate alla mia auto-valutazione (Vergogna, orgoglio, soddisfazione e no, senso di colpa) paragonate alle sensazioni e ai sentimenti suscitati negli altri.
Misteri ora compresi ed accettati. Uno sguardo da un ponte, da distante, per afferrare quel che da vicino, e per troppi limiti, schivavo e non vedevo.
Le azioni buone non compensano le azioni cattive, né viene raffrontato il peso specifico di ognuna.
Le azioni cattive portate in scena hanno le loro attenuanti dietro le quinte: non si vedono.
Non ricordo lo stacco e sono oltre… E non mostro e non racconto più.