[Lab18] Fuggire

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«Cascasse il mondo!»
«Cascasse il mondo? Ma sei serio?»
«Te lo ripeto, ca-sca-sse-il-mo-ndo» e sbatte i pugni sul tavolo di noce.
«Non dirlo mai più» sibila Eleonora. «La tua partenza è fuori discussione», e taglia l’aria con entrambe le mani.
«E chi lo dice? Tu?»
«Non io, ma l’evidenza dei fatti.»
«Le “necessità altrui” non sono evidenza dei fatti.»
«Ah, no?»
«No.» E va a spalancare la finestra «Qui si soffoca.» Dalle Alpi innevate giunge una ventata di gelo, e dal ceppo che arde nel camino si sprigiona una scia di scintille.
«Chiudi o si beccherà una polmonite.»
«Non sarebbe male, una morte naturale è quello che ci serve.»
«Abbassa la voce, potrebbe sentirti. Ma come fai ad essere così cinico?»
«Anni e anni di addestramento, che adesso posso mettere in pratica. La mia è un’arte coltivata tra lacrime e rinunce. Mia cara.»
«Ma come parli? E poi… lacrime e rinunce? Non ti ho mai visto versare una lacrima e per quanto riguarda le rinunce… be’ lasciamo perdere.»
«Quando il cuore piange nessuno lo vede.»
«Oh, che affermazione romantica. Da damina dell’ottocento, direi.»
«Piuttosto da gentiluomo delle langhe», e conclude rimarcando «direi.» Fa per andarsene, ma torna indietro: «Fossi stato un altro sarei andato via già da tempo.»
«Smettila. Sei abbastanza adulto per comprendere che hai delle responsabilità. Non scherzare su queste cose.»
«E chi scherza? Per quanto riguarda le mie rinunce sappi che non le conosci; non ti è mai importato di chiedermi cosa volessi.»
«Vuoi lasciarmi sola ad affrontare tutto questo?» Allarga le braccia ad includere tutto quello che hanno intorno. C’è il disordine tipico che arriva con le lunghe malattie: flaconi di acqua fisiologica, bende, alcol, scatole di medicine impilate come mattoncini della Lego.
Dalla stanza attigua viene un lamento soffocato. Entrambi guardano verso quella direzione.
«La mamma sta morendo e tu vuoi andartene proprio adesso?»
«La mamma mi ha ucciso molto tempo fa. Adesso che non ha più la forza per trattenermi per il braccio posso andare.» Davanti agli occhi scorrono gli anni passati a piangere nella legnaia, tutte le volte che lo zio aveva abusato di lui.
Ogni volta che ci pensa sente il fiato di quel mostro di nuovo addosso.
La prima volta che era accaduto, dalla fessura tra le assi aveva visto l’ombra della madre ritrarsi e fuggire.
La donna aveva canticchiato tutta la sera mescolando la minestra nel paiolo, apparecchiando, versando mestoli di minestra nei piatti. Lui, ragazzino, aveva cercato il suo sguardo, ma da quel giorno non lo aveva incontrato mai più. 
Tutte le volte che aveva minacciato di andarsene lei lo aveva bloccato sulla porta di casa, senza dire nulla. Lui non aveva capito.
Troppo dolore per accorgersi della vergogna di sua madre, troppa rabbia per perdonare l’assenza della sua protezione.
Al proprio fratello la donna aveva riservato qualche silenzio, è vero, ma era più sottomissione che rimprovero. E Giacomo era cresciuto cercando di capire e continuando a subire le “attenzioni” dello zio benefattore. Li aveva accolti e sfamati dopo la morte del padre. Come avrebbero fatto senza di lui?
Ma no, non aveva capito. Il modo di agire degli adulti gli era rimasto inintelligibile. E la voglia di giocare a calcio si era spenta come altri sogni, mentre i desideri li aveva fatti diventare capricci.
«Ricordo come si lamentava il tuo maestro. Facevi a pugni con tutti. Sei sempre stato un ragazzo difficile», lo accusa la sorella.
Giacomo annuisce e sorride. Ha le spalle larghe, il rimprovero non gli pesa più di tanto.
Lei ha giocato con le bambole: i loro mondi non si sono mai incontrati.

La valigia è all’ingresso, il biglietto sulla consolle si riflette sullo specchio che sovrasta il piccolo mobile. Si specchia anche Giacomo, si passa la mano tra i capelli, sorride al biglietto che vede allo specchio: non parte da solo, sta fuggendo insieme alla libertà.

Re: [Lab18] Fuggire

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Adel J. Pellitteri wrote: «Te lo ripeto, ca-sca-sse-il-mo-ndo» e sbatte i pugni sul tavolo di noce.
Perché non hai usato, per logica, la divisione in sillabe per scandire il concetto?

Ca-scas-se-il-mon-do.
Adel J. Pellitteri wrote: taglia l’aria con entrambe le mani.
superfluo
Adel J. Pellitteri wrote: La mia è un’arte coltivata tra lacrime e rinunce. Mia cara.»
perché non mettere una virgola dopo "rinunce"?
Adel J. Pellitteri wrote: be’ lasciamo perdere.»
Beh
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 am«Chiudi o si beccherà una polmonite.»
«Non sarebbe male, una morte naturale è quello che ci serve.»
Chi si beccherà una polmonite? Immagino che tu voglia far intravedere una persona debole sullo sfondo...
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amme fai ad essere così cinico?»
«Anni e anni di addestramento, che adesso posso mettere in pratica. La mia è un’arte coltivata tra lacrime e rinunce. Mia cara.»
«Ma come parli? E poi… lacrime e rinunce? Non ti ho mai visto versare una lacrima e per quanto riguarda le rinunce… be’ lasciamo perdere.»
«Quando il cuore piange nessuno lo vede.»
Troppe rinunce ravvicinate: meglio un sinonimo, almeno uno.

Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 am«La mamma mi ha ucciso molto tempo fa. Adesso che non ha più la forza per trattenermi per il braccio posso andare.» Davanti agli occhi scorrono gli anni passati a piangere nella legnaia, tutte le volte che lo zio aveva abusato di lui.
Ecco spiegato il livore dell'uomo.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amOgni volta che ci pensa virgola sente il fiato di quel mostro di nuovo addosso.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amLa donna aveva poi canticchiato tutta la sera virgola mescolando la minestra nel paiolo, apparecchiando, versando mestoli di minestra nei piatti. Lui, ragazzino, aveva cercato il suo sguardo, ma da quel giorno non lo aveva incontrato mai più. 
Certe scelte di una madre feriscono in modo totalizzante e tu ne hai mostrata una: brava!
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amTutte le volte che aveva minacciato di andarsene virgola lei lo aveva bloccato sulla porta di casa, senza dire nulla. Lui non aveva capito.
Non si capisce se la cosa sia continuata, ma il lettore medio immagina di sì. 
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amTroppo dolore per accorgersi della vergogna di sua madre, troppa rabbia per perdonare l’assenza della sua protezione.
Al proprio fratello la donna aveva riservato qualche silenzio, è vero, ma era più sottomissione che rimprovero. E Giacomo era cresciuto cercando di capire e continuando a subire le “attenzioni” dello zio benefattore. Li aveva accolti e sfamati dopo la morte del padre. Come avrebbero fatto senza di lui?
Ma no, non aveva capito. Il modo di agire degli adulti gli era rimasto inintelligibile. E la voglia di giocare a calcio si era spenta come altri sogni, mentre i desideri li aveva fatti diventare capricci.
La madre aveva abbandonato Giacomo piccolo e in preda al suo dramma, valutando più importante sopravvivere e basta.
Adel J. Pellitteri wrote: Fri Nov 21, 2025 11:40 amLa valigia è all’ingresso, il biglietto sulla consolle si riflette sullo specchio che sovrasta il piccolo mobile. Si specchia anche Giacomo, si passa la mano tra i capelli, sorride al biglietto che vede allo specchio: non parte da solo, sta fuggendo insieme alla libertà.
Un Giacomo adulto abbandona la cattiva madre ammalata alle cure della sorella che era riuscita ad avere un'infanzia serena: lui ha diritto, finalmente,
alla sua libertà.

Il contesto prende forma nella sorpresa del finale: brava @Adel J. Pellitteri   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab18] Fuggire

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Grazie, Poeta Zaza, per la tua lettura attenta.
 Sull'uso delle virgole ricasco spesso nell'errore. 
Poeta Zaza wrote: Perché non hai usato, per logica, la divisione in sillabe per scandire il concetto?
Ho l'abitudine di pronunciare io per prima le battute dei miei personaggi, ecco perchè non ho separato secondo sillabe. Lo stesso vale per la ripetizione "rinunce". Recito più volte le battute, con piccole variazioni, finchè non viene fuori quella che a me sembra giusta. Ma il lettore (come il cliente) ha sempre ragione. ❤️

Re: [Lab18] Fuggire

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Adel J. Pellitteri wrote: «Cascasse il mondo!»
«Cascasse il mondo? Ma sei serio?»
«Te lo ripeto, ca-sca-sse-il-mo-ndo» e sbatte i pugni sul tavolo di noce.
«Non dirlo mai più» sibila Eleonora. «La tua partenza è fuori discussione», e taglia l’aria con entrambe le mani.
«E chi lo dice? Tu?»
«Non io, ma l’evidenza dei fatti.»
«Le “necessità altrui” non sono evidenza dei fatti.»
«Ah, no?»
Questo inizio non lo ho compreso bene. L'espressione “cascasse il mondo” non si capisce a cosa si riferisce. Dal prosieguo, la sorella Eleonora dice : “La tua partenza è fuori discussione”. Deduco che riguarda una partenza. Quindi sembrerebbe che lui non volesse partire sentendo anche la sua risposta: “E chi lo dice, tu?”

Adel J. Pellitteri wrote: E va a spalancare la finestra «Qui si soffoca.» Dalle Alpi innevate giunge una ventata di gelo, e dal ceppo che arde nel camino si sprigiona una scia di scintille.
A meno che quel “Qui si soffoca” sia metaforico, credo che solo con un ceppo nel camino debba fare piuttosto freddino in una stanza sulle Alpi innevate. A meno che ci fossero altre fonti di calore, tipo stufe a legna, ma in quel caso sarebbe stato opportuno citarle.


Adel J. Pellitteri wrote: «Chiudi o si beccherà una polmonite.»
«Non sarebbe male, una morte naturale è quello che ci serve.»
«Abbassa la voce, potrebbe sentirti. Ma come fai ad essere così cinico?»
«Anni e anni di addestramento, che adesso posso mettere in pratica. La mia è un’arte coltivata tra lacrime e rinunce. Mia cara.»
«Ma come parli? E poi… lacrime e rinunce? Non ti ho mai visto versare una lacrima e per quanto riguarda le rinunce… be’ lasciamo perdere.»
«Quando il cuore piange nessuno lo vede.»
«Oh, che affermazione romantica. Da damina dell’ottocento, direi.»
Si nota una sottile acidità da parte della sorella nei confronti del fratello, ma non si capisce il motivo. A leggere gli sviluppi dovrebbe esserci piuttosto comprensione.
Adel J. Pellitteri wrote: Smettila. Sei abbastanza adulto per comprendere che hai delle responsabilità. Non scherzare su queste cose.»
«E chi scherza? Per quanto riguarda le mie rinunce sappi che non le conosci; non ti è mai importato di chiedermi cosa volessi.»
«Vuoi lasciarmi sola ad affrontare tutto questo?» Allarga le braccia ad includere tutto quello che hanno intorno. 
 Qui invece sembra lamentarsi della possibile partenza. Poco sopra mi pareva che dicesse che era fuori discussione.
Ciao @Adel J. Pellitteri 
Nella parte finale si concentra il fulcro del racconto. Il contenuto non mi appare originale, nonostante questo lo sviluppo della scrittura avrebbe potuto renderlo. La sorella, per come si comporta, sembrerebbe non sapere nulla degli abusi se no non si spiegherebbe il suo atteggiamento. Mi sarebbe piaciuto leggere una costruzione più profonda dei personaggi, del dramma o un risvolto imprevedibile.
Anche il finale sfugge via. Solo la fuga non potrà far dimenticare il passato con tutto il dolore.
La tua scrittura è comunque sempre bella da leggere.
Ciao alla prossima

Re: [Lab18] Fuggire

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Kasimiro wrote: Questo inizio non lo ho compreso bene. L'espressione “cascasse il mondo” non si capisce a cosa si riferisce. Dal prosieguo, la sorella Eleonora dice : “La tua partenza è fuori discussione”. Deduco che riguarda una partenza. Quindi sembrerebbe che lui non volesse partire sentendo anche la sua risposta: “E chi lo dice, tu?”
Avrei potuto scrivere "Partirò! Cascasse il mondo", ma avrei svelato il finale Quindi il tuo dubbio è la risposta alla mia intenzione.
Kasimiro wrote: A meno che quel “Qui si soffoca” sia metaforico, credo che solo con un ceppo nel camino debba fare piuttosto freddino in una stanza sulle Alpi innevate. A meno che ci fossero altre fonti di calore, tipo stufe a legna, ma in quel caso sarebbe stato opportuno citarle
La tua osservazione è giusta, ma ho immaginato le scintille propagarsi dal ceppo posto più in alto. (la visione dell'autore si scontra con ciò che arriva al lettore, provvederò.)
Kasimiro wrote: Qui invece sembra lamentarsi della possibile partenza. Poco sopra mi pareva che dicesse che era fuori discussione
Era la sorella a sostenere che la partenza fosse fuori discussione.
"Lei ha giocato con le bambole" ed è rimasta ignara di ciò che accadeva al fratello "i loro mondi non si sono mai incontrati". Lei lo crede solo un irresponsabile che molla la famiglia nel momento del bisogno.
Kasimiro wrote: La tua scrittura è comunque sempre bella da leggere
Grazie infinite, la vostra approvazione mi ha sostenuta anche nei momenti in cui avrei voluto mollare la scrittura. 
Sono contenta comunque che il testo ti abbia costretto a strizzare un po' gli occhi per afferrare passo dopo passo l'evoluzione della storia.

Seguirò il tuo consiglio di svilupparla un po'. Io sono quella che ama scrivere "poco", i miei racconti sono sempre mini, mini, mini... a volte troppo mini. Lo so! Voi, più volte, mi avete stimolato a rimetterci mano, tanto vero che uno di questi, postato qualche anno fa dal titolo Un'altra volta Parigi, è diventato il romanzo La figlia italiana. Altri racconti postati ancora prima sono diventati la raccolta Donne fino a epoca contraria, e un'altra raccolta è già in viaggio: destinazione Lettori. Come farei senza di voi? Ti confesso che non scrivevo qualcosa di nuovo da un po' perché concentrata a rivedere l'ultimo lavoro da pubblicare;  scrivere questo raccontino mi ha ridato una nuova carica. Ringrazio @Poeta Zaza (lei sa perché).

Re: [Lab18] Fuggire

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Ciao,  @Adel J. Pellitteri tre cose:

  wrote:Adesso che non ha più la forza per trattenermi per il braccio posso andare
Mi suona strano, mi sembra che manchi una virgola, ovvero:
Adesso che non ha più la forza per trattenermi per il braccio virgola posso andare

Seconda cosa: ti è stata fatta notare una incongruenza tra il vissuto di Giacomo e l'atteggiamento della sorella (di incomprensione). Secondo me invece la cosa la mostri quando attraverso il dialogo della sorella le fai dire:
  wrote:«Ricordo come si lamentava il tuo maestro. Facevi a pugni con tutti. Sei sempre stato un ragazzo difficile», lo accusa la sorella.
Ecco, questa osservazione è coerente. La sorella ha un vissuto diverso del fratello. Non si è mai resa conto delle violenze subite dal fratello e le ha interpretate nella "sintomatologia" ovvero lo ha visto come una persona difficile. Probabilmente non le è mai stata raccontata la verità. Ed è per questo che Giacomo fa spallucce: la sorella non può capire. Quindi io trovo il passaggio coerente. Forse potevi dargli più spessore per dare maggior corpo alla storia?

Terza cosa: gestisci i dialoghi quasi senza beat. E si capisce benissimo chi dice cosa. Questo sono in pochi capaci di farlo.

Re: [Lab18] Fuggire

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Strikeiron wrote: Forse potevi dargli più spessore per dare maggior corpo alla storia?
Sicuramente sì, ma io, è risaputo, faccio un uso parco di parole.  Ci rifletterò, come è già accaduto altre volte potrei ampliarlo.
Grazie per l'attenzione e per avere apprezzato la gestione dei dialoghi

Re: [Lab18] Fuggire

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Un brano molto intenso @Adel J. Pellitteri Ero immersa fin da subito nella situazione che all'inizio mi sembrava un litigio fra coniugi, poi sempre più ha assunto il tono di discussione familiare fra fratello e sorella, ma era niente rispetto alla rivelazione che mi attendeva... Un vero schiaffone che mi ha proiettata con tutte le scarpe dentro quella realtà cruda che hai rappresentato. Forse, era una realtà troppo cruda anche per te come autrice tanto che ho percepito il distacco da ciò che stavi narrando quando hai demandato la spiegazione al narratore onnisciente- Scelta che ha diluito in parte la crudezza della storia perché molto simile a uno dei tanti articoli di cronaca che purtroppo leggiamo di continuo.
Per quanto attiene l'originalità, non  mi pronuncio visto che la storia in fin dei conti non è, e sottolineo purtroppo, diversa da alcune realtà. In questo caso credo che sia più nella struttura, in quel demandare la spiegazione a un narratore esterno che si insinua tra le pieghe di un dialogo ben costruito e credibile. Certo, una bella scrittura, pulita, lineare senza che si indugi su un facile pietismo e molto concreta.

Re: [Lab18] Fuggire

9
@Monica wrote: Per quanto attiene l'originalità, non  mi pronuncio visto che la storia in fin dei conti non è, e sottolineo purtroppo, diversa da alcune realtà. In questo caso credo che sia più nella struttura, in quel demandare la spiegazione a un narratore esterno che si insinua tra le pieghe di un dialogo ben costruito e credibile. Certo, una bella scrittura, pulita, lineare senza che si indugi su un facile pietismo e molto concreta.
Grazie, per esserti fermata a commentare. Stavo per andare a postare un commento su discussione Lab per parlare di un'altra delle tante sfaccettature dell'originalità, e la chiusura del tuo commento cade proprio ad hoc. Andrò a ripetermi lì, ma ti do un accenno. Il mio tema è di certo trito e ritrito, lo sapevo bene quando ho puntato su questo. Potreste dire "ti sei  buttata la zappa sui piedi", ma non è così (almeno nel mio intento). Mi sono interrogata sulla questione originalità, appunto, e mi sono detta: se scrivo una trama sfruttata in ogni sua forma e declinazione e riesco a suscitare una sola reazione del tipo" Hum, però..." Vorrà dire che anche quel tema, seppure trito e ritrito, può essere raccontato con originalità. Non dico che sia "un'illuminazione", la mia, ma è un modo di sondare la scrittura e le sue potenzialità. 
D'altronde è pure vero che una trama contorta e spumeggiante, se non è raccontata bene, avrà poco di originale. 

Grazie ancora  <3

Re: [Lab18] Fuggire

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Ciao @Adel J. Pellitteri, questo racconto gira intorno a un botta-risposta comunissimo, o comunque parte da un luogo comune che io, personalmente, ho sentito molto spesso. C'è sempre questa narrativa, tra fratelli, di uno che resta a occuparsi dei genitori (spesso la sorella, come nel tuo caso) e di uno (spesso il fratello) che è partito, che fa "la sua vita" e non adempie ai doveri di figlio (se esistono). 
Tu decidi di porre il riflettore su quest'ultimo, che se all'inizio ci sembra egoista e anche un po' antipatico, poi ci spiazza, lo capiamo, e "la cattiva" ci appare come la sorella, perché empatizziamo con lui e lei sta cercando di trattenerlo. Mi chiedo come mai tu abbia deciso di non fargli rivelare le sue vere ragioni, affidando la scoperta ad una voce fuori campo. Giacomo è quasi magnanimo a tenerla all'oscuro: forse vuole lasciare che si prenda cura della madre senza odiarla? 
Le battute sono realistiche, sembra di guardare la scena accadere piuttosto che leggerla.
Un paio di note:
Adel J. Pellitteri wrote: Tutte le volte che aveva minacciato di andarsene lei lo aveva bloccato sulla porta di casa, senza dire nulla. Lui non aveva capito.

Neanche il lettore capisce bene, è un mistero che hai deciso di tenere per te e non so quanto sia funzionale in un racconto: a me rimane la confusione. Perché la madre lo teneva in casa? Giacomo mi sembra adulto, adesso, e immagino che questo sia successo tempo dopo gli abusi. Perché non se n'è andato lo stesso e non ha opposto resistenza? O la madre ha cercato di tenerlo lì mentre gli abusi stavano ancora avvenendo e voleva "tenere buono" (agghiacciante) il fratello? 

Adel J. Pellitteri wrote: il biglietto sulla consolle si riflette sullo specchio che sovrasta il piccolo mobile.

Una frase un po' strana, mi sono immaginata il mobile che ho a casa io con sopra uno specchio e non ci vedo riflesse le cose sul mobile. Forse è per dire che Giacomo è molto alto? Forse bastava dire che lui guardava il biglietto e poi si specchiava.

Un racconto molto "pulito", che arriva subito. Mi è piaciuto!  :love:

Re: [Lab18] Fuggire

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Grazie @sbatti farò tesoro dei tuoi dubbi. Se lo specchio è basso sulla consolle, il piano si riflette perfettamente.  <3  

Re: [Lab18] Fuggire

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Ciao, @Adel J. Pellitteri  , mi ha colpito molto la tensione che riesci a trasmettere fin dalle prime battute. Il dialogo serrato tra Giacomo ed Eleonora cattura subito, sembra quasi di assistere a una scena teatrale.
Mi è piaciuto il contrasto tra la durezza delle parole e i dettagli concreti dell’ambiente: il gelo che entra dalla finestra, le medicine impilate come Lego, il fuoco nel camino. Sono immagini che rendono tangibile il peso della situazione familiare.
La parte dei ricordi di Giacomo è forte e dolorosa, ma ben inserita: spiega il suo bisogno di fuga senza cadere nel patetico. Il finale con la valigia e il biglietto allo specchio è molto efficace, lascia un senso di liberazione amara ma coerente con tutto il percorso narrativo.
Un racconto intenso, che riesce a unire emozione e concretezza. Complimenti per la scrittura, Adel ,hai dato vita a una storia che resta impressa.

Re: [Lab18] Fuggire

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@Albascura ti ringrazio per il bel commento. Mi sono impuntata nel voler scrivere di un argomento sfruttatissimo, sperando di colpire lo stesso. Il tuo commento ha compensato il mio rischio. 
<3

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