[MI187] U club

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Traccia 3. "La galleria dei quadri silenziosi"

U club
Nessuno sapeva quando era il suo momento, sembrava non arrivasse mai. Ma se era il tuo turno per entrare al club più ambito della zona, non ti saresti perso per nulla al mondo quell’invito, recapitato per direttissima al tuo indirizzo. Non c’era regola per la selezione, venivano scelti sia gran dotati che poveri cristi, potenziali geni, fanfaroni o nulla di buono.
Quella volta fu la sua volta, Tonya era il suo nome, e aveva pensato di essere l’unica. In realtà, si ritrovò seconda, nella lunga fila chilometrica allineata all’accesso della galleria. Lo chiamavano U club, o You club, non aveva certo un’insegna a definirne la compitazione. Nessuno si aspettava di trovarsi in un vero club, quelli di musica e lustrini, una volta oltrepassata quella porta. Ma d’altro canto nessuno aveva neppure un’idea chiara di cosa aspettarsi. L’importante era che qualunque evento vi si svolgesse era un evento esclusivo, per pochi eletti, con cadenze regolari ma bastevolmente distanziate nel tempo per creare suspance.
Dunque Tonya era la seconda quella sera. E chi aveva il privilegio di essere il primo della fila? Piantata di fronte all’ingresso c’era una spilungona, alta almeno il doppio di lei, con un’espressione tra lo scocciato e l’annoiato. Un’espressione fuori luogo, se si pensa a quanti darebbero qualunque cosa per trovarsi in quella privilegiata prima posizione, proprio di fronte alla porta sbarrata sul mistero che racchiude il club.
Proprio allora l’uscio di apri, fluido come se non fosse mai esistito, e vi si affacciò un tipaccio dall’aria navigata. Guardò un istante quella fila, insensata, considerando che quasi nessuno sarebbe entrato quella sera, come ad ogni altro evento precedente. “Signorina Evin, Lei può entrare, solo Lei” sentenziò, senza lasciare spazio a false speranze. La spilungona in prima posizione sgusciò dentro e il tipaccio si accinse a chiudere la porta, controllando scrupoloso la lista. “Un attimo, ci sarebbe anche una certa Tonya, è presente?”. Con l’invidia di tutti quelli alle sue spalle a soffiarle in poppa, anche Tonya sfilò nell’ingresso del club, come unica altra prescelta.
Dunque erano in due, Evin e Tonya, dentro quel luogo che avevano agognato di vedere, almeno una volta nella vita. Ed eccole finalmente. Il brutto ceffo le guidò un ampio atrio, che attraversarono frettolosamente. Nessun indizio alle pareti o nell’aria di ciò che le aspettasse. “Di qua, la galleria ha un unico accesso ed un'unica uscita” indicò lui con sicurezza, come se loro sapessero a cosa si riferiva. “Non abbiate timore, non c’è pericolo alcuno, potrete godere di tutte le opere d’arte a vostro piacimento. Sono le migliori che mi sia capitato di vedere, da molto molto tempo”. Dunque di quello si trattava: una esclusiva mostra d’arte, la più rinomata che si fosse mai vista da quelle parti! Anche questa volta il club non aveva deluso, come se potesse leggere nei desideri dei suoi selezionati visitatori, azzeccando i gusti sia di Tonya che di Evin.
Evin guardò Tonya e viceversa, nessuna delle due riconosceva l’altra, non si erano mai incrociate nella frenesia là fuori. Ma dentro al club erano delle elette, le poche che avrebbero visto quella mostra eccezionale. La loro guida, che aveva sempre meno l’aspetto di uno sgherro e sempre più quella dell’addetto museale “Vi raccomando solo un paio di punti d’attenzione: il vostro tempo è limitato e le opere sono molte, dunque cercate di concentrarvi su quelle che colpiscono la vostra attenzione. Sarà mia cura interrompere la vista al momento opportuno. È inoltre un obbligo per entrambe lasciare un commento alle opere visionate, positivo o negativo che sia, basato sulla vostra sola interpretazione. Infatti non ci sono audioguide, ne targhe, ne curatori, che possano orientarvi”. Tonya ascoltava attenta, trattenendo a stento l’emozione, in procinto di gridare per la pelle d’oca. Evin era all’apparenza indolente, a quelle regole, come a tutto il resto che la circondava. Ma fremeva dentro.
Una tenda color porpora si schiuse. Eccole di fronte ad una lunghissima galleria, moderna, pareti lisce e rosee, soffitto alto. Da entrambi i lati, con distanza regolare erano appese le opere agognate. Era così lunga che non se ne vedeva la fine, forse per la lieve curvatura atta proprio a dare quell’effetto. Di fronte ad ogni opera una piccola scatola, un foglietto verde ed uno rosso. Dunque era in quel modo che avrebbero dovuto esprimere la lor critica obbligatoria. “Io me ne vado” le fece trasalire il loro anfitrionec, allontanandosi alle loro spalle “Vi lascio alle vostre opere, alcune hanno un contenuto forte, ma credo che siano frutto di una selezione minuziosa. E anche voi” concluse sparendo dietro la tenda color porpora.
Tonya constatò quanto effettivamente fossere eccezionali, specialmente in varietà. Non avevano quasi nulla di simile l’una con l’altra. Per questo escluse dal principio che fossero tutte opera dello stesso artista, ma piuttosto di un collettivo. Alcune erano crude sino allo stremo, le facevano distogliere lo sguardo ancor prima di avvicinarvisi. Altre invece la richiamavano da lontano, come fossero lì proprio per lei, anche se poi da vicino non le piacevano particolarmente.
La prima che esaminò con cura era un quadro in movimento, qualche fotogramma di una storia. In procinto si sentivano anche le note regolari e ipnotiche di un pianoforte suonato a sussulti. Tra i late della cornice era racchiuso un paesaggio, una tempesta invenale, con un unico fuocherello che ardeva nel centro, con un uomo di spalle a scaldarsi le mani. I pochi fotogrammi in sequenza davano piena percezione di quanto fosse forte la tormenta e quanto fosse flebile e preziosa quella fiamma. La faceva sentire esposta, per nulla sicura che quel tepore sarebbe potuta arrivare anche a lei. Prese il foglietto rosso, vi scrisse “mi fa sentire insicura”.
Evin era difficile da accontentare, passò da un’opera all’altra, ma non vi trovò mai nulla che scalfisse il suo muro di tedio. Molteplici furono i foglietti rossi depositati nelle scatolette alla base delle opere. Quelle che la richiamavano maggiormente erano le sculture composte con materiale grezzo, pezzi di terra, di corteccia, di carne, di melma. Le leggeva, sentendole più di qualunque immagine. Era quasi indecisa, se affibbiare un foglietto verde con scritto “un capolavoro” ad una ruota di bicicletta bucata, graffiata, scalfita sul battistrada e sulle spalle, come se avesse attraversato qualunque prova. Era opera di uno sportivo, uno sportivo primitivo, come li intendeva lei. Poi si accorse del suono che si diffondeva nell’aria in prossimità della stessa, cupo e stridente, come se la realtà delle ruota celasse un malessere, una dipendenza da cui era impossibile scappare.
Tonya dopo una decina di opere, trovò quella che più la soddisfava. “Sfavillante” scrisse sul biglietto verde. L’immagine che aveva davanti agli occhi era quella di un albero di Natale, un mezzo ad un soggiorno curato, ma tutta la stanza era vuota. Ciò che brillava era la finestra alle sue spalle, un cui persone si aiutavano e sostenevano l’un l’altra, dopo un alluvione che ancora riempiva le strade. Era un emozione forte, come piacevano a lei. Le trasmetteva quanto l’artista andasse a toccare tasti a lei affini, distogliendo lo sguardo dalle figure di bontà stereotipate. Sfavillante bontà, avrebbe potuto aggiungere.
Erin era scontenta di tutte le opere. Fino a quando Tonya le arrivò alle spalle “Non ti conosco e non posso essere di molto aiuto per trovare un’opera che si addica a te”, cercando di non sembrare invadente. “Ma il mio consiglio è di chiudere gli occhi e affidarti alle sensazioni”. Ed ecco che appena Erin ebbe serrato lo sguardo, il cuore si aprì attraverso gli altri sensi. Si innamorò subito dell’opera che stava appesa alla parete opposta. Erano uccelli, che festeggiavano l’ingresso di una persona nella gabbia, ma che la festeggiavano ancor più quando invece del mangime questo gli regalava la libertà al di fuori della voliera. Biglietto verde “condivisione di vedute”.
Non fece neppure in tempo a ringraziare Tonya, per averle chiuso gli occhi, che la loro guida riapparve alle loro spalle. “Tempo scaduto” tagliò corto, con incelata soddisfazione.
 
“Avete visionato più opere di chiunque altro prima di voi, ma avete dato solo due giudizi positivi. Il risultato per la nostra galleria è comunque eccezionale. Entrambe avete scelto, vi siete lasciate pervadere da ciò che l’opera portava con se. E cosa più importante, obbiettivo di ogni artista, ora non siete più le stesse, non siete più neppure voi stesse”
Tonya sapeva per istinto che il curatore stava cercando di dire loro qualcosa, un messaggio più basilare di quello di un ente orgoglioso del suo operato in campo artistico. “Tu capisci di cosa sta parlando?” le chiese Evin, sconcertata e scocciata come sempre. “Non ne sono sicura…” finse Tonya, sentendolo invece nel profondo, dove  la sua orecchia sensibile le dava accesso.
“Abbiamo solo una parola per definire ciò che è appena successo, cioè due giudizi positivi, due approvazioni nella stessa sessione di visita. Un solo temine che ora vi definisce entrambe: gemelle”

Re: [MI187]

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Ciao carissima @Artemis 

Ho letto il tuo suggestivo racconto gradendolo molto.
Ti lascio qui il mio modesto commento:


Il racconto U Club è un’opera breve ma densa di simbolismo, che utilizza un’ambientazione misteriosa e surreale per esplorare temi come l’esclusività, l’arte, la percezione soggettiva e la trasformazione personale.


Temi e significato


Il racconto si sviluppa attorno a un’esperienza enigmatica: l’ingresso di due donne, Tonya ed Evin, in un esclusivo “U Club” (o “You Club”), che si rivela essere una galleria d’arte unica nel suo genere. I temi principali includono:
    1) Esclusività e desiderio di appartenenza: L’“U Club” rappresenta un simbolo di esclusività, un luogo ambito e inaccessibile che alimenta il desiderio di essere scelti.La selezione apparentemente casuale dei partecipanti (da “gran dotati” a “poveri cristi”) sottolinea l’arbitrarietà di tale privilegio, riflettendo dinamiche sociali in cui l’accesso a certi spazi è dettato da regole opache. Questo tema invita a riflettere su come la società attribuisca valore e status.
    2) Arte e soggettività: La galleria d’arte, con le sue opere variegate e prive di spiegazioni, pone l’accento sull’interpretazione personale. Le reazioni contrastanti di Tonya ed Evin alle opere sottolineano come l’arte sia un’esperienza soggettiva, capace di evocare emozioni diverse in base alla sensibilità individuale.L’obbligo di lasciare un commento (positivo o negativo) rappresenta il potere e la responsabilità dello spettatore nel dare significato all’opera.
    3) Trasformazione personale: Il racconto culmina con la dichiarazione del curatore, che definisce Tonya ed Evin “gemelle” per aver dato due giudizi positivi nella stessa sessione.
    Questo suggerisce che l’esperienza artistica abbia creato un legame profondo tra le due donne, trasformandole e unendole in un’identità condivisa.
    L’idea che “non siete più le stesse” implica che l’arte abbia il potere di alterare la percezione di sé e del mondo.
    4) Ambiguità e mistero: Il racconto mantiene un’aura di mistero, lasciando molte domande senza risposta: cosa rappresenta davvero l’“U Club”? Perché Tonya ed Evin sono state scelte? Qual è il significato della parola “gemelle”? Questa ambiguità è centrale, poiché invita il lettore a proiettare le proprie interpretazioni, proprio come i personaggi fanno con le opere d’arte.

Stile e narrazione



Lo stile del racconto è evocativo, con un tono che oscilla tra il surreale e il quotidiano. La narrazione in terza persona offre uno sguardo distaccato, ma si concentra sui pensieri e le emozioni di Tonya ed Evin, creando un contrasto tra la loro eccitazione (o apatia, nel caso di Evin) e l’atmosfera enigmatica del club.
    1) Prospettiva narrativa: La focalizzazione alterna tra Tonya ed Evin, permettendo al lettore di cogliere le loro differenze caratteriali: Tonya è entusiasta e aperta, Evin è cinica e distaccata. Questo contrasto arricchisce la narrazione, mostrando come due persone possano vivere la stessa esperienza in modi opposti. Tuttavia, la prospettiva rimane esterna, lasciando alcune emozioni dei personaggi solo accennate, il che contribuisce al senso di mistero ma può limitare l’empatia del lettore.
    2) Descrizioni sensoriali: Le descrizioni della galleria, delle opere e delle reazioni dei personaggi sono vivide e suggestive. Ad esempio, il quadro della tempesta invernale con il fuocherello o la scultura di materiali grezzi evocano immagini potenti che stimolano l’immaginazione. Tuttavia, alcune descrizioni (come la ruota di bicicletta o l’albero di Natale) potrebbero beneficiare di maggiore dettaglio per rendere le opere più memorabili.
    3) Linguaggio: Il linguaggio è fluido e accessibile, con un registro che mescola colloquialismi (“tipaccio”, “spilungona”) e un tono più poetico nelle descrizioni delle opere.
    Tuttavia, ci sono momenti in cui il linguaggio appare leggermente forzato, come nell’uso di termini come “bastevolmente” o “incelata soddisfazione”, che risultano poco naturali o fuori contesto.
    4) Tono e atmosfera: Il tono è volutamente ambiguo, creando un’atmosfera di attesa e mistero che si intensifica man mano che le protagoniste esplorano la galleria. La mancanza di spiegazioni esplicite (niente audioguide, targhe o curatori) amplifica il senso di smarrimento, ma anche di libertà interpretativa.

Struttura



Il racconto segue un arco narrativo semplice ma efficace:
  1. Introduzione: Presentazione dell’“U Club” e dell’attesa di Tonya, con l’ingresso di Evin come prima in fila.
  2. Sviluppo: Le due donne entrano nella galleria e iniziano a esplorare le opere, mostrando reazioni diverse.
  3. Climax: Tonya aiuta Evin a connettersi emotivamente con un’opera, portando entrambe a lasciare un giudizio positivo.
  4. Conclusione: Il curatore dichiara il successo della visita e definisce le protagoniste “gemelle”, suggellando la loro trasformazione.
La struttura è compatta e ben bilanciata, con un ritmo che accelera verso il climax emotivo. Tuttavia, la conclusione è intenzionalmente criptica, il che potrebbe lasciare alcuni lettori soddisfatti per l’apertura interpretativa, ma altri frustrati per la mancanza di chiarezza.



Punti di forza

    1) Atmosfera enigmatica: Il racconto eccelle nel creare un senso di mistero e attesa, rendendo l’“U Club” un luogo affascinante e inquietante. La vaghezza dell’ambientazione è un punto di forza, poiché stimola la curiosità del lettore.
    2) Contrasto tra i personaggi: La dinamica tra Tonya ed Evin è ben costruita, con le loro personalità opposte che arricchiscono la narrazione e sottolineano il tema della soggettività.
    3) Simbolismo dell’arte: Le opere descritte sono evocative e ben integrate nella narrazione, fungendo da specchio per le emozioni dei personaggi e del lettore. L’idea che l’arte possa trasformare chi la osserva è potente e universale.
    4) Conclusione aperta: La definizione di “gemelle” è un colpo di scena intrigante, che invita a molteplici interpretazioni (unione spirituale, condivisione di un’esperienza, creazione di un’identità collettiva).


Punti di debolezza


    1) Mancanza di contesto: L’assenza di dettagli sull’“U Club” e sul processo di selezione, sebbene funzionale al mistero, può lasciare il lettore disorientato. Un accenno al contesto (ad esempio, il mondo esterno o la natura del club) potrebbe rendere la storia più ancorata.
    2) Personaggi poco approfonditi: Tonya ed Evin sono caratterizzate principalmente attraverso le loro reazioni alle opere, ma mancano di un retroscena che le renda più tridimensionali. Questo limita l’empatia del lettore e rende la loro trasformazione meno incisiva.
    3) Descrizioni delle opere: Sebbene alcune opere siano descritte in modo suggestivo, altre (come la ruota di bicicletta) risultano meno memorabili. Un maggiore sviluppo visivo o emotivo potrebbe rafforzarne l’impatto.
    4) Conclusione criptica: La parola “gemelle” è affascinante, ma il suo significato rimane troppo vago. Senza ulteriori indizi, rischia di sembrare un espediente narrativo piuttosto che un momento di rivelazione.

Osservazioni finali


U Club è un racconto breve ma ricco di potenziale, che utilizza l’ambientazione surreale di una galleria d’arte per esplorare il potere trasformativo dell’esperienza estetica e il desiderio di appartenenza.
La sua forza risiede nell’atmosfera enigmatica e nel contrasto tra i personaggi, che riflettono modi diversi di approcciarsi all’arte e alla vita.
Tuttavia, la narrazione potrebbe beneficiare di un maggiore approfondimento dei personaggi e di un contesto più definito per ancorare il lettore.
Per migliorare, si potrebbe:
  • Aggiungere dettagli sul passato di Tonya ed Evin per renderle più sfaccettate.
  • Rafforzare le descrizioni delle opere, rendendole più vivide e coerenti con il tema della trasformazione.
  • Fornire un indizio ulteriore sul significato di “gemelle”, senza però eliminare l’ambiguità.
In definitiva, il racconto è un’esplorazione intrigante dell’arte come specchio dell’anima, con un’atmosfera che cattura e invita alla riflessione.


Con i miei affettuosi saluti, ti lascio anche i miei complimenti per il tuo lavoro. <3

Re: [MI187]

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Ciao, @Artemis, e buon fine settimana.
Ti do un parere da lettore - non pretendo di essere qualcosa di più - quindi prendilo come tale. Secondo me il racconto è scritto bene e, tra l'altro, presenta delle descrizioni interessanti e delle buone immagini.
Però è un racconto che mi lascia più interrogativi che sensazioni, nel senso che credo sia più una base da cui sviluppare qualcos'altro che un racconto di senso compiuto. Le grandi aspettative sul U Club, per esempio, restano sospese un po' come delle leggende o un "è esclusivo perché è esclusivo" nel corso del racconto - reso anche dal fatto che le due si sentono comunque dei prescelti per poter essere lì. Al di là del club, penso anche al background psicologico dei personaggi a cui non si fa quasi mai cenno. Dico quasi perché tra le righe c'è qualcosa come, per es., questo passaggio
Artemis wrote: Ciò che brillava era la finestra alle sue spalle, un cui persone si aiutavano e sostenevano l’un l’altra, dopo un alluvione che ancora riempiva le strade. Era un emozione forte, come piacevano a lei.
e anche il finale e l'etichetta di gemelle mi lascia molti interrogativi. Forse è una specie di esame per chi si ritrova nel U club o forse è un test psicologico...
Un'ultima cosa: verso la fine del racconto Evin diventa Erin, te lo segnalo per una futura revisione.
Mi scuso con te per questo parere, come detto prendilo come un'opinione da lettore.
Alla prossima lettura.  :libro:
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [MI187]

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Artemis wrote: Nessuno sapeva quando era il suo momento, sembrava non arrivasse mai. Ma se era il tuo turno per entrare al club più ambito della zona, non ti saresti perso per nulla al mondo quell’invito, recapitato per direttissima al tuo indirizzo
Stonano un po' i tempi verbali
Artemis wrote: scocciato e l’annoiato
sono sinonimi, non ha senso citarli come paragone.
Artemis wrote: Quella volta fu la sua volta
 Le ripetizioni troppo ravvicinate è sempre meglio evitarle. Quella volta fu (o venne) il suo turno.

Preferisco non soffermarmi su altri particolari, perché il racconto mostra diverse pecche.
Seppure la storia comincia in modo intrigante, parlando di questo misterioso club, non si sviluppa con chiarezza ed efficacia. Ci sono parecchie debolezze sia di stile che di trama. Nulla, però, che non si possa risolvere con una buona revisione.
Perdonami, non ho mai letto nulla di tuo, e mi dispiace cominciare in questo modo. 
Spero che altri possano individuare pregi che, al momento, mi sfuggono.
Magari è solo una mia impressione.

Re: [MI187]

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Eeeeh, anche io non ci ho capito un tubo, come al solito. Mi consola il fatto che, leggendo i commenti, anche gli altri siano rimasti turbati o, per citare il maestro, "frustrati per mancanza di chiarezza". Però voglio dare una lettura più ampia, non credo che sia scritto male (a parte qualche strafalcione, ehm), o che questa sensazione di incompletezza nasca dal non essere in grado di comunicare correttamente quello che volevi dire. Al massimo, ma questo devi dirmelo tu, hai sofferto la difficoltà di restare nella traccia nonostante il racconto fosse etereo, avevi bisogno di spazi illimitati e hai dovuto guidare tra i paletti. Io credo che l'intento fosse kafkiano, creare una loggia nera alla twin peaks. Hai voluto scrivere un racconto d'atmosfera, comunicare attraverso le immagini una situazione onirica e, secondo me, in qualche modo ci sei riuscito/a. 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187]

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Ah, e poi apprezzo il fatto che hai saputo trattare la traccia in maniera originale. Tutti quanti gli altri, non me ne vogliano, l'hanno seguita praticamente allo stesso modo. Questo non è poco. 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187]

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Artemis wrote: si ritrovò seconda, nella lunga fila chilometrica
Messa in questi termini, pare ci sia una folla in coda.
Artemis wrote: era un evento esclusivo, per pochi eletti,
Qui pare il contrario.
Artemis wrote: o per creare suspance suspense.
Artemis wrote: l’uscio di apri,
mi pare manchi l'accento
Artemis wrote: “Signorina Evin, Lei può entrare, solo Lei” sentenziò, senza lasciare spazio a false speranze. La spilungona in prima posizione sgusciò dentro e il tipaccio si accinse a chiudere la porta, controllando scrupoloso la lista. “Un attimo, ci sarebbe anche una certa Tonya, è presente?”. Con l’invidia di tutti quelli alle sue spalle a soffiarle in poppa, anche Tonya sfilò nell’ingresso del club, come unica altra prescelta.
Qui spieghi i "pochi eletti": ok.
Artemis wrote: Ed eccole lì, finalmente
consiglio
Artemis wrote: Ma dentro al club erano delle elette, le poche tra i pochi che avrebbero visto quella mostra eccezionale. La loro guida, che aveva sempre meno l’aspetto di uno sgherro 
Se ho capito bene, ci sono state visite sia di donne che di uomini.
Artemis wrote: Sarà mia cura interrompere la vista al momento opportuno
La visita, o volevi dire proprio "vista"?
Artemis wrote: ne targhe, ne curatori,
targhe, curatori

post_id=75044 wrote:
Artemis wrote: Da entrambi i lati, con distanza regolare virgola erano appese le opere agognate. 
Artemis wrote: le fece trasalire il loro anfitrionec,
una c sfuggita
Artemis wrote: effettivamente fossere eccezionali,
Artemis wrote: Tonya constatò quanto effettivamente fossere eccezionali, specialmente in varietà. Non avevano quasi nulla di simile l’una con l’altra. Per questo escluse dal principio che fossero tutte opera dello stesso artista, ma piuttosto di un collettivo. Alcune erano crude sino allo stremo, le facevano distogliere lo sguardo ancor prima di avvicinarvisi. Altre invece la richiamavano da lontano, come fossero lì proprio per lei, anche se poi da vicino non le piacevano particolarmente.
Bravo Artemis! Sai come captare l'attenzione del lettore.
Artemis wrote: Tra i late della cornice
distrazione
Artemis wrote: La prima che esaminò con cura era un quadro in movimento, qualche fotogramma di una storia. In procinto si sentivano anche le note regolari e ipnotiche di un pianoforte suonato a sussulti. Tra i late della cornice era racchiuso un paesaggio, una tempesta invenale, con un unico fuocherello che ardeva nel centro, con un uomo di spalle a scaldarsi le mani. I pochi fotogrammi in sequenza davano piena percezione di quanto fosse forte la tormenta e quanto fosse flebile e preziosa quella fiamma. La faceva sentire esposta, per nulla sicura che quel tepore sarebbe potuta arrivare anche a lei. Prese il foglietto rosso, vi scrisse “mi fa sentire insicura”.
Belle queste immagini. Buona l'idea di catalogare in anticipo i pareri positivi e negativi sulla base del colore verde o rosso, per praticità e velocità di catalogazione, ancorché superflua, come misura, nel caso dello scarso afflusso di visite.
Artemis wrote: Evin era difficile da accontentare, passò da un’opera all’altra, ma non vi trovò mai nulla che scalfisse il suo muro di tedio. Molteplici furono i foglietti rossi depositati nelle scatolette alla base delle opere. Quelle che la richiamavano maggiormente erano le sculture composte con materiale grezzo, pezzi di ter
Evin era difficile da accontentare: passò da un'opera all'altra ecc ecc

Vedi la frase che ti ripropongo coi due punti qui sopra? A differenza della virgola, i due punti aprono a una spiegazione, a "vedere", in questo caso, la scena.
Artemis wrote: Tonya virgola dopo una decina di opere, trovò quella che più la soddisfava. 
per aprire l'inciso
Artemis wrote: “Sfavillante” scrisse sul biglietto verde. L’immagine che aveva davanti agli occhi era quella di un albero di Natale, un mezzo ad un soggiorno curato, ma tutta la stanza era vuota. Ciò che brillava era la finestra alle sue spalle, un cui persone si aiutavano e sostenevano l’un l’altra, dopo un alluvione che ancora riempiva le strade. Era un emozione forte, come piacevano a lei. Le trasmetteva quanto l’artista andasse a toccare tasti a lei affini, distogliendo lo sguardo dalle figure di bontà stereotipate. Sfavillante bontà, avrebbe potuto aggiungere.
Bella scena! Ok.
Artemis wrote: Erano uccelli, che festeggiavano l’ingresso di una persona nella stanza della gabbia, ma che la festeggiavano ancor più quando invece del mangime questo gli regalava la libertà al di fuori della voliera. Biglietto verde “condivisione di vedute”.
Artemis wrote: con incelata soddisfazione.
credo si dica "malcelata"
Artemis wrote: portava con se
Artemis wrote: Tonya sapeva per istinto che il curatore stava cercando di dire loro qualcosa, un messaggio più basilare di quello di un ente orgoglioso del suo operato in campo artistico. “Tu capisci di cosa sta parlando?” le chiese Evin, sconcertata e scocciata come sempre. “Non ne sono sicura…” finse Tonya, sentendolo invece nel profondo, dove  la sua orecchia sensibile le dava accesso.
“Abbiamo solo una parola per definire ciò che è appena successo, cioè due giudizi positivi, due approvazioni nella stessa sessione di visita. Un solo temine che ora vi definisce entrambe: gemelle”
Soltanto il finale non mi soddisfa, e comunque non me lo aspettavo in questo modo. Non l'ho capito.  :libro:  
Comunque so di avere gradito la lettura del tuo brano, @Artemis , anche per la sua originalità.  :si:
Spero che ti siano utili le mie annotazioni. 


:benvenuto:  nel Mondo in costruzione dei Contest di CdM.  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI187] U club

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[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Grazie infinite dei commenti costruttivi ricevuti sinora. Mi dispiace dedurre che gli indizzi disseminati nel racconto e il finale a parole chiave non vi stiano permettendo di dare un'identità all'Uclub.  Il mio intento era svelarlo, non mantenere sospeso il mistero, ma probabilmente ho dato qualcosa per scontato. [/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]MI sforzo in questo commento di non aggiungere indizi, perché sono curioso dei commenti di altri lettori, che vorrei si basassero solo sul testo originale. Grazie ancora[/font]
Last edited by Artemis on Sun Jun 01, 2025 11:41 pm, edited 1 time in total.

Re: [MI187] U club

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Racconto a mio avviso originale, singolare. E forse quello che più ha centrato la traccia, almeno per come l'avevo immaginata. 
All'inizio perplessa, poi devo dire soddisfatta. Secondo me è il tema del racconto potrebbe essere sviluppato.
Brava. 

Re: [MI187] U club

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ciao @Artemis e benvenuto tra noi  :)
Due parole sole, ma che per me dicono tutto: "L'arte consiste nel fare", come diceva Renoir.. 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI187] U club

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@Artemis ma di che caspita parla questo racconto? Anche rileggendolo, a parte un paio di interpretazioni che mi vergogno di esternare, il significato non è così lampante
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] U club

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NanoVetricida wrote: @Artemis ma di che caspita parla questo racconto? Anche rileggendolo, a parte un paio di interpretazioni che mi vergogno di esternare, il significato non è così lampante
quali sono quel paio di interpretazioni?

Re: [MI187] U club

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Nooo, poi vengono a bussarmi i tizi in camice bianco
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] U club

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A contest finito, mi son finalmente riletto il racconto. A parte i tanti dettagli mal curati, di cui mi scuso, ammetto che gli indizi per capire cosa fosse l’Uclub erano pochi.
Ne aggiungo di seguito qualcuno, come li avrei potuti inserire direttamente nel testo. Forse non servono proprio tutti, per arrivare ad intuire:
-         chi aveva il privilegio di essere il primo della fila? Chi avrebbe finalmente conosciuto il proprio futuro?
-         dentro quel luogo che avevano agognato di vedere, almeno una volta nella Vita.
-         Guardò un istante quella fila, insensata, considerando che quasi nessuno sarebbe entrato quella sera, come ad ogni altro evento precedente. In tanti avrebbero continuato ad essere corpi senza passato e senza futuro.
-         Evin guardò Tonya e viceversa, nessuna delle due riconosceva l’altra, non si erano mai incrociate nella frenesia là fuori. Non erano donne né ragazze. Ma dentro al club erano delle elette
-         ruota di bicicletta bucata, graffiata, scalfita sul battistrada e sulle spalle, come se avesse attraversato qualunque prova. Era opera di uno sportivo, uno sportivo primitivo, come li intendeva lei. Qualcuno con il coraggio per condividere una vita.
-         “Ma il mio consiglio è di chiudere gli occhi e affidarti alle tue sensazioni femminili (X)”. Ed ecco che appena Evin ebbe serrato lo sguardo, il cuore si aprì attraverso gli altri sensi. Si innamorò subito dell’opera (Y o X) che stava appesa alla parete opposta.
-         “un solo termine che ora vi definisce concepisce entrambe: gemelle eterozigote

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