Traccia 3: la galleria dei quadri silenziosi.
Nota: ho ho ben capito se il titolo deve essere "la galleria dei quadri silenziosi" o se questa è solo la traccia. Nel secondo caso il titolo del racconto è: replica di un Mondrian.
Andrea non sa perché è immerso nei meandri di una mostra di pittura; la sua competenza sull'argomento è prossima allo zero e, anche adesso, crede di trovarsi di fronte a scarabocchi degni di un bambino dell'asilo. D'altra parte, atteggiarsi a interessato e cercare refrigerio dalla calura estiva nel grande salone con aria condizionata è un motivo sufficiente per fingersi critici d'arte.
Lo incuriosisce il leitmotiv della giornata; non si tratta di una mostra qualsiasi, ma di quadri e repliche senza nome verso i quali si possono lasciare commenti di ogni genere. O, almeno, sembra dire questo la scatola di cartone con la fessura in alto - tipo salvadanaio - di fianco un grande "riflessioni" scritto in nero su uno straccio di foglio bianco incollato vicino. Già se lo immagina: quale emozione o pensiero gli ispirano, per esempio, i tagli nelle tele? "Il fatto che, a questo artista, da piccolo, sua madre non gli ha mai detto di stare attento con le forbici."
Non si accorge di lasciarsi sfuggire una mezza risata, raccolta da una ragazza di passaggio, mezzo metro dietro di lui.
«La fa ridere questo quadro?»
Il richiamo ha il peso di un'accusa senza appello e Andrea, per prima cosa, alza gli occhi di fronte a sé per inquadrare l'oggetto della contesa. "Sembra una replica di un Mondrian", conclude tra sé, "quello famoso per colorare a caso gruppi di celle dei fogli di calcolo prima dell'esistenza stessa di tali strumenti informatici". A quel punto continua a ghignare e decide di voltarsi per vedere la fonte di quel rimprovero.
«Un po' sì, a dire il vero,» risponde.
«Se le ha suscitato qualche impressione, puoi scriverla nero su bianco e lasciarla ai curatori della mostra,» l'altra indica la scatola di cartone alla base. «Si tratta di un espediente per suscitare interesse e rendere interattiva la visita.»
«D'accordo,» si china su un angolo in cui c'è un bloc notes aperto con una stilografica e delle pagine pronte da strappare; su questi troneggia un'etichetta con scritto "lascia un'impressione".
«Vediamo,» afferra la penna e assume una grottesca espressione pensosa. «Ecco: "quando vedo qualcosa dello stile di Mondrian penso che mi capita di colorare celle a casaccio sui fogli di calcolo in base a risultati o controlli delle elaborazioni; solo che non finisco in una mostra". Ed ecco perché rido.»
«Sono io a ridere di lei, a questo punto.»
«Lo faccia pure, non è che mi importa.»
Con un vezzo di sufficienza, la ragazza porta dietro al collo una ciocca ribelle; si sgranchisce la voce e si frappone tra lui e il quadro in oggetto. Andrea, intanto, ha preso e piegato in quattro il foglio, per poi infilarlo nello scatolone.
«Io lo so che tipo è lei,» inizia a dirgli. «Se lei vede un paesaggio realista o un ritratto di qualità fotografica pensa di trovarsi di fronte all'arte. Allora le chiedo,» indica il quadro «è più semplice dipingere un suo ritratto, oppure creare questa composizione?»
«Sta scherzando?»
«Dalla sua risposta considero valida la prima opzione. Ma allora ragioniamo per gradi: iniziamo con il dire, prendendo lei a modello, che possiamo creare un suo ritratto che potrà essere più o meno realistico o teso a risaltare qualcosa del suo carattere. Quando si dice "l'artista ha voluto cogliere il carattere deciso di Tizio Caio nel ritrarlo in questa posa", mi segue?»
«Non so nemmeno perché la sto seguendo in questo suo delirio.»
«Bene,» vede l'altro estraniato, «possiamo quindi avere suoi ritratti fedeli, meno fedeli, belli, brutti, tesi a cogliere la sua bellezza esteriore o interiore, oppure il suo lato ironico, deciso, indeciso, ... quello che vuole, insomma.»
«Allora?»
«Allora è questo il punto. Andiamo oltre la domanda e le chiedo: si possono dipingere, rendendoli avulsi da un ritratto o da un soggetto noto, la bellezza, l'ironia, la decisione, o altri concetti simili?»
«Direi proprio di no.»
«E invece sì,» annuisce. «Lei pensa che ci troviamo di fronte a un insieme di celle colorate a caso, ma in realtà l'artista ha voluto rappresentare ciò che per lui è il colore o la forma. Se ti chiedessi, per esempio, se sapessi dipingere o descrivere l'azzurro, tu mi indicheresti il mare o il cielo, ma si tratta solo di due entità che hanno l'azzurro come caratteristica intrinseca, non sono il concetto di azzurro.»
«Guardi, facciamo così,» apre le mani di fronte a lui per chiedere una tregua o interromperla. «Sono entrato perché fuori stavo morendo di caldo e mi aspettavo di vedere qualcosa di sensato. A questo punto torno fuori che il mio falegname, con trentamila lire, i rettangolini colorati li fa meglio.»
«Allora un'ultima cosa,» lo ferma in modo insistente, «lei parlava di elaborazioni.»
«Sì, nella vita controllo i dati e interrogo database.»
«Non siamo poi tanto diversi, io scrivo codice html.»
«Allora proprio per questo le chiedo cosa pretende di vedere in questa roba.»
«È proprio qui che sbaglia. Se un profano vede una sua query cosa può pensare? Sono parole a caso, in inglese, che il mio falegname con trentamila lire le avrebbe scritte meglio e pure in italiano, tanto per prendere spunto dalla sua citazione. Per lei e per chi riesce a cogliere il suo messaggio non sono parole a caso, ma una serie di istruzioni che le permettono di consultare determinati dati. Lei trasmette un messaggio che ogni database interpreta e restituisce a modo proprio in base all'essenza del messaggio stesso.»
«È innamorata del proprio lavoro, a quanto vedo.»
«In realtà no, cerco di organizzare mostre e condividere arte per allontanare la routine opprimente che cerca di imbrigliarmi.»
«Qui sono d'accordo con lei, so già che domani devo controllare i gestionali di due nostri clienti che lamentano risultati sbagliati su determinate elaborazioni.»
«Quindi l'artista non è riuscito a trasmettere il proprio messaggio.»
«Il messaggio lo trasmetterà bene il cliente che farà un reclamo se non riusciremo a risolvere il problema.»
«Che è la stessa cosa che capita a lui,» indica il quadro. «Non puoi immaginare quanta gente vede un'opera del genere e commenta "sembrano celle colorate su un foglio di calcolo". Pensi che l'ultimo stava qui davanti a me a sghignazzare.»
«Lasci stare, ci rinuncio; ha sempre ragione lei.»
«Non è così,» le tende la mano, «smetto di parlare, cerco di aver reso l'idea. Comunque mi chiamo Lorena e sono la curatrice della mostra.»
«Io sono Andrea» le stringe la mano, «e sono entrato qui per sbaglio.»
«Se vuoi metto da parte l'arte - come si sul dire - e possiamo parlare d'altro, magari in compagnia di un caffè.»
«Di come, per esempio, il nostro lavoro ci costringa a evadere con la mente in qualche modo.»
«O di come i clienti siano più spine che rose.»
«O di come la nostra sia un'arte incompresa.»
«Tra mezz'ora chiudiamo. Possiamo vederci un'ora al bar in piazza.»
«Aspetto che chiudi, ho ancora varie opere da denigrare.»
«Fai pure.»
Strana cosa l'arte moderna. A lui, come a tanti, magari non dice niente anche se si sforza di toccare le corde giuste o insiste nel pizzicare quelle sbagliate; altre volte, invece, rimprovera qualcuno o lo costringe a riflettere e guardare oltre.
"Altre volte ancora", pensa Andrea, "ti rimprovera per poi invitarti a prendere un caffè".
Di fronte a sé ha ancora quella tela di difficile interpretazione mentre, a distanza, Lorena si ritrova mentore di una ragazza di fronte a un quadro; la voglia, di certo, non le manca.
Da lontano, sorride nel vederla presa nel proprio ruolo; lei si accorge e contraccambia.
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
2@bwv582
Ho inserito il titolo del racconto al posto di quello della traccia.
Ho inserito il titolo del racconto al posto di quello della traccia.

Re: [MI187] Replica di un Mondrian
3Link al commento:
viewtopic.php?f=37&t=6555&p=74845#p74845
Grazie @Sira, non avevo capito bene questo punto.
viewtopic.php?f=37&t=6555&p=74845#p74845
Grazie @Sira, non avevo capito bene questo punto.

https://www.facebook.com/curiosamate
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
4bwv582 wrote: . O, almeno, sembra dire questo la scatola di cartone con la fessura in alto - tipo salvadanaio - di fianco un grande "riflessioni" scritto in nero su uno straccio di foglio bianco incollato vicino.Questa frase è troppo lunga, si potrebbe eliminare "tipo salvadanaio", la fessura in alto dà già un'immagine chiara.
bwv582 wrote: una mezza risata, raccolta da una ragazza di passaggio, mezzo metro dietro di luiSe stava dietro di lui come ha fatto la ragazza a cogliere la sua mezza risata?
bwv582 wrote: "Sembra una replica di un Mondrian", conclude tra sé, "quello famoso per colorare a caso gruppi di celle dei fogli di calcolo prima dell'esistenza stessa di tali strumenti informaticiqui avverto due criticità, la prima è che il pensiero andrebbe scritto in corsivo e non con le virgolette alte, che si usano per il discorso indiretto. la seconda è la definizione di Mondrian " quello famoso per colorare... " si sente che è didascalica.
bwv582 wrote: l'altra indica la scatola di cartone alla basenon occcorre precisare "l'altra" è evident che sia la ragazza a rispondere e a indicare la scatola.
bwv582 wrote: c'è un bloc notes aperto con una stilografica e delle pagine pronte da strappareanche qui, perché aggiungere che le pagine sono da strappare? E' ovvio che se ci sono il bloc notes, la stilografica vicino alla scatola per lasciarvi i pensieri, le pagine vadano strappate. Questo è uno dei casi in cui il lettore direbbe: l'ho capito, mica sono scemo.

bwv582 wrote: e assume una grottesca espressione pensosaqui potrei sbagliarmi io, ma l'aggettivo grottesca mi pare poco appropriata.
bwv582 wrote: penso che mi capita di colorare celle a casaccio sui fogli di calcolo in base a risultati o controlli delle elaborazioni; solo che non finisco in una mostraanche questa frase spiega il pensiero tutto d'un fiato in modo forzato. Sarebbe da riformulare, ti faccio un esempio: penso che anche a me capita di colorare celle a casaccio, ha presente i fogli di calcolo? Quelli per l'elaborazione dei dati?
bwv582 wrote: Non puoi immaginaresolo che, non per questo finisco in una mostra.
bwv582 wrote: ; si sgranchisce la voce e si frapponeok, sto esagerando con le pulci, ma anche qui "sgranchisce" non mi care calzante. Sgranchire dà l'idea di un "risveglio" dal torpore o immobilità, la ragazza invece ha parlato fino a quel momento, quindi, anche se banale, la parola giusta sarebe "schiarisce". mmagine che ha il compito di rafforzare ciò che la ragazza vuole dire.
bwv582 wrote: . «Non puoi immaginareRefuso, non sono in confidenza: può
bwv582 wrote: Se vuoi mettoqui il vuoi è corretto, ci sono state le presentazioni e si può passare al tu.
bwv582 wrote: - come si sul dire -qui sono sbaglia i trattini, ci vanno quelli lunghi.
bwv582 wrote: Tra mezz'ora chiudiamo. Possiamo vederci un'ora al bar in piazzaperché precisare "Un'ora"? Ci vediamo al bar, al limite avresti dovuto giustificare "ho un'ora libera" o qualcosa del genere, ma trovo sia sdemplcemente superfluo. Anche perché dopo avere detto "tra mezz'ora" la precisazione di "un'ora" rende cocofonica la frase.
bwv582 wrote: Strana cosa l'arte moderna. A lui, come a tanti, magari non dice niente anche se si sforza di toccare le corde giuste o insiste nel pizzicare quelle sbagliate; altre volte, invece, rimprovera qualcuno o lo costringe a riflettere e guardare oltreQuesta è una chiara incursione del narratore.
bwv582 wrote: Altre volte ancora", pensa Andrea, "ti rimprovera per poi invitarti a prendere un caffèQui torni sul tuo personaggio, allora unisci le due riflessioni e falle diventare entrambi sue.
Con le pulci ho finito. Fatto ciò ti dico che ho apprezzato l'idea della trama e le riflessioni su questo tipo di arte.
L'arte moderna è un gran dilemma per molti, bisogna avere un'istinto innanto per riuscire ad interpretarne le opere. Un po' come la poesia ermetica, se non c'è qualcuno te la spiega da solo è difficile arrivarci.
Ciao e alla prossima
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
5Ciao @bwv582
Ho scelto anche io la tua traccia, sono incuriosito da come possa essere sviluppata in varie interpretazioni, con diverse sensibilità.
Ho apprezzato i dialoghi tra Andrea e Loredana, sono brillanti, credibili, ben ritmati.
Ho trovato un po’ strano che ci si dia del lei al giorno d’oggi, dove impera, pure troppo, il tu immediato anche fra sconosciuti. Ma qui trattandosi di coetanei o quasi va bene. Anche se, in alcune frasi, inizi con il “lei” e poi finisci con il “tu”, ma a livello emozionale dei personaggi ci può stare, per come la interpreto io.
Andrea ha una notevole vene ironica che contribuisce alla struttura generale del racconto. È interessante il contrasto tra un personaggio scettico sull’arte e un altro che invece ne ha la passione. Trovo ben costruita questa dissonanza. L’evoluzione progressiva nel rapporto fra i due personaggi, dall’ironia iniziale allo scambio empatico, fino addirittura alla possibilità di uscire insieme, l’ho trovato di una certa delicatezza, non ci sono forzature, nonostante il tono ironico di Andrea, che ci sta, intendiamoci, la vita non è giusto che sia un mortorio.
La tua storia affronta, in un modo tutto suo personale questioni comunque non banali, non per me che amo la pittura. Interessante come hai posto si possa percepire l’arte, il rapporto con il proprio lavoro e la conseguente routine lavorativa con necessità di evasione.
Qualche punto di debolezza, secondo me, ma io non sono certo un editor, l’ho trovato nell’incipit che, per quanto efficace, devo dire che
Alcuni dialoghi, quelli di Lorena in particolare, che è “l’esperta”, risultano troppo spiegati, a uso didattico per chi legge. Il famoso spiegone. Rallentano la lettura, appesantiscono il discorso in generale che invece potrebbe essere più vivace.
Lorena è molto più articolata e consapevole nelle sue espressioni rispetto ad Andrea. Ritengo che quest’ultimo a tratti rischi di apparire troppo caricaturale nel suo infinito scetticismo senza compromessi. Dovresti equilibrare di più i ragionamenti di Andrea, una riflessione anche ironica ci sta, ma consona all’argomento e anche alla situazione, l’incontro con la ragazza, diciamo. Un’ironia intelligente che mostri una insospettata sfumatura del suo carattere.
Il finale mi è sembrato troppo repentino, quasi una troncatura, potresti rafforzarlo emotivamente.
Ho scelto anche io la tua traccia, sono incuriosito da come possa essere sviluppata in varie interpretazioni, con diverse sensibilità.
Ho apprezzato i dialoghi tra Andrea e Loredana, sono brillanti, credibili, ben ritmati.
Ho trovato un po’ strano che ci si dia del lei al giorno d’oggi, dove impera, pure troppo, il tu immediato anche fra sconosciuti. Ma qui trattandosi di coetanei o quasi va bene. Anche se, in alcune frasi, inizi con il “lei” e poi finisci con il “tu”, ma a livello emozionale dei personaggi ci può stare, per come la interpreto io.
Andrea ha una notevole vene ironica che contribuisce alla struttura generale del racconto. È interessante il contrasto tra un personaggio scettico sull’arte e un altro che invece ne ha la passione. Trovo ben costruita questa dissonanza. L’evoluzione progressiva nel rapporto fra i due personaggi, dall’ironia iniziale allo scambio empatico, fino addirittura alla possibilità di uscire insieme, l’ho trovato di una certa delicatezza, non ci sono forzature, nonostante il tono ironico di Andrea, che ci sta, intendiamoci, la vita non è giusto che sia un mortorio.
La tua storia affronta, in un modo tutto suo personale questioni comunque non banali, non per me che amo la pittura. Interessante come hai posto si possa percepire l’arte, il rapporto con il proprio lavoro e la conseguente routine lavorativa con necessità di evasione.
Qualche punto di debolezza, secondo me, ma io non sono certo un editor, l’ho trovato nell’incipit che, per quanto efficace, devo dire che
bwv582 wrote: Andrea non sa perché è immerso nei meandri di una mostra di pittura; la sua competenza sull'argomento è prossima allo zero e, anche adesso, crede di trovarsi di fronte a scarabocchi degni di un bambino dell'asilo.anticipa troppo i pensieri del personaggio. Forse potrebbe essere più efficace un inizio maggiormente visivo o immersivo tipo: «Andrea cammina tra quadri senza titolo, disorientato, guardando senza vedere davvero…» giusto per catturare meglio l’attenzione.
Alcuni dialoghi, quelli di Lorena in particolare, che è “l’esperta”, risultano troppo spiegati, a uso didattico per chi legge. Il famoso spiegone. Rallentano la lettura, appesantiscono il discorso in generale che invece potrebbe essere più vivace.
Lorena è molto più articolata e consapevole nelle sue espressioni rispetto ad Andrea. Ritengo che quest’ultimo a tratti rischi di apparire troppo caricaturale nel suo infinito scetticismo senza compromessi. Dovresti equilibrare di più i ragionamenti di Andrea, una riflessione anche ironica ci sta, ma consona all’argomento e anche alla situazione, l’incontro con la ragazza, diciamo. Un’ironia intelligente che mostri una insospettata sfumatura del suo carattere.
Il finale mi è sembrato troppo repentino, quasi una troncatura, potresti rafforzarlo emotivamente.
bwv582 wrote: "Altre volte ancora", pensa Andrea, "ti rimprovera per poi invitarti a prendere un caffè".è ben costruito, con naturalezza, ma potresti aggiungere una frase che suggelli l’esperienza di quell’incontro, anche un pensiero personale di Andrea su Lorena, per dare maggiore peso alla sua evoluzione interiore. Perché ci si evolve sempre, si cambia, anche nell’arco di una mattinata, a seconda di chi si incontra, a seconda di che argomento si affronti e ci si confronti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
6Vi ringrazio molto, @Adel J. Pellitteri e @Alberto Tosciri per i vostri commenti, farò tesoro di quanto mi dite.
Mi spiace per alcune sviste di troppo - avevo un pomeriggio e, alla fine, in fase di revisione "ho dato un po' a tira' via" si direbbe da queste parti: diciamo che questa non vuole essere una giustificazione, ma una confessione.
Voglio solo rispondere qui
Mi spiace per alcune sviste di troppo - avevo un pomeriggio e, alla fine, in fase di revisione "ho dato un po' a tira' via" si direbbe da queste parti: diciamo che questa non vuole essere una giustificazione, ma una confessione.

Voglio solo rispondere qui
Adel J. Pellitteri wrote: Questa è una chiara incursione del narratore. [...]perché questo espediente, ovvero il narratore che inizia un pensiero poi commentato a chiusura da un personaggio, l'ho vista da più parti e mi piaceva provarla.
Qui torni sul tuo personaggio, allora unisci le due riflessioni e falle diventare entrambi sue.

https://www.facebook.com/curiosamate
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
7bwv582 wrote: perché questo espediente, ovvero il narratore che inizia un pensiero poi commentato a chiusura da un personaggio, l'ho vista da più parti e mi piaceva provarla.
Capisco, la scelta resta tua.
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
8Ciao @bwv582
Questo racconto è davvero godibile e possiede originalità
Ti lascio questo esiguo commento, confidando di averne compreso a fondo lo spirito e la finalità.
Il racconto, che possiamo intitolare “Senza titolo” per il suo riferimento a opere d’arte anonime, si presenta come una narrazione breve ma densa, che intreccia umorismo, introspezione e una riflessione sull’arte moderna e sul significato della comunicazione.
Ambientato in una mostra d’arte contemporanea, il testo utilizza un incontro casuale tra due personaggi, Andrea e Lorena, per esplorare il contrasto tra scetticismo e apertura, tra superficialità e profondità, e per mettere in discussione il concetto stesso di arte.
Attraverso un dialogo vivace e un linguaggio colloquiale ma ricco di implicazioni, costruisce una storia che invita il lettore a riflettere sul valore dell’interpretazione e sull’incontro umano come momento di crescita.
Struttura e stile
Il racconto si sviluppa in un’unica scena, ambientata in un salone espositivo con aria condizionata, un dettaglio che non solo contestualizza l’azione in un’estate torrida, ma introduce subito l’ironia del protagonista, Andrea, che si trova lì più per sfuggire al caldo che per un genuino interesse artistico.
La narrazione è strutturata come un crescendo dialogico, in cui il confronto tra Andrea e Lorena diventa il fulcro della storia, alternando momenti di narrazione descrittiva a scambi verbali che oscillano tra il sarcastico e il filosofico.
Lo stile è informale, quasi cinematografico, con un linguaggio che riflette il parlato quotidiano ma è arricchito da metafore e riferimenti culturali (come il richiamo a Mondrian o alla celebre battuta di Totò sul falegname).
L’ironia di Andrea, espressa attraverso i suoi pensieri e commenti, contrasta con la passione e il rigore di Lorena, creando un dinamismo che rende il dialogo il motore del racconto.
La narrazione in terza persona, focalizzata principalmente su Andrea, permette al lettore di accedere ai suoi pensieri scettici, ma lascia spazio anche alla prospettiva di Lorena, che emerge come una figura capace di sfidare le sue certezze.
Temi principali
Senza titolo è un racconto che utilizza l’arte come pretesto per esplorare il tema della comunicazione e dell’incontro umano.
L’arte moderna, con la sua apparente incomprensibilità, diventa una metafora della difficoltà di connettersi con gli altri e di cogliere il significato dietro le apparenze. Andrea e Lorena rappresentano due approcci opposti – il cinismo e l’entusiasmo, la chiusura e l’apertura – ma il loro dialogo dimostra che il confronto può portare a una comprensione reciproca, anche senza una piena condivisione di punti di vista.
Il racconto si distingue per la sua capacità di trattare un tema complesso con leggerezza e umorismo, senza sacrificare la profondità.
La scatola dei commenti, con il suo invito a lasciare “riflessioni”, diventa una metafora del racconto stesso: un invito al lettore a riflettere non solo sull’arte, ma sull’importanza di ascoltare e aprirsi agli altri.
Il finale, con il sorriso condiviso tra Andrea e Lorena, suggerisce che l’arte, pur non compresa, può essere un ponte per connessioni umane autentiche.
In conclusione, Senza titolo è un racconto godibile e ben costruito, che riesce a combinare umorismo, riflessione e una sottile critica alla superficialità con cui spesso ci si avvicina all’arte e agli altri.
Pur con qualche limite, come la mancanza di un contesto più ampio, il testo offre una narrazione fresca e stimolante, che lascia il lettore con un sorriso e una domanda: cosa significa davvero “capire” l’arte, e forse, anche gli altri?
Con i miei complimenti ti invio un caldo saluto
Questo racconto è davvero godibile e possiede originalità
Ti lascio questo esiguo commento, confidando di averne compreso a fondo lo spirito e la finalità.
Il racconto, che possiamo intitolare “Senza titolo” per il suo riferimento a opere d’arte anonime, si presenta come una narrazione breve ma densa, che intreccia umorismo, introspezione e una riflessione sull’arte moderna e sul significato della comunicazione.
Ambientato in una mostra d’arte contemporanea, il testo utilizza un incontro casuale tra due personaggi, Andrea e Lorena, per esplorare il contrasto tra scetticismo e apertura, tra superficialità e profondità, e per mettere in discussione il concetto stesso di arte.
Attraverso un dialogo vivace e un linguaggio colloquiale ma ricco di implicazioni, costruisce una storia che invita il lettore a riflettere sul valore dell’interpretazione e sull’incontro umano come momento di crescita.
Struttura e stile
Il racconto si sviluppa in un’unica scena, ambientata in un salone espositivo con aria condizionata, un dettaglio che non solo contestualizza l’azione in un’estate torrida, ma introduce subito l’ironia del protagonista, Andrea, che si trova lì più per sfuggire al caldo che per un genuino interesse artistico.
La narrazione è strutturata come un crescendo dialogico, in cui il confronto tra Andrea e Lorena diventa il fulcro della storia, alternando momenti di narrazione descrittiva a scambi verbali che oscillano tra il sarcastico e il filosofico.
Lo stile è informale, quasi cinematografico, con un linguaggio che riflette il parlato quotidiano ma è arricchito da metafore e riferimenti culturali (come il richiamo a Mondrian o alla celebre battuta di Totò sul falegname).
L’ironia di Andrea, espressa attraverso i suoi pensieri e commenti, contrasta con la passione e il rigore di Lorena, creando un dinamismo che rende il dialogo il motore del racconto.
La narrazione in terza persona, focalizzata principalmente su Andrea, permette al lettore di accedere ai suoi pensieri scettici, ma lascia spazio anche alla prospettiva di Lorena, che emerge come una figura capace di sfidare le sue certezze.
Temi principali
- L’arte come comunicazione e interpretazione: Il racconto ruota attorno al significato dell’arte moderna, incarnata dai “quadri e repliche senza nome” della mostra.
- La scatola per i commenti rappresenta un invito all’interazione, ma anche una metafora della difficoltà di cogliere il messaggio dell’artista. Lorena, con il suo discorso sull’astrazione e sul rappresentare concetti come “l’azzurro” o “la bellezza”, sfida il pregiudizio di Andrea, che vede nell’arte contemporanea solo “celle colorate a caso”.
Questo confronto riflette una tensione più ampia tra chi cerca un’arte immediatamente comprensibile (come un ritratto realistico) e chi ne apprezza la complessità concettuale. - Il conflitto tra scetticismo e apertura: Andrea incarna lo scetticismo del profano, che si avvicina all’arte con un misto di ironia e disinteresse.
- La sua battuta sul falegname richiama una visione pragmatica e popolare dell’arte, che rifiuta ciò che non è immediatamente comprensibile. Lorena, al contrario, rappresenta l’apertura e la volontà di andare oltre le apparenze, difendendo l’arte come un linguaggio universale che richiede sforzo interpretativo.
Il loro dialogo è una sorta di duello intellettuale, in cui l’ironia di Andrea si scontra con la passione di Lorena, ma che si risolve in un’apertura reciproca. - L’incontro umano come momento di crescita: Il racconto non si limita a discutere di arte, ma usa il confronto tra i due personaggi per esplorare il tema dell’incontro.
Andrea e Lorena, pur diversi per approccio e sensibilità, trovano un punto di contatto nel riconoscimento delle reciproche frustrazioni lavorative.
La proposta di prendere un caffè insieme segna un passaggio dalla disputa intellettuale a un momento di connessione umana, suggerendo che l’arte, pur non compresa, può fungere da catalizzatore per relazioni autentiche. - Il lavoro e la routine come prigione: Entrambi i personaggi sono definiti dal loro rapporto con il lavoro – Andrea come analista di dati, Lorena come programmatrice e curatrice di mostre.
Il racconto accenna alla routine opprimente che li “imbriglia”, suggerendo che l’arte, o l’evasione che essa rappresenta, sia un modo per sfuggire alla monotonia.
Questo tema, pur accennato, aggiunge profondità ai personaggi, che non sono solo rappresentanti di opposte visioni sull’arte, ma individui in cerca di significato.
- Andrea: È il classico “uomo comune”, scettico e ironico, che si avvicina all’arte con pregiudizi e un atteggiamento difensivo. La sua ironia, spesso autoironica, lo rende un personaggio relatable, ma anche limitato dalla sua riluttanza a uscire dalla propria zona di comfort.
La sua evoluzione, seppur minima, è visibile nel finale, quando accetta l’invito di Lorena, suggerendo una disponibilità a considerare nuove prospettive. - Lorena: La curatrice della mostra è una figura appassionata e assertiva, che difende l’arte moderna con convinzione ma senza arroganza.
Il suo ruolo di mentore, evidente sia nel dialogo con Andrea che nell’interazione con un’altra ragazza, la rende un personaggio dinamico, capace di mediare tra il mondo dell’arte e quello del pubblico.
La sua proposta di un caffè rivela una dimensione più umana e vulnerabile, che la rende più di un semplice contraltare ideologico.
- Dialogo vivace e realistico:
Il confronto tra Andrea e Lorena è il punto di forza del racconto, grazie a un dialogo che alterna umorismo, provocazione e riflessione.
Le battute di Andrea, come quella sul falegname, e le risposte argute di Lorena creano un ritmo dinamico che tiene alta l’attenzione del lettore.
- Riflessione sull’arte accessibile
Il racconto riesce a trattare un tema complesso come il significato dell’arte moderna senza risultare didascalico.
La metafora del codice e delle query, usata da Lorena per spiegare l’arte astratta, è particolarmente efficace, poiché rende il concetto comprensibile anche a un pubblico non esperto. - Finale aperto e ottimista:
L’invito a prendere un caffè e il sorriso finale tra i due personaggi lasciano il racconto su una nota positiva, suggerendo che l’incontro, più che l’arte in sé, sia il vero fulcro della storia
Questo finale aperto invita il lettore a immaginare un seguito, senza imporre una conclusione definitiva.
- Mancanza di contesto: Il racconto si concentra esclusivamente sulla scena della mostra, lasciando poco spazio alla contestualizzazione dei personaggi.
Non sappiamo nulla del passato di Andrea e Lorena, né del motivo per cui si trovano lì, il che rende i personaggi un po’ bidimensionali. - Tema dell’arte non pienamente esplorato:
Sebbene il racconto sollevi questioni interessanti sull’arte moderna, la riflessione rimane in superficie. Il confronto tra realismo e astrazione, ad esempio, avrebbe potuto essere approfondito per dare maggiore spessore al tema centrale. - Tono a tratti stereotipato:
L’ironia di Andrea, pur efficace, rischia di cadere in stereotipi (come la battuta sul falegname, che richiama un cliché).
Questo potrebbe limitare l’originalità del personaggio e del racconto.
Senza titolo è un racconto che utilizza l’arte come pretesto per esplorare il tema della comunicazione e dell’incontro umano.
L’arte moderna, con la sua apparente incomprensibilità, diventa una metafora della difficoltà di connettersi con gli altri e di cogliere il significato dietro le apparenze. Andrea e Lorena rappresentano due approcci opposti – il cinismo e l’entusiasmo, la chiusura e l’apertura – ma il loro dialogo dimostra che il confronto può portare a una comprensione reciproca, anche senza una piena condivisione di punti di vista.
Il racconto si distingue per la sua capacità di trattare un tema complesso con leggerezza e umorismo, senza sacrificare la profondità.
La scatola dei commenti, con il suo invito a lasciare “riflessioni”, diventa una metafora del racconto stesso: un invito al lettore a riflettere non solo sull’arte, ma sull’importanza di ascoltare e aprirsi agli altri.
Il finale, con il sorriso condiviso tra Andrea e Lorena, suggerisce che l’arte, pur non compresa, può essere un ponte per connessioni umane autentiche.
In conclusione, Senza titolo è un racconto godibile e ben costruito, che riesce a combinare umorismo, riflessione e una sottile critica alla superficialità con cui spesso ci si avvicina all’arte e agli altri.
Pur con qualche limite, come la mancanza di un contesto più ampio, il testo offre una narrazione fresca e stimolante, che lascia il lettore con un sorriso e una domanda: cosa significa davvero “capire” l’arte, e forse, anche gli altri?
Con i miei complimenti ti invio un caldo saluto

Re: [MI187] Replica di un Mondrian
9@bwv582 
che bello che ci sei anche tu!
Avevo dimenticato (quasi) il tuo stile diretto e ironico verso la vita, e il tuo immettere calcoli tra le righe.
Hai scritto un racconto fresco e che si legge d'un fiato: bravo!
Ora che hai respirato di nuovo l'aria del MI, ritornerai, vero?

che bello che ci sei anche tu!

Avevo dimenticato (quasi) il tuo stile diretto e ironico verso la vita, e il tuo immettere calcoli tra le righe.
Hai scritto un racconto fresco e che si legge d'un fiato: bravo!
Ora che hai respirato di nuovo l'aria del MI, ritornerai, vero?


Re: [MI187] Replica di un Mondrian
10@Nightafter, ti ringrazio per questo commento che definisci "esiguo". Penso sia più dettagliato della scheda di valutazione di un editor.
@Poeta Zaza, penso che mi ripeto, ma se c'è un contest con la possibilità di durata distrubuita su più giorni (per racconto e commento), ho un pomeriggio libero e un'idea... perché non dovrei mettermi alla prova?
Vi ringrazio molto per il vostro commento e per l'apprezzamento.

@Poeta Zaza, penso che mi ripeto, ma se c'è un contest con la possibilità di durata distrubuita su più giorni (per racconto e commento), ho un pomeriggio libero e un'idea... perché non dovrei mettermi alla prova?

Vi ringrazio molto per il vostro commento e per l'apprezzamento.

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Re: [MI187] Replica di un Mondrian
11ciao! mi è piaciuta un sacco l'idea di raccontare di due personaggi che hanno una visione dell'arte (in questo caso moderna) del tutto diversa, che quindi interpretano il quadro diversamente anche perché hanno entrambi (soprattutto Andrea, ma io mi sento molto lui quindi va bene ahaha) dei preconcetti.
è stato anche bello vedere come poi hanno trovato terreno comune e hanno scelto di esplorarlo, senza che però risultasse tutto frettoloso. ho anche apprezzato il paragone tra il quadro e il lavoro di Andrea, mi è sembrato molto originale e azzeccato. anche la scrittura l'ho trovata fresca, ho letto tutto in un soffio!
spero di leggere in futuro qualcos'altro di tuo!
è stato anche bello vedere come poi hanno trovato terreno comune e hanno scelto di esplorarlo, senza che però risultasse tutto frettoloso. ho anche apprezzato il paragone tra il quadro e il lavoro di Andrea, mi è sembrato molto originale e azzeccato. anche la scrittura l'ho trovata fresca, ho letto tutto in un soffio!
spero di leggere in futuro qualcos'altro di tuo!

Re: [MI187] Replica di un Mondrian
12Grazie per il tuo racconto, in cui secondo me hai trovato il modo di rendere credibili due punti di vista diametralmente opposti, senza uscire dal confine di un dialogo realistico.
Alcune piccole note di precisione:
-"di fianco un grande "riflessioni" scritto in nero su uno straccio di foglio bianco incollato vicino" di fianco e vicino mi sembrano ripetizioni
-"Lo faccia pure, non è che mi importa" che mi importi
-"«Non è così,» le tende la mano," dovrebbe essere "gli tende la mano" essendo lei a farlo
Il racconto si legge tutto d'un fiato e il fare scontroso del protagonista stuzzica l'interesse del lettore per la vicenda.
Al prossimo testo
Alcune piccole note di precisione:
-"di fianco un grande "riflessioni" scritto in nero su uno straccio di foglio bianco incollato vicino" di fianco e vicino mi sembrano ripetizioni
-"Lo faccia pure, non è che mi importa" che mi importi
-"«Non è così,» le tende la mano," dovrebbe essere "gli tende la mano" essendo lei a farlo
Il racconto si legge tutto d'un fiato e il fare scontroso del protagonista stuzzica l'interesse del lettore per la vicenda.
Al prossimo testo
Re: [MI187] Replica di un Mondrian
13Vi ringrazio per il commento, i consigli e per l'apprezzamento, @sbatti e @Artemis, e buona domenica a voi.
PS: in realtà anch'io mi sento Andrea.

PS: in realtà anch'io mi sento Andrea.

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Re: [MI187] Replica di un Mondrian
14bwv582 wrote: PS: in realtà anch'io mi sento Andrea.Direi che si percepisce. Infatti credo che il suo personaggio sia caratterizzato molto bene, invece Lorena mi pare un pochino forzata, troppo aggressiva nell’approccio. Il modo col quale spiega l’arte non mi convince e anche la chimica tra i due personaggi mi sembra poca; scoprire di lavorare nello stesso settore non è sufficiente.
Ho comunque apprezzato il modo in cui si ironizza sull’arte moderna, semplice e simpatico.