[MI187] La scelta

1
Traccia N.1 - La scelta 

“O la borsa o la vita!”
“La vita.”
“Come la vita? Intende la borsa?”
“No, intendo la vita.”
“Sì, ho capito. Intendo dire che tra la borsa e la vita, lei sceglie di tenere la vita.”
“No, il contrario. Tra la borsa e la vita, intendo tenermi la borsa.”
“Non è possibile.”
“Certo che è possibile, lei mi ha dato un’alternativa e io ho scelto.”
“Ma era una domanda retorica.”
“Quale?” 
“O la borsa o la vita!”
“Ma se non è nemmeno una domanda.”
“Allora è un’affermazione retorica.”
“Mai sentita nominare.”
“Insomma, chi mai, tra la borsa e la vita, sceglierebbe la vita?”
“Io, che domande.”
“Così mi mette in difficoltà. Sarei disposto a rischiare il reato di rapina a mano armata, non di omicidio.”
“Lei non mi sembra abbastanza motivato.”
“E poi crollerebbe il concetto stesso di scelta. È ovvio che una volta presa la vita, prenderei anche la borsa.”
“Vede? È proprio la domanda che è formulata male.”
“Ma non è una domanda.”
“Giusto. È l’affermazione che è formulata male.”
“Basta, mi dia la borsa.”
“Giammai, la mia vita non vale quanto la borsa.”
“Ma perché? Cosa c’è di tanto prezioso nella borsa?”
“È proprio questo il punto.”
“Quale punto?”
“Ascolti. Se in questa borsa ci fosse un milione di dollari, lei mi ammazzerebbe?”
“Certo. Senza esitazioni.”
“Benissimo. E se in questa borsa ci fosse, che so, l’ultima lettera di mia moglie prima di morire, un semplice foglio di carta che per me avrebbe un valore inestimabile ma per lei, di contro, non varrebbe niente, mi ammazzerebbe lo stesso?”
“No, certo. Non rischierei la galera per una stupida lettera d’amore.”
“Conviene che non posso rivelarle il contenuto della borsa?”
“Convengo.”
“Dunque, o si prende la mia vita, con tutti i rischi che ne conseguono, o si tolga dai piedi. Mi sta facendo perdere tempo.”
“Non posso prendere questa decisione senza conoscere il contenuto della borsa.”
“Esatto, è proprio quello che sto cercando di farle capire. Si è presentato davanti a me, puntandomi una pistola, con una richiesta del tutto sconclusionata. Lei deve essere un idiota.”
“Ma di solito si fa così. È la prassi.”
“Il mondo è un coacervo di abitudini sbagliate.”
“Ma nessun rapinatore, prima di rubare una borsa, può conoscerne il reale contenuto.”
“Infatti è una pratica destinata a fallire.” 
“Quindi, secondo il suo punto di vista, dovrei già conoscere il valore della borsa prima di rivolgerle la domanda?”
“Non è una domanda.” 
“Giusto.”
“Signor rapinatore, mi ascolti. Lei non sta considerando la questione a trecentosessanta gradi. Ha una visione limitata della situazione.”
“Non la seguo.”
“Lei pretende di stabilire il valore della borsa senza rapportarlo al valore della mia vita.”
“Continuo a non seguirla.”
“Quanto vale la mia vita?”
“Per me? Niente.”
“Ma non è questa la giusta chiave di lettura. Lei deve chiedersi quanto la mia vita valga per me.”
“Mi dispiace, io non…”
“Ascolti. Se io stimassi la mia vita, che so, venti dollari, anche se nella borsa ce ne fossero trenta, il suo contenuto avrebbe più valore della mia vita.”
“Quindi?”
“Quindi, anche se nella borsa ci fossero appena trenta dollari, riterrei sconveniente darle la borsa.”
“E allora mi dica quanto stima la sua vita.”
“Anche questo, converrà, è un dato che non posso rivelarle.”
“Converrò.”
“Anche prendendosi la mia vita, rischierebbe di macchiarsi di entrambi i reati per un bottino di trenta miseri dollari. Ne varrebbe la pena?”
“Direi di no.”
“Inoltre, c’è un altro grosso intoppo che lei non sta considerando.”
“Quale?”
“Il mondo è pieno di imbecilli che tendono a sopravvalutarsi e di geni con una scarsa autostima: quasi nessuno è capace di stimare con precisione il proprio valore.” 
“Vero, credo che sia il cancro della nostra epoca.”
“Prima di rapinarmi, non le basterebbe conoscere il valore del contenuto della borsa: dovrebbe anche farmi un’attenta analisi psicologica. Lei è laureato in psicologia?” 
“No, in lettere moderne.”
“Guardi, le consiglio il furto con destrezza. La rapina a mano armata è troppo cervellotica.”
“Stavo pensando la stessa cosa.”
“Su, da bravo, abbassi l’arma e mi faccia passare.” 
“D’accordo.” 
“Dimentichiamo questa spiacevole avventura. Le garantisco che non chiamerò neanche la polizia.”
“La ringrazio.”
“Ma si figuri, per così poco.”
“Arrivederla.”
“A lei.” 
“Signore?”
“Mi dica.”
“Solo una curiosità: cosa c’era nella borsa?”
“È vuota.” 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] La scelta

2
@NanoVetricida, partendo dall'iconica frase "O la borsa o la vita" il tuo racconto si sviluppa con un vivace e paradossale scambio di battute tra i due personaggi. Il rapinatore viene messo Ko con il macchivellico ragionamento della vittima designata. Molto carino e divertente, anche se– a mio parere – si ha l'impressione che il malvivente ceda con troppa facilità. Mi sarebbe piaciuto vedere la faccia del  cattivo  perdere sicurezza poco alla volta, oppure vederlo titubante fin dall'inizio, quasi si fosse trattato della sua prima rapina. Magari è solo una mia impressione. 
Considerando che il testo poteva arrivare anche a 8000 e passa caratteri, direi che ti è piaciuto "farla breve". Sono amante dei testi brevi – mi pare di avertelo già detto –, ma questo, si sente che è stato scritto in 15 minuti o poco più. Sbaglio? Si intravede il lampo dell'idea! Si percepiscono le parole sgorgate senza troppo rimuginarci sopra. 
Che la traccia sia azzeccata in pieno, in ogni caso, non ci sono dubbi. 
Bella anche l'idea della valore percepito di una vita messo a confronto con il contenuto di una borsa.  
In sintesi, avrei approfondito meglio il rapinatore. 
Ovviamente c'è anche dell'ironia da sottotesto essendo il rapinatore un laureato in lettere, ma la mia sensazione generale rimane quella che ho appena esposta.

Ciao e alla prossima

Re: [MI187] La scelta

3
Ciao Adel, grazie per il commento
beh sì, l'ho scritto di getto
In effetti, ripensandoci, avrei potuto sviluppare meglio il finale, hai ragione
però, dai, a me piace la scrittura impulsiva, quella che accendi la sigaretta e prima che cada la cenere devi avere già finito, come i pazzi
cicciando e ricicciando, diventa tutto così noioso, così finto, così manieristico... così italiano (cit. Stanis) 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] La scelta

4
NanoVetricida wrote: Dunque, o si prende la mia vita, con tutti i rischi che ne conseguono, o si tolga toglie dai piedi. Mi sta facendo perdere tempo.”
decisamente il presente, non il congiuntivo
NanoVetricida wrote: Anche questo, converrà, è un dato che non posso rivelarle.”
“Converrò.”
Convengo oppure "Ne convengo" perché è un futuro sporco, o pleonastico, cui si risponde col presente.

Bravo @NanoVetricida! Ci hai messo meno di sei ore a postare!  :super:

Sai che nel MI versione originale (che ogni tanto viene riproposto), vengono date le tracce domenica alle ore 12 e bisogna pubblicare la sera stessa, entro le 24? Tu non avresti problemi.  ;)

Devo dire che trovo che hai rispettato la mia traccia e che mi sono divertita.  :D

Grazie della piacevole lettura.  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI187] La scelta

5
Grazie Zaza, sempre gentilissima 
sì, è vero, sparo i verbi a casaccio
sono felice che ti sia divertita, non vedo l'ora di leggere i vostri racconti
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] La scelta

6
Sì, forse scritto di getto, forse si può migliorare e tanti altri forse. Però il forse più grande è che, forse, guardo questo racconto con gli occhi a cuore perché il genere farsa-grottesco-ironico mi piace molto e, soprattutto sul vecchio forum, avevo scritto e postato vari racconti di questo tipo. Però, niente, mi è davvero piaciuto molto il racconto e come l'hai sviluppato, @NanoVetricida. :libro:
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [MI187] La scelta

8
NanoVetricida wrote: Sei un bell'uomo 
Perché non m'hai visto mai. :asd: 
Scherzi a parte, il "piano" in realtà era semplice, ho visto che il tuo racconto era poco commentato, così ho detto "oggi ne ho scritto uno io, lo posto, poi commento in modo lungo il tuo per avere un commento adatto". E invece l'ho letto e... niente, non avevo niente da dire se non, davvero, bella l'idea e bello il racconto. :libro:
Dovessi lanciarmi in un'impressione al volo, a metà tra i dialoghi socratici e le supercazzole. :asd: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: [MI187] La scelta

10
Molto bello!
La traccia è sviluppata in modo super originale, e anche se di base l’intenzione sembra quella di far sorridere, emergono questioni etiche non scontate.
Per forza di cose i personaggi non sono sviluppati, ma alcuni cenni ben pensati (come il ladro laureato in lettere, fantastico) gli danno una dimensione umana.
Ho amato molto anche 
NanoVetricida wrote: “Ma di solito si fa così. È la prassi.”
L’idea che ci siano delle linee guida per le rapine è molto divertente, e l’affermazione caratterizza ulteriormente il personaggio.
Non ho appunti se non che a questo punto

NanoVetricida wrote: “Ma non è questa la giusta chiave di lettura. Lei deve chiedersi quanto la mia vita valga per me.”

ho pensato che avrebbe avuto più senso dibattere su quanto una persona abbia contribuito alla società, ma probabilmente il finale mi avrebbe lasciato di stucco lo stesso, e penso fosse quello il tuo intento. Riuscitissimo!

Re: [MI187] La scelta

11
eh, in effetti non ci ho pensato, avrei potuto sguazzare nel labirinto paranoico ancora un po'... però forse si rischiava di perdere la strada maestra. Devo rifletterci. 
Grazie per lo spunto e lieto che ti sia piaciuto 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] La scelta

12
Ciao @NanoVetricida 

Ho letto con piacere questo tuo intelligente e divertente lavoro di scrittura.
Ti lascio questo modesto commento, sperando ti sia utile.

Il tuo racconto “La scelta” è un esercizio di intelligenza narrativa che, attraverso un dialogo serrato e paradossale, decostruisce con acume il topos letterario della rapina, trasformandolo in una riflessione filosofica sul valore, la scelta e le convenzioni sociali.
Utilizza un linguaggio essenziale ma carico di ironia, costruendo un confronto tra il rapinatore e la vittima che si evolve in un gioco di specchi, dove le certezze del primo vengono smantellate dalla logica stringente e provocatoria del secondo.
Il testo si distingue per la sua capacità di intrecciare umorismo, critica sociale e interrogativi esistenziali, mantenendo un ritmo incalzante e un’efficace economia narrativa.


Struttura e stile


La struttura del racconto, interamente dialogica, è un punto di forza: il botta e risposta tra i due personaggi crea una tensione dinamica che cattura il lettore, mentre l’assenza di descrizioni o narrazioni esterne concentra l’attenzione sul confronto verbale.
Questo espediente richiama il teatro dell’assurdo, in particolare Beckett o Ionesco, per il modo in cui un’azione apparentemente banale (una rapina) si trasforma in un’analisi metafisica.
Lo stile è volutamente colloquiale, ma ogni battuta è calibrata per spingere il discorso verso un livello più profondo, senza mai scadere nella verbosità. L’ironia emerge non solo dal contenuto, ma anche dalla ripetitività di alcune espressioni (“Non è una domanda”, “Converrò”), che sottolineano l’assurdità della situazione e il progressivo disorientamento del rapinatore.


Temi principali


Il cuore del racconto risiede nella riflessione sul valore, sia materiale che esistenziale.
La frase “O la borsa o la vita” viene smontata non come un ultimatum, ma come una proposta mal posta, che ignora la soggettività del valore attribuito agli oggetti e alla vita stessa.
La vittima, con una logica socratica, costringe il rapinatore a confrontarsi con l’impossibilità di determinare a priori il valore della borsa senza conoscere il contesto personale della vittima.
Questo ribaltamento mette in luce un tema centrale: il valore non è oggettivo, ma relativo, e dipende dalla percezione individuale.
La rivelazione finale, che la borsa è vuota, amplifica questa riflessione, mostrando come il valore sia una costruzione mentale, spesso svincolata dalla realtà materiale.


Un altro tema rilevante è la critica alle convenzioni sociali.


La prassi della rapina, con la sua formula stereotipata, viene ridicolizzata come un rituale privo di senso quando analizzato con razionalità.
l rapinatore, che si attiene a una “prassi” senza metterla in discussione, rappresenta l’inerzia delle abitudini sociali, mentre la vittima incarna una voce critica che ne evidenzia l’assurdità.
In questo senso, il racconto può essere letto come una satira delle strutture di potere e delle norme accettate acriticamente.


Infine, il racconto tocca il tema della scelta e della libertà.


La vittima, rifiutando di cedere alla minaccia, esercita una forma di agency che destabilizza il rapinatore, costretto a riconsiderare le proprie azioni.
La scelta della vittima di non rivelare il contenuto della borsa e di non quantificare il valore della propria vita rappresenta un atto di resistenza intellettuale, che sovverte il rapporto di forza iniziale.


Punti di forza
  • Originalità: il racconto trasforma un cliché narrativo in un’occasione per un’analisi filosofica, senza perdere leggerezza e ironia.
  • Dialogo: la struttura conversazionale è vivace e ben costruita, con un ritmo che tiene alta l’attenzione e un’evoluzione naturale del confronto.
  • Finale: la rivelazione che la borsa è vuota è un colpo di scena efficace, che chiude il cerchio della riflessione sul valore e lascia il lettore con un sorriso amaro.
Limiti


Un possibile limite del racconto è la sua natura fortemente concettuale: il dialogo, per quanto brillante, potrebbe risultare troppo astratto per alcuni lettori, che potrebbero desiderare un maggiore ancoraggio a una realtà concreta o a una caratterizzazione più approfondita dei personaggi.
Inoltre, l’assenza di un contesto narrativo (luogo, tempo, motivazioni dei personaggi) potrebbe lasciare un senso di incompletezza, sebbene questo sia probabilmente intenzionale per mantenere il focus sul dialogo.


Conclusione


La scelta è un racconto che brilla per la sua intelligenza e per la capacità di trasformare un’azione banale in un’occasione di riflessione profonda.
Attraverso un dialogo che è al contempo un duello verbale e una satira filosofica, l’autore esplora il relativismo del valore, la fragilità delle convenzioni e il potere della razionalità nel sovvertire le dinamiche di potere.
Il testo si presta a molteplici letture, da quella leggera e umoristica a quella più speculativa, dimostrando come la narrativa breve possa essere un veicolo potente per interrogativi complessi.
Un lavoro che, pur nella sua semplicità formale, lascia un’impronta per la sua acutezza e il suo spirito provocatorio.

Complimentandomi per questa prova letteraria, ti porgo con simpatia un saluto (y)

Re: [MI187] La scelta

13
più bello il commento del racconto, sono diventato tuo fan
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI187] La scelta

14
Una discussione filosofica mascherata da dialogo comico. Un “duetto” che sì fa ridere ma costringe anche a riflettere. Idea semplice eppure davvero efficace, da apprezzare in particolare il fatto che sia stato dettato da un’ispirazione creativa invece che da una lunga riflessione. Sebbene conciso, la trama si sviluppa bene, i personaggi assolvono al loro scopo, non c’è bisogno d’altro; del resto il racconto e molto breve e proprio in questo ne risulta la maestria, la capacità di sintetizzare tutto il necessario.

Devo però aggiungere che nutro dei seri dubbi sulla disponibilità al dialogo di un borseggiatore. Però, forse, vista la laurea in lettere…

Return to “Mezzogiorno d'Inchiostro Extra Long”